La popolazione di Villesse nel «ruolo generale» del 1812

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La popolazione di Villesse nel «ruolo generale» del 1812  La popolazione di Villesse nel «ruolo generale» del 1812

Fonti e numeri

Villesse,

pagus hujus nominis situs est in illo angulo terrae, quem formant Sontius ad orientem, Torre vero ad occidentem, nimirum ubi Torre in Sontium se effundit1,

sperimentò le conseguenze dell’intervento italiano contro l’Austria-Ungheria già nel mese di maggio 1915, a pochi giorni dalla dichiarazione di guerra2. La scomparsa dei registri canonici, attivati nell’ultimo ventennio del XVI secolo, va attribuita alle vicende che ne seguirono3.

L’analisi delle dinamiche demografiche rimane, così, preclusa sino agli anni trenta del XIX secolo4. Le altre «fonti demografiche» giunte fino a noi, sparse, eterogenee, frammentarie, acquisiscono, in questo contesto, un’importanza particolare. Quelle del periodo napoleonico risaltano per numerosità e qualità grazie, in primo luogo, ai «Registri degli Atti dello Stato Civile relativi alle nascite, ai matrimonj ed alle morti in conformità al disposto del Codice Napoleone»5, allora istituiti; ma non solo. Accanto a queste fonti «di movimento», contraltare civile dei registri canonici (sacramentali) di battesimo, matrimonio e sepoltura, ne sono sopravvissute altre, «di stato», che consentono una visione sincronica e un’analisi strutturale della popolazione; in particolare:

  • il ruolo per l’esazione della tassa personale gravante su «tutti gli Abitanti maschi, dai 14. anni compiti, fino ai 60. pure compiti, i quali abbiano un domicilio costante di sei mesi nel circondario della Comune»6;
  • il «ruolo generale di popolazione» introdotto con una norma del 1809, regolamentata ed attuata nel 18117.

Superato l’intermezzo tra il trattato di Presburgo (26.11.1805), che aveva attribuito all’Austria tutto il territorio dell’ex Contea di Gorizia e Gradisca, e la convenzione di Fontainebleau (10.10.1807), che aveva, invece, fissato i confini del Regno d’Italia sull’Isonzo, Villesse viene aggregata (con Bruma, Farra, Mainizza, Mariano, Villanova e Corona) alla Comune (di seconda classe) di Gradisca, capoluogo degli omonimi Cantone e Distretto del Dipartimento di Passariano.

Il «ruolo» dei maschi soggetti alla tassa personale

Due sono gli esemplari del «Ruolo per l’anno 1811 de’ Maschi dagli anni 14. compiti ai 60. pure compiti… » finora rintracciati8; riguardano l’intero Comune di Gradisca, e non la sola Villesse, ma poiché le annotazioni seguono un ordine «topografico», per numero civico, i dati parziali, suddivisi e totalizzati per frazione, non danno adito a fraintendimenti9. Ambedue i documenti si presentano composti nello stesso giorno, il 21 dicembre 1810, prossimo al termine iniziale stabilito dalla norma, ma differiscono lievemente nei totali10. Quello col minor numero d’abitanti costituisce, come emerge da un’esplicita annotazione apposta dalla Regia prefettura, la versione definitiva, riveduta e corretta, della rilevazione e ad esso si farà, pertanto, riferimento11.

La popolazione desunta dal prospetto riassuntivo, sintetizzato nella Tab. 1, dovrebbe comprendere non solo i soggetti stabilmente residenti al momento della formazione del ruolo (21.12.1810), inclusi i maschi «collettabili» assenti, ma anche quelli domiciliati temporaneamente12. Dal «ruolo» sono, inoltre, estraibili altri elementi come: nome e cognome dei maschi in età 14-60, consistenza delle unità abitative, numero e composizione degli aggregati domestici.

Il «ruolo generale di popolazione»

Anche il «ruolo generale di popolazione», prima vera anagrafe pensata per essere tenuta continuamente aggiornata, figlia della rivoluzione francese, giunge in Friuli al seguito delle armate napoleoniche; ma la sua introduzione avviene, quasi scontando un peccato d’origine, in maniera trasversale, frammischiata a disposizioni sull’ordine pubblico e sul controllo di polizia13. Il caso ha voluto che Villesse comparisse nell’elenco delle località in cui insediare «degl’ispettori di polizia ai confini» allegato al provvedimento che dà l’avvio alla tenuta del «ruolo»14.

Sul finire del 1811 si procedette, casa per casa, alla rilevazione nominativa della popolazione mediante «fogli di famiglia», schede mobili raccolte per numero civico e riversate in indici, rubriche alfabetiche, anch’esse suddivise per località. Nei mesi di novembre e dicembre del 1812 s’effettuò un primo aggiornamento dell’anagrafe così composta15. Relativamente alle località appartenenti alla Comune di Gradisca di tutta la documentazione prodotta in quell’occasione sembrano essere sopravvissute solo le rubriche alfabetiche, che si presentano compilate, almeno apparentemente, nei tempi stabiliti16. Consistono in moduli prestampati, rilegati in volume, con struttura tabulare composta dai seguenti «campi»: «Cognome e Nome», «Figliazione (padre e madre)», «Epoca della nascita (giorno, mese, anno)», «Professione», «N. civico», «Traslocazione degli anni successivi», «N. del foglio relativo», «Annotazioni».

Trattandosi d’indici, un elemento variabile come lo stato civile non vi trova posto, ma le altre informazioni ne consentono una (non sempre agevole) deduzione, così come permettono di ricostruire le famiglie, gli aggregati domestici e i legami parentali (il perduto «foglio di famiglia»). Nel caso di Villesse questo lavoro di ricomposizione è già stato operato da Agostino Montanari, alla cui opera s’è fatto costantemente ricorso17. La rubrica riassume i dati di 900 persone e contiene l’indicazione di 28 variazioni in uscita intervenute fino al 31.12.1812 (21 decessi, 5 trasferimenti, 2 «requisizioni» per il servizio militare). L’incrocio coi registri anagrafici ha permesso d’individuare ulteriori quattro decessi, non segnalati nella rubrica; altre verifiche hanno fatto emergere tredici registrazioni «doppie», perlopiù relative a trasferimenti di domicilio interni al paese; la popolazione «con dimora stabile» al 31.12.1812 sembra, così, assommare a 855 unità (Tab. 2)

I numeri

Il grado di credibilità del risultato così ottenuto può essere meglio valutato all’interno della serie cronologica degli altri dati conosciuti; le rilevazioni non mancano, anche se la loro qualità rimane un elemento da approfondire (Fig. 1)18.

 

Popolazione di Villesse tra il 1792 e il 1827

 

Il dato ricavato dal ruolo sull’imposta personale (anno 1810, abitanti 811) trova una corrispondenza quasi perfetta con quello del coevo «Compartimento territoriale» (798 abitanti), lo scostamento di tredici unità potendo derivare da una sfasatura, anche modesta, dei tempi di rilevazione19. Tra questo e il punto successivo (1812) si nota un incremento di 44 unità, ovvero, in termini relativi, del 26,4‰ annuo; un vero «balzo in avanti»; nel 1814, due anni dopo, la popolazione riamane praticamente invariata (Fig. 2)20. Un simile strappo, tralasciati errori e incongruenze interne alla fonte, che pur ci saranno, cela un incremento naturale modesto (stimato in 11 unità21), anche se pur sempre positivo, e un saldo migratorio, invece, consistente, attivo per circa 33 unità. Nel biennio 1811-12 i flussi immigratori (fatti di coloni, servi, impiegati pubblici), forse accidentalmente rinforzati dal movimento d’interi gruppi familiari, appaiono sostenuti. Il confronto con la rilevazione del 1810 (ruolo sull’imposta personale) consente, infatti, d’individuare un insediamento in grado di giustificare da solo una buona fetta di questo apporto dall’esterno; si tratta degli aggregati collocati al n. 4, che nel 1810 comprendono due persone (i fratelli Giuseppe e Domenico Braida q. Antonio, detti Timon) salite a diciassette nel 1812 (famiglie dei fratelli Braida, ambedue coniugati con figli, e di Pietro Cian e Maddalena Privan).

