L'Operaio Italiano - anno VI (1903)

 

L'Operaio Italiano 1903 n. 6

 

21.02.1903 - numero 4

Movimenti di salario. Muratori

«Gli allori raccolti negli ultimi due anni dagli imprenditori di Halle, di Kiel e di Amburgo e tanto magnificati nei congressi del Consorzio padronale edile, turbano i sonni di quelli di Rostock, i quali sembrano disposti ad imitarli intraprendendo nella prossima primavera una campagna a tutt'oltranza contro l'‹Unione muraria›.

Negli ultimi mesi dell'anno scorso erano sorte delle differenze per questioni di tariffa fra alcuni imprenditori ed i loro dipendenti, e qualcuno di essi fu anche boicottato. Nella seconda metà di Dicembre però i boicotti furono tolti tutti.

Ed ora gl'imprenditori della corporazione si rifiutano di accettare sul lavoro quei muratori che appartengono all'‹Unione› senza che un fatto qualsiasi sia sopraggiunto per giustificare un tale atto di ostilità.

Ma non soltanto questo. Si hanno le prove che essi tentano di richiamare sulla piazza da vicino e da lontano più muratori che possono. Quindi preghiamo caldamente tutti i colleghi di non accettare gl'inviti che eventualmente ricevessero da Rostock fino a tanto che la situazione non sia chiarita. E siccome non è difficile che gl'imprenditori per ottenere dei krumiri si rivolgano anche all'estero, cioè alla Carnia e al Friuli, preghiamo caldamente i compagni di là di adoperarsi in modo che non si rinnuovino quest'anno in Rostock i fasti di Kiel.

Ciò è nell'interesse di tutti, e più ancora che in quell ode tedeschi nell'interesse della nostra emigrazione. Ricordiamoci che siamo già abbastanza mal visti senza bisogno di aggiungere nuova esca al fuoco.»

 

07.03.1903 - numero 5

In difesa degl'interessi operai

«Come notiamo in altra parte del giornale da vari segni si prevede che la stagione dei lavori che sta per cominciare non trascorrerà così quieta come sarebbe nel desiderio di tutti. In parecchie città gl'imprenditori minacciano rappresaglie contro gli operai organizzati e boicotti in massa. Sappiamo pure che col mezzo dei soliti agenti tentano di acapparrare dei crumiri in Boemia e in Italia.

Perciò pubblichiamo la seguente nota dei capi che negli anni scorsi in Halle, in Wismar, in Kiel, in Königsberg, in Braunschweig e in Potsdam maggiormente si distinsero come arruolatori e conduttori di crumiri, pregando vivamente tutti coloro che si trovano al caso di poterlo fare, e che hanno un po' di coscienza e d'amore all'organizzazione, alla causa operaia e al nostro buon nome all'estero, di tenerci informati sullo loro mosse affinché l'‹Unione muraria› d'accordo colle altre organizzazioni interessate possa prendere le misure opportune onde sventare le loro macchinazioni.

  • Della Martina Pietro di Givigliana.
  • Soravito Daniele di Liaris.
  • Buliani Pietro di Ampezzo.
  • Berton Luigi di Enemonzo.
  • Sticotti Leonardo di Amaro Carnico.
  • Zanier Giovanni di Clansetto (Spilimbergo).
  • Di Sopra Antonio di Rigolato.
  • Cassetti Antonio di Caneva di Tolmezzo.
  • Cacitti Antonio detto Zerin di Caneva di Tolmezzo.
  • Gastaldi Antonio di Flagogna.
  • Chieu Enrico di Pinzano al Tagliamento.

Costoro del tradimento negli scioperi ne hanno fatto una professione, e molti da anni non lavorano che dove gli operai del posto sono in lotta cogl'imprenditori, speculando sulla miseria degli altri, oppure tentano dei ricatti a danno delle casse di resistenza.

Ricordiamoci tutti che sia di fronte ai nostri fratelli e compagni di lavoro che ci ospitano, sia di fronte a noi medesimo, abbiamo il dovere e l'interesse di disperdere questa genia di negrieri che già tanto danno ha recato al nostro nome in questi paesi, e che sono la causa principale dell'antipatia e dell'odio che incontriamo da per tutto sui nostri passi.»

 

21.03.1903 - numero 6

In difesa degl'interessi operai

«Nel numero scorso abbiamo pubblicato una prima lista di capi muratori e di conducenti che si erano distinti in modo speciale negli scioperi degli ultimi anni. Un'altra lista di negrieri più completa ancora, e che contiene quasi tutti i nomi della nostra insieme ad alcuni altri ce l'offre l'organo centrale del Consorzio dei padroni ed imprenditori edili tedeschi, il Zentralblatt für das Deutsche Baugewerbe, Berlin S.W. 11, Hallesche Strasse 18. Nel suo numero del 28 Febbraio 1903 (No. 17).

La riproduciamo per intero:

  • Daniele Marin, Maurermeister, Spilimbergo.
  • Cecon Francesco, Spilimbergo.
  • Stefani Luigi, Muina di Ovaro.
  • Giuseppe Cescutti di Giov. Batta Norat, Clausetto presso Spilimbergo.
  • Luigi Brovedani, Treppo Carnico.
  • Luigi Colledani, Maurerpolier, Clausetto.
  • Diana Vittorio, Ampezzo Enemonzo.
  • Sticotti Leonardo, Amaro Carnico.
  • Pietro Brovedani, Maurerpolier, Clausetto.
  • Luigi Endrigo, Cordenons.
  • Johann Feruglio, Caneva di Tolmezzo.
  • Gotti Eugenio, Maurerpolier, Pinzano al Tagliamento.
  • Giovan Battista Petri, Maurerpolier, Pinzano al Tagliamento.
  • Cacitti Eugenio, Maurerpolier, Caneva di Tolmezzo.
  • Cassetti Antonio, Maurerpolier, Caneva di Tolmezzo.
  • Giuseppe di Sopra, Maurerpolier, Rigolato Carnico.
  • Calligaro Eugenio, Maurerpolier, Buja.
  • Giuseppe Nodari, Colagnola ai Colli, Verona, Italia.
  • V. Colussi, Resia, Italia
  • Anton Gastaldo, Bauführer, Forgaria, Italia.
  • Ilario Cassetti, Maurerpolier, Liebenau (Neumarkt) b. Schwiebus.
  • Otto Thomas, Halle a. S. Parkstrasse 20.

Ricordiamo che nell'Agosto dell'anno scorso, in occasione dello sciopero di Königsberg il Consorzio de' padroni ed imprenditori edili distribuì tra i capimastri di quella città un manifesto che pubblicammo per intero e che fu riprodotto anche nel giornale il Friuli e nell'Edilizia, il quale conteneva tutti questi indirizzi meno quelli del Gotti Eugenio, Giov. Batta Petri, Cacitti Eugenio, Cassetti Antonio, Giuseppe di Sopra, Calligaro Eugenio. Si vede che questi signori – del resto già conosciuti come capi-krumiri emeriti – invidiando la fortuna dei loro colleghi hanno fatto premura presso il Consorzio padronale per essere assunti anch'essi nella lista ufficiale de' mercati di cane umana. Diamine! non se lo erano meritato anch'essi coi lunghi servigi?
[...]

