La casa di Domenico Vidale

VidaleCasaA
Scorcio della casa costruita da Domenico Vidale, così come appare ai nostri giorni, con, in primo piano, la nicchia contenete l'iscrizione «VIDALE DOMENICO CU SOȚIA SA MARTA 1895».

Domenico Vidale, nato a Ludaria il 12 giugno 1855, si stabilì a Sebeșel, paese della Transilvania situato nei pressi della città di Sebeș (județul Alba) e non lontano da Sibiu, verso la fine dell'Ottocento.

I suoi genitori, Pietro ‹Mok› da Ludaria e Maria Di Qual da Stalis, si erano sposati il 25 ottobre 1848; dalla loro unione erano nati altri cinque figli; quattro femmine - Giuditta (1849), Caterina (1850), Anna (1858) e Maria Maddalena (1860) - e un maschio - Giacomo (1853).

Sebeșel non è lontana da Voineasa, dove, pressoché nello stesso periodo, approdava Romano Puschiasis, ma le due località appartenevano allora a entità statali diverse (Impero Austro-ungarico e Romania).

ArticoloSi può supporre che Domenico, così come Romano, fosse giunto in quella zona al seguito di qualche squadra di boscaioli.
Alcuni anno dopo nell'area cominciò ad operare la «Società italo-ungherese per imprese forestali», costituita a Fiume nel 1906, facente capo alla famiglia Feltrinelli; divenuta, nel dopoguerra, «Societate Anonima Forestiera Feltrinelli», aprì una filiale a Tălmaciu, una ventina di chilometri da Sibiu1, proseguendo poi, una intensa attività economica, sia in ambito forestale che in altri campi, fino alla seconda Guerra Mondiale: «L’attività del gruppo nei vari settori era di tali dimensioni da occupare, in alcuni periodi dell’anno, gran parte della forza lavoro del centro di Sibiu».
Nel suo elenco di emigrati friulani in Romania2, Alessandro Vigevani ricorda (nel 1950) Alfredo Brunasso da Sigilletto, «impiegato presso la ditta Feltrinelli» a Sibiu, «rimpatriato qualche anno fa con la moglie, Norma Sbrizzai» (il cui padre GioBatta, imprenditore edile originario da Comeglians, si era insediato in Romania con la sua numerosa famiglia, morendo a Lonea (Petrila).).

Stando alla testimonianza di Eva Martina, una prima ondata migratoria, legata alla costruzione della linea ferroviaria Simeria - Petrosani, si verifica alla fine degli anni Sessanta. In quel periodo «numerosi lavoratori chiamati dalle località carniche: Chiusaforte, Pontebba, Dogna, Artegna ed altre, si sono lanciati in questa grande lavorazione. Ci sono documenti che attestano che oltre 850 italiani furono impiegati tra 1867 - 1870 nella costruzione della ferrovia.3» Nel cantiere di Merisor si insediano le «famiglie Martina, Pittini, Rizzi, Venturini, di Gaspero, Marcon, Cecon, Madalena, moglie di Fuccaro Luigi si occupava della preparazione dei cibi per i lavoratori.3»

Una successiva ondata di friulani e bellunesi è legata all'attività forestale nella quale si distingue l'imprenditore Daniel Peccol da Pontebba: «Lui si occupava dello sfruttamento del legno, realizzato all’inizio con il taglio a mano, poi furono costruite strade pavimentate, dighe, funicolari forestali ed altri impianti per il trasporto ai depositi. Sul Raul Mare furono costruite baracche stagionali per l’alloggiamento degli operai. Il padrone fece innalzare anche dieci case, fondando così a Santamaria Orlea una colonia, comunità italiana che esiste anche oggi, dei quali si occupò Eugenio di Gaspero.3»