 

Tassi d'incremento medio annuo composto continuamente della popolazione di Villesse (1792-1827)

 

A cavallo tra Settecento ed Ottocento, ed anche nel periodo napoleonico, la popolazione continua, benché in modo non lineare, a crescere; l’unica caduta d’una certa consistenza, prontamente recuperata, si verifica durante la crisi di sussistenza del 1816–17. Il rialzo complessivo del periodo 1792–1818 è in sintonia con l’andamento delle località vicine, per alcune delle quali, anzi, nei primi anni dell’Ottocento s’osserva una stasi a cui Villesse sembra essere sfuggita (Tab. 3 e Fig. 3)22.

 

Popolazione di Villesse e di alcune località vicine (1792-1818)

Struttura della popolazione

La ricomposizione della popolazione per gruppi d’età ha trovato un ostacolo nella mancata indicazione della data di nascita di 18 (su 855) persone23. Il problema è stato affrontato empiricamente, caso per caso, appigliandosi agli indizi disponibili (per esempio, nei casi in cui si conosceva l’età di un coniuge s’è ipotizzato che il divario tra marito e moglie fosse di due anni, con la moglie più giovane; in altri in cui si conosceva quella dei figli s’è assunto che la madre avesse generato il primo a trent’anni… ) e risolto attribuendo una data di nascita ipotetica a dodici persone ed escludendo dall’analisi le rimanenti, prive d’appigli24. Altre ambiguità, probabili errori presenti nella fonte, sono state sciolte solo in due casi, ritenuti palesi25.

Sesso ed età

La popolazione così isolata si suddivide quasi equamente tra maschi e femmine (99,3 maschi per cento femmine), ed appare concentrata nelle classi d’età 0-14 (306 unità, pari al 36% del totale) e 15-29 (309, 36,4%). Fino a trent’anni le femmine sono generalmente più numerose, ad eccezione che nella classe 15-19 nelle quale si osservano 154,5 maschi ogni 100 femmine (Tab. 4). Le irregolarità del rapporto tra i sessi in queste classi d’età saranno, per lo più, frutto del caso, connesse all’esiguo numero di nascite, e solo in via accessoria conseguenza di fattori differenziali «di genere», intervenuti successivamente; ma per la classe d’età 15-19, ovvero per i nati nel quinquennio 1793–97, la ragioni potrebbero essere diverse.

 

Piramide delle età della popolazione di Villesse al 31.12.1812

 

La piramide delle età, che nella sua forma, dall’ampia base, l’assottigliamento «veloce» e seghettato verso il vertice, rimanda a cicli di natalità e mortalità tanto sostenuti quanto variabili, restituisce visivamente l’entità dello strappo. Il peso della classe d’età 15-19 (6,6%) permane a lungo al di sotto di quelle successive — fino al gruppo 40-44 non si scende sotto il 7% — tanto da indurre il sospetto che la contrazione attribuibile ad un probabile arretramento della natalità intervenuto nell’ultimo decennio del Settecento, periodo critico dal punto di vista socio-economico e sanitario, sia stata accentuata da un’azione squilibrata della mortalità, più marcata per le femmine (Fig. 4).

Il confronto con la piramide delle età al 31.12.2006 (Fig. 5>) dalla forma quasi rovesciata, con base stretta, età adulte ed anziane dilatate, pienezza quasi eccessiva concentrata verso l’alto, dà senso visivo alle locuzioni «popolazione giovane»/«popolazione anziana»26.

Questo elemento trova espressione sintetica nell’età media della popolazione, che nel 1812 s’aggira sui 27-28 anni, con un divario tra i sessi minimo (inaspettatamente coi maschi mediamente più anziani, sebbene solo di qualche mese) mentre quasi due secoli dopo, alla fine del 2006, l’età media complessiva supera i quarantacinque anni ed è la componente femminile, con uno scarto di quasi tre anni, quella più anziana (Fig. 6).

 

Età media della popolazione di Villesse

 

Anche gli indici di struttura esaltano lo scarto d’età tra le due popolazioni (Fig. 7):

  • ogni cento giovani con meno di 15 anni si hanno 15,7 anziani nel 1812 e 203 nel 2006 – indice di vecchiaia (IV);
  • nel 1812 a cento persone «produttive», in età 15-64, ne corrispondono 71,7 collocate nelle fasce «deboli» per motivi demografici (età 0-14 e 65-ω) contro 48,8 nel 2006 – indice demografico di dipendenza (ID);
  • ogni cento individui con 15-39 anni d’età ne esistono 59,9 con 40-64 anni nel 1812 e 123,4 nel 2006 – indice di struttura della popolazione attiva (IS);
  • ogni cento giovani collocati nelle fasi iniziali della carriera lavorativa (15-19 anni) ci sono 37,14 anziani, in età 60-64, prossimi all’abbandono nel 1812 e 156,3 nel 2006 – indice di ricambio della popolazione in età attiva (IR);
  • a cento donne in età riproduttiva (15-49 anni) corrispondono 59,2 bambini in età 0-4 nel 1812 e 17,1 nel 2006 – indice del carico di figli per donna feconda (IC).

 

Indici di struttura della popolazione di Villesse al 31.12.1812 e 31.12.2006

 

Stato civile

A inizio Ottocento, grazie alla numerosità delle fasce giovanili, celibi e nubili costituiscono la maggioranza della popolazione, ma nubilato e celibato definitivi appaiono contenuti (3,1% e 3,8% rispettivamente); l’età media d’accesso al matrimonio mostra un divario tra i sessi di circa due anni, collocandosi sopra i 25 per le femmine (25,4) e a 27,5 per i maschi (Tab. 5)27.

Accessi alle nozze più precoci, con età medie oscillanti tra 22,3-23,9 anni per le femmine e 24,2-27,9 per i maschi, sono documentati nella vicina Turriaco tra il 1826 e il 185528, mentre nel secolo precedente, tra il 1707 e il 1750, nella non lontana Isola Morosini «il 63% delle nubili si sposano prima del 25° compleanno e il 57% dei celibi entro il 30° anno di età»29.

Nel 2006, quando nessuno si sognerebbe d’attribuire al matrimonio quella funzione regolatrice della fecondità che invece ancora possedeva nel 1812, a Villesse celibi e nubili non sono più, per effetto della mutata struttura d’età, la maggioranza della popolazione, e questo benché ci si sposi tardi, sopra i trent’anni le femmine, in prossimità dei trentacinque i maschi, e il tasso di celibato definitivo s’attesti su un livello (24%) elevato.

Dalle numerazioni di fine Settecento/inizio Ottocento, originate da esigenze militari (reclutamento), emerge una certa sovrabbondanza, in via di ridimensionamento, di maschi, riflesso, forse, di squilibri immigratori (servi?, braccianti?, tessitori?); il peso delle fasce giovanili, con meno di tredici anni, sembra accrescersi a partire dal primo decennio dell’Ottocento, marcando un ringiovanimento complessivo della popolazione e una, conseguente, minore incidenza dei coniugati (Tab. 6)30.

Speranza di vita

Uno sguardo più ravvicinato, per anno di nascita, alla struttura d’età, restituisce un’immagine frastagliata (Fig. 8), con alcuni rientri «anomali», non in sequenza, più profondi di altri, corrispondenti, probabilmente, a periodi critici dal punto di vista socio-economico e sanitario, caratterizzati da un’elevata mortalità, soprattutto infantile, e da un’attenuazione della natalità.

 

Popolazione al 31.12.1812 per anno di nascita (sessi congiunti)

 

Nel mese d’aprile del 1759 Carlo M. d’Attems, primo arcivescovo di Gorizia, in visita pastorale, accerta una popolazione composta da 640 persone, di cui 190 «non da comunione» mentre «i nati dell’anno decorso risultano 22 - tutti legittimi e battezzati -, i morti 41 […]; 5 i matrimoni»31. L’alta mortalità del 1758 sembra trovare un riscontro nei ranghi contenuti di quella generazione, rispetto alla precedente, rilevabili nel 1812; anche il calo di cinquanta abitanti intervenuto tra il 1789 e 1792 («Il 1724, 1739, 1783, 1788-89 sono anni di fame»32) ha un’analoga manifestazione.