Più volte ci è capitato nella campagna che sosteniamo da due anni contro il krumirismo professionale di sentirci dire che siamo parziale (sic) nella critica, che abbiamo delle prevenzioni contro la provincia di Udine e la denigriamo per partito preso, quasi per spirito di campanile.

Ora questa lista di 22 mercanti di carne umana che spontaneamente hanno offerto i loro servigi al Consorzio dei padroni, perché altrimenti questo non avrebbe potuto avere i loro indirizzi, tutti, meno Nodari Giuseppe, che è di Colognola ai Colli in provincia di Verona, e del Thomas che è un tedesco che ha ufficio di collocamento in Halle, e che probabilmente è l'organizzatore principale del servizio di krumiraggio, tutti, cioè ben 20 sono della provincia di Udine.

Non abbiamo quindo torto, e non ci si può rimproverare di denigrazione sistematica se affermiamo che il krumiraggio professionale è una malattia – chiamiamola così – peculiare di questa provincia, come la peste bubbonica lo è dell'India e la febbre gialla del Brasile.
[...]»

 

21.03.1903 - numero 6

Propaganda nel Friuli e nella Carnia

«La Direzione del Partito socialista italiano ha inviato il compagno Dino Rondani a fare un giro di propaganda nell'alto Friuli e nella Carnia, a proposito del quale un amico ci scrive da Prato Carnico:

Caro "Operaio"
Come già saprai nei giorni scorsi passati avemmo il piacere e l'onore di vedere tra noi il compagno On. Dino Rondani, il quale nei giorni 25 e 26 tenne tre conferenze; poi partì per Villa Santina, visitando Ampezzo, Enemonzo, ecc.
Nella prima conferenza parlò sui temi Socialismo e pro-divorzio;
nella seconda Socialismo e democrazia cristiana
nella terza Emigrazione e krumiraggio.
La sua parola eloquente e persuasiva, ed i suoi simpatici argomenti, strapparono gli applausi anche alla parte avversaria, entusiasmando tutto l'uditorio, del quale facevano parte parecchi giovani e donne. Nel pomeriggio si recò a Pesariis, che è la più grossa borgata di questo comune, accompagnato da un numeroso corteo di compagni e compagne, al canto dell'inno internazionale e di quello dei lavoratori.
Furono due giornate di buona seminagione pel nostro partito, e sono certo che si raccoglieranno buoni frutti.
Il contegno della popolazione, anche a detta del delegato di pubblica sicurezza, fu ammirabile sotto tutti i rapporti.
Da registrare che vi sono appena alcune provocazioncelle del sagrestano e di alcuni democristi, i quali riuscirono però soltanto a farsi compatire.
Il 1° Marzo l'On. Rondani assisterà al piccolo congresso che si terrà a Palmanova, avendone avuto incarico dalla Direzione del Partito, e poscia tornerà in Carnia a compiere il suo giro di propaganda.
Una scossa simile non l'aveva ancora mai avuta il pero dell'imdifferentismo e del krumiraggio.
Saluti fraterni. C. G.

[...]»

 

04.04.1903 - numero 7

Propaganda in Friuli

Resoconto di un giro di propaganda nelle vallate del Friuli.

«Nella seconda quindicina di febbraio la Federazione edilizia italiana inviò il compagno Pinfari Riccordo a compiere un giro di propaganda nelle vallate della Provincia di Udine. Egli parlò a Fagagna, Osoppo, Tolmezzo, Ampezzo, Forni, Chiusaforte, Pontebba, Venzone, Gemona, Segnacco, Tricesimo, Felletto e Udine. Frutto del suo viaggio è il seguente studio sul krumiraggio friulano che togliamo dal giornale l'"Edilizia".

[...]
Il Friuli fu – a me almeno – sempre dipinto come un centro di analfabeti, e perciò risentii un'impressione lusinghiera, quando constatai che l'analfabetismo regna sì, ma in molto minor proporzione – specialmente nella Carnia – di tante altre regioni italiane: questo mi persuase che il krumiraggio doveva essere opera o di un pregiudizio gretto di campanilismo o della mancanza assoluta d'ogni nozione dei diritti e dell'esser proprio.
Infatti analizzato bene il passato e il presente dell'emigrante friulano troviamo: che egli comincia ad emigrare fin da fanciullo - all'età di 10 o 12 anni - fra l'estero, dove non comprende la lingua, e l'interno, ove rara giunge la voce di un propagandista (né mai può dedicarsi a letture di giornali che gli spieghino la funzione sua nella società presente), passa la sua gioventù leggendo qualche volta il Piccolo Crociato (clericale) od il Giornale di Udine (forcaiolo) i quali (entrambi) si scagliano violentemente contro i socialisti, e contro tutto quanto sa di movimento economico e politico del proletariato internazionale.
Da questo ne esce che l'emigrante friulano, si fa uomo pur rimanendo fanciullo, sempre soggetto al prete ed ai suoi pregiudizi. Nasce e si fa gigante per conseguenza in lui il sentimento campanilistico, che forma il gretto concetto, che tutto ciò che operano le organizzazioni estere per migliorare i salari e gli orari sia opera esclusivamente fatta in odio a lui, e per impedirgli il modo di guadagnare quel pane che la patria sua non gli ha mai procurato. Ritiene (e gli fanno tuttora ritenere) che il compito suo all'estero sia quello di lavorare ovunque ne trova, anche se in contrasto co' suoi compagni in lotta, perché queste lotte non assumono carattere d'interesse alcuno per lui.
Vi hanno però altri motivi e fra questi il sistema della così detta caparra.
[...]
Il Friulano, eccezione fatta per qualcuno, non conosce che un solo diritto: quello di lavorare.Parlategli di libertà e diritti da conquistare, di fratellanza e solidarietà universale, egli casca dalle nuvole e stenta ad afferrarne il senso; così avviene che dopo il propagandista, il prete, dal pulpito, si prende la cura di spiegarglielo a suo modo riuscendo magnificamente a tenerlo a lui asservito.
Riccardo Pinfari

 

18.04.1903 - numero 8

Alla gogna

«Non è un nuovo, ma un vecchio peccatore. Si tratta del capo-mastro Daniele Marin di Spilimbergo, il primo nella lista dei mercanti di carne umana pubblicata dal Consorzio dei padroni, e da noi riportata nel No. 6 del nostro giornale.

