L'Operaio Italiano - anno X (1907)

 

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11.05.1907 - numero 19

Per lo sciopero di Halle S. Saale

«[...]
Agli operai italiani – e in special modo ai friulani – ricordiamo che cinque anni fa i poveri operai edili di Halle furono traditi nello loro migliori speranze da un migliaio circa di crumiri italiani, e che dopo nove mesi d'una resistenza mirabile furono costretti ad umiliarsi e a tornare al lavoro senza aver ottenuto nulla. Ricordiamo che d'allora in poi in quella simpatica città gl'italiani sono stati odiati tanto che nessuno più – organizzato o non organizzato che fosse – ha potuto mettervi le radici. Un nuovo tradimento ora, nel 1907, sarebbe un'infamia anche maggiore, perciò ci auguriamo che in questa lotta nessuna vorrà cuoprire di fango il nome italiano e la nostra emigrazione.
[...] »

 

11.05.1907 - numero 19

Agitazioni e scioperi

«Muratori
[...]

Distretto di Magdeburg:
Gl'imprenditori di Aschersteben, pare almeno, cominciano a sentirsi meno sicuri. Di crumiri non se ne vede neppure l'ombra e quattro italiani che erano arrivati senza saper nulla dello sciopero appena avute le informazioni necessarie se ne ripartirono.
Essi cominciano ora a dire che sarebbero disposti a pagare 43 Pf. all'ora e che gli operai alla loro volta mitigassero alquanto le loro pretese: ma possono aspettare!
Gl'imprenditori di Bernburg hanno risposto alle domande degli operai per un aumento facendo venire da Stendal una squadra di italiani comandata dal famigerato Cassetti di Caneva di Tolmezzo. Appena arrivati loro i muratori del paese sono stati licenziati.
Del Cassetti, questo campione del crumiraggio friulano ed una delle figure più laide che disonorino la nostra emigrazione, non ci maraviglia nulla poiché da anni non fa che vivere di tradimenti quando non gli riesce di ricattare le casse di resistenza.
Ma degli altri, degli operai che l'accompagnano e si fanno complici delle sue azioni malvagie che cosa dovremmo dire? Perché non l'abbandonano come si trattasse di Musolino o di Tiburzi?
[...]»

 

18.05.1907 - numero 20

Agitazioni e scioperi

«Muratori

Distretto di Berlino
[...]
In Heickendorf ci è sciopero. I muratori vogliono avere la giornata di 9 ore e il salario di 65 Pf. Naturalmente vi è anche qualche crumiro e, pur troppo, italiano. Si tratta d'una trentina di persone sparse in tre località. Il capo, conosciutissimo, è quel verme di Venzone che l'anno scorso a Teupitz s'affaticava a veder lavorare gli altri e prelevava sui compagni una tassa di 10 M. a testa perché avessero facoltà do lavorare. Risponde al nome di Giuseppe Valent ed invitato a partire ha dichiarato a faccia tosta che egli sarebbe rimasto.
Ma di lui non ci maraviglia più nulla. Lo sappiamo capace di qualunque cattiva azione, persino di bastonare a morte senza ragione la moglie gravida. Ma gli altri?
Quei muratori che l'anno seguito? Perché non lo piantano solo come un cane, come fecero l'anno scorso i muratori di Teupitz, stanche delle sue angherie?

Distretto di Leipzig:
Lo sciopero di Halle prosegue il suo corso ed è da sperare che questa volta abbia un esito diverso da quello di 6 anni fa. Muratori scioperanti sono 795 e i crumiri, compresi i capi, 45.
A proposito dell'agitazione iniziata dai colleghi di Chemnitz ed annunziata nel numero scorso c'è da dire che il notissimo capo-crumiro nonché ventunista Daniele Sorovito di Liaris, in provincia di Udine, ha sentito subito risvegliarsi i suoi istinti crumireschi ed ha inviato ad un giornale italiano della Germania un avviso nel quale richiede un certo numero di operai per Chemnitz, offrendo salari da 45-50 Pf. all'ora e 11 ore di lavoro al giorno. I colleghi di Chemnitz hanno iniziato il movimento per ottenere il minimo di 50 Pf. all'ora e la giornata di 10 ore. Auguriamoci che nessuno reagisca su quell'avviso e che egli resti solo a guadagnarsi 45 Pf. all'ora e a lavorare 11 ore al giorno.»

 

25.05.1907 - numero 21

Pidocchi e cimici

«Crumiri italiani a Bitterfeld:
Speravamo di dover abolire questa rubrica vergognosa per difetto di materiale, ma inutilmente perché sua maestà il crumiro non lo vuole. Vi è sempre della gente che vuol essere elencata sotto questo titolo perché al lavoro onesto preferisce mangiare il pane a tradimento. Le grandi bande sono sparite, ma restano ancora le piccole e queste pure vanno perseguitate senza posa fino a tanto che non si sentano costrette a cessare il mal fare e a cambiar strada.
La settimana scorsa avemmo occasione d'imbatterci a Bitterfeld in due di queste piccole bande, nelle quali i quei capi-mastri hanno trovato il punto d'appoggio per resistere alle domande di miglioramenti avanzate dai loro operai. Un punto d'appoggio assai caro, se si vuole, poiché ai crumiri pagano un minimo di 50 Pf. all'ora di salario – mentre a quelli del posto ne rifiutano 45 – più 5 M. ai capi per ogni uomo che questo riescono di mettere a disposizione.
Abbiamo la lista completa dei componenti le bande; ma per un resto di compassione ci limiteremo per oggi a mettere alla berlina i capi.
Chi sono costoro?
In prima linea viene un abbonato dell'‹Operaio Italiano›, certo Giovanni Rovis del comune di Ovaro in provincia di Udine, una vecchia conoscenza dello sciopero di Kiel, ove lavorava sotto gli ordini del famigerato Cassetti. Naturalmente si è abbonato all'‹Operaio› per studiare nella lista degli scioperi dove poteva trovare del lavoro senza fatica soverchia e senza spese di ricerche.
Invitato da un collega italiano a partire ha risposto che egli voleva restare là non soltanto perché gli conveniva, ma anche per capriccio! ‹Andasse via tutta la gente, io resto. Ho famiglia ma non m'importa nulla di morire: però ai tedeschi voglio farla!›
Disgraziato, poiché invece non la fa che a se medesimo e ai suoi compatrioti! Immaginarsi quella frase cinica quale impressione abbia fatto sugli operai tedeschi e quante simpatie ci abbia acquistate!
Suo degno complice è il capo dell'altra brigata, il muratore Marsiglia Pietro di Piano d'Arta; uno de' comuni più putridi della provincia di Udine.
Un'altre figuraccia interessante è un giovane sotto capo di Caneva di Tolmezzo, certo Chiavedale Francesco allievo del sullodato Cassetti. E non invano è stato suo allievo! Organizzato fino a ieri si è dato al crumiraggio perché l'unica via che gli permettesse di salire al grado di sotto-capo. Invitato a partire ha risposto che l'avrebbe fatto se i tedeschi gli avessero trovata una piazza garantita per tutta la stagione, con un salario superiore a quello che aveva a Bitterfeld (accennava a Spandau dove i muratori hanno un minimo di 73 Pf.) e gli avessero pagato il viaggio e le giornate perse.
Poverino! Il suo maestro batteva a denari, domandava alle casse di resistenza delle somme, ed egli – un po' più moderno – esige del lavoro a quelle condizioni. Ma in conclusione sia col maestro sia coll'allievo la morale è sempre la medesima, cioè quella de' Tiburzi e de Musolini: O la borsa, o la vita!
Nella lista troviamo pure reduce dallo sciopero di Königsberg, certo Tassotti di Piano d'Arta e il cognato del Rovis, certo Cravatti Pietro d'Ovaro, che pure ricordiamo di aver incontrato in qualche altro sciopero.
I gregari sono quasi tutti del comune di Ovaro e di Piano d'Arta. Stupefacente è la presenza di un manovale romagnolo, certo Savioli Francesco. Diciamo stupefacente poiché in ben sette anni di pratica, e fra migliaia di crumiri che in questo tempo ci sono passati sotto gli occhi, non ci era ancora capitato d'incontrare un figlio solo della forte e gentile; egli ha voluto rompere la bella tradizione della sua regione ed è perciò che lo nominiamo.
I noni degli altri al prossimo numero.