Visto da questa angolatura tutto il Settecento appare punteggiato da un susseguirsi ininterrotto di crisi, che dilatano la loro durata nell’ultimo ventennio, in sintonia con quanto accade nelle località vicine, dove, a cavallo con l’Ottocento, è documentata l’azione nefasta, specie sui bambini, del vaiolo. In particolare:

  • a Fiumicello il saldo naturale del periodo 1772–79, stando a quanto accertato nel corso d’una visita pastorale , è negativo per 131 unità33;
  • ad Isola Morosini «Il 9 marzo 1795 in una perdurante crisi di mortalità infantile, al quinto caso dell’anno, leggiamo sottolineato più volte e scritto a caratteri molto ampi: ‹mortuus gravissimo morbo pessimo, idest et dictus variolo›. Tra i bambini serpeggia un’epidemia di vaiolo»34;
  • a San Lorenzo Isontino muoiono di vaiolo «25 bambini (dall’11 giugno al 16 settembre 1801)» dopo che si erano avute accentuazioni della mortalità nel 1788-90 e 1797-9835;
  • ad Aiello nel 1785 «ci fu in agosto-settembre, un’epidemia di vaiolo che fece 19 vittime, tutti bambini, lasciando nel lutto moltissime famiglie […]. Il vaiolo ricomparve nel '94 rapendo altri 15 bambini», e «nel 1797 ci furono 53 decessi (la media si aggirava sui 30) di cui 8 per diarrea, nel 1806 50; nel 1812 morirono in cinque mesi 12 neonati per lo spasmo. Ma l’anno più funesto fu il 1801 con 76 morti. Di questi ben 52 avevano meno di cinque anni d’età e di essi 29 se ne andarono per il ‹vaiolo maligno› »36;
  • a Campolongo e Cavenzano «nel 1801 i morti in totale assommarono a 50, almeno il doppio della media, a causa del vaiolo che colpì pesantemente i bambini»37;
  • il vaiolo è presente a Turriaco sul finire del secolo38.

Ma qual era la speranza di vita alla nascita a inizio Ottocento?

In assenza di riferimenti, s’è voluto utilizzare lo «Specchio dei morti divisi per età dal 1784 al 1808» elaborato da Augusto Geat per la non lontana comunità di Ioannis39 in modo da desumerne una tavola di mortalità (Tab. 7).

I risultati ottenuti andranno interpretati come indicazioni molto vaghe, sia perché relativi ad una comunità ancora più piccola e circoscritta di Villesse (si veda la Tab. 3), sia per gli ampi raggruppamenti d’età utilizzati, sia, infine, per i presupposti sui quali poggia il metodo di calcolo40. Ne esce, infatti, una speranza di vita alla nascita particolarmente contenuta (23,5 anni), condizionata da probabilità di morte (qx) elevatissime fino al decimo anno, che, però, potrebbero rispecchiare una recrudescenza reale, confinata al periodo, della mortalità infantile41. Una verifica indiretta del grado d’attendibilità, attuata col ricorso alle tavole tipo di Ledermann, «réseau 102», ha, infatti, escluso (con speranze di vita: e0 = 23 anni; e1 = 33,2; e10 = 41,5; e20 = 34,8; e40 = 23,9; e60 = 12,3) l’incoerenza assoluta dei risultati42. Rimane il fatto che si tratta di valori lontani da quelli medi della pianura friulana di qualche anno dopo, che evidenziano una speranza di vita alla nascita intorno ai trent’anni43.

Per quanto riguarda Villesse si sa che nel 1811 i decessi furono 26 e 24 nel 1812; dalla loro distribuzione per età emerge un picco di mortalità infantile nel 1811 (19 decessi su 26 riguardano bambini fino a cinque anni d’età; nel 1812 si scende a 7 su 24)44. Poiché le due annualità si differenziano notevolmente, la volatilità dei tassi di mortalità sarà ancor maggiore di quella di cui già normalmente sono intrisi, esaltata da fattori casuali, inadatti ad esprimere tendenze d’ampio respiro. La tavola di mortalità costruita, con qualche accorgimento45, partendo da questi elementi ha, inoltre, di per sé stessa il significato d’un modello astratto, basato sull’ipotesi che una generazione fittizia riproduca la mortalità rilevata, per tutte le generazioni, in un istante determinato. La speranza di vita alla nascita così ottenuta oscilla tra i 29,3 anni del 1811 e i 38,7 del 1812; quella basata sui decessi medi del biennio si colloca a 32,9 anni (Tab. 8). Pur all’interno di queste forti oscillazioni ci si muove (almeno tra il 1811 e il 1812, che, comunque, non pare certo un periodo favorevole) a quote decisamente più elevate di quelle osservate a Ioannis nel quarto di secolo precedente46.

Professioni, produzione di granaglie, aggregati domestici

Le rilevazioni per la coscrizione, già utilizzate, consentono di dare un’occhiata alla «condizione professionale» dei maschi adulti, con diciotto anni e più, a cavallo del secolo (Tab. 9)47.

Il settore primario spicca, con prepotenza, su tutti; nel 1803 tra grandi proprietari (6,8%), piccoli proprietari e loro figli (48,3%), coloni ed affittuari (32,4%), l’87,5% dei maschi adulti opera al suo interno48. S’intuiscono differenziazioni sociali anche marcate negli estremi, con in coda braccianti e coloni, e al vertice i «possidenti», ma è arduo trarre conclusioni senza indagini più approfondite; i confini tra le varie categorie rimangono sfumati:

Li coloni per la massima parte, oltre di condurre in affitto possessioni con case di abitazione, conforme il sistema generale del Distretto, sono anco proprietarj di qualche campo di terreno, hanno bovarie proprie, e comunemente con pochi debiti49.

Nel 1812, stando al «ruolo di popolazione», i 256 maschi ricadenti nella popolazione attiva sono impiegati (Tab. 10)50:

  • per il 70% (180 persone) in agricoltura in qualità di villici, termine che maschera varietà di rapporti, ruoli, capacità produttive aventi, a parte un paesaggio e una «cultura materiale» contornati dai medesimi orizzonti, ben poco in comune (si va dai braccianti senza terra, ai piccoli proprietari benestanti); a questi andranno sommati quasi tutti i possidenti (dieci, il 3,9% della popolazione attiva), che verosimilmente s’occupavano anche di «far lavorare la terra»;
  • per il 10,6% nell’artigianato dove s’osserva una buona presenza di tessitori, sarti e calzolai (21 su 27)51;
  • per il 6,4% (17 persone) nel terziario (commercio, servizi e professioni) il cui ruolo appare marginale non solo in termini d’occupati;
  • per l’8,6% (22 in termini assoluti) in occupazioni sconosciute che, forse, a parte dimenticanze ed omissioni, nascondono invalidi al lavoro.

Vista la sua rilevanza c’è da chiedersi quale fosse l’andamento dell’agricoltura attorno al 1810. Il quadro generale non deve essere stato molto dissimile da quello ch’emerge dagli atti catastali formati circa un decennio dopo52:

§ 9. Piazze di mercato e fiere.
Di veruna sorte nella Comune e lo smerzio de’ suoi prodotti ha luogo nella Comune ai speculatori, ed a piccole partite alla piazza di Gradisca ed a grandi partite a quella di Gorizia, distante la prima leghe una e la seconda leghe due e mezza c.a.

§ 10. Prodotti della terra.
Formento, formentone, fagioli, vino e fieno sono li prodotti principali, e li più ordinarj. L’orzo e canape coltivansi dalli coloni a minute partite e puramente per il bisogno degli agricoltori.

§ 11. Qualità delli prodotti, quantità e valore.
Qualità delle granaglie buona, e che non differisce niente dalla qualità delli prodotti delle altre Comuni del Distretto. Quella del vino in complesso ordinaria; del fieno ottima. La quantità de’ grani e del vino specialmente superiore al consumo della propria popolazione e quella del fieno molto minore del bisognevole pel mantenimento del bestiame, per cui la massima parte delli coloni è costretta di provvedersi di prati in affitto alle casse di Aquileja o di Isola morosini. Il prezzo e valor di tutti li prodotti stanno in ragione della respettiva qualità.