Costui non si è reso benemerito soltanto in Germania, ma anche in Serbia. Ecco che cosa ci scrive a suo riguardo un nostro abbonato da Belgrado:

"Leggendo la lista dei mercanti di carne umana che avete pubblicata in uno dei vostri ultimi numeri ci siamo meravigliati di trovarvi il nome del capo-mastro Marin di Spilimbergo, perché a dire il vero lo credevamo morto e sepolto da un pezzo. Tre anni fa questo bel tomo era a Belgrado, e giacché sembra che sia vivo e verde voglio raccontarvi una delle sue prodezze compiute in questo paese.
Aveva avuta l'impresa della costruzione di una grande fabbrica di zucchero, e trasse con sé un buon numero di operai friulani promettendo una paga discreta.
I lavori cominciarono; siccome però sul posto vi era già un gran numero di muratori disoccupati che venivano ad offrirglisi per meno, un bel giorno senza preavviso di sorta calò a' suoi uomini le paghe e allungò l'orario giornaliero.
Potete immaginarvi al giorno di paga la spiacevole sorpresa di quegli operai! La domenica alcuni di essi si riunirono e decisero di non prendere il giorno seguente il lavoro fino a tanto che non fosse intervenuto un accordo col principale.
Il Lunedì mattina quando sonò la campana non attaccarono insieme agli altri, e cinque o sei dei più coraggiosi tentarono di far capire la ragione anche a questi. Ma tutto fu inutile. Il Marin avvertito immediatamente invocò telefonicamente l'aiuto della polizia, la quale una mezz'ora dopo aveva già legate le persone da lui indicate. Furono tenute in carcere per 24 ore, poi per traduzione ordinari espulsi dal regno, senza che potessero riscuotere ciò che fino ad allora avevano guadagnato.
Questo non lo scrivo per rancore personale perché mai ho avuto la disgrazia di aver che fare con lui, ma soltanto per mettere in guardia i compagni. Salti fraterni.
Belgrado, 5 aprile 1903
Segue la firma

In una lista di mercanti di carne umana distribuita dal Consorzio padronale nell'Aprile del 1900 il Marin è segnato coll'indirizzo di Belgrado (Serbia) e non di Spilimbergo. Quindi non vi può essere errore di persona. Dunque fin da quel tempo questo bel ciaccherino era al servizio del Consorzio padronale tedesco come fornitore di crumiri!»

 

01.05.1903 - numero 9

Krumireide. Un'altra p… rodezza del famigerato Cassetti

«In altra parte del giornale raccontiamo d'una colonna di 43 muratori friulani che la settimana scorsa partendo da Kiel si sono recati a Bromberg a tradire lo sciopero. All'ultimo momento apprendiamo che il conducente di quella banda era il famigerato Cassetti di Caneva di Tolmezzo, la figura più miserabile e vigliacca che disonori la nostra emigrazione.

I compagni di Kiel, quantunque lo conoscessero fino dall'anno scorso tentarono di dissuaderlo dal recarsi a Bromberg facendogli considerare il danno che avrebbe recato a quegli operai e l'infamia di cui si sarebbe coperto. Ed egli ebbe la sfrontatezza di domandare una piazza sicura per tutta la stagione per sé e i suoi uomini e un compenso di 880 Mk, cioè 20 marchi a testa.

Si vede bene che la divisa di codesta canaglia è: La borsa o la vita! e che a Portolongone e a Lipari ce ne sono de' meno peggio.

Da Strassburgo ci scrivono:

Come già saprai ai primi di Aprile ci siamo posti in lotta per migliorare le nostre condizioni. Fra muratori e falegnami in sciopero saremo da 1300 persone, e fra di noi quantunque di tre nazionalità differenti, tedeschi, francesi e italiani, regna il massimo affiatamento e una cordialità che ha del commovente. Anche la popolazione segue il nostro movimento con gran simpatia e l'approva. Però gl'ingordi impresari sono riusciti a reclutare i soliti krumiri e stamani alle tre sono scesi alla stazione di Kehl, prossima a Strassburgo da 30 a 60 di costoro, nostri connazionali provenienti dal Friuli; furono ricevuti a fischi e urli; intervenne la polizia e divisi in drappelletti di quattro ciascuno e scortati da 25 gendarmi, sì che parevano i deportati in Siberia, furono condotti alle baracche che i padroni avevano preparate per loro, fornendole di paglia e di coperte. Davanti è stato stabilito un posto di polizia.
Ed ora vorrei rivolgerti una domanda.
Come mai in tutti gli scioperi qui in Germania abbiamo sempre quei medesimo krumiri ;provenienti da una parte della provincia di Udine, dove pure abbiamo tanti bravi e fedeli compagni?
Strassburgo, 23 Aprile 1903 F. M.

N.d.R. Quanto alla domanda che il nostro corrispondente ci fa non possiamo fare altro che consigliargli di leggere, o rileggere, la relazione del Pinfari che abbiamo pubblicato nel N° 7 del nostro giornale.

A Strassburgo i traditori sono stati reclutati e condotti dai due ben noti capi-krumiri Gotti Eugenio e Giovan Batta Petri, ambedue di Pinzano al Tagliamento, che l'anno scorso avevano scelto Potsdan come campo delle loro losche operazioni.»

 

01.05.1903 - numero 9

Movimenti di salario. Muratori

«[...]
Bromberg. Quantunque gl'imprenditori abbiano saputo far venire sulla piazza da 120 krumiri italiani, di cui più della metà in una mandata soltanto, il morale degli scioperanti si mantiene altissimo, e non uno solo è venuto meno al suo dovere. D'altra parte sembra che gl'imprenditori comincino ad accorgersi d'aver commesso un errore nel preferire questi krumiri di mestiere i quali in tutti i lavori si dimostrano d'un'incapacità fenomenale, ad un equo accordo coi loro operai del luogo, e sembrano disposti a riallacciare le trattative. Se la buona volontà e il desiderio di una pace onorevole sono presso di loro così sinceri come sono sempre stati tra gli operai, lo sciopero sarà presto finito.
[...]»

 

16.05.1903 - numero 10

Krumireide

«Non sappiamo per qual ragione di uno dei più simpatici paesi dell'Appennino toscano il dettato popolare dice: "Si seminano fagioli e nascono ladri". Parafrasando questo modo proverbiale di certi comuni e paesi della provincia d'Udine di potrebbe dire: "...Si seminano fagioli e nascono krumiri".

Uno di questi è Pinzano al Tagliamento, il quale sembra invidiare a Rigolato e a Caneva di Tolmezzo il malaugurato vanto di fornire agli imprenditori tedeschi il maggior numero di capi krumiri e quindi anche di soldati, poiché è ben difficile che un paletta friulano assuma nella sua squadra operai di altri comuni, tacere poi di altre regioni.

Di Pinzano sono i Gotti Eugenio e Petri Giovan Basttista che stanno rendendosi benemeriti del Consorzio padronale in Strassburgo; di Pinzano quell'Enrico Chieu che l'anno scorso si dette tanto da fare per condurre dei krumiri a Potsdan, e che quest'anno ha pensato bene di cercarsi un terreno vergine per l'industria, l'Ungheria.

Né qui finisce la lista, poiché quasi ogni giorno se ne scuopre uno nuovo.
[...]»

 

16.05.1903 - numero 10

Movimenti di salario. Muratori

«[…]
Da Swinemünde scrivono: Anche qui, come da per tutto gl'imprenditori hanno importati dei krumiri italiani, 48 in tutto. Però non crediamo che abbiano da lodarsene troppo perché non sono pratici dei nostri sistemi di lavoro e per molti poi a vedere come lavorano si direbbe che prendano per la prima volta la cazzuola in mano. I signori imprenditori s'accorgeranno alla fine dell'anno, ai bilanci, quanto "cari" saranno tornati loro questi cari "volenterosi". Swinemünde è un luogo di bagni ed i lavori dovrebbero essere finiti pel 15 Giugno; ma secondo quanto dicono gl'imprenditori avrebbero ottenuto una proroga fino al 1° Luglio. Si vede che l'ufficio edile municipale ritiene lo sciopero come una causa di forza maggiore. Le domande presentate sono modestissime: Pf. 42 all'ora invece di 40 ed alcuni miglioramenti nelle baracche. Gl'imprenditori hanno dichiarato che per essi la questione del salario è affatto secondaria e che si tratta soltanto di vincere.
[...]