Riceviamo da Bochum:
Nel N° 15 del nostro giornale ho trovato nella lista de' crumiri il solito capo-crumiro Sburlino di Ampezzo. A scanso di equivoci – poiché il casato Sburlino è portato non soltanto da lui ma anche da gente onesta – si tratta di Sburlino Luigi fu Giacomo di anni 36.
Tutti gli anni appena di ritorno corre a far visita al prete di cui è amicissimo. Non potrebbe una buona volta il nostro parroco insegnargli la via del bene e il precetto della carità?»

 

01.06.1907 - numero 22

Corrispondenze

«[…]
Velpke - m - Due settimane or sono alcuni operai scalpellini organizzati giunsero a Krähwinkel presso Gotha, e trovarono lavoro presso la ditta Nickel di Frankeiheim. Il giorno susseguente, come d'accordo si recarono sul lavoro, ma appena giunti sul posto furono respinti dal capo colla scusa che non poteva piazzarli per mancanza di pietra. Ma volti gli sguardi videro che della pietra ce n'era d'avanzo e perciò protestarono energicamente fino a tento che egli si decise di accettarli.
Ma doveva sorgere una nuova difficoltà; gli operai erano sprovvisti degli ordigni del loro mestiere, e quel proprietario non era uso fornirli come tanti altri. Domandarono informazioni sul dove avrebbero potuto acquistarli, ed avutele si licenziarono fissando di attaccare la mattina dopo.
Gli operai, fatti i loro acquisti, il giorno successivo si presentarono, ma appena giunti furono nuovamente respinti.
Bisogna notare che quella piazza è senza organizzazione e che vi si trovano da alcune settimane già altri italiani del comune di Vito d'Asio capeggiati da certi Peresson Pietro e Peressutti Romano.
Il padrone, che poche volte si reca sul lavoro, ha tutta la fiducia in loro, perché si trovano da parecchi anni alle sue dipendenze e lo forniscono della mano d'opera necessaria. Ci raccontano che più volte il padrone è stato sentito dire che ciò che fa il Peressutti è ben fatto.
L'anno scorso pure capitò una storia simile alla nostra. Il padrone aveva bisogno di operai, che da più di un mese erano disoccupati, si presentarono al Peressutti il quale, siccome non era nel suo libro paga, ebbe il fegato di dir loro tutto il contrario ed essi furono costretti a partire. Il giorno dopo naturalmente, alcuni crumiri, che si presentarono furono Rimpiazzati senza difficoltà alcuna.
Ed ora per conto mio sospetto che egli abbia sobillata qualche parola al capo ed anche il padrone informandoli che erano organizzati facendoli licenziare per la seconda volta.
Protestarono nuovamente e cercarono il padrone, ma non fu dato loro di rintracciarlo, e così dovettero ripartire facendosi prestare una quarantina di M. da alcuni colleghi, perché dopo l'acquisto degli ordigni e la spesa di tre giorni passati senza lavoro avevano consumato fino all'ultimo picciolo.
Il più bello è che a Vito d'Asio sono tutti premurosi di accorrere al suono della campana alla messa e di ascoltare le belle parole che scendono loro giù dal pulpito, nonché la imprecazioni contro i socialisti e poi appena son fuori si permettono di usata di queste azionacce contro i loro fratelli.
Ma a che giova la loro religiosità?
Non è forse un'ipocrisia?
Un operaio

RecklinghausenMonello – Nel N° 130 del giornale Il lavoratore friulano in una sottoscrizione fatta per protestare contro il povero Monello che in una corrispondenza pubblicato nell'Operaio Italiano biasimava la condotta di un capo italiano – G.B. Lorenzini – e di certi compagni iscritti nella sezione socialista di Ampezzo-Oltris, delicatamente lo invitano a ‹smascherare il suo nome e a portarlo nello stesso modo sulle colonne del Lavoratore medesimo›.
Quei compagni, se vogliono restare soddisfatti di questa curiosità, scrivano alla Redazione dell'Operaio Italiano di Berlino una cartolina e quella senza difficoltà di sorta potrà contentarli poiché la corrispondenza non era firmata col pseudonimo – molto trasparente del resto per tutti gli ampezzani – di Monello soltanto, ma anche contro firmata col mio nome, cognome, paternità e domicilio.
Del resto credo che avranno comprese come la corrispondenza si riferisse a cose successe alla loro presenza nella baracca del Lorenzini. Ricorderanno che appena arrivati d'Italia ci siamo trovati insieme a Meiderich, poi ad Altenessen nella baracca suddetta ove bevemmo una birra insieme e ricorderanno anche l'abboccamento col proprietario.
So bene che cosa urti i nervi a quei compagni, ma ciononostante domando un'altra volta facendo appello alla loro sincerità: Se tutti gl'iscritti nella sezione di Ampezzo-Oltris che lavorano costà hanno fatto il loro dovere di fronte all'organizzazione oppure se si contentano sempre di sfruttare i salari aumentati grazie il sacrificio degli operai organizzati.
E al capo poi, che tace come un trullo, comanderò se è in grado di smentire ciò che a sua vergogna disse nella ricordata corrispondenza?»

 

01.06.1907 - numero 22

Agitazioni e scioperi

«Muratori. […]
Distretto di Leipzig:
[...]

In Halle pure lo sciopero prosegue il suo corso. Nelle ultime due settimane sono pure arrivati alcuni italiani da Chemnitz, dicendo che non sapevano nulla dello sciopero. All'ultimo momento poi apprendiamo che il famigerato Cassetti di Caneva, che fu l'anima dannata dello sciopero del 1901, è stato nuovamente incaricato dai capo-mastri di Halle della fornitura di crumiri. Auguriamo all'Italia che egli non trovi neppure un cane che voglia seguirlo in questa nuova impresa brigantesca, e che ad ogni modo questa volta gli tocchi la lezione che merita.
[...]»