Ancora nessun cenno alla patata; le produzioni di granaglie e vino generano eccedenze destinate al mercato.

Nel mese di settembre 1810 Napoleone Bonaparte sospende «l’asportazione del frumento e farina di frumento dal Nostro Regno d’Italia, sotto qualunque pretesto» e incarica il Ministro dell’Interno di presentare «entro un mese lo stato del grano e farina di frumento e del bisogno della consumazione a tutto luglio 1811, onde rilevare fino a qual misura possa accordarsi senza inconveniente l’estrazione di detti generi»53. Pochi giorni dopo Teodoro Somenzari, prefetto del Dipartimento di Passariano, dirama una circolare applicativa, accompagnata da una modula per la raccolta dei dati54. Nella Tab. 11 sono condensate le risposte inviate alla vice-prefettura di Gradisca da otto municipalità comprendenti, in tutto, oltre quattordicimila abitanti. Ne emerge un quadro variegato espresso da rapporti prodotto/seme molto bassi, oscillanti tra 1,3 : 1 di San Vito e 4,5 : 1 di Medea, testimoni di un’annata particolarmente difficile; anche per Villesse il raccolto fu scarso, con una «resa» (2,5 : 1) al di sotto della già fiacca media (2,9 : 1)55.

La municipalità di Claujano, ch’evidenzia, nel suo insieme, una rapporto grano/semente (2,8 : 1) superiore a quello di Villesse, precisa:

Nel presente anno fu tenue il prodotto di formento per la grandine, et quantità di carbone accorso; così pure in presente non vi è la totalità raccolta, perché li villici mancanti la maggior parte di biade hanno dovuto servirsi l’ocorente vitalizio del formento stesso ed anche perché delli possidenti immediatamente scosso dalli rispetivi affituali l’anno venduto.

Si può presumere che inconvenienti analoghi (avversità atmosferiche e malattie del frumento) abbiano compromesso, magari ancor di più, anche il raccolto di Villesse.

Il frumento, tuttavia, costituiva per i coloni un mezzo di pagamento e non entrava nel ciclo del consumo locale se non in minima parte. Questo spiega la scarsità delle scorte esistenti a poca distanza dal raccolto (a Villesse su 723 staia raccolte solo 241 erano ancora disponibili). La municipalità di Ruda commenta in proposito:

Questa è la quantità del formento ritrovato sopra li granaj di quei possidenti che hanno il costante lor domicilio in questa Comune, avendo li colloni degli altri anted.ti possidenti, al momento che pagansi gli affitti, condotto il medemo ove domiciliano gli rispettivi padroni.

mentre quella di Medea osserva:

Dal totale racolto fino ad oggi saranno trasportati fuori dalla Comune ai locali dei rispettivi proprietarj cir.a. St.a 700 e venduto consumato poi da St.a 100.

Scarsità del raccolto e sua fuoriuscita (a pagamento dei canoni d’affitto) dal mercato di consumo locale producono un «buco», rispetto al fabbisogno del periodo ottobre 1810–luglio 1811, difficilmente colmabile senza «reimportazioni». A Villesse già a fine settembre le scorte non possono essere utilizzate se non erodendo quelle destinate alla futura semina (si veda la Tab. 12)56.

La circolazione del formentone si collocava su un piano diverso, destinata, com’era, a soddisfare prima di tutto le esigenze dell’aggregato domestico e dell’azienda contadina: «‹Al formet ’l è dal paron, la blava dal colono›, dice un proverbio»57.

Anche in questo settore l’amministrazione napoleonica trovò modo di dispiegare la consueta potenza indagatoria, espressa con prospetti chiari ed istruzioni stringate, diramati, con prontezza, tramite un apparato burocratico capace di toccare, in breve, fin l’ultimo casale inghiottito tra le grinze dei campi. Nel mese d’ottobre, ad inchiesta sul frumento ancora calda, il prefetto Somenzari sollecitava podestà e sindaci a fornire, «con eguale attenzione, e religione», notizie intorno al «grano turco, o formentone»58.

C’è pervenuto il dettaglio della rilevazione effettuata a Villesse, relativo a 151 «proprietari», verosimilmente facenti capo ad altrettanti aggregati domestici (Tab. 13)59.

Il rapporto prodotto/seme del sorgoturco (15,6 : 1) non ha, naturalmente, nulla a che vedere con quello del frumento60; anche in un’annata, come il 1810, presumibilmente non favorevole (almeno stando a quanto avvenuto a Clauiano), Villesse riesce a produrre un surplus destinato al mercato. Spostando lo sguardo a livello d’aggregato, s’osservano 96 nuclei con una produzione eccedente il consumo, corrispondenti a quasi due terzi (63,6%) del totale (Tab. 14).

Una ventina (il 13,2%) sono quelli con una produzione superiore a 200 pesenali (19,5 q), ma uno solo oltrepassa i 400 (38,9 q). Il maggior produttore, con 438 pesenali (42,6 q), è Pietro Fross, villico, seguito da Francesco Gerin, possidente, e dal reverendo vicario Girolamo Vecchi — quest’ultimo non perchè dedito alla coltivazione di mais ma, più probabilmente, in quanto beneficiario del «quartese»61.

Quindici dei cinquantacinque aggregati in posizione deficitaria sono riconducibili a soggetti estranei alla produzione di mais; tra questi troviamo alcuni artigiani (calzolai, tessitori), commercianti (ostiere, pizzicagnolo), un muratore, una levatrice, alcune vedove con professione non definita, ma anche almeno un possidente e due villici. I due nuclei collocati nella fascia col maggior deficit (-100/-50 pesenali) fanno capo al possidente Michele Gerin, a capo, nel 1812, d’un aggregato di 8 persone, e a Giuseppe Tesser, non censito nel 1812, con una famiglia d’almeno cinque membri62. La maggior parte (31 su 55) degli aggregati con problemi d’approvvigionamento risulta, in ogni caso, capeggiata da villici, perlopiù titolari di produzioni modeste (solo cinque superano i 50 pesenali di granoturco). Al di sopra della fascia con 50-100 pesenali (circa 4,9-9,7 q) di raccolto non si verificano situazioni deficitarie.

Il quadro ottimistico che emergerà, qualche anno dopo, dagli atti catastali sembra, così, trovare una (molto) parziale conferma63; l’economia agricola della Villesse d’inizio Ottocento fa circolare un certo «benessere», tale da escludere un pauperismo diffuso ed estremo64. In mancanza d’altre informazioni, leggiamo in questo senso anche la seguente annotazione relativa alla case65:

§ 8. Numero delle case, e loro stato
Vi esistono in questa Comune case di abitazione, secondo le tabelle di conscrizione militare dell’anno 1822 N. 100… tutte costruite in pietra viva, e coperte di copi, ed in buono e suficientemente comodo stato.

Il numero di 100 si ripete, per le case, a dir poco dal 1792; vi è una stasi edificatoria almeno trentennale, indice d’un incremento demografico ancora comprimibile negli spazi a disposizione. Emerge, infatti, un divario tra edifici ed unità abitative; queste ultime crescono in qualche modo, magari con frazionamenti o ampliamenti, nel tempo, così come aumenta il numero delle famiglie che da 131 nel 1792 passa a 140 nel 1801, a 148 nel 1803 e a 151 nel 181066.

L’analisi degli aggregati domestici meriterebbe uno studio tutto per sé. In difetto di ciò ci limitiamo a sfruttare il prospetto sull’imposta personale e i dati ricavati dal ruolo della popolazione per proporre una prima tabella di sintesi (Tab. 15) dalla quale emerge con chiarezza una netta prevalenza degli aggregati semplici, ovvero delle unità familiari coniugali. Questo elemento si lega bene con un’età d’accesso al matrimonio abbastanza elevata, sulla quale ci si è già soffermati, e implica un diffuso costume matrimoniale di tipo neolocale.