In Bromberg i muratori dopo l'arrivo di un'altra squadra di 100 krumiri italiani, venuti dalla parte di Breslavia, hanno dichiarato chiuso lo sciopero. Ma la battaglia non è ancora finita, perché gl'imprenditori pretendono di stravincere imponendo un contratto rovinoso per cinque anno.»

 

30.05.1903 - numero 11

La Federazione edilizia italiana contro il krumirismo

«Ordine del giorno

Il Comitato centrale della Federazione edilizia, dolorosamente colpito che la mano d'opera italiana (avendo fallito d'efficacia la propaganda fatta l'anno scorso) ancora una volta si frapponga vilmente all'emancipazione dei lavoratori edili tedeschi, nel mentre si propone di riprendere con maggior lena la propaganda iniziata in Friuli, manda agli innumeri ed oscuri eroi della battaglia del lavoro il saluto fraterno ed augurale; addita all'obbrobrio dei compagni federati italiani l'operato triste delle bande friulane, auspicando ardentemente il giorno in cui il lavoratore edile italiano, fatto cosciente, più non abbia ad essere pei fratelli esteri simbolo di viltà e tradimento.
Torino, 12 maggio 1903

Il Comitato Centrale

 

30.05.1903 - numero 11

Che cosa dicono i padroni degli operai italiani

«Quando ne hanno bisogno:
In un manifesto distribuito l'anno scorso dal Consorzio padronale a tutti gli imprenditori di Konigsberg in occasione dello sciopero dei muratori, e ripubblicato quest'anno nel suo organo ufficiale "Zentralblatt fur das Deutsche Baugewerbe", contenente i nomi e gl'indirizzi de' più famigerati conducenti di krumiri che in questi ultimi anni abbiano infestata la Germania, gli operai italiani sono dipinti così:

"Meno poche eccezioni gli operai italiani si sono mantenuti buoni; sono diligenti, attivi e sobri ...Resistono a lunghe giornate di lavoro e si contentano di poco, specialmente quando vien offerto loro la comodità di alloggio a buon mercato e sopra tutto non pretendono salari superiori a quelli in uso."

Dunque secondo il Consorzio padronale l'operaio italiano sarebbe l'operaio ideale fornito di tutte le buone qualità desiderabili. Ma vediamo un poco che cosa ne dicono
quando non ne hanno bisogno:
Sarà ancora senza dubbio nella mente di tutti lo sciopero di Kiel dell'anno scorso. Terminato la metà circa de' krumiri italiani partì subito e gli altri nelle settimane successive. A proposito di quest'esodo il giornale "Die Kieler Zeitung", organo dei padroni nel suo numero del 29 Agosto scriveva:

"Gli italiani lasciano Kiel a squadre numerose con gran soddisfazione degli operai edili cittadini. Pare che ai figli del sud non convenga più questo soggiorno pe' continui litigi che hanno coi loro colleghi tedeschi. D'altra parte in moltissimi lavori si sono dimostrati assolutamente insufficienti. Moltissimi non partono già volontariamente, ma perché i loro padroni li hanno licenziati".

Come è saputo in Germania il premio di assicurazione contro gl'infortuni sul lavoro è interamente a carico dei padroni, i quali, in cambio, amministrano le casse dei consorzi creati a questo scopo per mezzo di uomini di fiducia eletti da loro. Ora l'animosità di questi consorzi contro gli operai italiani è nota. Significativa è la motivazione di un controricorso presentato all'Ufficio supremo di assicurazione dal Consorzio di Elberfeld nella causa contro certo Romano nella quale fra le altre gentilezze dichiara immeritevole d'ogni considerazione i certificati dei medici italiani e dipinge gli emigranti italiani come parassiti della nazione tedesca

 

30.05.1903 - numero 11

Il krumirismo al Congresso degli Emigranti del Friuli

«Come i nostri lettori certamente ancora ricorderanno, il 18 Gennaio ebbe luogo in Udine il Congresso degli emigranti del Friuli. Il signor P. A. De Poli, capo del segretariato dell'Emigrazione di Udine, nella sua relazione sulla Ricerca del lavoro all'estero trattò largamente la questione del krumirismo esponendone con grande chiarezza le cause ed accennando ai possibili rimedi. Ci piace di riportare dalla relazione del Congresso pubblicata nel N. 1 dell'"Emigrante" ciò che egli disse se questa questione delicatissima e così importante per l'avvenire della nostra emigrazione, ben sapendo che soltanto quando la malattia sarà lumeggiata sotto tutti i suoi aspetti sarà possibile di procedere ad una cura radicale.

La questione dei crumiri.

Io non voglio certamente far qui l'apologia dello sciopero, ch'è una forma di lotta sociale che nella maggior parte dei casi riesce assai più dannosa agli operai che agli imprenditori, giacché mentre questi hanno mezzi per resistere a lungo ai danni derivanti dalla sospensione del lavoro, gli operai invece si trovano alle prese colla fame son quasi sempre costretti a cedere accettando forse patti ancor peggiori che prima. Gli scioperi sono specialmente da sconsigliarsi ai nostri operai che nello stato di disorganizzazione e nelle strettezze economiche in cui si trovano, ne uscirebbero certamente colla testa rotta.

Ma nello stesso tempo si deve affermare essere atto disonesto e sleale quello che commettono gli operai italiani che accorrono nelle piazze dove è >scoppiato lo sciopero ad offrire l'opera loro, o, quel ch'è ancor peggio, a fare una specie di riscatto, a chieder cioè alle Casse di resistenza un sussidio, minacciando altrimenti di recarsi a sostituire gli scioperanti. S'è una viltà il colpire alle spalle un avversario, è bassezza ancor peggiore il tradire con questa forma di infame parassitismo dei colleghi che faticano e soffrono essi pure e che si trovano impegnati in una lotta superiore alle loro forze per cercar di migliorare le proprie condizioni. Se si pensa che gli operai tedeschi, più progrediti dei nostri e collegati in fortissime organizzazioni, per anni ed anni si sono assoggettati a privazioni per mettere insieme un fondo di resistenza e poi nel momento decisivo della lotta vedono distrutto in un attimo il risultato di tanti sacrifici per l'intervento di operai italiani, non si può meravigliarsi se si lasciano sfuggire amare parole contro gli italiani e se coinvolgono in uno stesso risentimento anche quelli fra essi che di tali atti non si rendono colpevoli.

