Enrico Agostinis

 

I LUOGHI E LA MEMORIA

Toponomastica ragionata (e non) della Villa di Collina, Territorio della Carnia

Uso delle preposizioni e degli avverbi nella toponomastica

Il titolo dovrebbe in realtà recitare “uso delle preposizioni nell’onomastica”, in quanto aspetto presente, nella parlata di Collina, anche nel campo delle case e delle casate. Tuttavia, essendo l’ambito di questo lavoro circoscritto ai soli toponimi, la mini-trattazione si limiterà a questo aspetto dell’onomastica.

Il problema è particolarmente complesso, e di non facile (e forse neppure particolarmente gradevole) lettura: inoltre, una sua trattazione esaustiva, peraltro assai specialistica e impegnativa, esula dagli scopi di questo lavoro. Pertanto, l’esposizione sarà circoscritta ad alcuni elementi, pochi ma davvero indispensabili ad evitare le numerose trappole e trabocchetti semantici che ci si pareranno dinanzi nella parte più propriamente analitica del dizionario.

Le preposizioni, tanto proprie (“a”, “in”, “su” ecc.) quanto improprie (“sopra”, “sotto”, “dietro” ecc.), hanno un ruolo insostituibile nella nostra toponomastica: seppure con diverso ruolo e importanza, ma comunque con grande frequenza, sono parte integrante del toponimo con il quale formano, nella lingua parlata, un unicum inscindibile.

In presenza di una morfologia del territorio particolarmente articolata, quale quella di Collina, un semplice preposizione aggiunta al toponimo “padre” individua e separa luoghi che, seppure fisicamente contigui, sono fra loro sostanzialmente diversi per esposizione, morfologia, qualità, fruibilità, destino d’uso del terreno ecc.

Ancora più importante, la distinzione-separazione (anche fisica) che la preposizione mette in rilievo fra due luoghi altrimenti omonimi si misura talvolta in chilometri di distanza e centinaia di metri di quota: è il caso, a mero titolo di esempio, fra tal Pecól e sót Pecól, oppure sul Ğùof e in Ğùof, luoghi apparentemente omonimi ma situati ai capi opposti del territorio di Collina. Esempi, appunto, di una casistica tanto numerosa quanto variegata che copre l’?intero territorio.

Ma anche quando c’è contiguità fisica, prima ancora della preposizione aggiunta al toponimo “padre” è il territorio a sottolineare la distinzione e la separazione fra i luoghi. Il sôro e il sót registrano, quasi burocraticamente, la discontinuità morfologica o funzionale del pendio; il devóur indica la presenza di un netto ciglio o costone a marcare una discontinuità nell’esposizione. Discontinuità quasi sempre associata a un mutamento di qualità del terreno: non casualmente, l’area devóur X è quasi sempre peggiore – per esposizione, pendenza, resa o altro – dell’area X definita dal toponimo “padre” o principale.

Inoltre, nella nostra toponomastica vige la ferrea regola che stabilisce come la preposizione semplice (propria o impropria, ma comunque priva di articolo) sia parte integrante del toponimo e comunque escluda, in qualsiasi caso, l’uso dell’articolo determinato per il nome cui essa si accompagna.

Per ritornare agli esempi di cui alla pagina precedente, il luogo conosciuto come in Ğùof (in = preposizione semplice) non potrà mai essere detto lu (il) Ğùof: l’articolo determinato è infatti prerogativa del solo luogo comunemente detto sul Ğùof (sul = sul, preposizione articolata). Analogamente per sót Pecól (che non regge l’articolo) e tal Pecól (tal = nel, quindi regge l’articolo).

Regola tanto complicata quanto ferrea: il mancato rispetto di questo principio ha infatti come sua logica conseguenza la confusione dei luoghi.

Alcune denominazioni (peraltro non numerose, e quasi interamente circoscritte ad idronimi) non sono associate a preposizioni o avverbi, ma al solo articolo determinato: si ha dunque lu Riù di Plumbs, idronimo e altra cosa rispetto al quasi omonimo a Riù di Plumbs, toponimo corrispondente a un ben preciso luogo lungo il rio medesimo.