In altre località, per esempio a Barcola nel 1824, è stata osservata «una maggior frequenza di aggregati semplici fra i coloni rispetto ai piccoli proprietari»67, e questa potrebbe essere la chiave per interpretare anche i dati di Villesse.

Tabelle

Popolazione del Comune di Gradisca nel 1810

 

Popolazione di Villesse al 31.12.1812 secondo la rubrica alfabetica del «ruolo di popolazione»

 

Andamento della popolazione in alcune località vicine a Villesse (1792-1818)

 

Popolazione residente a Villesse il 31.12.1812, per sesso e classi d'età

 

Celibi e delle nubili, celibato definitivo, età media al matrimonio - Villesse 1812 e 2006

 

Maschi per gruppi d'età, rapporto di mascolinità, proporzione dei maschi sposati sul complesso dei maschi (1792-1812)

 

Ioannis 1784-1808: tavola di mortalità calcolata col metodo dei decessi generalizzato

 

Villesse 1811-12: tassi specifici di mortalità e speranza di vita

 

Villesse 1812: popolazione attiva maschile e professioni

 

Disponibilità e fabbisogno di frumento secondo un'inchiesta del 1810

 

Municipalità di Gradisca e di altre località vicine - fabbisogno di frumento dal 1.10.1810 al 31.7.1811

 

Villesse: raccolto di sorgoturco nel 1810 e fabbisogno dal 15.11.1810 al 31.8.1811

 

Villesse: aggregati suddivisi secondo il raccolto del 1810 e il fabbisogno di sorgoturco al 31.8.1811

 

Villesse 1812: aggregati domestici e popolazione

 

Note


  1.  Š. Kociančič, Parochia Villesse, in «Folium Periodicum Archidiœceseos Goritiensis», VIII (1882), 1, p. 28. Quest’opera, uscita nel 1882, a puntate, nei primi sei numeri del mensile Folium Periodicum, costituisce la traduzione latina e l’ampliamento «di una cronaca manoscritta redatta dal cappellano di Villesse Giuseppe Toso in italiano […] La cronaca manoscritta è ora in possesso del sig. Giovanni Pinat, abitante a Novara… », S. Perini, Viles. Uomini e tempi, Villesse, Comune di Villesse, 1984, p. 18, nota n. 6. 

  2. Si rinvia a: L. Fabi, Villesse 1914-1918: piccole storie di una Grande Guerra, Cremona, Persico, 2003; A. Montanari, E il tempo passa... : Villesse 1860-1960, testo di Stefano Perini, Villesse, BCC di Villesse, 2000, pp. 36–66; F. Tassin, Vita sociale e religiosa a Villesse tra 1918 e 1940, in E. Sgubin (a cura di), Marian e i paîs dal Friûl Orientâl, Udine, Società Filologica Friulana, 1986, pp. 493–494; S. Perini, Viles cit., pp. 333–373, ed alle rispettive bibliografie. 

  3.  «[…] dall’Archivio Parrocchiale durante la Prima Guerra Mondiale, sono venuti a mancare molti tomi, riguardanti i nati, i matrimoni, i morti, che i vari parroci, dopo la fine del Concilio di Trento della seconda metà del '500, erano obbligati a tenere aggiornati come stato civile; quindi, causa questa mancanza, per il nostro paese, non c’era la conoscenza della composizione delle famiglie, almeno per quel che riguarda la fine del '700 ed inizio dell’800», A. Montanari, Villesse napoleonica. Le sue case e la sua gente.Villesse 1790-1815. Notizie, abitanti proprietari delle abitazioni con i rispettivi coloni, toponomastica e altre curiosità sulla vita della gente di Villesse in questo quarto di secolo, Villesse, BCC di Villesse, 2008, p. 9. Bartolomeo da Porcia, abate di Moggio, nel corso della visita del 1570 «ordinò di tenere d’ora innanzi i libri dei battezzati (questi cominceranno ad essere usati solo nel 1579)», S. Perini, Viles cit., p. 117. «Anno 1608 scribi coeperunt in ista Plebe libri baptizatorum, aliaeque vulgo dictae Matriculae», Š. Kociančič, op. cit., in «Folium Periodicum Archidiœceseos Goritiensis», VIII (1882), 3, p. 91; tuttavia «Secondo il Morelli le note di Villesse cominciano dall’anno 1579, ma oltreché gli anni 1589 e 1590 rimasero in bianco rendendosi sospette di mancanze gli anteriori ed i seguenti. Presentemente nell’archivio Parrochiale i libri battesimali si hanno dal 1608 in poi», ibid., nota n. 1. Villesse diviene parrocchia autonoma solo nel 1847 (Š. Kociančič, op. cit., in «Folium Periodicum Archidiœceseos Goritiensis», VIII (1882), 6, p. 181); in precedenza, benché per lungo tempo luogo di residenza del parroco, faceva parte della parrocchia di S. Pier d’Isonzo (S. Perini, Viles cit., pp. 110–118). Alfio Perco, sulla base dei registri di quest’ultima località, ha osservato che «Oltre l’Isonzo, la friulana Villesse, pure territorio austriaco, faceva parte della parrocchia di S. Pietro, ma con registri propri ed abitanti mai sommati a quelli delle altre ville», A. Perco, La popolazione del Territorio nei secoli XVI e XVII, in «Bisicaria», 1987, p. 43. Dispersi sono pure i registri tenuti ai fini civili già nel '700, a partire dai regni di Maria Teresa e Giuseppe II (si veda M. L. Iona, Nascite, matrimoni e morti, in Ead. (a cura di), Il ciclo della vita. Demografia, documenti e altre memorie in Friuli Venezia Giulia, Monfalcone, Edizioni della Laguna, 1990, p. 28), che pur hanno lasciato tracce in località vicine (C. Medeot, La storia della mia gente. San Lorenzo Isontino, a cura dell’Istituto di Storia sociale e religiosa, Gorizia, Comune di San Lorenzo Isontino, 1983, pp. 122–127). 

  4. La serie di registri di stato civile conservata all’Archivio della Curia arcivescovile di Gorizia inizia nel 1834 e termina con la fine del periodo asburgico. 

  5.  Decreto 27.3.1806, Regolamento per l’attivazione in tutto lo Stato dei Registri delle nascite, de’ matrimoni e delle morti, in «Bollettino delle leggi del Regno d’Italia», parte I, Milano, Dalla reale stamperia, 1806, pp. 169–223. 

  6.  La disciplina della tassa personale risale alla Repubblica italiana: * Legge 24.7.1802, Tassa personale, in favore delle Comuni, in «Bollettino delle leggi della Repubblica italiana, dalla Costituzione proclamata nei Comizi in Lione al 31 dicembre 1802», Anno I, Milano, Dalla reale stamperia, 1802, pp. 209–211 e * Istruzione 30.1.1803, Formazione, e custodia del Ruolo ordinato dalla Legge 24 Luglio 1802. degli abitanti maschj dagli anni 14. compiti fino ai 60. pure compiti, sottoposti al pagamento della Tassa Personale, secondo il disposto della stessa legge, in «Foglio officiale della Repubblica Italiana contenente i decreti, proclami, circolari ed avvisi riguardanti l’amministrazione», Anno II, Milano, Dalla reale stamperia, 1803, pp. 23–57. 

  7.  Decreto 29.6.1809, Sull’organizzazione definitiva de’ cancellieri del censo, in «Bollettino delle leggi del Regno d’Italia», Milano, Dalla reale stamperia, 1809, pp. 203–214; art. 37 del Decreto 11.6.1811, Sull’esercizio della polizia amministrativa sui forestieri che viaggiano nel regno, e sui nazionali che viaggiano all’estero, o girano nell’interno, in «Bollettino delle leggi del Regno d’Italia», parte I, Milano, Dalla reale stamperia, 1811, pp. 569–586. 

  8.   Archivio di Stato di Gorizia (d’ora in poi: Asg), Atti Politico-amministrativi e giudiziari di Gradisca 1503-1830, b. 138 fzz. 351 e 352. 