La vera responsabilità

Ma non ugualmente si possono compatire quelle persone che in Italia così ferocemente si scagliano contro gli operai "crumiri", e specialmente contro gli operai friulani che alla piaga del krumirismo danno il maggior contingente.
Costoro prima di biasimare con tanta virulenza i crumiri dovrebbero prendersi la pena di considerare in quali condizioni tristissime si trovino tanti poveri emigranti e com'essi sieno talvolta quasi costretti a commettere il tradimento contro i loro colleghi. Infatti un operaio che si trova disoccupato all'estero dopo aver inutilmente vagato in cerca d'un pane ed ha sostenuto le spese del viaggio con denari avuti forse in prestito da compaesani e non ha dinnanzi a se alcuna via di salvezza come mai può conservare tanta energia morale, tanta freddezza di spirito, da resistere da un lato alle lusinghe dei capi che gli promettono occupazione lucrosa in sostituzione di scioperanti e dall'altra parte agli stimoli della fame, al pensiero della famiglia lontana, al timore dell'incerto domani, alla rabbia infine contro tutto e contro tutti, che gli addensano nel cuore i colpi dell'avversa fortuna e l'isolamento in cui viene lasciato? (Applausi)
A queste cause che scemano il libero arbitrio degli operai se ne aggiunge spesso un'altra che lo sopprime del tutto. Essi molte volte non sanno neppure che nella località dove si recano c'è lo sciopero oppure anche sapendolo non possono rifiutarsi di andarvi, perché hanno al momento della partenza, si può dire, ipotecate le loro bracci, perché essi sono quasi sempre ciechi istrumenti di ingordi speculatori. che impadronitisi delle loro persone per alcuni mesi con qualche anticipazione di denaro li conducono dietro a sé attraverso a paesi ignoti come una mandria incosciente (Applausi).
Oh! se facessimo tutti un esame di coscienza, si riconoscerebbe che di questo fatto hanno la colpa tutte le classi sociali della nazione che dovrebbero unirsi in un'opera indefessa di assistenza e di difesa a favore degli emigranti, riparando finalmente alla trascuratezza che s'è avuta sempre per loro, all'abbandono in cui furono finora lasciati.

Specializzazione. Elevamento dei salari

Anziché gridar tanto contro i crumiri, bisognerebbe aiutarli nella ricerca di lavoro, affinché essi non diventino preda del primo sfruttatore che vuol speculare sulla loro pelle, ed insegnar loro a trar profitto delle proprie attitudini, chiedendo un compenso proporzionale ad esse.
I nostri emigranti a questo proposito di troverebbero in una condizione abbastanza favorevole, giacché essi visitando paesi diversi vengono a conoscere metodi differenti di lavorazione e dal confronto di questi, specialmente se possiedono una discreta istruzione tecnica (che si potrebbe fornir loro con scuole invernali), possono giungere ad acquistare una straordinaria abilità nell'arte loro, a specializzarsi, in modo da superare i migliori operai all'estero.
Questo è appunto il principio che conviene istillare nei nostri emigranti; essi devono far concorrenza per la maggior abilità e non già per la mitezza delle pretese. Bisogna anzi insegnare ad essi a non essere tanto ingenui da avvilire, da screditare il proprio lavoro, offrendolo per scarsi compensi, ma a farsi valere invece, esigendo elevata mercede. Così comportandosi essi fanno una opera altamente civile. Taluni asseriscono con prosopopea da scienziati che la tendenza degli operai ad ottenere aumenti di salari reca danni enormi all'industria, al commercio, ecc. ecc. Ma questa è semplicemente una sciocchezza! È facili invece dimostrare per ogni ramo d'industria che un elevamento ragionevole dei salari è utili per l'incremento dell'industria stessa ed in genere per tutta l'economia nazionale.
Per attenersi soltanto alle costruzioni alle quali sono addetti quasi tutti i nostri emigranti, si osservano ogni giorno le tristissime conseguenze dell'abbassamento dei salari. Questo nuoce naturalmente agli operai, ma non per questo giova alle imprese assuntrici dei lavori, né alle amministrazioni committenti, anzi col tempo reca danno alle une ed alle altre. Esso infatti incoraggia la concorrenza sfrenata fra gli imprenditori ed i conseguenti ribassi enormi nelle aste, che portano molto spesso come risultati, per gli imprenditori il pericolo di perdite e per le amministrazioni committenti la probabilità di trovar più tardi i lavori eseguiti con poca cura e con cattivi materiali. Dall'uso poi di materiale scadente ridondano nuovi pericolo all'operaio perché in tal modo aumenta la frequenza degli infortuni.»

 

13.06.1903 - numero 12

Krumireide. Un presidente di società operaia modello

«Ai lettori vecchi e nuovi dell'"Operaio Italiano" non è certamente ignoto il nome di Leonardo Sticotti di Amaro Carnico, poiché più volte abbiamo avuto l'occasione di doverci occupare della sua poco simpatica persona.
Dapprima lo troviamo mercante di carne umana e conducente di ragazze per conto di alcune fabbriche di tessuti nel Vogtland. Ma presto cambia mestiere perché le ragazze attirate da lui in Germania con promesse bugiarde di paghe alte un bel giorno gli domandano conto de' suoi imbrogli e se non fa a tempo di scappare gli grattano via gli occhi.
Allora pensò bene di darsi al krumiraggio e nel 1901 lo troviamo a Wisamar a rompere le reni a quello sciopero.
E gl'imprenditori debbono essere stati ben contenti e soddisfatti dell'opera sua perché a sciopero finito gli dettero i galloni includendolo nella loro lista di mercanti di carne umana e di capi-krumiri.
Infatti di questa lista ne abbiamo sotto gli occhi varie edizioni. In quella pubblicata nell'Aprile del 1901 in occasione dello sciopero di Halle il suo nome manca; mentre in quella distribuita l'anno scorso per lo sciopero di Königsberg lo troviamo all'ottavo posto, e così nelle successive.
L'anno scorso lavorò a Kiel insieme al Cassetti e al Cassetti Eugenio detto Zerin e quest'anno, guarda caso, con una quarantina d'uomini si è recato a Bromberg, ove naturalmente ha avuto il piacere di ristringere la mano ai vecchi amiconi di Kiel.
E non basta ancora! Bisogna proprio dire che la sfrontatezza di quest'uomo sia senza limiti, perché due settimane fa avendo avuto delle questioni col principale si è recato alla "Camera del lavoro" ad invocare l'assistenza delle organizzazioni e a tentare uno scrocco. Ed essendogli stata rimproverata la condotta antisindacale sua e de' suoi ha avuta la faccia fresca di sostenere che egli non sapeva nulla di sciopero, che era stata vittima d'un inganno e come prova ha presentato due telegrammi di compaesani che lo invitavano a raggiungerli in Bromberg.
Povero innocentino, non sapeva nulla dello sciopero lui! Eppure la notizia dell'accoglienza poco lieta che vi avevano avuta i primi sette krumiri italiani arrivati era corsa su tutti i giornali italiani, ed egli medesimo ne aveva parlato coll'imprenditore Rose di Bromberg quando questi arrivò in Carnia per reclutare dei krumiri.
Poi i telegrammi che i suoi amici e complici gl'inviavano da Bromberg non potevano lasciare nessun dubbio in lui vecchio conoscitore della Germania.
Infatti uno di questi telegrammi arrivato ad Amaro il 4 Aprile e portante il No. 77 dice:

"Tutto va bene: non avete paura, venite"
Bellina Giovanni
Paolo Pontelli

Ed un altro del giorno successivo e portante il No 38

"Noialtri siamo tanti giorni qui, paghe meno male e lavoro per tutta la stagione; non avete paura non è alcun pericolo noialtri lavoriamo sicuri che nessuno ci fa dispetti; qua è troppo lavoro per tutta la stagione, venite presto e conducete più muratori che potete."
Paolo Pontelli, … Sella, Giuseppe Dabon, Girolamo Job (?), Andrea Manci (?), Cocan (?).

