L'Operaio Italiano - anno IX (1906)

 

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27.01.1906 - numero 4

Ai crumiri sia gloria ed onor!

«Anche questa è da contar!
L'ultima trovata dello spirito umanitario degl'imprenditori sono le lapidi d'onore ai crumiri.
Pochi giorni fa vi fu in Kiel uno sciopero di conduttori di tram. […] Ora perché il nome di questi sei valorosi campioni degli interessi padronali non vadano perduti la direzione ha fatto mettere nel locale della direzione il seguente ricordo:
Lapide d'onore
[...]

Siamo dunque già alle lapidi d'onore! È da sperarsi che i Consorzi padronali istituiscano quanto prima pe' crumiri un ordine cavalleresco. In questo caso c'è da scommettere che l'onorificenza più alta spetterebbe ai signori Cassetti di Caneva, G. B. Marin di Spilimbergo, e G. B. Petris – detto Tittella – di Pinzano.
L'ordine potrebbe essere intitolato a Giuda ed avere per simbolo il suo titolare appeso al fico.»

 

31.03.1906 - numero 13

Agitazioni e scioperi

«Muratori

In Schneidemühl gl'imprenditori hanno fatto un tiro agli operai del luogo che è quasi nella storia della mala fede padronale.
Gli operai avevano domandato che il salario fosse portato a 45 Pf. all'ora. I padroni dichiararono che sarebbero stati disposti ad aumentare di 1 Pf. all'ora a partire dal gennaio dell'anno prossimo. Mentre pendevano ancora le trattative per trovare un termine di componimento i padroni si sono rivolti in Italia ed hanno ingaggiati un certo numero di operai friulani, senza avvertirli delle differenze che erano sorte sulla piazza, e al loro arrivo, senza preavviso di sorta ruppero le trattative e licenziarono sui due piedi gli operai del posto.
Gli operai italiani che, come ebbero a dichiarare, non avevano nessuna colpa né peccato poiché Schneidemühl non era segnata né nel Grundstein, né nell'Operaio italiano come una piazza proibita quando si videro alla stazione ricevuti dalla polizia, e scortati dalla medesima condotti nel capannone dell'officina ferroviaria, rimasero molto male.
Speriamo che in questa dolorosa circostanza in cui esso non meno degli operai del luogo sono vittime della disonestà padronale sappiano comprendere quale sia il loro dovere e trovino nella coscienza la forza di compierlo fino in fondo.
Però quest'esempio sia d'avviso agli altri, e tutte le squadre ingaggiandosi cerchino con tutti i mezzi di garantirsi dagli inganni di questo genere.
[...]»

 

07.04.1906 - numero 14

Pidocchi e cimici

«La settimana scorsa abbiamo scritto sul caso di Schneidemühl ed affermato che quegli operai erano stati ingannati dagl'imprenditori e condotti contro la loro volontà a lavorare in una località in cui vi era sciopero. Oggi però abbiamo ricevuta una lista dei nomi di quella squadra e dubitiamo fortemente di esser stati un poco ingiusti cogl'imprenditori di Schneidemühl e di averli quasi calunniati. Infatti capolista troviamo il notissimo sarto-muratore Daniele Puschiasis di Ludaria, ormai celebre nella cronistoria del crumiraggio friulano, poi altri due Puschiasis minori, Pietro e Gervasio, poi due CandidoGiovanni e Giuseppe – un Vidale e un Fruch Giovanni, tutte persone che abbiamo già da anni nel registro de' crumiri.
Questa squadra poi nei pochi giorni che si trova a Schneidemühl ha dato un saggio del come fra i due mestieri del sarto e del muratore vi sia una certa incompatibilità, poiché tutto il lavoro eseguito nei primi giorni dové nuovamente essere disfatto e rifatto da chi forse non sarà così iniziato ne' mestieri del punto a strega e delle costure come il Puschiasis e i suoi compagni, ma sa mettere un mattone sull'altro a regola d'arte.»

 

14.04.1906 - numero 15

Agitazioni e scioperi

«Muratori»
[...]
Distretto di Berlino
Lo sciopero di Schneidemühl è terminato non soltanto per opera del muratore-sarto (o sarto-muratore che sia) Daniele Puschiasis di Ludaria e compagni, ma più ancora degli operai organizzati nell'Unione professionale cattolica (da non confondersi coll'organizzazione cristiana) i quali hanno tradito vergognosamente la fiducia che i loro colleghi avevano riposta in loro e si sono messi a lavorare.
[...]»

 

21.04.1906 - numero 16

Agitazioni e scioperi

«Muratori
[...]
In Tilsit la serrata è terminata poiché gl'imprenditori oltre di un gruppo di "cristiani" hanno anche trovato una squadra di 40 italiani, condotti dal famigerato uccellaccio di rapina capo crumiro Gaier di Collina in provincia di Udine. Il Gaier per fare onore al suo paese e perpetuare la tradizione dell'italiano violento e accoltellatore girava per la città armato di revolver e pugnale.
[...]»

 

05.05.1906 - numero 18

Corrispondenze

«Essen (Nuove Colonie Friedrichshof) – carnico –.
Anche qui abbonda una quantità d'incoscienti, dico crumiri, perché chi sfrutta i sacrifici de' suoi fratelli è un crumiro. Malgrado tutti i tentativi fatti per inscriverli nell'organizzazione hanno sempre risposto o con un grugnito, o con un ghigno beffardo, minacciando anche chi s'interessava di questo. Altri rispondono che per noi Italiani l'organizzazione all'estero non ha nessun valore, che bisogna essere uniti in Italia. E quando sono in Italia è la stessa antifona, così non sono organizzati in nessun luogo.
Con dolore annuncio che sono anche questo della provincia d'Udine in specie Carnici, che rappresentano i nostri traditori, ed è per questo che i padroni si fanno giuoco di noi, perché non siamo stretti in fascio.
Parassiti per natura! Non percepite dal 1° aprile l'aumento di due pf. cioè 55 pf. all'ora senza sapere perché? eguale paga di quelli che versano da anni il loro tributo e hanno fatto sacrifici per ottenere tale salario e diminuzione d'orario? In fondo rappresentate l'arma, la forza per peggiorare le condizioni del lavoro dei vostri fratelli. Attirerete l'odio e il disprezzo su tutti i vostri connazionali e tradirete l'ospitalità del paese che vi dà pane e lavoro, e finirete per avere vergogna di voi stessi se in fondo al vostro animo c'è un resto di dignità.
Questa vergogna si trova fra i muratori che sono Carnici, fra i manovali che sono di diverse parti d'Italia no, perché sono tutti organizzati e sono,
Tutti per uno e uno per tutti

 

05.05.1906 - numero 18

Agitazioni e scioperi

«Muratori
[...]
Distretto orientale
[...]
In Ammendorf (Halle) i muratori si sono posto in sciopero. Il tirapiedi degl'imprenditori questa volta è certo Majeron di Venzone, uno de' comuni più crumiri della Furlania, il quale l'anno scorso in Halle si era organizzato. Evidentemente codesto bel tipo invidia gli allori raccolti sul campo del crumiraggio dai Cassetti, dai Petris, ecc.
[...]»

 

12.05.1906 - numero 19

Corrispondenze

«HattingenRisveglio. – Tempo fa comparve nelle tue colonne una corrispondenza nella quale si diceva che la compagnia di muratori e manovali di Spilimbergo lavorava da 12 a 13 ore al giorno. Qualcuno protestò contro quest'affermazione dicendola falsa, ed io replico riportando ciò che la commissione di polizia delle case ha detto sul medesimo proposito. Nel giornale il Volksblatt di Bochum – 3 maggio – la commissione dice che in Sprockhövel la compagnia italiana, col capo italiano, ingaggiata dal capomastro Skötz lavora col seguente orario: Le giornate feriali dalle 5 1/2 di mattina alle 8 di sera, e le giornate festive dalle 5 alle 9 antimeridiane. Vi sono, è vero, le pause pe' pasti, ma quanto mai corte! A mezzo giorno appena finito il pasto col boccone ancora in bocca, sono obbligati a riattaccare.
La commissione trovò poi che così la baracca, come il luogo comodo non corrispondevano alle prescrizioni e tanto meno alle esigenze dell'igiene.
L'organizzazione ceca di diminuire l'orario e di aumentare la mercede, costoro all'opposto cercano di lavorar più ore onde ricattare quello che perdono contentandosi di meno all'ora. Lo stesso giornale dice poi che essi non sono organizzati né nel sindacato "libero" né in quello "cristiano"; ed io posso aggiungere che parecchi di loro si vantano di aver già fatto il crumiro e dichiarano che all'occasione lo faranno anocar.
(N.d.R. È proprio il caso di dire che tutti i gusti son gusti!).
[...]»