  9.  «IV. Affine di evitare le confusioni o duplicazioni, che potessero seguire, dovranno principiare dal descrivere, girando di casa in casa per ordine topografico, e di famiglia in famiglia progressivamente, tutti quelli che abitano nell’interno rispettivo comune… », Istruzione 30.1.1803, op. cit., p. 24. 

  10.  «Il predetto Ruolo Personale dovrà formarsi, e rettificarsi dalla Festa di S. Martino dell’anno antecedente sino a tutto aprile dell’anno susseguente, in quel mese che, gli Amministratori Comunali […], giudicheranno più opportuno a fissarsi… », ivi, punto XX, p. 29; a livello comunale il numero d’abitanti scende da 4882 (documento in fz. 351) a 4844 (documento in fz. 352). Per quanto riguarda Villesse si nota una contrazione di 7 unità (gli abitanti passano da 818 a 811), 5 donne e 2 maschi con meno di 14 anni, collocate in due nuclei familiari (con a capo Pietro Dibarbora q. Michelle, al n. 5, e di Andrea Donda q. Geremia, al n. 39 ). 

  11.  Asg, Atti Politico-amministrativi e giudiziari di Gradisca 1503-1830, b. 138 fz. 352, fg. 29r. Ancora il 26.2.1811 il Podestà di Gradisca comunica al Vice-prefetto del Distretto in Gradisca che «la precisa popolazione» rilevata «dal ruolo personale ultimamente compilato» ammonta a 818 unità, Biblioteca civica di Gradisca d’Isonzo (d’ora in poi: Bcg), Archivio storico, cartolare n. 15, prospetto allegato alla nota prot. 312. 

  12. «Per que’ cittadini, che si trovassero in comune al tempo della formazione del ruolo, ma che non fosse per anche decorso l’intervallo dei sei mesi della loro dimora nello stesso comune […] e così viceversa per gli assenti, quando abbiano in comune casa aperta, dovranno descriversi anch’essi nel detto ruolo, salva a’ medesimi la ragione di ottenere l’assoluzione della tassa personale nel comune in cui vengono descritti…», Istruzione 30.1.1803, op. cit., punto V, p. 25. 

  13. Si rinvia a A. Schiaffino, Il «ruolo generale della popolazione» nell’esperienza storica del Regno Italico, in Comitato Italiano per lo Studio della Demografia Storica (a cura di), Le fonti della demografia storica Italia, Atti del seminario di demografia storica 1971-72, Roma, Cisp, 1974, pp. 519–587 e a A. Bellettini, Alcune considerazioni sul ruolo generale della popolazione istituito nel periodo napoleonico, in Comitato Italiano per lo Studio della Demografia Storica (a cura di), op. cit., pp. 451–462. 

  14. Tabella annessa al Decreto 11.6.1811, op. cit., p. 586. 

  15.  «Al finire del corrente anno dovrà essere compilato in ciascun comune il ruolo generale di popolazione prescritto coll’articolo 15 del nostro decreto 29 giugno 1809. Questo ruolo indicherà particolarmente i nomi di ciascun abitante, la sua età, il luogo di sua nascita, il di lui ultimo domicilio, la professione, il mestiere e gli altri mezzi di sua sussistenza. I commissarj di polizia, dove esistono, presteranno la loro opera ai podestà e sindaci, tanto per la prima compilazione del detto ruolo, quanto per la rettificazione che all’oggetto di conservarlo regolare ed esatto dovrà immancabilmente farsene in novembre o dicembre di ciascun anno… », ivi, p. 583, art. 37. 

  16.  Si tratta della rubrica riassuntiva dei fogli di famiglia (Mod. II. – si veda M. L. Iona (a cura di), Il ciclo della vita cit., p. 67). Per quanto riguarda Villesse sulla sovracopertina del registro (collocato in Asg, Atti Politico-amministrativi e giudiziari di Gradisca 1503-1830, b. 137 fz. 347) compare, apposta a matita, l’indicazione fuorviante di «Versa». I nominativi sono elencati in ordine alfabetico ma quelli dei nati negli ultimi due mesi del 1811 e nel 1812, oltre a sfuggire parzialmente all’ordine, appaiono chiaramente inseriti da mani diverse (per esempio i dati di Cian Giuseppe, n. il 23.1.1811, sono compilati da una prima mano, mentre Cobalau Giacomo, n. il 12.11.1811, da una seconda). 

  17.  A. Montanari, Villesse napoleonica cit.. 

  18.  Fonti: * Archivio di Stato di Trieste (d’ora in poi: Ast), Cesareo regio consiglio capitaniale di Gorizia e Gradisca (1791-1803), b. 13, fasc. 22, per il 1792 (maggio), il 1801 (dicembre) ed il 1803 (marzo); si tratta di estratti sommari della popolazione e degli animali inseriti nel contesto delle operazioni di coscrizione; * Compartimento territoriale del dipartimento di Passariano. Da attivarsi pel Primo Gennajo 1811, Udine, Fratelli Pecile, [s.d.], p. 9, edito in R. Corbellini, L. Cerno e C. Sava (a cura di), Il Friuli nel 1807. Dipartimento di Passariano. Popolazione, risorse, lavoro in una statistica napoleonica, Udine, Società Filologica Friulana, 1992, pp. 617-649, per il 1810 (la data di riferimento in questo caso non può che cadere nel 1810, come conferma la nota manoscritta posta sul verso dell’ultima carta d’un esemplare conservato dalla Biblioteca Civica di Udine: «Podestà di Udine 4793 [...] 13 novem. 1810 [...] al seg.o agg.o [...]»); * Ast, I. R. Governo del Litorale, Atti generali, b. 17, fasc. I-VIII, 1814-15, «Ausweis» del 20.11.1814 (la data si ricava dai fogli di dettaglio), per il 1814; * Ast, I. R. Luogotenenza del Litorale (1850-1918), Atti generali b. 3330, «Haupt Ausweis… Jahre 1818», per il 1818; * Asg, Catasti secc. XIX-XX, Elaborati, b. 92, Comune censuario di Villesse, «Operato di estimo catastale della Comune di Villesse» (datato Capodistria, 11.4.1825; d’ora in poi: Asg, Estimo 1825), «Statistica della Comune di Villesse», p. 2, punto 6, per il 1822 (l’anno di riferimento in questo caso è incerto; si è optato per il 1822 estendendo alla popolazione il riferimento a quell’anno contenuto al punto 8) e «Operato dell’estimo catastale della Comune di Villesse», (datato Trieste, 4.6.1830; d’ora in poi: Asg, Estimo 1830), «Introduzione», Fg. 1 v., punto 3, per il 1827. 

  19.  Villesse non assume rilevanza autonoma nell’indagine statistica del 1807 pubblicata in R. Corbellini, L. Cerno e C. Sava (a cura di), op. cit., pp. 411–421, che per la Comune di Gradisca evidenzia il solo dato complessivo di 4096 abitanti, ma una copia del questionario conservata presso la biblioteca civica di Gradisca d’Isonzo (Bcg, Archivio storico, cartolare n. 8) evidenzia 4906 abitanti, livello che appare più verosimile e, soprattutto, coerente coi dati, appena successivi, del compartimento territoriale (5176 ab., Compartimento territoriale del dipartimento di Passariano cit., p. 9) e del ruolo sull’imposta personale (4844). 

  20. I tassi d’incremento sono stati calcolati con la formula dell’interesse composto, postulando che tra le varie rilevazioni siano intercorsi periodi formati da annualità intere (senza frazioni d’anno). 

  21. Nel 1811 si ha un saldo naturale positivo per 9 unità (35 nati contro 26 morti); nel 1812 è disponibile il solo dato dei morti (24 unità), ma se ai nati nell’anno ancora in vita al 31 dicembre desumibili dal ruolo di popolazione (22) si sommano i 4 decessi relativi ai nati nell’anno, si perviene ad un saldo naturale positivo per due unità. 

