Renato CANDIDO

 

RICORDI SU ARTIBANO CANDIDO E ADELE GUSSETTI

Scrivere non è mai stato il mio forte, ma ora lo voglio fare; scusandomi se la grammatica non è perfetta racconterò delle mie origini e di alcuni fatti accaduti alla mia famiglia.

 

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Artibano Candido e Adele Gussetti con i figli Benedetto e Renato

Artibano Candido e Adele Gussetti con i figli Benedetto e Renato

 

I miei genitori erano nativi di Ludaria e Valpicetto, due frazioni del comune di Rigolato, che si trova in Carnia, al confine con l'Austria.

Un comune dove nei primi anni del Novecento l’analfabetismo era stato sconfitto. Nelle stagioni fredde gli scolari raggiungevano la scuola portando con sé, accanto ai libri, anche un ceppo di legno per il riscaldamento, essendo il paese posto a 800 metri di altitudine.

Benedetto Candido (1867-1947) e Caterina D’Agaro (1866-1937)

I miei nonni paterni: Benedetto Candido di Culavin (1867-1947) e Caterina D’Agaro di Mia (1866-1937)

 

Proprio in quel periodo l’obbligo scolastico venne portato fino alla classe sesta (12 anni). Tra le carte di famiglia si sono conservati i certificati di compimento degli esami del corso elementare inferiore validi per l’ammissione alla quarta classe elementare dei miei genitori. Mio padre, Artibano Candido di Benedetto di Culavin, nato a Ludaria il 9 ottobre 1899, frequentò la scuola elementare del capoluogo Rigolato e superò l’esame nel 1910 con una media di 69/90. La mamma Gussetti Adele, figlia di Giuseppe da Bas, nata a Valpicetto il 16 marzo 1902, frequentò la locale scuola rurale e superò l’esame nel 1912 con una media di 82/100.

Durante la prima guerra mondiale tutto il paese, posizionato in prossimità del fronte, partecipò alla difesa della patria; non solo gli uomini arruolati, ma anche le donne e perfino le ragazzine che, aggregate al genio civile e militare, vennero impiegate nel trasporto a spalla, con le gerle, di munizioni e viveri; esse inoltre parteciparono alla costruzione di strade, allo scavo di trincee e usarono perfino il martello pneumatico per predisporre le buche di carica delle mine.

Al lavoro in Francia, nel primo dopoguerra

Al lavoro in Francia, nel primo dopoguerra

Mio padre Artibano, ragazzo del ’99, sotto le armi divenne telegrafista. Da alcune ricevute della «Polizza a favore dei militari combattenti», datate 1 gennaio 1918 e 15 ottobre 1919, e da altra documentazione si ricava che fece parte del 5° Reggimento del Genio, 42 Plotone idrico del 4.a Armata. Aveva molti commilitoni sardi, diversi dei quali analfabeti, per i quali scriveva e leggeva la corrispondenza.

Artibano Candido probabilmente col figlio Renato

Artibano Candido probabilmente col figlio Renato

Dopo Caporetto rimase in prossimità della nuova linea del fronte, in Veneto, dove si ricomposero i reparti militari. Due piccoli messaggi pubblicati nella rubrica Piccola posta del Giornale di Udine il 19 settembre 1918 lasciano intravedere la sua ricerca di notizie dei familiari rimasti nelle «terre invase». Il suo nome compare in calce ai Saluti dal fronte pubblicati sullo stesso giornale il 2 ottobre 1918 da un gruppo di «friulani fieri ed orgogliosi» di trovarsi «nella valorosa Brigata Reggio» in attesa, «impavidi sulle sponde del sacro fiume bagnato dal sangue generoso di tanti» soldati, dell’«avanti tanto desiderato». L’ultimo giorno di guerra, in cui avrebbe dovuto trasmettere il cessate il fuoco, il suo reparto venne assalito da un gruppo di austriaci che erano all’oscuro dell’armistizio. Egli venne pugnalato al collo e creduto morto, ma per fortuna la ferita non fu mortale e dopo sei mesi di ospedale guarì.