 

19.05.1906 - numero 20

Pel buon nome di Rigolato

Riceviamo da Rigolato:

Onorev. Direzione dell'"Operaio Italiano".
Nel N° 14 del suo pregiato giornale si afferma che i nomi di Daniele, Gervasio e Pietro Puschiasis, Giovanni e Giuseppe Candido, Giuseppe Vidale e Giovanni Fruch da anni figurano nel registro dei crumiri.
Ciò è vero per quanto riguarda Daniele e Gervasio Puschiasis; che anche questi due pare vogliano rimanere crumiri impenitenti anche in seguito alle consolanti conversioni di parecchi loro colleghi. Ma non sappiamo come mai cotesta onorevole Direzione affermi di aver da anni nel registro de' crumiri i nomi dei rimanenti, i quali giammai hanno tradito i loro fratelli. Anzi uno di essi, Fruch Giovanni, si è recato quest'anno per la prima volta a lavorare in Germania. I due Candido poi nello sciopero di Kolberg adempirono al loro dovere abbandonando subito quella località.
Sono sicuro che codesta onorevole Direzione vorrà rettificare l'inesattezza in cui è involontariamente incorsa, e ciò sia per la giustizia, sia per l'onore di questo paese, che ora può dire d'essersi tolto dalla fronte il marchio del crumiraggio.
Rigolatese

Abbiamo pubblicata con piacere questa lettera del Rigolatese, pseudonimo che nasconde una delle più brave persone di quel comune, e dobbiamo riconoscere senz'altro che il comune di Rigolato d'oggi non è più quello che era tre o quattro anni fa e ciò non tanto per merito dei giri di propaganda che abbiamo fatto noi, quanto della buona volontà di tante brave persone che, compreso come stavano le cose in Germania, non si sono date pace fino a che la brutta macchia del crumiraggio non fosse scomparsa dal loro comune.
Quanto al fatto stesso ecco che cosa abbiamo da dire: Siamo spiacenti di aver messo alla gogna come crumiri professionali i due Giovanni e Giuseppe Candido, Giuseppe Vidale e il Fruch Giovanni, i quali però avrebbero fatto assai meglio a non cominciare affatto. L'errore è dovuto al fatto che nelle liste di crumiri che abbiamo pubblicate negli anni passati vi sono delle persone che portano esattamente i medesimi nomi e cognomi. Si tratta di casi d'omonimia, comunissimi in que' paesi in cui i cognomi sono pochi e ne' quali volendo fare una vera distinzione di persone bisognerebbe citare la paternità, risalendo fino alla terza o alla quarta generazione.
Poi sono comparsi a Schneidemühl in un momento critico in compagnia di Daniele Puschiasis, che il Rigolatese stesso dice crumiro impenitente. Dimmi con chi vai e di dirò chi sei, dice un antico dettato italiano, nessuna meraviglia quindi se abbiamo giudicati i quattro surricordati protestanti dal loro capo.
Daniele Puschiasis è un crumiro impenitente, è vero; ma se non trovasse nessuno che andasse con lui sarebbero costretto a fare il galantuomo, perché di lui solo gl'imprenditori non saprebbero davvero che cosa farsene. E lo stesso dicasi di qualche altro capo, come per esempio di quell'avvoltoio di Collina che si trova a Tilsit.
Negli ultimi tre anni il crumirismo friulano è andato rapidamente riducendosi, e potrebbe anche sparire del tutto se nessuno accettasse più di recarsi all'estero con certi capi, ormai così incarogniti nel male che le ragioni sono inutili, e che non si correggeranno altro che quando saranno soli, e non troveranno più un cane che voglia seguirli. Inutile dire i nomi, perché l'abbiamo già fatto tante volte che a quest'ora sono più conosciuti dell'erba betonica.»

 

19.05.1906 - numero 20

Pidocchi e cimici

Ci scrivono da Mittweida:

Sabato 28 aprile una squadra di 25-30 muratori italiani partiti da Mittweida in Sassonia pel distretto di Konitz a fare i crumiri. Fra gli altri vi sono pare alcuni organizzati che meritano di esser messi alla gogna e sono:

De Antoni Filippo Ortiz Mario
Cappellari Giovanni      Lestuzzi Daniele
Tassotti Giovanni Pietro Marsillio
Cimiotti Vincenzo Copponi Firendo (?)
Solerti Emilio  

Gli ultimi due sembrano essere i capi. È doloroso che i colleghi italiani nonostante tutti gli avvertimenti ed i consigli non vogliano essere solidali coi loro compagni e fratelli di lavoro e di sfruttamento. E sì che gli avvisi non sono mancati!
Colleghi italiani non siate traditori della nostra e della vostra causa, non prendete i vostri colleghi alle spalle mentre lottano e soffrono pel bene di tutti, ve lo raccomandiamo!
La sezione di Mittweida

Crumiri friulani a Göppingen:

  • Bellina Antonio di Venzone
  • Bellina       ?     padre del precedente
  • Clapis Giovanni di Carnia.

Rettifica
Il polier italiano di cui parlammo due numeri fa in una corrispondenza da Dortmund e che fa venire colà pei lavori della stazione degli operai italiani pagandoli molto al di sotto della tariffa si chiama
Marzana Madio
e non Mazzona come fu stampato per errore ed è di Verzegnis.
Ecco uno che davvero fa poco onore al suo maestro!

Un tentativo di ricatto
può chiamarsi l'azionaccia del caposquadra Ignazio Tock, friulano a Meuselwitz. Ivi la sezione locale aveva boicottato l'imprenditore Müller. Un giorno il Tock si presentò dal presidente della sezione dicendogli che aveva avuto dal Müller l'incarico di ingaggiare un certo numero di crumiri, ma che egli non voleva far male a nessuno e che se il presidente gli avesse dati 80 M. non si sarebbe più occupato della cosa.
Il presidente non volle dargli ascolto, ma lo fece fermare da coloro che si trovavano in ufficio e lo consegnò alla polizia perché procedesse contro di lui per ricatto e truffa. Più tardi si seppe che dall'imprenditore Müller non aveva avuto incarichi di sorta.
Non crediamo che il tribunale procederà contro di lui perché sappiamo che l'anno scorso pel caso Pedutti a Osnabrück pronunziò un non luogo a procedere per inesistenza di reato, e ora succederà la medesima cosa. Però anche se l'azionaccia del Tock non entra tra quelle contemplate dal codice per tutti gli onesti, il caso non può essere dubbio, si tratta di un ricattino bello e buono. Il fatto che non sia riuscito non cambia nulla alla sostanza della cosa.
Non sappiamo ancora a qual comune appartenga questo bel tipo, ma appena che, o per un modo o per l'altro, ci riescerà di saperlo, lo pubblicheremo sul giornale e poi lo comunicheremo alle autorità del suo paese perché veggano come certi loro amministrati, che magari a casa passan per de' fiori di galantuomini, disonorano il suo nome e con esso il nome dell'Italia all'estero.»

 

09.06.1906 - numero 23

Pidocchi e cimici

Ancora Ignazio Tock. «Da Givigliana, frazione del comune di Rigolato, in provincia di Udine, ci scrivono che quell'Ignazio Tock di cui raccontammo alcune settimane fa il tentativo di ricatto a danno della cassa di resistenza di Meuselwitz non è del loro paese, e neppure del comune, ma di Collina frazione del comune di Forni Avoltri, il paese de' Gaier e di qualche altro uccellaccio di rapina.
Veramente non si tratta di una rettifica perché non avevamo affermato che quel cattivo soggetto fosse di Givigliana; ma ad ogni modo la notizia ci fa piacere perché dimostra che anche a Givigliana in fatto di crumiraggio hanno cambiato radicalmente d'idea.
Quanto al Tock lo raccomanderemo al suo sindaco e al suo parroco perché al ritorno gl'insegnino come un uomo onesto debba comportarsi all'estero.»