  22. Le fonti utilizzate per gli anni 1792, 1801, 1803, 1814 e 1818 sono quelle già indicate alla nota n. 19. Per l’anno 1810: - i dati di Romans, Fratta, Aiello, Tapogliano e Joannis sono desunti dal Compartimento territoriale del dipartimento di Passariano cit., pp. 10–11; - i dati di Visco, Crauglio, S. Vito e Nogaredo sono estratti da una comunicazione inviata dalla «Municipalità comunale di Visco» alla «Viceprefettura del Distretto in Gradisca» in data 27.2.1811 contenente «la precisa popolazione di ogni parte aggregata conformemente al ruolo ultimamente compilato», Bcg, Archivio storico, cartolare n. 15; - il dato di Versa è stato congetturato e, per questo, incasellato, nella Tab. 3, su sfondo grigio. 

  23. Le istruzioni per la redazione del ruolo disponevano la produzione della «fede di nascita» per i soggetti nati fuori comune e il ricorso ai «libri parrocchiali» per gli altri; A. Schiaffino, op. cit., p. 577. 

  24. L’analisi riguarderà, quindi, una popolazione di 849 abitanti. Gli esclusi sono: Gio Batta Bernardel di Domenico e Lucia, villico (B/23); Vincenzo Brumat di Francesco Antonio e Cecilia, possidente (B/31); Valentino Bosches di Pietro e Caterina, villico (B/106); Giacomo Marini di Francesco e Maddalena, assistente di ricevitoria (M/30); Lucia Sclaunich, di Pietro e Domenica (S/9); Regina Schrod, di Francesco e Maria (S/84). 

  25.  Si tratta di errori d’inversione facilmente verificabili tenendo conto del contesto in cui sono inseriti (età del coniuge, età fertile, età alla morte): Giuseppe Braida (B/2) nato il 3.1.1767 anziché il 3.1.1776; Maddalena Zuppel in Braida (B/5) nata il 3.5.1775 anziché il 3.5.1757; così anche A. Montanari, Villesse napoleonica cit., pp. 55–56. 

  26.  I dati al 31.12.2006 corrispondono a quelli del giorno successivo (1.1.2007) estraibili dal sito web http://demo.istat.it/pop2007/index.html (812 maschi e 807 femmine per un totale di 1619 abitanti). 

  27.  Le proporzioni dei celibi e delle nubili si riferiscono a generazioni diverse, per questo il loro andamento non è strettamente decrescente; anche l’età media d’accesso al matrimonio, che su tali proporzioni si basa (metodo Hajnal), «rispecchia una situazione antecedente al periodo di censimento (infatti le varie proporzioni di nubili - o di celibi - sono il risultato della nuzialità nei 35 anni precedenti) e non è interpretabile né come misura per contemporanei, né per generazioni», M. Livi Bacci, Introduzione alla demografia, 3a ed. Torino, Loescher, 1999, p. 195. 

  28.  E. Navarra, La comunità di Turriaco nel XIX secolo: profilo demografico, in F. Bianco (a cura di), Terre dell’Isonzo tra età moderna e contemporanea: istituzioni, forme di credito e nascita del movimento cattolico nelle campagne della contea di Gorizia e Gradisca (secoli XIX-XX): la cassa Rurale ed artigiana di Turriaco, Monfalcone, Edizioni della Laguna, 1996, pp. 74–75. 

  29.  F. Zanolla, Tra la nascita e la morte: Isola Morosini nel Settecento, in F. Bianco (a cura di), Società, economia e popolazione nel Monfalconese (secoli XV-XIX), Monfalcone, Centro culturale pubb. polivalente, 1981, p. 97. 

  30.  Per le fonti si veda la nota n. 19. 

  31.  L. Tavano e S. Martina, Popolo e clero nella visita pastorale di Carlo M. d’Attems (1759), in E. Sgubin (a cura di), Marian e i paîs dal Friûl Orientâl, Udine, Società Filologica Friulana, 1986, p. 190; si deducono tassi generici di natalità, mortalità e nuzialità del 34,4‰, 64,1‰ e 7,8‰, rispettivamente. 

  32.  S. Perini, Viles cit., p. 200. Tra il 1789 e il 1792 gli abitanti passano da 758 a 708. 

  33.  «[…] son nati 323, deceduti 454… », E. Marcon, Gastaldia-pieve, nobile Comune di Fiumicello: cenni storici, Cividale, Stabilimento Tipografico G. Fulvio, 1958, p. 111. 

  34.  F. Zanolla, op. cit., p. 105. 

  35.  C. Medeot, op. cit., pp. 125, 127. 

  36.  S. Perini, Daèl. Una comunità del Friuli, [Aiello del Friuli], Circolo A. Colavini, [1978], pp. 82, 101, ora anche in Id., Daèl. Aiello. Una comunità del Friuli, Trieste, Goliardica Editrice, 2004, pp. 171, 209. 

  37.  Id., La comuni di Campolongo e Cavenzano, Campolongo al Torre, Comune di Campolongo al Torre, 1996, p. 152. 

  38.  E. Navarra, La comunità di Turriaco cit., p. 83. 

  39.  A. Geat, La villa di Ioannis, in «Studi Goriziani», XLI (1975), I, p. 75; la suddivisione in classi d’età fornita dell’autore è stata, con qualche incertezza, riproposta per anni compiuti. 

  40.  Per un’illustrazione del metodo seguito si rinvia a A. Santini, Problemi di analisi della mortalità, in A. Santini e L. Del Panta, Problemi di analisi delle popolazioni del passato in assenza di dati completi, Bologna, Clueb, 1982, pp. 41–57. Come si può osservare nella Tab. 3, la popolazione di Ioannis nel venticinquennio considerato è rimasta (se si eccettua la caduta nel 1810) stabile; postulando un andamento analogo anche per gran parte del '700, si è optato per un tasso d’incremento irrisorio, leggermente negativo. 

  41.  «Dallo specchio suesposto possiamo rilevare che su 511 morti nel corso di 25 anni, 293 avevano un’età inferiore a 10 anni, e sarebbe come dire che su 51 morti, 29 erano bambini condannati a morte certa: quasi il 60%», A. Geat, op. cit., p. 75. 

  42.  Un analogo tentativo sui dati di Torre di Zuino e Malisana (si veda L. Deluisa, Da Torre di Zuino a Torviscosa (nel XXV della fondazione del Comune), Udine, Tipografia Arti Grafiche Friulane, 1966, pp. 21–38), località dove nel periodo 1784-1808 si registra un saldo naturale negativo per 67 unità, ha evidenziato, invece, un esito inaccettabile. La formula di calcolo del «réseau 102» in S. Ledermann, Nouvelles tables-types de mortalité, «Travaux et documents» Cahier n. 53, Paris, Ined, 1969, pp. 61–62. 

  43.  N. Serio, Demografia e territorio nel Friuli del XIX secolo, in M. Breschi (a cura di), Vivere in Friuli. Saggi di demograia storica (secc. XVI-XIX), Udine, Forum, 1999, pp. 128–132]. 

  44.  Per 26 decessi su 50 le età sono state ricalcolate in base alla data di nascita riportata nel «ruolo» mentre negli altri casi si è tenuto conto di quanto esposto nell’atto di morte. I tassi generici di mortalità oscillano, pertanto, tra il 20 e il 30‰; nella non lontana Turriaco nel quinquennio 1806-10 si collocano al 25,7‰ e nel 1811–15 al 34,4‰, E. Navarra, La comunità di Turriaco cit., p. 70. 

  45. L’accorgimento principale è stato quello di raggruppare i decessi per classi d’età molto ampie, alle quali, per attenuare gli effetti distorsivi d’ipotesi basate su una distribuzione lineare degli eventi, s’è applicata la funzione matematica di Reed e Merrell (M. Livi Bacci, op. cit., p. 133). C’è da dire che i tassi specifici non sono stati calcolati sulla popolazione media del periodo ma su quella finale, del 31.12.1812, con effetti distorsivi rilevanti soprattutto per le prime due classi d’età. 

  46.  Se nella prima classe d’età si fosse tenuto conto dei tassi di mortalità infantile (riferiti ai nati nell’anno), anziché le probabilità di morte, i valori di e0 sarebbero stati ancora più alti (tra 35,8 e 40,1 anni). 

  47.  I dati sono già stati, in gran parte, oggetto di riflessione; si veda S. Perini, Viles cit., p. 199, da cui si è tratta la traduzione dal tedesco delle «condizioni professionali». 