 

08.06.1907 - numero 23

Pidocchi e cimici

«Muratori. [...]

«Ci scrivono da Düsseldorf:

Siccome la ditta C. Weber e Ci. in Vredenbach non vuol pagare la tariffa di Düsseldorf martedì mattina abbiamo abbandonato il lavoro. Siamo una ventina e insieme con noi lavorano 3 manovali di quella disgraziata provincia di Udine che ci fa pigliare in odio da per tutto dove andiamo.
Però essi mi avevano assicurato che finita la giornata non sarebbero più tornati sul lavoro, prima che la questione non fosse appianata; grande quindi la mia sorpresa quando il giorno dopo i compagni tedeschi mi riportarono che essi — dimentichi della promessa fatta — seguitavano a lavorare come se nulla fosse.
Mi recai subito sul posto e dissi loro il fatto mio; ma tutto fu inutile! non vollero muoversi. Onde non resta altro che di pubblicare i loro nomi, che sono:
  • Giust Giovanni
  • Sina Francesco
  • Bortolin Giacomo
tutti e tre di Caneva in provincia di Udine.

-—

Speravamo che questa volta almeno gli operai edili di Halle avrebbero potuto condurre il loro sciopero senza dover lottare anche col crumiraggio italiano, ma tutto è stato inutile. A quest'ora due branchi di crumiri friulani condotti uno dal solito Cassetti di Caneva e l'altro da certo Migatti Giuseppe non sappiamo ancora di qual comune della provincia di Udine, hanno fatta la loro entrata trionfale fra i fischi della ragazzaglia e le maledizioni di tutti gli onesti.
Al prossimo numero i particolari e i nomi dei delinquenti.»

 

18.06.1907 - numero 24

Corrispondenze

«[...]
Offenburg i. B.b. – Da due settimane a questa parte i muratori di Offenburg si trovano in sciopero. Si tratta di un centinaio di buoni e bravi operai sul fiore dell'età e della robustezza che, indignati dal contegno spavaldo de' capomastri sono stati costretti a ricorrere a questo passo. Auguriamoci che i crumiri di mestiere non se n'accorgano e restino lontani da noi. La solidarietà fra gli italiani è splendida, e profittiamo dell'occasione per inviare loro un bravo! che si parte dal fondo del nostro cuore.
Qualche crumiro naturalmente l'abbiamo anche noi, ma sono mosche bianche, cioè per dir meglio mosche friulane.
Sopra tutto si distinguono tre, certi Menis Pietro, Biasoni Giovanni e un certo Filippo di cui non so ancora il casato.
I poverini per andarsene domandavano soltanto 50 M. a testa. Una minuzia come i lettori possono vedere! La sera, usciti dal lavoro, si recarono al quartiere tra i fischi dei monelli e le urla delle donne.
Peccato che non fosse presente il ministro Tittoni, il quale così avrebbe potuto imparare come certi manigoldi rendendo rispettato ed amato il nome dell'Italia all'estero!
Poi vi sono certi Zaramelli Giovanni e Fazzioli Giacomo, veronese l'uno e della provincia di Udine l'altro.
A sentire avevano tutte le ragioni. Il padrone li trattava bene, poi dava una paga da 4,60 M. a 4,80 M. al giorno, cioè più di quanto gli scioperanti domandavano, e di questo bisognava tener conto! Poveri imbecilli!
E così l'antipatia dei tedeschi contro gl'italiani trova sempre nuovo alimento e sempre per la razza malnata de' crumiri.
Fino a quando? Veramente sarebbe ora di finirla.
Boicottate sole le seguenti ditte:

  • August Schitterer,
  • Louis Fischer,
  • Ferinand Ritter,
  • Karl Wacher,
  • Schneeburger
  • e Decker.

[...]»

 

18.06.1907 - numero 24

Agitazioni e scioperi

«Muratori
[...]

Distretto di Leipzig:
Lo sciopero a dispetto dei crumiri italiani condotti su quella piazza dalla triade Rovis-Marsiglia-Chiavedale è terminato con una vittoria. Gl'imprenditori sono stati costretti a baciar basso e a sottoscrivere un nuovo contratto fissante il salario in 43 Pf. per quest'anno e in 45 per l'anno prossimo.
In Halle il momento in cui scriviamo, il numero dei crumiri italiani è salito a 104, e i capi sono partiti per cercarne degli altri. Gl'imprenditori hanno cercato di ingaggiare anche dei tedeschi ma fino ad ora non hanno trovato nessuno che volesse mettersi in concorrenza co' friulani nella corsa al tradimento,
Fortunatamente anche il numero degli imprenditori ragionevoli è cresciuto, e a quest'ora parecchi altri hanno sottoscritte le nuove condizioni.
La serrata di Gera è terminata.

Distretto di Stuttgart:
[...]
In Waibilingen vi è uno sciopero, Naturalmente anche là non mancano i soliti crumiri della non meno solita Carnia. Fino a quando?
[...]»

 

22.06.1907 - numero 25

Diffida

«In Cuxhaven si trova il capo-muratore e agente di crumiraggio Cigliani Giuseppe Piano d'Arta, il quale, sorprendendo la buona fede di parecchi suoi colleghi, membri dell'Unione muraria tedesca, li ha condotti sullo sciopero di Cuxhaven, truffandoli poi per sopramercato di qualche centinaio di marchi. Diffidiamo tutti contro i raggiri di questo imbroglione.
Hugo Kober
Presidente distrettuale di Amburgo
»

 

22.06.1907 - numero 25

Corrispondenze

«[...]
Ilmenau - G. S. - Da quattro anni la ditta Marin e Kunze di Leipzig è boicottata. Più volte ho cercato di richiamare l'attenzione degli operai su questo vergognosissimo per noi italiani eccitandoli a scindere la loro responsabilità da quella della ditta, ma con poco o nessun frutto. Il Marin da quel volpone che è ha ben saputo scegliere i suoi fidi, tutta gente senza dignità e rosa dal più gretto egoismo. Un mio collega che conosce bene tutta la compagnia ha detto – e giustamente – che sulla loro bandiera dovrebbero scrivere a guisa di motto: La corsa verso la morte. In mano loro gl'interessi del Marin sono più sicuri d'una piramide poggiante su una base di granito. Chi non è sgobbone da lasciar la salute sul lavoro (caso recente), viene inesorabilmente cacciato, riportando così il danno e le beffe di quei pecoroni i quali, ne' quattro anni di boicotto, hanno recati alla classe lavoratrice dei danni che possono essere calcolati in centinaia di migliaia di marchi. Auguriamoci che il nuovo sole abbia ad illuminare anche loro e che arrossiscano pensando a tutto il male che hanno fatto per sé e pe' loro figli.
[...]»