Gli ultimi nomi sono quasi indecifrabili.
Molti lettori si domanderanno. Ma perché occuparvi tanto di costui? Egli è uno dei tanti che conosciamo già da un pezzo!
I krumiri si possono distinguere in due categorie: gli stupidi e i malvagi.
Per i primi abbiamo fatto, facciamo e faremo anche in avvenire tutto il possibile per aprire loro gli occhi sul male che inconsapevolmente commettono, per isvegliare la loro coscienza, per sviluppare in essi i sentimenti della causa comune. Gli altri invece, i malvagi, che non hanno nulla da imparare perché sanno già tutto e nonostante ciò per un basso sentimento d'egoismo personale passano da tradimento a tradimento gettando a piene mani il discredito su tutta l'emigrazione italiana in Germania e spargendo dovunque semi di rancore e d'odio, li combattiamo e li combatteremo a tutt'oltranza. Ora il sor Leonardo Sticotti come i suoi complici Cassetti e Cacitti, appartiene alla seconda categoria ed è tanto più pericoloso in quanto ché quando gli torna conto sa anche cuoprirsi lui, il lupo matricolato, della pelle d'agnello.
Infatti questo bel tipo di scroccone che dal punto di vista dell'organizzazione ha un passato ed un presente così poco puliti è presidente della "Società operaia" di Amaro Carnico, ed ha rappresentata questa società insieme a certo Pozzi Antonio al congresso dell'Emigrazione che ebbe luogo in Udine nel Gennaio scorso.
Che palpiti di soddisfazione deve aver provato il suo cuore nel sentir dalle labbra del segretario De Poli "essere atto disonesto e sleale quello checommettono gli operai italiani che accorrono nelle piazze dove è scoppiato lo sciopero ad offrire l'opera loro e quel che è peggio a chiedere alle casse diresistenza un sussidio minacciando altrimenti di recarsi a sostituire gli scioperanti. S'è una viltà il colpire alle spalle un avversario, è bassezzaancor peggiore il tradire con queste forme di infame parassitismo dei colleghi che faticano e soffrono essi pure e che si trovano impegnati in unalotta superiore alle loro forze per cercare di migliorare le proprie condizioni". Con quanto entusiasmo avrà applaudite queste parole che suonavano condanna per lui reduce da un tradimento e che già forse ne meditava un altro?
E che pensare poi della "Società operaia" di Amaro che non si contenta di accogliere nel seno un malfattore come quello, ma lo elegge perfino presidente e lo delega a rappresentarla al Congresso del Segretariato dell'Emigrazione, che tra gli altri scopi ha anche quello di combattere il krumirismo?
È impossibile che i componenti di questa società ignorino la condotta dello Sticotti all'estero e nonostante ciò l'hanno eletto presidente!

Al lettore intelligente la conclusione.
Vugi»

 

13.06.1903 - numero 12

Krumiri accoltellatori

«Leggiamo nei giornali di Bromberg che nella notte del 17 Maggio un gruppo di krumiri faceva tanto chiasso in una birreria che la polizia fu obbligata ad intervenire per arrestare i più facinorosi, i quali manco a dirlo trassero fuori i coltelli, e solo con gran fatica ed il concorso di parecchi gendarmi e guardie notturne poterono esser posti nell'impossibilità di nuocere.

Risparmieremo i commenti dei giornali di Bromberg (giornali borghesi) e le loro stupide generalizzazioni. Soltanto constateremo una volta ancora la relazione intima che passa fra delinquenza e krumirismo e come i krumiri, in generale mangia socialisti ed ammiratori della marcia reale, mentre per un verso fanno sorgere la leggenda dell'operaio italiano krumiro traditore contribuiscono dall'altro a mantenere quella non meno ignominiosa dell'italiano accoltellatore e violento.»

 

13.06.1903 - numero 12

Un contratto d'infamia

«L'illustre capo-krumiro Antonio Cassetti – il prototipo del genere – si trova ancora a Bromberg e da là appena avuta notizia dello sciopero di Magonza vi ha mandato un suo luogotenente certo Stolli a Magonza per trattare con quegli imprenditori che due settimana fa hanno gettato sul lastrico tutti i loro operai manovali, carpentieri e muratori, la fornitura di qualche centinaio di krumiri. Il risultato delle trattative è stato il seguente contratto, una copia del quale grazie ad un caso fortunoso è capitato nelle mani dei compagni maguntini e che traduciamo fedelmente ad edificazione dei nostri lettori:

"Mainz, 24 Maggio 1903
Oggi 24 Maggio alla presenza dei signori Hauswald, Mertes, Schreyer, Groli, Zehrlaut, Strebel e Krebs è stato concordato col signor Stoili, risp. Cassetti, l'assunzione sui lavori di muratori italiani alle seguenti condizioni. I signori Stoili-Cassetti pretendono le spese di viaggio soltanto per sé (da 150 a 200 Mk.) ma non già per gli operai che essi condurranno sulla piazza. Il salario di un operaio abile sarà di 45 Pf. all'ora; operai meno abili saranno pagati meno ed eventualmente potranno anche venire licenziati nel qual caso i signori Stoili-Cassetti si obbligano a sostituirli.
L'orario sarà di 11 ore al giorno. Essi garantiscono che tutti i muratori che presenteranno sono capaci di eseguire qualunque lavoro di muratura in pietra greggia e tagliata, e in mattoni ordinari e in tegoli (Blendsteine).
Stoili-Cassetti dovranno prestare alla conclusione del contratto, che dovrà essere fatto in Berlino presso il Consorzio de' padroni edili, ufficio Berlino SW., Kochstrasse 3, una cauzione da 500–1000 marchi oppure altre garanzie sufficienti.
Non potranno essere presentati operai che attualmente lavorano presso ditte bromberghesi presso le quali vi è sciopero.
Il presente atto è stato letto e in segno di accordo sottoscritto pel Consorzio degl'imprenditori edili e capomastri di Mainz e Kastel.
segn. Hauswald, pres., segn. Strebel, sgre., segn. Stoili"

Ogni commento ci sembra superfluo. Soltanto vogliamo ricordare che in Maniz non si tratta d'uno sciopero provocato dagli operai, ma di un lok aut padronale, ciò che rende l'inframmettenza Stoili-Cassetti più odiosa ancora.»

 

13.06.1903 - numero 12

Impresa fornitura krumiri

«Caneva Tolmezzo Amaro Carnico
Medaglie riportate. Halle, Wismar, Kiel, Königsberg, Bromberg.
Menzioni onorevoli "in tutti gli scioperi degli ultimi anni."

  • Fornisce krumiri a richiesta (Servizio pronto ed inappuntabile).
  • Garantisce, se non per la bontà del lavoro eseguito, per la pecorile obbedienza e sottomissione de' suoi uomini.
  • Garantisce che le parole "solidarietà", "organizzazione", "fratellanza" ed altre simili non si trovano nel loro vocabolario e non hanno ancora fatta presa sul loro cuore.
  • Garantisce che essi si contentano di salari meschini, di giornate di 12 e 13 ore di lavoro e che preferiscono un po' di paglia e una copertaccia ad un buon letto.
  • Garantisce che non si vergognano di lavorare sotto la speciale protezione della polizia.