  48.  «Tutti generalmente si occupano dell’Economia rurale col lavorare colle proprie braccia, o col far lavorare la terra», così, un quarto di secolo dopo, Asg, Estimo 1830, «Introduzione», Fg. 1 v., punto 3. 

  49.  Asg, Estimo 1825, «Statistica della Comune di Villesse», pp. 4-5, punto 16. 

  50.  Poiché l’attività professionale, per la sua variabilità e cumulabilità, è un elemento sfuggente, i dati esposti, strettamente legati al contenuto del «ruolo», andranno visti come indicazioni di massima; una maggiore articolazione in A. Montanari, Villesse napoleonica cit., pp. 28–30. 

  51.  Tolto Francesco Sclaunich «Doculin», i tessitori, mostrano evidenti origini carniche; i cognomi di due nuclei (Germanico Florida con i figli Giacomo ed Antonio; i gemelli Luca e Luigi Nigris) rimandano alla Val Tagliamento. Si tratta d’una presenza antica; «l’inchiesta Cornaro» del 1679 segnala: * «messer Zuane fiolo di messer Tomaso della Siega con un suo puto abita a Villès incasato con la molgie» (Viaso); * «Francesco Spangaro et suo fiolo Jacomo et sua fiola Maria a Vilesso» (Oltris e Voltois) - questi, forse, sono i precursori degli Spangher che nel 1812 paiono ormai radicati a Villesse; * «Lenardo Riù sotto l’impero a Vileso» (Quiniis), C. Lorenzini, L’inchiesta del 1679 nella trascrizione di Giovanni Gortani, in G. Ferigo e A. Fornasin (a cura di), Cramars. Atti del convegno internazionale di studi Cramars. Emigrazione, mobilità, mestieri ambulanti dalla Carnia in Età Moderna, Udine, Arti Grafiche Friulane, 1997, pp. 460–462; si veda anche G. Marselek e G. L. Martina, La trama e l’ordito, in G. Ferigo (a cura di), Enemonç Preon Raviei Socleif, Udine, Societât filologjiche furlane, 2005, pp. 243–246. 

  52.  Asg, Estimo 1825, «Statistica della Comune di Villesse», p. 4. 

  53. Decreto 12.9.1810, Decreto che sospende l’asportazione del frumento e farina di frumento dal regno d’Italia, in «Bollettino delle leggi del Regno d’Italia», parte II (dal 1° luglio al 30 settembre 1810), Milano, Dalla reale stamperia, 1810. 

  54.  Circolare 23.9.1810, n. 19976. 

  55.  Le risposte delle varie municipalità sono collocate in Bcg, Archivio storico, cartolari n. 11 e 12. Riguardo al numero d’abitanti per Gradisca s’è utilizzato il dato esposto nella Tab. 1, per Claujano ci si è rifatti a Compartimento territoriale del dipartimento di Passariano cit., pp. 11–12, mentre per le altre località si è esposto il dato indicato nella modula di risposta, anche se diverso da quello utilizzato nella Tab. 3. Quanto alle unità di misura solo la municipalità di Claujano fa riferimento a Udine (1 staio = 73,1591 litri, D. Molfetta e S. Moro, Antichi pesi e misure della Carnia al Museo Carnico delle Arti Popolari di Tolmezzo, Tolmezzo, Museo Carnico delle Arti Popolari di Tolmezzo Michele Gortani, 1990, p. 75), mentre le altre sembrano utilizzare (esiste qualche incertezza per Romans e Medea) la misura vecchia di Gradisca corrispondente 83,412318 litri (1 staio = 6 pesenaleti da 13,902053 litri, M. Stanisci, Misure del grano e del vino nella contea di Gorizia e Gradisca alla fine del '700, Aiello del Friuli, Musei Formentini della Vita Rurale, 1992). 

  56.  Per passare dalle staia alle tonnellate si è ipotizzato un peso specifico del grano pari 75 kg/hl e un calo di produzione, per la farina, del 20%; riguardo alle staia una tabella che riporta i totali della Municipalità di Gradisca espressi sia in misura vecchia che in misura nuova (con un rapporto pari a 1,125 anziché di 1,106) introduce nuova incertezza sulle equivalenze illustrate nella nota precedente che, purtuttavia, in mancanza d’altro, sono state matenute. 

  57.  S. Perini, Viles cit., p. 171. 

  58.  Circolare 18.10.1810, n. 22634; una successiva Circolare 30.10.1810, n. 23401, precisava che per formentone «s’intende il Sorgo turco promedio» e con l’espressione «varie raccolte di formentone» il «Cinquantino, ed il Sorgo rosso». I mais cinquantini (e quarantini) si seminano in estate; dovrebbero maturare in 50 (40) giorni, ma i tempi effettivi sono superiori, anche se inferiori a tre mesi; hanno pannocchie piccole con 8–10 file da 15–20 grani. Il sorgo rosso corrisponde alla saggina, o melica, rossa (Sorghum saccharatum). 

  59.  Una sintesi in A. Montanari, Villesse napoleonica cit., pp. 124–128. Il documento originale, collocato in Bcg, Archivio storico, cartolare n. 11, sottoscritto dagli agenti Domenico Zilli e Michele Jacob, è datato Villesse 9.11.1810; si notano piccole anomalie tra le quali, forse, un doppione (Perissin Giuseppe iscritto ai progg. 120 e 132). 

  60.  La trasformazione di staia in tonnellate è avvenuta in base ad un rappotyo corrispondente a 70 kg/hl. 

  61.  Negli atti catastali si precisa che il terreno del comune censuario è «tutto in proprietà assoluta, ed alienabile, e libero da decima, o censo perpetuo, fuorché del quartese devoluto al Parroco della Comune», Asg, Estimo 1825, «Statistica della Comune di Villesse», p. 4. 

  62.  A. Montanari, Villesse napoleonica cit., p. 118. 

  63.  Oltre alle osservazioni sulla «Qualità delli prodotti, quantità e valore» e sui «pochi debiti» riportate in precedenza, con riguardo all’alimentazione viene osservato: «Il nutrimento consueto, moderato, consistente in pane di granoturco, in minestra di fagioli, di orzo, e di altri legumi ed erbaggi; in companatico di carne suina asciutta, di formaggio, di ova e di pesce salato, ed in bevanda di vino», Asg, Estimo 1830, «Introduzione», Fg. 1 v., punto 3. In merito Stefano Perini osserva: «Pare una dieta un po’ troppo ricca, forse valida solo per qualche benestante, e probabilmente l’estensore del catasto voleva in questo modo far vedere che i contadini stavano bene e che le possibilità contributive del paese erano superiori a quello che sembrava», S. Perini, Viles cit., p. 244. 

  64.  Sempre Stefano Perini, però, osserva: «In fondo, all’estensore del catasto la situazione economica di Villesse sembra discreta: i coloni avevano pochi debiti e a sentir lui, quando tutto andava bene, poca voglia di lavorare al di fuori della propria affittanza. […] Insomma era una società in cui quando si raggiungeva il necessario per vivere o qualcosina di più, bastava, non si rincorreva il guadagno ad ogni costo. Naturalmente bisognava tener presente il fatto che l’estensore del catasto guardava le cose con la mentalità del proprietario, portato perciò a vedere nei contadini degli scansafatiche», ivi, p. 245. 

  65.  Asg, Estimo 1825, «Statistica della Comune di Villesse», p. 3. 

  66.  I dati sulle famiglie sono ricavati dalle fonti indicate nella nota n. 19 e dall’inchiesta sulle granaglie appena commentata; nel 1812, si veda la Tab. 15, le «famiglie» saliranno a 162. 

  67.  E. Navarra, Strutture familiari e utilizzazione delle fonti: studio di una comunità rurale nei dintorni di Trieste (sec. XIX), in «Metodi & Ricerche», n.s., IX (1990), 2, p. 44, che, nella medesima pagina, osserva: «È comunque importante sottolineare il netto prevalere, fra i coloni, della forma di convivenza semplice, che potrebbe derivare da una loro scelta organizzativa o essere imposta invece delle esigenze del proprietario del podere».