 

16.06.1906 - numero 24

Nubi all'orizzonte

«[...]
In risposta alle osservazioni messe da noi in coda all'articolo del Rigolatese sui crumiri di Schneidemühl egli c'invia la seguente letterina che di buon grado pubblichiamo:

Onorevole Direzione dell'‹Operaio Italiano›
La lealtà colla quale codest'onorevole Direzione ha preso atto delle mie rettifiche alla corrispondenza di Schneidemühl comparsa nel N° 14 dell'‹Operaio›, ma dà affidamento che non meno buona accoglienza troveranno queste poche osservazioni che mi credo in dovere di fare relativamente ai commenti che si leggono in calce di detta mia rettifica. Non pretendo di scagionare del tutto i miei compaesani dall'accusa di crumiraggio che pur troppo si sono meritata a Schneidemühl; i piccoli retroscena però che ora metterò in luce permetteranno di vedere notevolmente diminuita la loro responsabilità.
Giova dunque sapere che il Puschiasis Daniele nel passato inverno dava segni di resipiscenza e che in tutti i modi cercava di entrare nelle grazie dei compagni. Che egli, in parte almeno, vi riuscisse lo prova il fatto che nelle ultime elezioni della società operaia egli spuntò presidente del seggio col voto di parecchi compagni. Va inoltre notato che egli fece alle sue vittime le più ampie proteste sulla perfetta quiete che avrebbe regnato a Schneidemühl e per meglio convincerli mostrò loro una certa lettera che diceva aver ricevuto da quella località. Che meraviglia adunque che i poveretti abboccando all'amo si siano lasciati condurre là dove certo non si sarebbero recati se avessero conosciute le condizioni di quella piazza?
Lo so che essi avrebbero dovuto, appena conosciuto il brutto tiro loro giuocato, abbandonare il luogo dello sciopero, anche se (come è probabile) si fossero trovati senza in tasca il becco di un quattrino. Date però le circostanze ora esposte, è umano il riconoscere che essi furono più traditi che traditori. Anticipo a codest'on. Direzione sentite grazie per la benevolenza che spero vorrà usare anche questa volta e colgo l'occasione per professarmele.
Dev.
Rigolatese

Ben poco abbiamo da aggiungere. I giovani a cui si riferisce questa lettera sono tutti partiti da Schneidemühl, lasciando quegl'imprenditori con tanto di naso. Quanto al presidente della società operaia di Rigolato che dobbiamo dire? Lo conosciamo da parecchi anni! Ricordiamo d'averlo sentito a Halle nel 1901 gridare contro i capicrumiri e i crumiri che infestavano quello sciopero e protesta che egli mai più si sarebbe abbassato a commettere certe porcherie – era già stato crumiro nel 1898 a Leipzig, rimettendoci, se non sbagliamo, la gamba – e poi l'abbiamo rivisto nella medesima qualità a Kiel due anni fa, a Friedberg l'anno scorso e a Schneidemühl quest'anno. Evidentemente è un individuo che sa prometter bene, ma non mantenere. Anche per lui lo spirito sarà pronto, ma la carne debole, ed una società operaia che con questo passato lo elegge a presidente – i rigolatesi non se l'abbiano a male – ci fa un'impressione parecchio curiosa.»

 

16.06.1906 - numero 24

Pidocchi e cimici

«Crumiri italiani a Ulm

Da Ulm c'inviano la seguente lista di crumiri:

Diori Alfredo di Padova Libretto N° 331 566
Osan Napoleone "     "      "      " 331 567
Nale Dante "     "      "      " 331 568
Brunelli Giovanni Montagnana (Sondrio)                 "      " 331 569
Sticotti Mariano " Amaro (Udine)      "      " 331 454
Zanetti Niccolò (capo)       di Montenars  
Cecutti Luigi "      "  
Placeriani Francesco "      "  

»

 

23.06.1906 - numero 25

Pidocchi e cimici

«Una domanda onesta
al signore Marzona di Villa di Verzegnis in Carnia:

Come giustificate la differenza che corre fra 90 e 93 Pf. al giorno che voi avete fatto versare agli operai per due quindicine per la spesa e i 70 e 72 Pf. che poi hanno versato per le altre due quindicine sotto la direzione del sottoscritto mangiando assai meglio?
E della differenza di 280 M. risultanti su di un centinaio di uomini, che ne è avvenuto?
Dortmund p. Gravestem.
Marin Nicolò

»

 

30.06.1906 - numero 26

Pidocchi e cimici

«Dal 1° aprile in Wittenberge gl'imprenditori hanno proclamata la serrata di tutti gli operai edili. La settimana scorso quegli imprenditori hanno finalmente trovata un branco di crumiri coscienti della loro missione traditrice; e diciamo così perché sappiamo positivamente che al Lehrter Bahnhof di Berlino furono avvertiti di quanto succedeva a Wittenberge e pregati di non recarsi colà. Eccone i nomi:

Angeli Cristiano Di Qual Giuseppe
Bersoni Emilio Gortan Francesco
Chiapolino Fermo Moro Giovanni
Cigliani Albini Moro Giovanni Batta
Cigliani Aluigi Peresson Silvio
Cigliani Felice Radina Simone
Cigliani Giuseppe I Radina Michele
Cigliani Giuseppe II       Segrato Pietro
Cigliani Luigi  

Questi elementi, la vergogna d'Italia e della loro provincia, sono tutti – così almeno ci dicono – del comune di Arta (prov. Udine), il quale quest'anno probabilmente riporterà la palma del crumiraggio friulano in Germania.»

 

07.07.1906 - numero 27

Per una protesta

«Il compagno Luigi Brovedani ci scrive da Haltern i. W.:

Egregi compagni
È dal 1899 che leggo di tanto in tanto l'‹Operaio Italiano›. Non sono stato tanto assiduo perché più volte mi è capitato di trovarmi compreso senza colpa né peccato in un lista ignominiosa di crumiri, perfino quando non mi trovavo neppure in Germania.
Così nel 1902 emigrai per l'Africa meridionale, eppure mi è stato affermato che l'‹Operaio› in tal epoca mi pubblicò come crumiro, non so bene in qual parte della Germania.
Ed ora un po' di relazione sulla mia permanenza negli ultimi anni.
Nel 1899 a Biefeld, 1900 e 1901 a Annen presso Dortmund. Nel 1903 mi ero portato a Köflack in Austria; chiamato telegraficamente dagli architetti Schnittmann Klemp in Dortmund durante lo sciopero mi rivolto al ‹Centralverband› per sapere se potevo accettare – e può comprovarlo il presidente distrettuale F. Kahl – e sentito che vi era sciopero ripartii subito per l'Italia quantunque fosse luglio, e con danno non lieve. Dal 1904 in poi mi trovo a Haltern, ove sto abbastanza bene. E come va che anche l'anno scorso pure venivo riferito come fornitore di crumiri? Chi lo scrisse a Berlino?
Ho sempre taciuto, perdendo molto nell'opinione delle persone oneste; ma ora è arrivato il tempo di far trionfare la mia innocenza, e spero bene che la redazione vorrà pubblicare queste poche righe.
Sarà una soddisfazione che mi è dovuta e i compagni Cosattini – che l'anno scorso mi dette un po' di sale sul ‹Lavoratore Friulano› –, Barbaceto e Cristofoli vedranno che i rimproveri che mi hanno fatti non me li meritavo.
Saluti fraterni
vostro compagno
Luigi Brovedani di Treppo Carnico

Abbiamo pubblicata la protesta come di dovere, ed ecco che cosa abbiamo da aggiungere: Il torto del compagno Brovedani è per l'appunto quello di essere stato zitto, perché non noi ma il ‹Consorzio padronale edile› l'aveva messo fra i mediatori di crumiraggio nella lista pubblicata ripetutamente nel suo organo massimo, la ‹Baugewerkzietung›.
Egli in quella lista si trova al quarto posto fra due altri che pure sono stati vittime dell'improntitudine padronale.
Se, anziché isolarsi in uno sdegnoso silenzio, a quel tempo ci avesse scritto non avremmo mancato di notare la cosa nei commenti che facemmo in coda alla lista, e di più avremmo ancora potuto pubblicare la cosa ne' giornale i tedeschi per informare i soci del Consorzio padronale sulla marachelle del loro comitato direttivo.
Poi avremmo potuto dargli il consiglio di imporre alla Baugewerkzietung una rettifica in base al § 11 della legge sulla stampa.»

 

21.07.1906 - numero 29

All'ultim'ora

«Da Aussig in Boemia, ove da due settimane gli operai sono in sciopero, ci telegrafano che gl'imprenditori hanno incaricato il capo Aluigi Spolino di Ampezzo di ingaggiare dei crumiri italiani per quella piazza.
Avvertiamo tutti gli operai italiani, specialmente della Sassonia, di non entrare in rapporti di affari con codesto uomo, il quale li condurrebbe al tradimento e alla vergogna.»