DomenicoA

Anche l'attività mineraria che si avviò nella zona favorì lo sfruttamento forestale: «Tenendo conto del fatto che nelle gallerie dentro le mine c’era un continuo bisogno di materiale legnoso per il sostentamento, un gruppo di friulani: Pittini, Venturini, Peccol, si sono lanciati nel campo dello sfruttamento forestale nelle montagne della Valle di Sebes. Sulla Valle Frumoasa (la Belle), una delle più pittoresche zone montane, dove costruirono strade, ponti, hanno trovato famiglie di boscaioli friulani carinziani, di quale ricordiamo i più conosciuti: Antonio e Francesco Cernotta, Rudi Cernuta con Federica, Lois Budin. Questi immigrati, spaccapietre e picchettatori, fecero delle strade, come Sebes - Novaci e insegnarono alla gente di queste parti come trasportare con il “Jilip” il legno alle seghe meccaniche della valle, usando la forza dell’acqua. Portarono con loro nuovi utensili come la “zappina” e la “malarina” le cui denominazione insieme alla terminologia specifica al loro lavoro di Legnaioli restarono fin oggi.3»

Tra i ludariotti impegnati in quel periodo nell'attività boschiva in Romania vanno ricordati Giacinto D'Agaro (Zinto, nato nel 1859, compaesano, pressoché coetaneo, di Domenico, squadratore, secondo l'atto di matrimonio) e Maria Candido (nata nel 1872, villica), sua seconda moglie, sposata nel 1892 (il primo matrimonio con Anna Maria Vidale da Magnanins era stato celebrato appena quattro anni prima, nel 1888)4. Come ricorda la nipote Tina D'Agaro5, la coppia conduceva un'impresa boschiva a Comăneşti (distretto di Bacău), dove il 2 marzo 1896 nacque Umberto, futuro noto autotrasportatore e imprenditore rigoladotto.

PietroA

Nel 1895 Domenico Vidale appare già ben radicato a Sebeșel, dove si era sposato e aveva costruito una casa in pietra, adornandola con un'iscrizione giunta intatta fino a noi: «VIDALE DOMENICO CU SOȚIA SA MARTA 1895».

Dall'unione con Marta nacquero quatto figli: Pietro, Maria, Anna e Maddalena. Pietro, arruolato nell'esercito austro-ungarico, partecipò alla prima Guerra Mondiale e perse la vita proprio sul fronte italiano. Riportiamo uno stralcio tratto da una sua lettera alla famiglia, datata 14 ottobre 1915, dove informa di aver imparato l'ungherese in modo da agevolare le relazioni con i commilitoni, e sconsiglia i famigliari di avviare la costruzione di una nuova casa per lui e, più in generale, di investire sul suo futuro:

Ho imparato la lingua ungherese così posso parlare o scherzare, ma purtroppo qui non conosco nessuno. Finora sono stato insieme con Dan Dimitru avendo sempre i letti vicini, ma ora lui è stato trasferito all'altro battaglione [...] tutti sono al secondo, soltanto io al primo. Miei cari sono tanto amareggiato e triste ma non ho cosa fare a cui piangere perché tutti sono come me così cerco di inghiottire la mia amarezza da solo. Mi avete domandato che cosa dovete fare con gli assi se cominciare a costruire la casa o no. Dico di non spendere per me perché come mi vedo oggi, di salire e domani di scendere la scala, sono senza speranza...

Si ringraziano la signora Eva Martina, discendente di emigrati di Chiusaforte-Raccolana, e la famiglia Zdrenghea Nicolae (nipote di Domenico) residenti a Sebeș, nonché i discendenti di Domenico che abitano la casa di Sebeșel, per aver fornito le notizie e le immagini sopra riportate.

Note


  1. BOCA STÂNGACIU Anca, Forestiera Feltrinelli Sibiu, importantă societate cu participare italiană din industria forestieră românescă (1919-1939), Revista Bistriței, XIX (2005), pp. 257-262. 

  2. VIGEVANI Alessandro, Friulani fuori di casa in Croazia e in Slavonia, Tip. D. Del Bianco & Figlio, Udine, 1950, p. 91 e p. 124 (Sbrizzai). 

  3. Tutte le citazioni sono stratte da MARTINA Eva, Pagine della nostra storia, in Luchini Luigi (a cura di), 100 anni con gli emigranti: 1907-2007, EFASCE, Pordenone, 2009, pp. 177-180. 

  4. Informazioni ottenute interrogando la banca dati Friulinprin

  5. CECONI Tullio e DEL FABBRO Novella (a cura di), Storie di cave e cavatori. Il “Fior di Pesco” carnico di Forni Avoltri, Margraf, Chiampo, 2008, p. 100.