Per informazioni rivolgersi al "Consorzio dei padroni ed imprenditori edili tedeschi", Berlino oppure al "Centralbaltt für das deutsche Baugewerbe", Berlin.
Bromberg, Maggio 1903
Cassetti-Sticotti-Cacitti e C.
NB: A merito particolare ci ascriviamo il fatto di avere tutte le volte che è capitata l'occasione tentato di far saltare le casse di resistenza.
Per la firma e la traduzione Fra Ginepro.»

 

27.06.1903 - numero 13

Di chi la colpa?

«Di chi la colpa? Questa è la domanda che ci è sorta spontanea sulle labbra nel leggere la seguente lettera pervenutaci da Bromberg e che riportiamo testualmente:

Bromberg, addì 14 Giugno 1903
Egregio Sig. Direttore!
Le colonne del vostro giornale più volte lanciano insulti ai crumiri italiani. La causa però non è tutta loro, piuttosto sono i vostri operai organizzati che dimostrano di avere poca solidarietà. Potrei citarvi parecchi fatti, ma mi basta citarvi uno solo a proposito dei crumiri di Bromberg. I primi arrivati a Bromberg provenivano da Halle s. Saale. Colà avevano lavoro tutta l'Estate e ancora più paga di qua, ma perché si trovavano insieme ai muratori organizzati, i quali facevano loro ogni dispetto; fino a tanto che furono costretti ad abbandonare Halle, e recarsi a Bromberg senza badare se fosse o no sciopero. Ed è ben vero che qui e altrove, quasi tutti gl'italiani si lagnano del contegno degli operai organizzati i quali perché si è stranieri ci odiano brutalmente. Vi lascio pensare a voi quanto dolorosa sia per un emigrante, nonostante che deve abbandonare i suoi cari e recarsi in terra straniera, per procacciarsi un pezzo di pane; e ancora si vede oltraggiato e sbeffeggiato.
Ed ecco la causa che l'operaio italiano è costretto a commettere quell'azione incivile del crumiro. Ma se una buona volta gli operai organizzati si muovessero cercando di organizzarli, oh certamente il numero dei crumiri sarebbe presto cancellato.

La lettera è firmata "Un crumiro, ma che gli duole di esserlo."»

In questo contesto, nell'ambito di varie argomentazioni anticrumiraggio, si ricorda:

«Ricordiamo che in Halle nel 1900 si fermarono e trovarono lavoro una ventina d'italiani; la maggior parte si organizzarono e furono trattati come fratelli dai loro colleghi tedeschi. Nell'Ottobre dello stesso anno per una brutale rottura di parola degli imprenditori scoppiò uno sciopero, e gl'italiani partirono subito tutti lasciando il miglior ricordo di sé. Passò l'Inverno, venne la Primavera senza che i padroni e gli operai potessero mettersi d'accordo, esigendo i primi la sottomissione incondizionata e l'uscita dall'organizzazione, e minacciando in caso contrario di chiamare 'gl'italiani', minaccia che fece sorridere gli scioperanti, memori ancora delle buone relazioni avute con quelli dell'anno avanti. Ma per poco, perché dopo qualche settimana 'gl'italiani' – leggi friulani – cominciarono ad arrivare sul serio a frotte guidati da quel medesimo Antonio Cassetti di Caneva di Tolmezzo che l'anno scorso fu a Kiel e quest'anno a Bromberg, e da certi Della Martina, Sorovito, Buliani, dei quali a quel tempo raccontammo vita e miracoli, e non ci fu verso di farli ripartire. Lo sciopero durò 9 mesi, diciamo e scriviamo nove mesi, durante i quali un migliaio di famiglie di muratori non ebbe per vivere che i 12 Mk. settimanali della cassa di resistenza, ciò che per questi paesi significa soffrire la fame e il freddo, e per tirare avanti alla meglio doverono impegnare tutto ciò che era impegnabile e fare dei debiti, per poi, grazie l'azione dei krumiri, subire ancora l'umiliazione della sconfitta.
[…]
Vugi»

 

11.07.1903 - numero 14

Chi scredita la mano d'opera italiana in Germania?

«Più volte ci è capitato di osservare che in moltissimi centri della Germania del nord la mano d'opera italiana non è apprezzata come meriterebbe. In tempi normali gl'imprenditori si rifiutano di servirsi di operai italiani, oppure se ne servono soltanto per lavori duri, rozzi e pericolosi, per quelli cioè che gli operai tedeschi non vogliono eseguire ai prezzi ordinari ed esigono un soprassoldo assai forte.
Perché? La ragione è molto semplice, e i nostri lettori possono trovarla nella rubrica "Movimenti di salario" e precisamente nella parte che riguarda Bromberg, compilata su una corrispondenza al Grundstein e su una lettera pervenutaci in questi giorni. La maggior parte della truppaglia condotta in quella città dai Cassetti, Cacitti e Sticotti non sono che dei muratori di "circostanza", gente che fino a ieri avrà zappata la terra, fabbricati dei mattoni, tagliata la legna nel bosco e qualcuno forse anche servito un muratore come manovale, ma che di muratura s'intendono come noi di ostetricia. Naturalmente quando c'è sciopero gl'imprenditori bisogna che sopportino e stridano, contenti di aver della gente da mandare sui ponti, magari a far della ginnastica; ma poi in tempi normali di operai italiani non ne vogliono più sapere e li respingono anche quando ne avrebbero di bisogno perché li giudicano tutti alla stregua di quelli che hanno imparato a conoscere durante gli scioperi.
E così questi bei soggetti di krumiri professionali mentre da una parte co' loro continui tradimenti attirano su tutta l'emigrazione italiana l'antipatia e l'odio della classe lavoratrice, dall'altra ci conciliano il più cordiale disprezzo degl'imprenditori e dei padroni screditando la nostra capacità ed abilità sul mercato del lavoro, e così migliaia e migliaia di operai capaci ed onesti si trovano preclusa la via causa la condotta vergognosa di questi incoscienti.»