 

22.06.1907 - numero 25

Pidocchi e cimici

«Nel No. 23 parlando dello sciopero di Halle e della masnada di crumiri che vi sono calati per rinnovare le gesta del 1901 e tenere così alto il nome italiano dicemmo che il complice del Cassetti era un certo Migatti Giuseppe non sappiamo di qual comune della provincia di Udine. Oggi siamo in grado di dire che si tratta di Migotti Giuseppe di Collina, comune di Forni Avoltri, e che egli è un pessimo soggetto, che ne ha fatte di tutti i colori a casa e fuori. In seguito ad un certo fatto occorsogli molti lo ritengono cittadino del Regno di Buia

 

29.06.1907 - numero 26

Corrispondenze

«[...]

Essen (uelle). Sono in grado d'informarvi che il famigerato Obris Felice di Raveo (Carnia) che lavorava sino a poco fa in Duisburg, s'è messo in relazione coll'arcifamigerato Cassetti Eugenio, e che questo lo ha incaricato di provvedergli un buon numero di crumiri cristiano-cattolici per lo sciopero di Halle a.S. Un nostro collega, P. Lunazzi, tentò di dissuaderlo, osservandogli che col fare il crumiro restava un miserabile lo stesso e per di più attirava le maledizioni di tutti gli onesti; era già stato crumiro durante gli scioperi di Königsberg, Bremerhaven e Kiel, eppure che cosa aveva? niente come prima! Ma l'Aris non se la diede per inteso, reclutò una compagni fra i suoi paesani e partì a consumare il tradimento. — Nel paese di Raveo, alla primavera, quando gli emigranti partono, il parroco usa tenere una lunga predica; raccomandando loro di non entrare in nessuna organizzazione e assicurandoli che senza tema di commettere peccato possono lavorare anche dove si sciopera. E così il ministro di Dio, colui che dovrebbe predicare l'amore e la fratellanza fra i popoli, il rispetto reciproco e l'assioma de ‹non fare agli altri ciò che non vorresti venga fatto a te stesso›, non si perita di consigliare ai suoi figli spirituali a portarsi in tessa straniera per raccogliere odio e disprezzo e diffamare il popolo italiano. Oh prete…»

 

29.06.1907 - numero 26

Pidocchi e cimici

«[…]

Altri crumiri friulani a Halle:
Ci scrivono da Grosskayna:

Domenica scorsa di notte tempo un individuo proveniente da Halle s. S. penetrò notte tempo in una delle nostre camerate e condusse seco 9 muratori per portarli a Halle a fare i crumiri. Noi ci accorgemmo della cosa soltanto l'indomani, ché altrimenti a quel lurido arnesaccio de' padroni di Halle non sarebbe mancata la ben meritata lezione condita di sugo di bosco. Disgraziatamente non ne conosciamo neppure il nome, ma sappiano soltanto che egli è di Ovaro in Carnia.
Lo hanno seguito:
  • Zanier Antonio con tre figli
  • Cella Giov. Batta
  • Tasotti Pietro e Antonio (fratelli)
  • Zinutti Pietro e Antonio (    "     )
Sono di Cadunea comune di Tolmezzo.

I crumiri di Offenburg:

  • Biasoni Giovanni di Osopo-Udine
  • Lenuzza Filippo    "    "     "
  • Menis Pietro        "      "      "

L'anno scorso si distinsero nel medesimo modo a Wittenberg

 

06.07.1907 - numero 27

Lo sciopero di Halle s.S.

«Ci scrivono da Halle, 23 corr.:

Lo sciopero perdura invariato. Nessuna delle parti accenna a voler cedere. Gli scioperanti sulla piazza sono ancora circa 600; circa 500 sono partiti ed altri 300 lavorano presso quei nove imprenditori che hanno accettato le nuove condizioni da noi richieste.
Di crumiri ve ne sono circa 300, tutti italiani del Friuli. Sono veramente ributtanti. Darebbero occasione al Lombroso di studiare un nuovo tipo di delinquenza. Ne abbiamo visto dei gruppi rintanati come belve entro dei recinti dove mangiano, dormono e da dove non si muovono che per arrampicarsi sulle armature a lavorare. È una vitaccia da cani che fa quella gente là, la quale di umano non ha che le sembianze umane. E almeno fossero ben pagati! Ma devono lavorare 12 ore al giorno, con una paga di 48-52 Pf. all'ora ed in fine, quando lo sciopero sarà cessato, verranno cacciati ignomignosamente da quegli stessi imprenditori che ora li utilizzano a danno dei lavoratori organizzati. Poiché i crumiri sono odiati e disprezzati da tutti, anche dalla polizia! Sono schivati come i lebbrosi.
A un nostro compagno che poté parlare con alcuni di questi miserabili e tentò di far loro comprendere tutto il male che facevano, venne risposto:.
"Noi non facciamo del male a nessuno; se voi non volete lavorare cosa importa a noi? Voi siete dei vagabondi e andatevene, altrimenti vi facciamo arrestare!".
Oltre a tutto il resto, anche spie!

Ci scrive L.D. da Walhorf presso Mannheim, 28 corr.:

Ieri sera ebbe luogo qui una riunione numerosissima di operai italiani nella quale venne riferito anche sullo sciopero di muratori ad Halle s.S. sui tradimenti perpetrati dai crumiri disgraziatamente italiani in danno di quei forti lavoratori. Venne votato all'unanimità il seguente ordine del giorno:
‹Gli operai emigrati italiani residente a Mannheim e dintorni, sentita la relazione sullo sciopero dei muratori e manovali di Halle s.S., protestano energicamente contro l'opera nefanda e traditrice che compiono colà i loro connazionali della provincia di Udine capitanati dal famoso Cassetti, ed esprimono il più profondo disprezzo verso quella genia che disonora l'intera classe operaia in Germania. Fanno voti affinché l'opera indefessa di propaganda dei buoni ed infaticabili compagni, pure della provincia di Udine, possa in breve far sparire questa grande vergogna.›

»

 

06.07.1907 - numero 27

Corrispondenze

«[...]

Merklinde. Ai 23 corr., trovandomi di passaggio a Dortmund, sono entrato nell'osteria italiana. Appena seduto mi s'accostò un tizio sconosciuto e dopo un piccolo preambolo mi domandò se fosse possibile di trovare una quarantina di muratori e una trentina di manovali, offrendo un orario di 12 ore, 55 Pf. ai primi e 45 ai secondi, più l'alloggio gratuito. Si trattava di condurli a Herford, dove c'è sciopero. Allora io, d'accordo con alcuni miei compagni, barcamenai in modo di arrivare a sapere come si chiamava e il tizio ci cadde; egli si chiama Golino Giovanni da Venzone. Eruito l'esser suo, comunicammo il casetto agli altri italiani presenti nel locale, circa un'ottantina, e allora s'elevò un coro d'improperi contro il farabutto che in fretta fretta se la svignò dall'osteria, accompagnato da una salva di fischi. Dunque, compagni, in guardia contro questo tipaccio! (Bravi, così va gatto con certa razza di gente nessun riguardo, N.d.R.)

[...]»

 

13.07.1907 - numero 28

Corrispondenze

«[...]