Adele Gussetti (1902-1992)

Adele Gussetti da Bas (1902-1992)

La mamma Adele Gussetti, poco più che bambina, durante la guerra portò con la gerla rifornimenti alle prime linee del fronte. Nel 1917 ci fu la ritirata; lei, il padre e altri familiari dovettero abbandonare tutto e rifugiarsi verso l’interno; furono caricati su carri bestiame e sistemati prima in Basilicata, poi più vicino alla Valle Padana e da ultimo a Villafranca d’Asti (allora in provincia di Alessandria). Il suo nome compare accanto a quello del padre negli elenchi dei Profughi del Circondario di Tolmezzo pubblicati tra il novembre 1917 e febbraio 1918 sul Bollettino Bonomelli a cura del Commissariato Profughi diretto da Giovanni Gortani. Nella stessa località era ospitato un gruppetto di altri compaesani composto da Emilio Di Qual di Benedetto (nato nel 1901), Giacomina Gussetti di Giuseppe in Zanier Lorenzo col figlio Guido (nato nel 1916); Giovanni Gussetti fu Pietro (nato nel 1858) e i nipoti Maddalena Gussetti di Giovanni e Giovanni Battista; Gustavo Gussetti di Giovanni (nato nel 1899) e Umberto (nato nel 1901).

Superata la guerra, mio padre dovette risolvere il problema del lavoro. Dal dicembre 1920 al marzo 1921 lavorò come scritturale e addetto al protocollo presso la direzione dell’Ufficio Aut. del Genio per la costruzione della ferrovia Calalzo-Dobbiaco. Dalla lettera di referenze che gli venne rilasciata successivamente si apprende che «per la sua buona condotta fu trattenuto dopo il suo congedamento quale scritturale borghese, e fu licenziato solo quando» la direzione venne soppressa. Inoltre viene descritto in questo modo: «il suo carattere è calmo, il suo fare è alquanto gentile, nel frattempo si dimostrò ubbidiente, volenteroso, e molto ordinato; in questo breve periodo seppe acquistarsi la più grande stima e fiducia dei suoi superiori». Avrebbe potuto impiegarsi come telegrafista nelle ferrovie, ma si scontrò contro una grande difficoltà: per assumerlo qualcuno voleva una tangente di 500 lire di allora. Lui e la sua famiglia anche se avessero avuto i denari non erano disposti ad accettare il ricatto; così, con i fratelli maggiori Tito (nato nel 1892) e Modesto (nato nel 1897), partì per la Francia in cerca di fortuna.

Benedetto e Renato Candido

Benedetto e Renato Candido, figli di Artibano

Arrivato a Parigi, in poco tempo trovò, con i fratelli, impiego nell’edilizia; divenne molto bravo, così da essere ricercato da tante imprese. Nel 1925 ritornò a Rigolato per sposarsi. Il matrimonio fu celebrato nella chiesetta di Santa Barbara di Valpicetto. Rientrò quasi subito a Parigi. Dopo nove mesi nacque mio fratello Benedetto. Io nacqui qualche anno dopo (1933) a Villanova d’Asti, dove la mamma aveva raggiunto la sorella Augusta, mentre mio padre si trovava a Parigi.

Artibano Candido (1899-1975)

Artibano Candido di Culavin (1899-1975)

In quel periodo, proposero a mio padre di naturalizzarsi francese, ma lui si sentiva italiano e non volle. Nonostante questo, grazie alle buone referenze di cui disponeva, lavorò per parecchio tempo anche alla costruzione della Linea Maginot.

Modesto e Artibano Candido con le loro famiglie

Modesto e Artibano Candido con le loro famiglie

In Francia nel 1936 il Fronte popolare, formato da socialisti e comunisti, vinse le elezioni. Ma tale schieramento, pur composto da forze che si richiamavano all’internazionale socialista, si rivelò ben presto tra i più nazionalisti d’Europa. Così furono approvate leggi che impedivano agli stranieri di lavorare. Tuttavia la mia famiglia decise di non rientrare subito in Italia, in quanto mio padre continuava e venir ricercato per la sua bravura e capacità.

Allora i miei genitori non erano politicamente attivi, ma operavano a contatto con molti francesi comunisti dai quali furono sempre rispettati e benvoluti. In ogni caso sia mio nonno Benedetto (nato nel 1867) che mio padre risultano schedati nel Casellario politico centrale come socialisti, mio nonno per il periodo 1930-1943, e mio padre per gli anni 1931-1941.

Modesto Candido, fratello di Artibano, con la moglie

Modesto Candido, fratello di Artibano, con la moglie

Rientrato in Italia mio padre si stabilì, con la famiglia, a Torino, dove lavorò alla Fiat, mentre suo fratello Modesto rimase a Parigi e poi morì in Francia. A Torino mio padre comprò ben presto un terreno su cui si costruì da solo la casa. Morì nel 1975, mentre la mamma visse fino al 1992.

Appendice

 

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