Ecco dunque di seguito un elenco delle preposizioni e avverbi che, associati ai toponimi danno completa identità e univocità ai luoghi, al tempo stesso contribuendo significativamente alla ricchezza e al dettaglio della nostra toponomastica.

a a
(d)adàlt in alto, di sopra (ad-altu(s))
(d)abàs in basso, di sotto (ad-bassu(s))
dal/de dal/al, dalla/alla (nel senso di “presso il”, ”presso la”)
devóur dietro (de-avorsu(s))
in in
insom in cima a (in-summu(s))
sôro sopra
sót sotto
sul/su la sul/sulla
tal/te nel/nella
ti/tès nei/nelle

Per completezza, si aggiungono di seguito gli articoli determinati: oltre ad accompagnarsi ai toponimi privi di preposizione, essi talvolta divengono, per agglutinazione, parte integrante dei toponimi stessi.

la la
lu il, lo
las  le
ju i, gli

Criteri di elencazione e chiavi di lettura

I criteri adottati per l'elencazione alfabetica dei toponimi possono sembrare arbitrari e in alcuni casi contraddittori, in particolare per la collocazione di quelli composti, ovvero formati da una parte generica (agâr, plan, riù ecc.) e da un nome specifico (scûr, des Cìdulos, di Plumbs). Contraddittori forse no, ma arbitrari certamente sono: d'altra parte, congetturando da amatore e non da specialista, un criterio rigidamente univoco non mi sembra rispondere alle necessità e soprattutto alla spirito della raccolta.

I criteri informatori dell’elencazione sono sostanzialmente due. Primo criterio, nella grande maggioranza dei casi i toponimi sono elencati così come sono comunemente conosciuti, ovvero Plan des Cìdulos si trova alla lettera P di Plan, e non alla lettera C di Cìdulos.

Secondo criterio, e unica eccezione al primo, i toponimi secondari – ovvero toponimi lessicalmente connessi ad altro principale e fisicamente contiguo – sono elencati di seguito al toponimo principale stesso, evidenziati con la freccia (⇑) nel testo: ⇑ Sôro Cjanóuf è elencato alla lettera C di Cjanóuf (toponimo principale), e non alla lettera S; ⇑ Riù di Cjìolos è elencato alla lettera C di Cjìolos, e non alla R, ecc.

A questo proposito, come peraltro già rilevato nelle parte relativa al ruolo delle preposizioni nella toponomastica locale, giova sottolineare come alcuni toponimi composti vivano di vita propria a dispetto della preposizione o dell’avverbio che li accompagna: ad es. non risulta (quanto meno a memoria d’uomo) alcuna località Póc cui ricondurre Sopóç (Só(t) Póç), come pure il toponimo Sopecól (So(t)Pecól) definisce tutt'altra località rispetto a Pecól stesso. Va da sé che entrambi i toponimi sono elencati alla lettera S di sót, e non alla lettera P di póç e pecól.

Per ciascun lemma le parentesi quadre [ ] contengono la preposizione (a, in, sul, ecc.) o l’articolo dal quale il toponimo è preceduto nell’uso corrente.

Le parentesi tonde ( ) stanno a indicare la parziale o totale caduta, nella lingua parlata, della lettera fra esse racchiusa: Prâ(t) de Lìoro sarà pronunziato quasi Pradelìoro, Prâ(t) de Cùot quasi Pradecùot ecc.

In alternativa, le parentesi racchiudono un dettaglio o un complemento del toponimo solitamente omesso nel parlato corrente: Créts (di Ruìncjos) è più conosciuto come Créts, Pièrtios (di Vereòns) come Pièrtios ecc.

Tutti i lemmi si presentano con lo schema che segue:

Pic di Gòlo [sul -]   Q1938, ✧O. TU monte Gola. Boscaglia e prateria alpina [id.]. Per pic v. il lemma prec.; gòlo è la gola anatomica, ma anche un canalone scosceso o la gola fra due monti (SC98), dal lat. gula (REW3910).
Da Collina verso E il Pic di Gòlo appare come una piramide isolata e verdeggiante, con tre pronunciate gibbosità lungo il suo crinale N (quella più in basso è il Cuél di Ğulìgn), mentre fra le sue pendici sud occidentali e il m. Crostis si apre una profonda gola boscosa (la golo del toponimo).

dove:

Pic di Gòlo toponimo oggetto della descrizione
[sul -] preposizione o articolo che precede il toponimo
Q1938 quota media del luogo identificato dal toponimo (oppure quota del culmine in caso di vetta, oppure quota della sorgente e quota della foce nel caso di corso d’acqua, anche a regime torrentizio); la quota è solitamente arrotondata ai 10 m.
✧O orientamento prevalente del terreno; l’orientamento è doppio quando il terreno cambia marcatamente di esposizione (E/S), oppure in caso di passi e forcelle (E-O), oppure ancora in caso di vetta o culmine (✧✧)
TU monte Gola denominazione della toponomastica ufficiale, ove presente, seguita in parentesi dall’editore/autore della carta che riporta il toponimo (l’indicazione è omessa quando la TU è concorde)
Boscaglia ecc. tipo o stato del terreno (noto o presunto) al tempo della generazione del toponimo, seguito in parentesi quadra dallo stato attuale del terreno stesso
gòlo è la gola ecc. etimologia o origine del toponimo, con eventuali riferimenti bibliografici
Da Collina verso E ecc. posizione sul territorio, informazioni, notizie riguardanti il toponimo.