 

28.07.1906 - numero 30

Pidocchi e cimici

«[...]
Un succhione punito:
Su tratta di un certo Fabris Ermenegildo di Campeis nel comune di Pinzano al T. Pare che codesto signore sia uno di que' così detti mangia-Pfenning e che pretenda dagli operai che hanno il dubbio piacere di lavorare sotto di lui, un compenso speciale. Insomma ci troviamo in presenza di una delle più brutte piaghe che insozzino l'emigrazione, cioè dello sfruttamento dell'operaio sull'operaio. Ecco cosa ci scrivono a questo proposito da Mittweida: Fabris Ermenegildo, capo-muratore presso la ditta Enkel Ulemann prese l'impegno di fornire da 100 a 150 muratori a 45-50 Pf. all'ora. Una parte li fece venire direttamente dall'Italia e gli altri li assumeva sul lavoro, via via che si presentavano, o che gli scrivevano per sapere se aveva bisogno della loro opera. Noi sottoscritti eravamo di quest'ultima categoria. Venuti in cerca di lavoro per noi e per una cinquantina di altri colleghi, egli ci assunse sul lavoro; ma poi pretendeva che gli dessimo 6 M. a testa per aver diritto di lavorare. Non accettammo ed egli li licenziò. Ricorremmo ai principali, i quali ci dissero una parte almeno di noi che potevano pure proseguire per conto di loro.
Saputo poi che parecchi operai gli avevano già consegnato che 1, chi 2 e chi persino 4 M. ci rivolgemmo a lui dicendo che se non restituiva immediatamente il mal tolto saremmo ricorsi alla polizia. Allora egli vedendosi smascherato restituì tutto. I padroni poi, sapute le sue marachelle, lo mandarono via passandolo alla ditta Wolle di Lipsia, la quale appena otto giorni dopo gli dette il ben servito.
Seguono le firme. E così andrebbe sempre fatto! Quasi tutte le settimana ci capitano delle lettere in cui operai lamentano lo sfruttamento indecente di certi capi e ci domandano che l'organizzazione provveda. L'organizzazione fa quel che può ma di più non è possibile! Sono gli operai stessi che si dovrebbero ribellare contro un sistema così inumano di sfruttamento mettendo senza misericordia alla gogna i colpevoli e rivelando all'opinione pubblica di casa il segreto di certi guadagni favolosi.
[...]»

 

28.07.1906 - numero 30

Agitazioni e scioperi

«Muratori
[...]
In Wittenberge hanno avute luogo delle trattative, ma senza risultato alcuno. I crumiri italiani forniti quasi tutti dal capo Giuseppe Valent, non sappiamo bene se della Stazione per la Carnia o di Venzone, sono 35.
Questo nuovo ingaggiatore di crumiri che comparisce ora sull'orizzonte lavora attualmente a Teupitz e si era impegnato verbalmente coi rappresentanti dell'organizzazione di non mandare crumiri in nessun luogo; invece è già venuto meno due volte alla sua parola. Evidentemente anch'egli come il suo amico Cassetti, di cui cerca di emulare le gesta, è nato con quel famoso bernoccolo. Che la duri diceva Giambracone!
[...]
»

 

04.08.1906 - numero 31

Il borgo Val focolare dei Crumiri - Forgaria

«Nel nostro Friuli, così ben lavorato dai preti, alligna la mala pianta dei crumiri. Ben è vero che fra preti e borghesia esiste un'alleanza: i primi si adoperano ad incretinire i popoli; gli altri, che raccolgono il frutto dell'asservimento morale degli operai, compensano il clero parassitario con lucrose prebende. Il crumiraggio è esercitato dai borghesi e favorito dai preti, i quali guastano dal pergamo e dal confessionale la coscienza dei nostri emigranti. Non è da pochi anni che sosteniamo una lotta contro quella vera peste che va inquinando l'emigrazione d'Italia che si chiama crumiraggio, limitandoci sempre a mettere alla gogna i Capi, e raramente i gregari. In gran parte ciò è dovuto a certo sentimentalismo che ci faceva considerare il crumiro-gregario come una vittima incosciente del capo, della miseria e dell'ignoranza, in parte alla difficoltà di avere in proposito informazioni esatte. È facile stabilire i connotati personali di certi individui conosciutissimi per la fama infame che a traverso i continui tradimenti hanno saputo acquistarsi. Non altrettanto quando si tratta di quattro persone del Comune di Forgaria-borgo Val, che da più anni non lasciano traccia del loro passaggio, abbenché molto cercati per avere le loro generalità onde denunciarli alla pubblica opinione e i cui tradimenti hanno un carattere collettivo. Superata quest'ultima difficoltà non abbiamo alcuna ragione di avere dei riguardi per nessuno. Quanto alle ragioni di sentimento accennate prima, una volta era vero che i crumiri nella maggior parte dei casi erano vittime incoscienti della malvagità altrui, dell'ignoranza propria e della miseria; oggi non lo è più.
Oggi il crumiro-gregario partendo da casa col solo scopo di lavorare tutta la stagione sui scioperi è pienamente consapevole del male che fa.
Sono passati tanti anni di lotte e propaganda, la scusa dell'ignoranza non è ammissibile, non può accamparsi neppure quella della miseria, poiché quest'anno è abbondante in tutta la Germania, i giornali di annunzi rigurgitano di avvisi richiedenti mano d'opera edile e ciononostante bisogna denunciare all'opinione pubblica italiani 4 crumiri di Val Forgaria, e sono:

  • Biasutti Marco   detto Mecola,
  • Coletti Luigi          "   Blasie,
  • Didai Davide         "    Scei,
  • Coletti Giuseppe   "   Caravel,

che lavorarono dai primi di maggio fino al giungo sullo sciopero di Konitz, col salario a 48 Pf. all'ora e l'orario di 12 ore, quartiere franco. I primi giugno seppero che nella città di Memel vi era serrata e che si pagavano 55 Pf. l'ora con orario di 12 e 13 ore, e quartiere pure franco questi quattro traditori vi reclutarono un battaglione di 150 operai per recarsi in quella città a portare la vergogna del tradimento anziché recarsi a Witten ove erano richiesti per lavoro onesto invitati preferirono seguitare la loro opera malvagia, di portare ai loro figli il pane del tradimento, l'onta magari di lavorare sotto la protezione della polizia. Di fronte a questo fenomeno di delinquenza sociale, contro la quale i mezzi di persuasione sono impotenti, è necessario ricorrere all'azione correggitrice della stampa.
Da anni lavoriamo e disgraziatamente questo lavoro al quale abbiamo consacrato quel po' d'energia e d'intelligenza che la natura ha largito a noi viene intralciata continuamente dall'opera nefasta de' crumiri di Forgaria e di certe autorità che promuovono e appoggiano il crumiraggio con tutti i mezzi morali e materiali di cui dispongono.
Invece di veder crescere l'amore per l'organizzazione ed il rispetto per l'elemento operaio italiano vediamo farsi sempre più grande l'antipatia ed il dispregio contro di esso!? Si vergognino i traditori del nostro paese.
S.B.»

 

04.08.1906 - numero 31

Pidocchi e cimici

«Crumiri friulani a Wittenberge

Nel N° 26 pubblicammo una prima lista di 17 crumiri che lavorano a Wittenberge, ove vi è serrata. Erano quasi tutti di Arta. Oggi pubblichiamo quella di altri 18, tutti – meno cinque – di Venzone, il qual comune quest'anno può essere orgoglioso di aver riportata la palma del crumiraggio. Ecco i nomi:

1 Valent Simone I di Venzone Anni 23
2 Valent Innocente "      "  "   18
3 Valent Simone II "      "  "   26
4 Bellina Candido "      "  "   29
5 Bellina Giovanni "      "  "   29
6 Limeretti Sebastiano        "      "  "   24
7 Fadi Silvestro "      "  "   31
8 Fadi Antonio "      "  "   25
9 Madrasso Pietro "      "  "   24
10 Zamolo Giacomo "      "  "   26
11 Zamolo Giuseppe I "      "  "   34
12 Zamolo Giuseppe II "      "  "   28
13 Toson Luigi " Enemonzo        "   21
14 Toson Antonio "      "  "   19
15 Lenuzza Filippo " Osopo  "   34
16 Zamolo Giov. Batta " Gemona  "   30
17 Bonanni Giov. Batta " Raveo  "   23

O il 18esimo dirà taluno? Il 18esimo non è veramente un crumiro, ma un crumira. È di Venzone e il registro di stato civile di quel comune dice che ha 29 anni. Il nome ... lo lasceremo nella penna!