Gara b. Gotha. L'altro giorno si presentò alla fabbrica dove lavoriamo il non abbastanza... lodato mercante di crumiri Eugenio Cassetti, accompagnato dall'imprenditore Federico Püchel jun. da Halle s. S., e attenne dal capo il permesso di entrare, col pretesto di voler visitare degli amici. Giunto alla baracca vide una donna che stava cucinando e riconoscendola, le si avvicinò: ‹Non siete di Villa Lantina voi?› le chiese; ‹vorrei parlare con vostro marito›. Ma la donna che pure conosceva il merlo, gli rispose prontamente: ‹Sì, io sono di Villa Lantina e voi siete quel tale che va in cerca di operai per farne dei crumiri; ma potete andarvene, mio marito non ha niente a che fare con voi, noi non tradiamo i nostri fratelli.›
Intanto, attratto dal battibecco, sopravvenne il marito della donna, il quale aggiunse il resto, dichiarando che non v'era oro al mondo che potesse indurli a diventar crumiri. Infine il mascalzone, scornato e deriso, dovette andarsene assieme all'altro, accompagnato dai fischi sonori di una quarantina di persone presenti. Eccitiamo tutti coloro cui questo tipaccio capitasse tra i piedi a fare altrettanto.
Fierdo
(Bravi, fischiate, fischiate pure! N.d.R.

 

13.07.1907 - numero 28

Rettifica

«Nel N° 26 del nostro giornale in base ad una corrispondenza pervenutaci da Offenburg i.B. pubblicammo i noni de' muratori Blasoni Giovanni, Lenuzza Filippo, Menis Pietro di Osopo nella rubrica ‹Pidocchi e cimici› come traditori di quello sciopero, aggiungendo che l'anno scorso avevano pure tradito a Wittenberge. Ora il presidente della sezione di Offenburg ci scrive che tale notizia non corrisponde interamente a verità, poiché i tre ricordati colleghi hanno lavorato un giorno solo, poi si sono uniti agli altri e partiti al terzo giorno dopo avere aderito all'organizzazione, e che perciò essi non meritano la taccia ignominiosa di crumiri. Così pure nessuno dei tre fu allo sciopero di Wittenberge, poiché i primi due lavorano dal 9 aprile al 20 novembre a Teupitz alle dipendenze dell'imprenditore Lilien, ove furono vittime della rapacità del loro capo Giuseppe Valent della Stazione per la Carnia, poi in Königsberg e in Lyck d'onde si recarono a casa. E quanto al terzo l'anno scorso non fu neppure in Germania.»

 

13.07.1907 - numero 28

Movimento operaio

Muratori «[...]

Distretto di Leipzig:
Lo sciopero di Halle s.S. è entrato in una nuova fase: Gli operai hanno deciso di lasciar cadere il postulato della diminuzione d'orario e di accettare lavoro presso quegli imprenditori che si obbligano di pagare 55 Pf. per ora (manovali 45 Pf.). Gli scioperanti si sono decisi a questa concessione in seguito al gran numero di crumiri che hanno potuto racimolare gl'imprenditori. Presentemente sono in sciopero ancora 350 muratori con 627 figli; partiti ne sono 300, alle nuove condizioni lavorano presso 46 imprenditori circa 250 colleghi. Crumiri muratori ve ne saranno circa 400, dei quali 350 italiani. I principali perciò non vogliono saperne di cedere e non è per conseguenza possibile prevedere quando lo sciopero potrà cessare. – Uno scioperante s'è lasciato purtroppo trascinare ad atti di violenza che gli porteranno gravi conseguenze. Noi deploriamo il fatto, ma la responsabilità morale cade tutta su gli imprenditori che si sono serviti dei mezzi più indegni per combattere gli scioperanti... e non si può meravigliarsi se un operaio esacerbato ha perduto la testa ed ha commesso una pazzia.

[...]»

 

20.07.1907 - numero 29

Dopo la lotta

«Ci manda Bino da Straubing:

Partiti i compagni migliori e avendo i proprietari accordata la diminuzione d'orario e l'aumento di 3 Pf. all'ora in media i fornaciai locali decisero ai 20 di giugno – anche nel timore di una serrata generale – la ripresa del lavoro.
[...]
[...] »

 

20.07.1907 - numero 29

Corrispondenze

«[...]

Rheinhausen. 7 luglio. Mettiamo in guardia i muratori e manovali italiani contro il capo-muratore Carnieli Domenjco da Lestanz, provincia di Udine. Questo messere ci levò da un posto ove eravamo occupati, assieme a due manovali, assicurandoci un salario di 55 Pf. all'ora e pei manovali di 45 Pf. Essendo le condizioni migliori di quelle che godevamo, accettammo. Senonché quel tizio ci fece sgobbare come bestie da soma ed infine quando si trattò di pagare non volle darci più di 52 Pf. all'ora e ai manovali 42 Pf. Noi indignati, l'abbiamo mandato in malora e ce ne siamo andati subito, nel mentre i due manovali più giovani e senza esperienza si lasciarono menar pel naso ancora un po' di tempo, venendo in questo modo danneggiati di una ventina di marchi.
Dunque o compagni, in guardia!
S. Zucchetti G.B. Dannelutti»

 

20.07.1907 - numero 29

Pidocchi e cimici

«Nella schiera dei crumiri che infettano di loro nauseabonda presenza la simpatica città di Mülhausen vanno annoverati questi due pidocchi: Batteini Giuseppe d'anni 23 di Malneate (Como) e Macconi Pietro d'anni 19, patria sconosciuta.
Anche il paletta Marzona Amadio di Verzegnis (prov. di Udine) occupato alle costruzioni ferroviarie di Dormund, si distingue per trattamento rozzo verso i suoi compatriotti e per contegno niente affatto solidale. Si emanderà?»

 

27.07.1907 - numero 30

Il premio dei traditori

«Ripetute volte, bollando i crumiri, abbiamo detto che essi oltre al danneggiare i compagni in lotta, danneggiano anche sé stessi, perché si attirano l'odio delle loro vittime e il disprezzo dei capitalisti, che poi, appena possono, se ne deliberano.
Orbene il fatto avvenuto a Halle s.S. ci dà ragione più presti di quanto avremmo sperato.
Lunedì mattina si presentò al municipio il paletta crumiro Puschias assieme alla moglie per protestare contro il licenziamento intimatogli dall'imprenditore Günther e invocando un Giudizio arbitramentale per costringerlo a riprenderlo e mantenere i patti stabiliti. La moglie fungeva da cuoca dei crumiri. Il Puschias raccontava piangendo di essere stato l'alter ego del padrone gio quando lo sciopero più ferveva e di essersi fatto in quattro per attirare crumiri: adesso si trova con tutta la colonna sulle spalle. Egli, la moglie e gli altri crumiri si trovano sulla strada e nessuno vuol saperne né di lui, né della sua colonna. Oltre di ciò ‹gli Hallesi picchiano di santa ragione› cosicché il lavorare è impossibile.
Il capo-mastro Günther dichiarò che ‹der Mann› non aveva diritto di pretendere niente affatto e che lui Günther l'aveva assunto solamente per grazia, per compassione.
Siccome causa lo sciopero il Giudizio arbitramentale non funziona, passata la vertenza venne trasmessa al Tribunale industriale.
E questo è il premio che tosto o tardi tocca a tutti i Giuda. Cacciati come cani rognosi dai padroni, disprezzati, vilipesi e bastonati dai compagni di lavoro.»

