Enrico Agostinis

 

LE ANIME E LE PIETRE

Storie e vite di case e casate, di uomini e famiglie. Piccolo grande zibaldone della villa di Culina in Cargna

Nota all'edizione web

A differenza de I luoghi e la memoria, per questa edizione web di Le anime e le pietre che pure esce a distanza di quasi 20 anni dall’edizione a stampa (2001) non mi sono sentito di aggiungere la qualifica di "2a edizione". Sempre ne I luoghi e la memoria, a mo' di "giustificazione" dei considerevoli interventi di aggiornamento e di integrazione che in qualche misura legittimano quella dicitura cito la vitalità della (micro)toponomastica, che pur nel breve volgere di una generazione trova il modo di mutare e rinnovarsi, sia in termini di denominazioni di nuovo conio che entrano nell'uso comune sia di ulteriore conoscenza che emerge dagli archivi e dalla memoria stessa dei testimoni.

Non che l'antroponomastica oggetto di questo lavoro − tanto in termini di cognomi che di denominazioni delle case/casate − sia cosa morta: al contrario, sul piano meramente formale essa è anche più dinamica della toponomastica (nuove case, nuovi abitanti, nuovi cognomi), ma la sostanza dice ben altro. Quanto avrebbero aggiunto alla nostra panoramica onomastico-edilizia le demolizioni delle case de Pèto a Collinetta e de Fusèto a Collina, i nuovi e disabitati condomini, o che qualche casa ieri abitata oggi non lo sia più (o viceversa)? Oppure, sul fronte dei cognomi, che cosa può aggiungere l'annotazione delle poche new entries o della scomparsa di alcuni antichi endemismi collinotti (gran parte dei pluricentenari cognomi caratteristici di Collina seguirà la stessa sorte in pochissimi decenni)? E ancora, se è pur vero che in statistica anche gli zeri "contano", quanto aggiungerebbero ai 400 anni delle nostre analisi demografiche i 20 anni di matrimoni e nascite a valori annuali quasi 0 (zero) dal 2000 al 2020? Aggiorniamo i defunti, ché quelli non mancano mai? Ma allora è sufficiente l'anagrafe comunale...

Infine, quand'anche non bastasse la modestissima valenza statistica degli ultimi anni − che già in sé basta e avanza − un aggiornamento al secondo millennio non potrebbe lontanamente avvicinare il significato che ebbe il lavoro originale con il quale, a mo' di archeologi dell'onomastica, andammo a scavare nella preistoria collinotta riportando alla luce cognomi oggi sconosciuti come della Zotta o Superioris e lo stesso Bettani.

Certo, 20 anni non sono passati invano, e in questi anni la conoscenza storica e storiografica (compresa la mia, vivaddio) ha fatto passi avanti, ma ciò afferisce più alla parte di contorno di questo testo − introduzione, commenti, cenni storici, annotazioni a margine − che non all'essenza del lavoro che di fatto rimane inalterata.

Niente edizione 2.0, anche se una modifica di grande importanza dovrebbe riguardare la chiesa di san Michele, di cui solo dal 2018 conosciamo l’unicità in Carnia, nella sua potenziale integrità, dell’altare ligneo tardo barocco di scuola tedesca cosiddetto “di s. Anna”, come scrive la Prof. Giuseppina Perusini nel suo pregevole volume Scultura lignea tedesca in Carnia, Canal del Ferro e Valcanale dal Tardogotico all’Ottocento (Forum ed. 2018), testo dettagliatissimo dove le opere contenute nella chiesa di Collina occupano ben 18 pagine e al quale volentieri rimando.

Nessuna edizione bis, dunque. Ciò non significa che nulla sia stato fatto: sono stati eliminati numerosi refusi ed errori, tanto di forma che di sostanza, di qualche casa e di qualche cognome è stata aggiornata la denominazione o l'origine. Se poi vi aspettavate qualche cosa di più − e vorrei proprio conoscere l'identità di quel "vi", così come il "qualche cosa"... − che posso dire? Perdonàinus, compatînus.

Un sentito ringraziamento a Adelchi Puschiasis, che con grande disponibilità ospita questo e altri miei lavori (e che non ci mette solo lo spazio di rete, ma anche l'editing: una vera faticaccia...), cui si aggiungono, ribaditi, tutti i ringraziamenti dell'edizione cartacea che ritrovate a fine volume.

Infine, ricordo tre personaggi che ebbero − e ancora hanno − parte ne Le anime e le pietre e che oggi "dormono sulla collina" della nostra Spoon River carnica. Gino Del Fabbro e Giorgio Ferigo ci hanno dato molto e molto ci hanno lasciato, ma insieme a questo "molto" ci hanno lasciato anche un grande vuoto. Grazie Gino. Grazie Giorgio. Pochi mesi fa se ne è andato anche Luigino Tamussin, Gjigjìn di Maçócol, a cui questo e altri miei lavori su Collina devono molto. Coerentemente con Le anime e le pietre Gigjìn, classe 1921 e memoria storica di Collina, dormirà nel suo san Micjìol. Mandi Gjigjìn, e grazie di dut.

A voi, vecchi lettori, va il mio più cordiale ben ritrovati,

A voialtri, nuovi lettori, un altrettanto cordiale benvenuti.

Buona lettura a tutti.

ea 2020