Biglietto da visita di un agente di crumiraggio

Polier   Giuseppe Valent       
Stassione Perla Carnia    
(Italien)

La cosa più buffa è la parola ‹Polier› la quale non ha mai avuto il significato che sembra attribuirle il signor Valent.

Rettifica
Nel numero scorso pubblicammo che certo Aluigi Spolino di Ampezzo ingaggiava dei crumiri per conto degl'imprenditori di Aussig in Boemia. Un muratore ampezzano ci scrive che il nome di codesto signore non è esatto e che si tratta di certo

  • Luigi Sburlino

il quale effettivamente da qualche anno si è dato alla nobile professione di capo crumiro.»

 

04.08.1906 - numero 31

Corrispondenze

«Memel. ...rini. Trovandomi in Memel di passaggio sentii che vi era un centinaio di crumiri italiani che lavoravano alle ‹caserme›. Il capo è un certo Pietro Valent della Stazione della Carnia, comune di Venzone.
Desideroso di parlare con loro e di far loro conoscere il torto che avevano mi recai all'osteria che è in faccia alle caserme e lì mi intrattenni con parecchi di loro interrogandoli su questa e su quella cosa, e spiegando loro meglio che potevo il male che andavano facendo ai loro compagni di lavoro e l'odio che essi svegliavano colla loro cattiva condotta contro tutti noi. Cercai anche di persuaderli ad andarsene indicando le piazze dove facilmente avrebbero potuto trovar lavoro. Ma sì, tutto è stato inutile! era lo stesso che parlare al muro! Appena una quindicina hanno seguito il consiglio e se ne sono andati.
Rispondevano che non conoscendo la lingua erano legati al capo come tante pecore. Hanno la cucina in comune e tutti sono obbligati a mangiarvi che altrimenti il capo Valent li mette in libertà. Il Valent pare poi che sia un uomo molto arrogante e per tutti i lamenti non ha che una risposta sola. Se non vi piace, andatevene! Ha l'andamento di un milord inglese. Mi dissero anche che egli ha un contratto col padrone il quale gli paga 50 Pf. all'ora.
La giornata è di 12 ore e verrebbero quindi 6 M. al giorno per uomo. Ma egli ne paga 5 soltanto.
Poveri operai, sono traditori, è vero, ma alla loro volta vengono traditi dal capo il quale succhia loro 1 M. al giorno per uno senza contare la cucina obbligatoria.
N.d.R. Il centro del crumiraggio si è dunque spostato dai villaggi dell'alta Carnia a Venzone e dintorni. I Valent hanno sostituito nel lurido mestiere di capo-crumiri o agente di crumiraggio i Di Sopra, ecc. ecc. Speriamo che i nostri compagni di Udine quest'inverno curino a dovere quel comune… putrido, e facciano anche conoscere a tutti l'origine impura di certi guadagni favolosi fatti all'estero. Questi capi non imbrogliano già come molti s'immaginano, gl'imprenditori tedeschi, ma i loro operai. Que' marenghini di cui al ritorno fanno tanta pompa e di cui le donne vanno così superbe rappresentano altrettanto pane rubato loro di bocca e di bocca ai loro figliuoli.
[...]»

 

11.08.1906 - numero 32

Pidocchi e cimici

«Ci scrivono da Aussig (Boemia)
Lo sciopero di Aussig è terminato con una vittoria. Però non sarà male che i lettori dell'‹Operaio Italiano› facciano conoscenza colla squadra che si era posta a servizio dei signori capitalisti per contrastarci que' lievi miglioramenti che avevano domandato. È una squadra di crumiri professionali, poiché anche l'anno scorso fecero lo stesso durante gli scioperi di Reichenbach e Bodenbach.
Sono i sognori:

  • Luigi Sburlini (papà)
  • Nicolò Sburlini
  • Vincenzo Sburlini
  • Giacomo Sburlini
  • Pietro Sburlini

Tutti di Ampezzo (Prov. Udine)
[...]»

 

18.08.1906 - numero 33

Un'altra delle sue

«
"La lotta costante per la verità, per la giustizia, per l'eguaglianza in mezzo al popolo, cosa volete di più bello nella vita?"
Kropotkine

Difendere il diritto d'associazione, lottare per il risorgimento morale ed economico dell'operaio, spezzarne le catene che ignominiosamente lo tengono avvinto al ceppo secolare della prepotenza borghese è un sacro dovere di tutti coloro che, armati d'ideale e di fede, vagheggiano l'aura ridente di un giorno, in cui l'umanità s'assiderà trionfante in un regno di giustizia, di pace.
Denigrano gli avversari le nostre istituzioni? Ebbene, e noi esponiamo alla luce del sole le marachelle di questi moderni delinquenti, avvolti sempre nel putrido fango da cui sono sorte.
L'eroe della giornata è un'altra volta un imprenditore boicottato di costruzioni ferroviarie in Lipsia, il quale si arroga il diritto di sindacare le coscienze dei suoi operai, per licenziarli su due piedi, caso mai qualche disgraziato, conscio del grave male che fa, alzi la voce in difesa della società muraria, o che clandestinamente vi appartenesse. Il superuomo finge di non sapere che un'operaio organizzato non può e non deve prestare la mano d'opera per arricchire un rinnegato dalla lega.
Questo piccante episodio rivela l'animosità del pover uomo contro la lega muraria.
Sorseggiando il biondo liquore in una trattoria italiana di qui, trova modo di deplorare, non si sa poi se con serietà o per burla, la mancanza di pubblico dell'Operaio Italiano. Alcuno tra i presenti osserva che gli operai italiani qui son tutti organizzati e quindi abbonati all'Operaio. – Ciò non è vero, risponde con tracotanza il superuomo; i miei operai non sono organizzati, e guai a coloro che lo fossero! io li licenzio immediatamente. Non voglio saperne di operai venduti e schiavi delle idee altrui, ciò contrasta troppo con la libertà personale.
Ma, ripete l'altro di rimando, io non ho l'onore di conoscerla, ella sarà di certo una persona onesta, non c'è regola senza eccezione, in massima però chi ragiona in tal modo, è certamente animato da mali propositi, riuscendo facile lo sfruttamento dell'operaio isolato.
Baie, baie! scatta come un fulmine di Giove tonante il nostro eroe; baie, io solo devo dettar la legge ai miei dipendenti, e né con organizzati e con organizzazioni io non tratterò mai.
E calcatosi il cilindro sulla testa maestosamente se ne usciva.
Quel signore compitissimo era... Indovinatelo un po'?... Non è difficile poiché è conosciutissimo a Lipsia, a Spilimbergo e in... Serbia!
Uno di Gorto

 

25.08.1906 - numero 34

Pidocchi e cimici

«Un branco di crumiri all'asta!
Nel N° 64 della Baugewerkzeitung si legge in tedesco il seguente avviso:

Una squadra di muratori italiani (20 uomini ed un'assistente disponibili per un distretto di sciopero).
W. Rössler, capomastro, Wittenberge (Brandenburg).

Invece di 20 il branco si componeva di 29 persone. Sono tutte di Arta, Venzone ed Osopo ed i loro nomi sono stati pubblicati nei numeri passati, sotto questa medesima rubrica. Sappiamo che sono stati ingaggiati per Königsberg i. Pr. d'onde l'imprenditore Laufer saprà bene a chi e dove potrà riceverli.

 

Crumiri italiani a Hof.
Anche lo sciopero di Hof ha i suoi bravi crumiri italiani, forniti quasi tutti dalle frazioni del comune di Pinzano al Tagliamento.
Ecco i nomi di alcuni:

  • Del Basso Giov, Batta di Pinzano, 75 anni di età con una sostanza di circa 40000 franchi.
  • Chieu giovanni di Colle, nubile e possidente di una sostanza di 50000 fr.
  • Fabris Giovanni con una sostanza di circa 25000 fr.
  • Sguerzi Giuseppe di 73 anni.
  • Sguerzi Emilio.
  • Fabris Giacomo detto Bubù.
  • Campeis Francesco pecoraio di Campeis
  • Chieu Antonio.
  • Chieu Francesco.
  • Chieu Giovanni fu Giuseppe

»

 

25.08.1906 - numero 34

Protesta

«Alcuni muratori ampezzani ci scrivono da Valtrop protestando contro la condotta de' loro compaesani Sburlini in Aussig (Boemia) e ricordano che alcuni anni fa la Società Operaia di M. S. deliberò che tutti coloro che all'estero si sarebbero resi colpevoli del delitto di crumiraggio sarebbero stai inesorabilmente espulsi.