 

27.07.1907 - numero 30

Corrispondenze

«[...]

Ovaro. (Vorwärts.) La notizia pubblicata dall'Operaio Italiano e riprodotta dal Lavoratore friulano che un buon numero di operai del nostro Comune si è macchiato dell'onta del crumiraggio, ha fatto pessima impressione nella nostra classe lavoratrice. Che operai allevati in un paese non refrattario alle idee nuove, dove esiste una Società Operaia, la quale combatte in tutti i modi l'opera nefasta del crumiraggio, ed all'ombra di una Sezione del Segretariato d'Emigrazione di Udine, che non ha mai mancato di spiegare agli operai la necessità d'iscriversi nei Sindacati locali per non vedersi in breve tempo sfrattati dai paesi germanici ed anche tener alto il prestigio della classe lavoratrice italiana, che simili operai facciano parte di quell'orda di degenerati e delinquenti moderni, è addirittura stomachevole e rivoltante. Siffatti rettili meritano d'essere bollati col marchio d'infamia da tutte le persone oneste, a qualsiasi partito esse appartengano. Alla gogna i traditori della classe lavoratrice, gli egoisti che hanno il cuore chiuso ad ogni nobile sentimento umano, che la maledizione di centinaia di migliaia di esseri umani da loro affamati li perseguiti ovunque, affinché non rimanga traccia veruna di loro sopra la terra. (Osserviamo però che fortunatamente non si registrano nuovi casi di tradimento dal vostro paese; noi crediamo siano sempre i medesimi e delle medesime frazioni. È compito dei benpensanti di tutti i partiti di far sì che in breve cessi questa piaga (N.D.R.))»
[...]

Leipzig (Beppo.) Caro Operaio. Ti voglio raccontare un po' le gesta di un certo signor Giovanni Migotti (Cassetti No. 2), non per usare una speciale attenzione a questo signore, ma perché sta bene che gl'italiani dimoranti in Germania lo conoscano e sappiano all'occasione guardarsene. Questo… signore si trovava a Wustrow (Annover) con l'impresa dei signori Knauer-Boswau e fungeva da capo di una settantina d'italiani. Ora sai che proposta fece questo bel tomo ai principali? Propose nientemeno che agli operai venissero pagati 45-48 Pf. all'ora invece di 50, come promesso, e che la differenza venisse passata nascostamente a lui. In cambio lui s'obbligava, mediante contratto, di provvedere l'impresa di mano d'opera per un anno intero. Ora la cosa era tanto ripugnante che gli stessi imprenditori non ne vollero sapere. Che fa allora il Migotti? Saputo che a Halle c'era lo sciopero vi si reca, si accorda con quegli imprenditori, ritorna a Wustrow e si porta via gl'italiani – eccettuato un manovale – per condurli a fare i crumiri a Halle, con una mercede di 48 Pf. all'ora. Per vendicarsi degli imprenditori che non avevano voluto accettare le sue disoneste proposte portò loro via gli operai! E a che cosa si possono paragonare quei disgraziati che lo seguirono a si prestarono al gioco? A dei montoni? È troppo onore! A noi più che odio ispirano compassione, profonda compassione, perché dal loro comportamento si vede che sono come le foglie secche che vengono gettate da quella parte ove soffia il vento, sino a che vanno a finire in un letamaio. Disgraziati! Quanto al Migotti, poi, è superfluo ogni giudizio!

Meiningen (Tailleurs) Non sono mai abbastanza le censure che si potrebbero fare a questa specie di brigantaggio! Passarono tanti anni di lotte e di propaganda, che la scusa dell'ignoranza non è ammissibile; non può neppure accamparsi quella della miseria, poiché quei due miserabili che sto per denunciare al pubblico disprezzo, sono possidenti, anzi agiatissimi. Essi sono i fratelli Agnola Daniela di Andrea (Dreole), Agnola Leonardo di S. Rocco di Forgaria e lavorano da molto tempo sullo sciopero di Meiningen (Thüringen) per 50 Pf. l'ora, quartiere e cucina sul lavoro, orario 12 ore al giorno. Così continuano la loro opera malvagia (insieme ad altri di Anduins, dei quali ignoro le generali) lavorando sotto la protezione della polizia tedesca. Questa gentaccia contro la quale ogni mezzo di persuasione è impotente, bisogna esporli per mezzo della stampa al pubblico disprezzo. Sono adoratori del dio quattrino che tradiscono per l'obolo di Giuda i loro fratelli in lotta fra capitale e lavoro. Guardiamoci dal crumiraggio compagni. È meglio un tozzo di pane asciutto ma onesto, che una pietanza condita col tradimento! Uniamoci nel combattere questa cancrena, questo verme solitario della classe lavoratrice. Così potremo conseguire il trionfo della nostra causa.
[...]»

 

27.07.1907 - numero 30

Pidocchi e cimici

«Ad Halle vi sono sei cimici di più: Cernis Alberto, da Paularo (Comeglians); i fratelli Giovanni e Pietro Dell'Oste da Cludinico (Ovaro); G.B. Vidale da Ovaro; i fratelli Celeste e Luigi De Prato, da Lenzone (Ovaro). I fratelli Dell'Oste, poveretti, possiedono una sostanza di 20.000 lire. È da notarsi che questi bricconi potevano lavorare a Mengade, a Waltrop oppure a Datteln; ma no! è meglio a Halle, dove c'è lo sciopero! Speriamo che toccherà a loro la sorte del Puschias

 

10.08.1907 - numero 32

Chi la fa l'aspetta

«Nell'altro numero abbiamo raccontato il caso toccato ad Halle a. S. a quel tal Daniele Puschiasis, paletta ingaggiatore di crumiri, ch'era stato cacciato ignominiosamente assieme alla moglie e alla sua colonna dal capo-muratore Günther e che s'era rivolto al Tribunale industriale onde ottenere un risarcimento.
Il dibattimento ebbe luogo la passata settimana e Puschiasis e consorte se n'andarono colle pive nel sacco. Il Puschiasis davanti ai giudici proruppe nuovamente in lacrime — il mascalzone piange adesso, lui che delle lagrime e dei patimenti degli altri se n'è sempre infischiato – e tentò di commuoverli narrando la sua ‹dolorosa istoria›: ‹Sono gettato sul lastrico, non ho più gente, nessuno, e per giunta m'hanno bastonato. Signori giudici, aiuto!› Il capo-mastro Günther, il quale sembra abbia fatto un pessimo esperimento coi crumiri italiani, dice non essere provato che il Puschiasis sia stato bastonato... Egli sostiene di non dover nulla né al Puschiasis né alla moglie. Questo si era impegnato di provvedergli 20-25 muratori e invece gli condusse dei manovali slovacchi. Per conseguenza non avendo il querelante mantenuto l'impegno assunto egli si ritiene sciolto dal contratto. Il paletta Mietling sostiene le osservazioni dell'accusato e dichiara che il Puschiasis prometteva sempre di provvedere solo operai ‹provetti›. Il querelante asserisce piagnucolando di aver condotto con sé 34 abili muratori, ma che al suo arrivo in Halle gli altri imprenditori glieli portarono via, lasciandolo in asso. Domanda infine un indennizzo corrispondente a 4 settimane di guadagno, cioè 168 marchi, aggiungendo di contentarsi di ‹assai poco›. Altrettanto modesta è la moglie, la quale si ‹accontenta› di domandare che le venga accordata la paga di cuoca – ch'era di 15 marchi – per 15 settimane. Il Giudizio, però, dopo breve discussione, respinse l'accusa come infondata e condannò il Puschiasis al pagamento delle spese processuali, motivando la sentenza con l'osservazione che egli, Puschiasis, non avendo provveduto nel tempo stabilito gli operai promessi, aveva mancato ai patti e dato facoltà al querelato di stornare il contratto.
Così il lagrimante Puschiasis può recarsi sotto i balconi del Günther e cantargli sull'aria della famosa romanza dei ‹Due Foscari›

Questa è dunque l'iniqua mercede
Che serbasti al fidato crumiro...

Per l'accompagnamento provvederanno, con gli strumenti adatti, i compagni di Halle.»

 

17.08.1907 - numero 33

Corrispondenze

«[...]

Tempo fa venne pubblicato su questo giornale un comunicato pregando tutti i soci arretrati di mettersi in regola coi pagamenti onde evitare l'applicazione del §37 dello statuto. Venerdì 19 luglio, la Presidenza deliberò di pubblicare i nomi dei seguenti soci: De Antoni Enrico, Di Piazza Giacomo, Di Piazza Luigi, tutti e tre da Comeglians. Il primo ricevette il giornale qui tutto l'inverno fino giugno, promettendo sempre di mettersi in regola; quindi si rifiutò di pagare i due ultimi dopo 6 settimane, si rifiutarono pure di pagare ulteriormente le quote adducendo scuse non plausibili, pagarono però 60 Pf. a testa per il giornale, a beneficio del fondo locale.
[...]

Erfurt (G.), Il famoso Puschiasis, glorioso reduce di Halle, ove raccolse legnate in abbondanza e s'ebbe in ultimo il solenne calcio dal padrone, ha trasferito le sue tende in questa città, ove compie nuove prodezze assieme agli altri famosissimi mercanti di carne umana Valenti Pietro, Migotti, Gallo Pietro e Valen Simeone. A titolo di curiosità vi fo un quadretto della vita che conducono i crumiri che sono ai loro ordini: Durante il lavoro sono sorvegliati continuamente e devono sgobbare come bestie da soma; durante lo rore di riposo vengono rinchiusi (per modo di dire) in una cantina umida ed oscura e a dormire sono messi parte in una fetida stalla dove spurgano le fogne e parte in una baacca non meno malsana. Merita lavorare a simili condizioni, per tradire i compagni di lavoro e attirarsene l'odio! Senza contare che terminato lo sciopero verranno cacciati via, probabilmente come successe ad Halle e in altri luoghi. Perché avviene sempre così: i padroni si servono dei crumiri per combattere gli operai organizzati; ma terminata la lotta e ottenuto il loro intento se li levano dai piedi alla prima occasione. I lavoratori li sfuggono, i padroni li disprezzano, persino i poliziotti li odiano. Sono come i lebbrosi!
[...]

Duisburg (P.F.). La settimana scorso sono stato ad Hagen e sono venuto a sapete da un compagno che i due paletto Zuliani Giuseooe e Zecardi Luigi, ambidue da Piano d'Arta (Udine) hanno fatto venire a Cuxhaven diversi compatriotti, combinando una paga di 55 Pf. pei muratori e 45 Pf. pei manovali. Quando furono sul lavoro. invece, i primi ricevettero paghe varianti fra i 30-54 Pf. e i secondo non più di 29 Pf.! E come questo non bastasse ad ogni pagamento della mercede i due paletta trattengono ad ogni operaio un Marco. Perché? Mistero! Ma hanno ragione, sino a tanto che trovano gli allocchi!»

 

24.08.1907 - numero 34

Pidocchi e cimici

«Hagen (S.L.). C'è capitato fra i piedi un certo Coloredo Giorgio di Comeglians (prov. di Udine), proveniente da Halle s.S., colla lodevole intenzione di raccogliere crumire per condurli a Bensdorf.
Gli affari però non sono andati secondo i suoi desideri, perché ha dovuto prendere il largo, nascondendosi nelle stazioni e negli hotels, onde sfuggire alla sorveglianza dei compagni dell'Unione muraria.»

 

07.09.1907 - numero 36

Corrispondenze

«[...]

Oldisleben (S.G.) Ho letto nell'‹Operaio› delle gesta teppistiche che commettono i crumiri italiani ad Erfurt, ove girano per le vie provocando i minacciando i cittadini. Sembra di essere ritornati all'epoca del brigantaggio nella campagna romana! Ciò è troppo, in verità e gli operai coscienti chiedono che i nomi e paese di questi farabutti vengano pubblicati. Noi ne faremo un elenco e quanto ci capiteranno fra i piedi sapremo dir loro ciò che si meritano. Inoltre avremo campo di porli alla berlina nei due collegi si S. Daniele e Spilimbergo, dove i compagni faranno questo inverno un'attiva propaganda in pro della nostra causa.

Il comp. S.G: ha ragione; soltanto non pensa alla difficoltà di procurarsi i nomi di quei degenerati. Per intanto, però, per non lasciarlo a bocca asciutta, glie ne diamo due, e precisamente dei cugini Borta Pietro e Trevisani Leonardo, detto Nuc, tutti due da Enemonzo. Hanno per di più l'aggravante di aver lasciato un posto sicuro ed onesto per recarsi a fare i crumiri.
[...]»

 

07.09.1907 - numero 36

All'amico Zanier!

«Ti ricordi le promesse fatte dinanzi alla Direzione della Società Operaio di Verzegnis, che cioè, appena arrivato in Germania, ti saresti iscritto nella Lega muraria? Ti ricordi anzi che proprio tu esigesti la deliberazione, secondo la quale tutti i membri della S.O. sono obbligati ad organizzarsi? Ebbene, che pensi? SE già da tanto tempo a Saarbrücken e, non solo non sei ancora organizzato, ma lavori 12 e persino 13 ore al giorno. Come la pensi? Vuoi guadagnarti l'onorifico epiteto di ‹crumiro›?»

 

21.09.1907 - numero 38

Corrispondenze

«[...]