Il muratore Coletti Giuseppe detto Carevel di Forgaria ci scrive da Dortmund protestando perché il suo nome è comparso fra quelli che tradiscono la causa operai in Memel (Vedi N° 31). Dice che da due mesi lavora in Lütgendortmund che è organizzato e che non si è mai sognato di fare il crumiro.
Il suo nome comparve in una corrispondenza firmata colle iniziali S. B. che il Colletti conosce molto bene e sa che è persona seria che non parla a caso. Noi non siamo in grado di controllare immediatamente la verità della sua affermazione. Perciò prendiamo atto della sua protesta e la giriamo al nostro corrispondente S. B. invitandolo a dare quelle spiegazioni che crederà del caso.»

 

25.08.1906 - numero 34

Dichiarazione

«Sburlino Giacomo di Giov. Batta di Ampezzo, attualmente in Düsseldorf, desidera che si sappia che egli non ha nulla di comune collo Sburlino Giacomo, pure di Ampezzo che fu pubblicato nel N° 32 nella lista dei crumiri. Egli è organizzato e disapprova con tutta l'anima l'operato del suo omonimo.»

 

08.09.1906 - numero 36

Pidocchi e cimici

«A Dio spiacente ed a' nemici sui
può essere detto ora il muratore-sarto, nonché capo-crumiro emerito Daniele Puschiasis di Ludaria, comune di Rigolato. Infatti nel N° 34 del Zentralblath für des Baugewerbe, organo centrale del Consorzio padronale edile tedesco troviamo a suo riguardo la seguente diffida:

"Comunichiamo a tutte le sezioni che quest'anno il capo italiano Daniele Puschiasis è ripetutamente venuto meno agl'impegni assunti di fornire degli operai e ha presentate delle pretese ingiustificate."

Evidentemente il mestiere del capo-crumiro diventa ogni giorno più difficile: da una parte gl'imprenditori non vogliono lasciarsi trullare da certi messeri, e dall'altra gli operai hanno aperti gli occhi, e non vogliono più lasciarsi condurre al macello come tante pecore e quando s'accorgono di essere stati ingannati dal capo lo piantano in asso infischiandosi altamente degli accordi che questi aveva presi congl'imprenditori.
Resti, resti a casa, torni a' suoi pantaloni che farà meglio, il sor Daniele! Si persuada che il capo-crumiro è ormai un mestiere rovinato!
[...]

Capi-succhioni
Alcune settimane fa pubblicammo sotto questa rubrica un capo pinzanese il quale a Mittweida si faceva dare dagli operai che assumeva sul lavoro da 4 a 6 M. a testa… per le spese incontrate ecc. ecc. quantunque di spese non ne avesse avute nessuno.
In questi giorni ci è capitato di far la conoscenza con un altro campione del genere, ed è il capo Giuseppe Valent detto Minissi du Stazione per la Carnia (Udine), il quale dai muratori che aveva raccolti intorno a sé a Teupitz aveva tolto, colla solita scusa, 10 M. – diciamo dieci M. – a testa!
Codesto bel tipo, il quale del resto ripetutamente ha mandato quest'anno degli operai sugli scioperi (Swinemünde, Ronneberg, Wittenberge, ecc,) aveva delle velleità da piccolo Czar. Come lo Czar odiava la carta stampata, e ad uno che manifestava l'idea di abbonarsi alla ‹Patria› di Freiburgo disse: Non voglio assolutamente che nessuno faccia vedere dei giornali altrimenti dal momento lo mando via dal lavoro!
Aveva pure una grande opinione della propria attività cerebrale poiché uno de' suoi motti favoriti era. Vale più quello che penso io in un minuto, che voialtri in due giorni, asini che siete.
Con un imprenditore di Potsdam aveva concluso un contratto che è uno splendore di... cretineria. Lo pubblicheremo in uno dei prossimi numeri.

Crumiri del comune di Lauco a Zittau
I seguenti muratori tutti del comune di Lauco, sono partiti da Warnsdorf in Boemia, ove avevano lavoro, per darsi al crumiraggio in Zittau:

1 Del Bianco Basilio        6 Dionisio Giuseppe        
2 Gressani Albino 7 Adami Edoardo
3 Dionisio Edoardo 8 Cimenti Giov. Batta
4 Dionisio Celeste 9 Cimenti Giovanni
5 Dionisio Pietro    

Finora il comune di Lauco era quasi immune dalla peste del crumiraggio.
Raccomandiamo caldamente anche ai compagni di Lauco la medicina che proponiamo più sotto al comune di Venzone.»

 

08.09.1906 - numero 36

Proteste

«Nelle ultime due settimane abbiamo ricevute da Friburg, Berlino, Hörstel, Nowawes, ecc. una serie di protese di muratori e manovali venzonesi contro il vergognoso contegno di que' loro concittadini che disonorano coll'opera crumiresca il loro comune a Konitz, a Memel e a Wittenberge.
Le pubblicheremmo volentieri, ma ragioni di spazio ce lo impediscono. Quindi ci limiteremo a prenderne atto e a dare un consiglio ai protestanti.
Quest'inverno a casa facciano una propaganda attivissima per far comprendere agli ignoranti il male che fanno e il danno che recano ai loro confratelli all'emigrazione e in ultima analisi a sé medesimi.
Quanto ai capi poi, cioè a coloro pe' quali non si può portare la scusa dell'ignoranza, li boicottino senza misericordia, faccian si che nel comune non trovino più una persona sola che parli e giuochi con loro, non un oste che versi loro del vino, né una ragazza che si degni di ballare con essi. È una medicina che in certi altri comuni ha fatto delle meraviglie, ed il cui effetto non potrà mancare neppure a Venzone.
Soprattutto poi procurino che a Primavera non trovino uno solo operaio disposto a credere alle loro parole e a seguirli all'estero! In generale questi capi-crumiri sono conosciuti per la loro fenomenale incapacità! Privi della compagnia che essi ingannano e sfruttano, i padroni e gl'imprenditori non sapranno che cosa farsene di loro, e lo cacceranno via a pedate come è successo proprio in questi giorno al muratore-sarto di Ludaria, di cui nella rubrica ‹Pidocchi e cimici›.»

 

18.09.1906 - numero 37

Pidocchi e cimici

«In Warnsdorf (Austria) scioperano i muratori. Gl'imprenditori hanno stipulato un contratto con due capi

  • Menegoni Leonardo
  • Pradolin Eugenio

di Tramonti di Sopra in provincia di Udine per la fornitura di crumiri italiani. Il primo viaggia per raccoglierli e il secondo d'accordo coi padroni e colla polizia organizza il servizio di sorveglianza de' crumiri contro le suggestioni degli scioperanti.
(Nota d. Red.) Ricordiamo Tramonti di Sopra come uno dei più simpatici paesi della provincia di Udine, né mai ci saremmo immaginati che potesse allignarvi la mala pianta del crumiraggio professionale. Auguriamoci che i coscienti e le persone di buon senso sappiano quest'inverno provvedere affinché presti si secchi e sia risparmiato al loro comune la vergogna di esser annoverato fra i comuni putridi. I mezzo migliori li abbiamo indicati nel numero scorso a proposito di Venzone.»

 

29.09.1906 - numero 39

Una protesta

«Riceviamo da Lörrach e di buon grado pubblichiamo:

Caro ‹Operaio›
Questa non si può chiamare rettifica perché non cambia nella sostanza ciò che avete pubblicato in riguardo ai crumiri di Lauco, ma intendo solo di scindere la responsabilità e la vergogna.
I signori che voi pubblicaste come crumiri nel N° 36, cioè i signori Del Bianco Basilio, Dionisio Celeste, Dionisio Pietro, Dionisio Giuseppe, Adami Edoardo, Cimenti Giov. Batta, Cimenti Giovanni sono tutti del comune di Lauco, è vero, ma della frazione di Vinaio, Ed errereste grandemente immaginando che questi nove siano i soli crumiri di quel bigottissimo villaggio, i cui operai tutti (salvo rarissime eccezioni) si vantano persino di lavorare negli scioperi, credendo di far cosa meritoria, e di provvedere alla salute della loro anima.
Sono cose queste che nel nostro comune nessuno le ignora e non ve ne meraviglierete neppur voi quanto ci avrò detto che quello è il villaggio de' quaresimali, de' tridui e dei festeggiamenti di due santi in un giorno.
Gli operai stessi non hanno che una colpa molto limitata. I veri colpevoli sono i loro direttori spirituali che non hanno saputo insegnar loro che cosa sia solidarietà, né carità cristiana, e che anzi hanno sempre detto che gli scioperi erano roba da socialisti e che quindi andavano combattuti con tutta l'energia possibile. E non potrebbe essere altrimenti perché per quanto pieni di superstizioni, lasciati a sé, comprenderebbero il disonore e l'odio che si attirano colla loro condotta.
Crumiro! Nome che persino l'organo del vescovo Bonomelli La Patria stigmatizza come riprovevole e disumano. E voi, lavoratori di Vinaio volete proprio lasciarvi elencare sempre in quelle file? Ma non avete sentimento di decoro, di onore? Non data ascolto a que' messeri che tentano di mettervi contro i vostri compagni in nome della religione! Persuadeteci che ciò che li muove non sono interessi religiosi, ma interessi egoistici e mondani.
Nel vostro villaggio pure vi sono de' buoni elementi; unitevi a loro e toglietevi da dosso la macchia del crumiraggio che per colpa vostra disonora tutto il comune.
E ai rappresentanti – in tonaca e in giacca – dell'impero celeste di Vinaio diciamo una cosa sola: Vedete che gloria e che onore procurate alle vostre pecorelle? Farisei, andate a nascondervi! Non fate vedere tanta vergogna!
Uno di Lauco

»

 

03.11.1906 - numero 44

Lasciando la cazzuola...

«Ai miei concittadini della Carnia!

La salute del lavoratore è in sé medesimo: il messia, il redentore del popolo non può essere che il popolo stesso col tesoro del suo risparmio e della sue associazioni.
L. Luzzatto

Le esigenze della vita crescono tutti i giorni e tutti i ceti hanno dei bisogni che pochi decenni fa non sentivano. È un fatto reale che le condizioni economiche in generale si sono migliorate e che oggi giorno il lavoro è meglio retribuito che non lo fosse per l'addietro.
Ma chi potrebbe affermare che le condizioni si siano migliorate in modo relativo come lo sono in modo assoluto? Chi può dire che il franco in più che l'operaio oggi ricava dal suo lavoro basti alle maggiori spese che egli ha oggi? D'altra parte è chiaro che un continuo elevamento delle mercedi non è una cosa sempre possibile, perché vi sono delle leggi d'indole economica che non si possono rovesciare dall'oggi all'indomani.
S'impone quindi specialmente ai poco beneficati dalla fortuna, il problema del come possano ricavare il miglior frutto delle loro fatiche.
Ed un tal problema ha in teoria una soluzione semplicissima cioè spender bene il proprio denaro.
In pratica però la cosa presenta maggiori difficoltà, ed è intenzione dello scrittore di quest'articoletto, operaio anche lui, che deve guadagnarsi con massima fatica il sostentamento, d'indicare uno dei mezzi che a suo parere possono facilitare la soluzione del problema.
Non pretende di dire cose nuove; solo egli desidera che i suoi compagni di fatica abbian a risovvenirsi di cose loro ben note, traendo le necessarie conseguenze non a parole ma a fatti.
Col ricavo dell'opera sua il lavoratore deve anzitutto, e si potrebbe dire quasi esclusivamente (ché pur troppo non gli avanza altro), sostenere sé e i suoi cari.
L'acquisto dei generi di prima necessità usurpa nel bilancio famigliare del lavoratore la quasi totalità dell'entrata; ne viene di conseguenza che sua prima e massima cura si è di acquistare de' generi veramente nutrienti e a prezzi onesti. Una volta sciolta tale questione l'operaio può dormire fra due guanciali, perché pur troppo a lui non rimangono capitali che dall'oggi al dimani possano esser messi in pericolo da avvenimenti politici o da manovre di borsa.
Il miglior metodo sarebbe senza dubbio che egli personalmente facesse l'acquisto all'ingrosso di tutto l'occorrente pel mantenimento della famiglia.
Ma tale metodo oltrecché esser il più delle volte impossibile per la mancanza dei fondi necessari, avrebbe l'altro inconveniente di fargli perdere del tempo prezioso e di esigere da lui una conoscenza estesa dei generi di consumo che non a tutti è dato di avere.
Quello che però non è possibile al singolo è di facile attuazione alla riunione di molti. Per nulla non esiste il proverbio che l'unione fa la forza, proverbio che fra i molti ha sempre mantenuta la sua ragione d'essere.
Non ho finora voluto far uso della parola, ma i lettori l'avranno senza dubbio già indovinata e capito che la mia proposta altro non è che di sostenere in modo più vigoroso e pratico l'attuazione del deliberato del congresso di Tolmezzo, la fondazione cioè di una cooperativa di consumo carnica.
Certo per l'attuazione di tale idea è assoluta necessità la cooperazione dell'elemento operaio.
Le statistiche c'informano come la nostra provincia sia fra le italiane quella che dà il maggior contingente all'emigrazione in generale quindi alla classe lavoratrice friulana non manca né la necessaria istruzione, né lo spirito moderno per comprendere come l'idea dell'organizzazione de' consumatori sia per essi utilissima.
Ma purtroppo… vi è un ma...
La maggior parte ama il quieto vivere e di regola dice. Fait che starài anchie iò (Fate che si starò anch'io).
Per attuare la buona idea non bastano i simpatizzanti, ma sono necessari gli attivi che prestino l'opera loro di propaganda e l'obolo acciocché essa possa avere una pratica attuazione. A tutti è dato di poter partecipare, perché il comitato proponente ha fissato l'onere di ciascun socio ad un minimun di 20 lire più 1 lira, come tassa d'inscrizione.
Ora a tutti per quanto miseri, è possibile di mettere insieme 20 lire, tanto più che a termine dello statuto le azioni sono fruttifere e possono dare un interesse fino al 5 per cento.
I benefici poi che i soci possono ripromettersi si possono riassumere in due parole: acquistar bene ed a buon prezzo.
Uno dei pericoli che maggiormente minacciano la vitalità di una tale istituzione filantropica nel vero senso della parola, è lo sciagurato metodo di fare gli acquisti a credito. Questo sistema deve scomparire perché toglierebbe in poco tempo la possibilità di esistere ad un'associazione che non ha per scopo il lucro e che quindi basa i suoi prezzi su quelli di acquisto e la quale non può in alcun modo correre l'alea di perder capitale e guadagno.
Chi oggi vende a credito deve naturalmente tener calcolo dei debitori morosi, che pur troppo nella nostra regione non difettano ed in conseguenza aumentare il prezzo della merce.
Il consumatore poi è indotto dalla facilità dell'acquisto a sorpassare gli stretti limiti che le sue condizioni gl'impongono e da ciò la rovina economica di molte famiglie. Mi si farà l'obbiezione che per l'acquisto a contanti mancano i mezzi necessari. Io però sono persuaso che tutti possano con un poco di buona volontà mettere una cinquantina di lire a disposizione della famiglia per l'acquisto a contanti. Tale fondo potrebbe essere con facilità reintegrato ogni mese combattendo allo stesso tempo il brutto vizio che la maggior parte degli emigranti hanno, di tenere per tutta la stagione indosso in loro guadagni, per poi vederseli – e non sono rari i casi – un brutto giorno sparire.
Anche nel caso che tale somma dovesse essere presa a prestito, l'interesse che si dovrebbe pagare non equivarrebbe certo a quello che a conti fatti si deve rimettere comperando la merce a credito.
Con ciò credo pure di aver dimostrato che anche per i piccoli possidenti, i quali devono attendere dei mesi per ricavare il frutto delle loro fatiche, sia ragionevole ed utile di fare piuttosto un prestito che d'acquistare a credito, perché nel primo caso sanno quale è l'interesse che devono pagare, mentre nel secondo debbono fidarsi dell'onestà spesso problematica del loro fornitore.
Finisco coll'augurio che al prossimo anniversario della fondazione della cooperativa carnica la maggior parte de' miei compagni di lavoro vi si siano iscritti.
E non si lascino sorprendere dalle manovre interessati e degli avversari, i quali senza dubbio non mancheranno di usare tutte le arti per metterne in pericolo l'esistenza. Dall'oggi all'indomani si vedranno diminuire i prezzi al di sotto del possibile. I lavoratori intelligenti però non dovranno lasciarsi ingannare da tale spirito filantropico… interessato! Egli deve sempre aver presente lo scopo di tali rinvii e riconoscere le zanne del lupo sotto la pelle d'agnello.
Si può essere certi che una volta mistificati i consumatori e fatta andar a male la cooperativa i filantropi di ieri non mancherebbero di riportare i prezzi alla misura di prima – che dico? – più in alto ancora per ricompensare del guadagno perduto. I friulani non sono certo così gonzi e sapranno comprendere il loro interesse.