Franspré (A.L.). In poche righe voglio tratteggiarvi il carattere del mio famoso compatriota Pietro Paschini, il quale si trova qui a Franspré, in Francia. Presentatomi l'altro giorno in questa usina – ove lavora il sunonlodato Paschini – a domandare lavoro, il direttore mi rispose affermativamente e mi diede una carta colla quale dovevo presentarmi dal capo di muratori. Tutto contento mi recai da questo signore e gli consegnai la carta. ‹Siete italiano?› mi domandò. Gli risposi di si e gli consegnai i miei documenti. Li guardò, poi: ‹E siete da Verzegnis?›. Alla mia risposta affermativa egli sortì e chiamò il Paschini. Appena questo mi fu vicino mi lanciò un'occhiata che non prometteva niente di buono. Dopo aver scambiato un paio di parole, il capo domandò se sapessi il francese. Alla mia risposta negativa si misero a parlare in questa lingua, nel mentre sino a quel momento avevano parlato in tedesco. Lo stesso però sono arrivato a capire come questo mio paesano gli diceva: ‹Come volete prendere quello lì? non sapete ch'è un socialista?› Allora il capo mi domandò: ‹Da che parte siete entrato?› ‹Dall'ingresso›, risposi. ‹Ebbene per lì potete anche sortire, perché lavoro per voi qui non ce n'è›. Io protestai chiedendo se io non fossi un uomo come gli altri, che mi cacciavano via come un cane, eppoi me ne andai.
Ora i compagni italiani tengano bene a mente il none di questo vile mezzano del capitalismo. Potrebbe venire il giorno della purga anche per lui!

Hamm (G.F.). Caro ‹Operaio›! Ai nomi dei due crumiri, cugini di Enemonzo, pubblicati da te nel numero 36, posso aggiungere quello di Zamolo Giovanni di Giacomo e quello di certo De Bernardi che si trova assieme al padre e due fratelli. Vi sono ancora altri di cui non so il nome; tutti sono del Comune di Venzone. Altri dieci, pure del Comune di Venzone, che stavano per partire anch'essi per andar a fare i crumiri, vennero trattenuti a tempo dai compagni tedeschi. E tanto fecero questi che li persuasero ad entrare nell'organizzazione dei muratori e questo avvenne al 1. del mese passato. Ma, a che serve, chi ha l'istinto del crumiro non si emenda. Appena questi tizi intesero che bisognava pagare il contributo straordinario per dieci settimane, cominciarono ad inveire e stracciarono il libretto sociale. Da questo si vede che carattere ha quella gente. Sono poi scontrosi, sospettosi, diffidenti. Fanno i conti cento volte, hanno sempre paura di venir truffati. Si capisce proprio che hanno la coscienza nera. Poi di più abitano in campagna in una baracca, segregati da tutto ciò che è vita sociale e civile e questo contribuisce a renderli ancora più selvaggi. Quando la capiranno che si lavora solamente pel loro interesse?
[...]»

 

05.10.1907 - numero 40

Corrispondenze

«[...]

Weidhol. Il sottoscritto protesta contro il signor Pascuttini Giuseppe per avere condotto suo figlio Luigi Santarossa in Germania nel paese di Merklinde promettendogli – prima della partenza dall'Italia — di adibirlo a lavori leggeri, tali che il fanciullo potesse sopportare. Il signor Pascuttini non fece come aveva promesso, perché quando il ragazzo arrivò a Merklinde gli affidò lavori faticosi che il fanciullo non poteva sopportare. Il signor Pascuttini vedendo che il ragazzo non resisteva lo consegnò ad un altro capo fornaciaio di costà che aveva al suo servizio tutta gente disorganizzata. Il loro lavoro faticoso e mal diretto durava 12 ore al giorno. Il fanciullo dopo un periodo di tempo fu costretto ad abbandonare il lavoro e recarsi altrove perché spesse volte oltre alle fatiche cui era sottoposto, riceveva degli insulti e maltrattamenti da quella gente disorganizzata. Quindi affermo che il signor Pascuttini mancò completamente alla promesse fattemi assumendo mio figlio.
Domenico Santarossa

[...]»

 

05.10.1907 - numero 40

Ricerche

«Sono cinque anni che non ho notizie precise di mio fratello Roia Giulio di Prato Carnico. Tempo addietro dovrebbe esser stato a Berlino. Avendo ora da comunicargli cose della massima importanza, prego coloro che eventualmente sapessero dove egli presentemente si trova di comunicare l'indirizzo alla redazione dell'‹Operaio Italiano› – /Roia Francesco/»

 

12.10.1907 - numero 41

Corrispondenze

«[...]

Hattingen-Ruhr (Risveglio.) Ottemperando ad un deliberato della Presidenza di pubblicare i noni dei soci morosi rendi noto che Giobbe Agostinis di Ampezzo è di parecchie settimana in arretrato e al 29 dello scorso mese si rifiutò recisamente di pagare, quantunque una settimana prima ne avesse fatta formale promessa al cassiere. Serva questo monito agli altri che non sono troppo puntuali nel fare il proprio dovere verso l'organizzazione.
Nelle colonie dell'Ockban di Düsseldorf (Müse III) lavora una trentina circa d'italiani. I muratori sono tutti organizzati, meno due, certi Giov. Batta e Carlo Candotti, i quali rimasero sordi sinora a tutte le esortazioni dei compagni. Speriamo però che finiranno coll'intender ragione ed entreranno nelle file dell'Unione. Quelli che non accennano affatto a muoversi sono i manovali. Che cosa pensano? Credono forse di essere all'infuori del movimento operaio? Oppure sono tanto contenti della propria condizione che non aspirano affatto a migliorarla? E sì che qui v'è una Sezione anche pei manovali.
[...]»

 

26.10.1907 - numero 43

Corrispondenze

«[...]

Reclinghausen. (Monello.) La corrispondenza comparsa nel No. 40 dell'Operaio ha dato sui nervi al capo Giovanni Ornella d'Ampezzo, e lo fece andare in tutte le furie. Chiamò a raccolta tutti i suoi bravi e fra il toccar dei calici ed il fumo del vino gridò morte al povero Monello che osò svelare le porcherie che si commettono a Dudrwiel. Il lunedì mattina mi presentai come il solito al lavoro senza nemmeno sognarmi ch'era già stata votata la mia sentenza di morte. Lavoravo da circa un'ora quando una voce imperiosa dietro alle [illeggibile] »

 

16.11.1907 - numero 46

Ricerche

«Gortana Damiano, da Conegliano, si trova da circa quattro anni nei dintorni di Stoccarda. Suo cugino avrebbe da fargli delle comunicazioni delle massima importanza, ma non conoscendo il suo indirizzo, prega vivamente coloro che lo sapessero di comunicarlo alla redazione del giornale.»

 

30.11.1907 - numero 48

Ricerche

«Gortana Damiano, da Comeglians (distretto di Tolmezzo), si trova da circa quattro anni nei dintorni di Stoccarda. Suo cugino avrebbe da fargli delle comunicazioni delle massima importanza, ma non conoscendo il suo indirizzo, prega vivamente coloro che lo sapessero di comunicarlo alla redazione del giornale.
[...]»