Viva la cooperativa carnica.

Leipzig, ottobre 1906
Uno di Gorto»

 

24.11.1906 - numero 47

Corrispondenze

«[...]
Valtrop.pa – Caro ‹Operaio›. Da molto tempo ci troviamo qui a lavorare, e posso assicurarti che abbiamo speso molto fiato e fatti dei grandi sacrifici per l'organizzazione e per organizzare gli operai che lavorano alla Neue Zeche di Waltrop, i quali non sapevano neppure se l'organizzazione fosse roba da mangiare o no.
E a dire il vero le nostre fatiche non sono state vane, poiché degli italiani almeno, quanti venivano a lavorare con noi, tanti si sono organizzati. Un giorno comparve una compagnia di Lauco. Facemmo loro le nostre congratulazioni e li trattammo da compagni. Ma ci accorgemmo subito che non ci capivano. Facemmo allora della buona propaganda spicciola esponendo le ragioni dell'organizzazione e un po' per volta avemmo la consolazione di poterli chiamar fratelli. E in questi giorni sono ripartiti orgogliosi di trovarsi nelle nostre file, dopo essersi messi in regola colla sezione di Brombauer, ed essersi meritata la stima dei colleghi tedeschi. I nostri saluti fraterni ai compagni del comune di Lauco.
Colla medesima compagnia vennero anche alcuni muratori del comune di Ovaro. Domandammo ad essi pure se erano organizzati, avvertendoli che altrimenti non avremmo potuto accettarli nella nostra cucina ed avrebbero dovuto far parte a sé. Franchi e sicuri risposero di essere organizzati, di esserlo da molto più di noi, e di essere i patriarchi del socialismo.
Immaginare la nostra contentezza!
Ma, ahimè, non è oro tutto quel che luccica, e le parolone tradiscono spesso il ciarlatano. Noi come socialisti siamo giovani, è vero, ma paghiamo regolarmene le nostre marchette, e, dove possiamo, facciamo della propaganda economica, e cerchiamo di conquistare all'organizzazione le coscienze de' nostri colleghi di lavoro. Ma questa propaganda, e questo modo d'intendere il proprio dovere non sembra di piacer troppo ai patriarchi d'Ovaro, i quali al momento della partenza erano arretrati di quattro mesi colle quote, e l'otto corrente se ne sono andati via senza aver fatto il loro dovere.
E noi, col tuo mezzo, inviamo loro il nostro biasimo e non li riconosceremo più per compagni e fratelli fino a tanto che non si saranno scusati e avranno riparato al fallo commesso.
E affinché lo stesso biasimo venga loro inflitto anche dai concittadini loro ecco i nomi di questi socialisti modello:
Gonano Luigi, arretrato dal mese di maggio, Svander Giacomo, Deprato Celeste, Corra Giovanni, Romano Deprato, Fedele Luigi, tutti arretrati dalla metà di giugno.
[...]»

 

01.12.1906 - numero 48

Lasciando la cazzuola

«Ai lavoratori Friulani

Il vento autunnale ci fa pensare al prossimo rimpatrio ai patri focolari ove i nostri ci attendono con ansietà per portare alle nostre famiglie quel po' di risparmio, frutto di tanti dolori e di così dure privazioni, e in certi casi anche di vergognose dedizioni ai padronati e di veri delitti perpetrati contro il principio di solidarietà, causa di tanto odio accumulato sul nostro capo per parte degli operai indigeni, che non vedono nell'italiano se non la fonte de' loro mali, per la sleale concorrenza di cui egli tante volte si rende colpevole lavorando sui scioperi o dove sorgono de' conflitti fra capitale e lavoro.
Ma l'italiano incosciente di ciò non si cura. Pensa invece di tornare la prossima primavera al posto lasciato, oppure in un altro che gli dia maggior guadagno, incurante se in quella località vi siano delle agitazioni o degli scioperi.
Il suo pensiero non ricorre neppur lontanamente a quelle povere famiglie che dovranno sottoporsi a privazioni dolorose, far dei debiti e vedere i figli deperire lentamente per fame e miseria. Ciò non cura, ma nelle osteria del suo paese usa raccontare che gl'italiani lavorano più de' tedeschi, i quali non hanno voglia di lavorare, e che per ciò esso sono molto più ben visti dai padroni e dai loro tirapiedi, e non s'accorge che in questo modo attira su se medesimo delle antipatie e degli odi inconciliabili.
La colpa non è intieramente sua! Buona parte di quegli operai che, pur essendo coscienti ed organizzati all'Unione muraria, non si curano d'infondere ne' loro connazionali meno colti quel senso di solidarietà che deve essere il capo saldo di tutte le azioni de' lavoratori, che non vogliono entrare nelle organizzazioni locali limitandosi alla parte puramente negativa di non lavorare sugli scioperi e a dir male dei governanti e de' ricchi quando la birra ha ben riscaldato loro la testa.
Compagni lavoratori! Abbandoniamo quindi ogni riguardo personale e dedichiamo qualche ora della giornata al miglioramento nostro e de' nostri allora vedremo che queste frutteranno assai più di quelle passate all'osteria tra i fumi del vino e dell'acquavite.
Compagni lavoratori! La necessità di un risveglio economico e morale fra le classi lavoratrici si fa più viva di giorno in giorno per eliminare dal nostro paese (Forgaria) e dal Friuli intiero quella specie di crumiro-gregario che anche quest'anno si è distinto sugli scioperi di Konitz e di Memel nel portare la vergogna del tradimento.
Ed è per ciò che avvicinandosi il giorno del rimpatrio facciamo appello a tutti quelli che hanno un poco di quella buona volontà perché cooperino a tale risveglio. Compagni, il tempo si fa buio. La riluttanza nostra nell'entrar nelle leghe professionali potrebbe sviluppare il malcontento delle popolazioni che ci ospitano per ben 9 mesi dell'anno. Organizziamoci se vogliamo essere protetti e rispettati dalle insidie dei padroni e dagli sfruttatori dell'emigrazione italiana.
Organizziamoci e allora non saremo più considerati come stranieri e crumiri, ma amati come fratelli e come compagni di lotta. Nella nostra provincia di Udine da tre anni vive e prospera il giornale Il Lavoratore Friulano che per la lotta tenace e leale contro tutte le corruzioni si è acquistata e s'acquista la simpatia di tutti. S'occupa degli operai e dei loro interessi, ebbene vi raccomandiamo a tutti, compratelo, diffondetelo, sostenetelo moralmente e finanziariamente perché l'intrepido lottatore prosegua la via della civiltà e della giustizia umana.
Vitten
S.B.F.»

 

13.12.1906 - numero 50

Rettifica.

«Nel N° 13 del 19 agosto 1905 riportammo in base ad informazioni ricevute da persone della cui sincerità fino ad allora non avevamo ragione di sospettare nella rubrica ‹Pidocchi e cimici› un trafiletto intitolato ‹Crumiri nuovi› nel quale il capomastro Lodovico De Caneva e il capo Giacomo De Caneva, ambedue di Liaris nel comune di Ovaro in provincia di Udine, erano accusati:

  1. di aver fatto i crumiri sullo sciopero di Nossen.
  2. di esser dei mangia-pfennig, cioè di ritenere indebitamente sui salari de' loro operai qualche Pf. all'ora.
  3. di non tenere l'amministrazione della cucina comune con tutta la correttezza che sarebbe stata doverosa.

Ora da un'accurata inchiesta eseguita dal compagno H. Ruttloff, fiduciario dell'Unione muraria tedesca, in tutte le località in cui i fratelli De Caneva hanno eseguito dei lavoro di qualche importanza è risultato che la secondo e la terza accusa sono assolutamente destituite d'ogni fondamento, poiché essi mai hanno fatto de' profitti indebiti, né sui salari né sulla cucina e quanto alla prima si trattava di lavoro assunti prima che scoppiassero gli scioperi e che pagavano ai loro operai salari superiori a quelli richiesti da quelli del luogo.
Ritiriamo quindi tutte le accuse e le espressioni offensive contenute in quel trafiletto dolenti di essere restati noi medesimi vittime di gente malevola e di aver amareggiato l'animo di due persone rispettabili e meritevoli della stima di tutti.»