 

11.07.1903 - numero 14

Movimenti di salario. Muratori

«[...]
Anche in Magonza (Mainz) la serrata non è ancora finita, e prosegue il suo corso fra incidenti comici e tristi.
La settimana scorsa gl'imprenditori avevano ingaggiato in uno dei pochi covi di krumiri rimasti in Germania due capi perché si recassero a Magonza ad eseguire lavori di furia. Ma gli scioperanti avvertiti a tempo presero le loro misure e riuscirono a persuadere i krumiri a restarsene a casa. Il giorno in cui essi avrebbero secondo gli accordi dovuti arrivare alcuni imprenditori si recarono alla stazione per riceverli accompagnati da un discreto numero di poliziotti. Ma quando il desiato treno arrivò ne videro scendere soltanto una ventina di scioperanti che per render loro meno amaro il disinganno erano saliti sul treno alla stazione precedente. Immaginarsi le risate del pubblico e il naso degl'imprenditori de' loro cagnotti monturati e non monturati!
Anche gl'imprenditori di Magonza nella ricerca dei krumiri non guardano troppo per la sottile sulla moralità de' mezzi che impiegano. Lo stesso giorno del fiasco colossale sopra raccontato giunsero 40 krumiri italiani e, tra una sfarzosa parata di poliziotti, furono condotti all costruzione dell'imprenditore Schreyer in Wallaustrasse. Una parte di questi erano guidati da certo Giuseppe Disopra (se non erriamo di Rigolato) il quale pare non sapesse nulla dello sciopero. Il fatto è che ha rilasciato poi al comitato direttivo dello sciopero la seguente

Dichiarazione
Il sottoscritto dichiara che gl'imprenditori di Magonza nella trattativa che ebbero con lui per affidargli l'esecuzione di alcuni lavori di premura non gli notificarono mai che i muratori di Magonza era già da otto settimane boicottati dai padroni. Io sono venuto qua colla mia squadra soltanto per eseguire questi lavori.
Al mio arrivo a Mainz domandai al signor Hauswald che cosa significava quell'adunata di gente davanti alla stazione ed egli mi rispose che di trattava d'elezioni.
Più tardi, saputo come stavano le cose volevo partire colla mia squadra, 10 uomini altre me, ma mi fu impedito per una giornata intera.
Chiusero tutte le porte e le fecero sorvegliare come de' carcerati. Non ricevemmo neppure da mangiare e da bere e all'aiuto di una terza persona ci riuscì a riacquistare la nostra libertà.
Magonza 21 Giugno 1903
Disopra G. capo-squadra.

Il signor Hauswald gli aveva poi promesso pel caso che volesse rimanere un compenso straordinario personale di 100 Mk.
De' 600 muratori boicottati 390 hanno trovato lavoro altrove o occupazione temporanea in altri mestieri.»

 

25.07.1903 - numero 15

Una sentenza feroce

«Il giorno nove del corrente mese è stato per gli operai di Bromberg un giorno di lutto.
Tredici operai, accusati di essere stati i promotori e di aver preso parte alle dimostrazioni che ebbero luogo in occasione dell'arrivo dei primi crumiri italiani al principio d'Aprile sono stati condannati a un complesso di 14 anni di casa di forza e 17 anni di carcere. Gl'imputati sono quasi tutti padri di famiglia e tutti senza eccezione incensurati.
Se la memoria non c'inganna si trattava per l'appunto dei sette crumiri friulani provenienti da Halle, guidati da un certo Paolo Pontelli di Gemona-Ospedaletto, tra i quali si trovava pure il "crumiro cui duole d'esserlo" della corrispondenza da Bromberg che abbiamo pubblicata e commentata nel No 13 del nostro giornale.
[…]

In Bromberg medesima fino a tanto che anche i ricordi di questi fatti nonché gli effetti della feroce sentenza non siano interamente cancellati e ripetiamo ci vorranno degli anni, sarà inutile che operai italiani di qualunque mestiere o regione vadano a cercare lavoro. Gli operai del luogo non potranno vedere in essi dei colleghi, de' fratelli di fatica e di servaggio, ma soltanto gli strumenti della loro umiliazione e della rovina di tante famiglie e per un verso o per l'altro per la stessissima ragione li costringeranno a partire come dei lebbrosi.
Ma non basta! Se i mali si limitassero a Bromberg e dintorni pazienza! Il guaio è che questa sentenza susciterà i medesimi effetti in tutta la Germania. In pochi giorni sarà conosciuta da per tutto e la causa non meno e l'antipatia contro l'elemento italiano che negli ultimi due o tre anni per le note ragioni è andata intensificandosi fra queste classi lavoratrici con un crescendo pauroso troverà nuov'esca e di estenderà tanto che un po' per volta le migliori piazze da prima, poi anche le mediocri e le cattive resteranno chiuse a tutti, e così anche i giusti ne' buscheranno pe' peccatori.
[...]

E meditino anche il fatto che quasi contemporaneamente questi lamenti contro i nostri emigranti si levano in Austria, ove cominciano nei contratti collettivi a volerli esclusi dai lavori, in Svizzera, in Francia, cioè da per tutto dove le organizzazioni hanno da sostenere delle aspre lotte colle coalizioni padronali.
Il guaio è che molti, troppo de' nostri emigranti dimenticano che in questi paesi più progrediti in cui trovano rimunerata la loro opera un po' meno peggio, la classe lavoratrice colle sue organizzazioni ben disciplinate va diventando il fattore più importante della vita economica e col quale tutti, cominciando dai padroni, devono fare i conti.

Ma come farlo comprendere? Aspettare che i fatti l'insegnino, vale a dire che sia troppo tardi? Ai compagni d'Italia e specialmente a quelli della provincia d'Udine che fornisce ai padroni tedeschi il 95 per cento dei crumiri l'ardua risposta.
Naturalmente, per tornare a bomba, cioè alla sentenza i Cassetti, i Cacitti, gli Sticotti e tutti gli altri malfattori che a Neustrelitz, a Magonza, a Hannover ecc. sotto la protezione della polizia compiono i più neri tradimenti, gongoleranno di gioia!
[…]
Vugi»

 

25.07.1903 - numero 15

Movimenti di salario. Muratori

«[…]
Magonza. La settimana scorsa sono arrivati altri 19 crumiri italiani, i quali sotto la solita protezione della polizia – 15 uomini, quasi uno per crumiro – sono stati condotti al loro quartiere nel Gartenfelf. La polizia sorvegli pure attivamente le costruzioni alle quali questi crumiri lavorano e non permette assolutamente nessun contatto con loro.

Quel tal Di Sopra che, come nel numero scorso raccontammo, aveva rilasciato al Comitato direttivo dello sciopero una dichiarazione contro l'imprenditore Hauswald si è poi rivelato come uno de' più grandi bugiardi che esistano. Non una sola delle sue affermazioni è vera, e quando si mise in cammino per Magonza sapeva benissimo che andava a rompere uno sciopero.»

 

08.08.1903 - numero 16

Incoscienza e malvagità

«La grande massa dei lavoratori, in forza di una falsa istruzione per taluni ed una mancanza assoluta di criterio per tanti altri, è oggi portata ad essere divisa in tre categorie: Coscienti – Incoscienti – Malvagi.
[…]

Se parlate loro di diritti da conquistare, di tariffe ed orari da stabilire, della funzione loro nella società presente, hanno sempre pronto il solito sofisma: "il mondo è sempre andato così, ed i padroni ci sono sempre stati e ci saranno sempre".
Questa categoria rappresenta gl'incoscienti, che la parte del krumiro non fa arrossire; sono più da compiangere che altro, perché la colpa non è tutta loro, ma bensì un po' di tutti; mancanza di nutrimento e di istruzione han reso ottuso o tardo il loro ingegno.
Compito nostro verso costoro si è di trovar modo d'intensificare la propaganda e di tenderla tanto piana, semplice e persuasiva da smuoverli dai loro pregiudizi e renderli militi coscienti nella lotta per la causa comune.
Volerli insultare e vilipendere non è altro che un forzarli ad essere sempre tali.

Quegli altri, quelli che sanno fare l'organizzato a seconda del proprio tornaconto, quelli cui avete magari tediato l'orecchio per molto tempo, coi ragionamenti più atti a persuaderli della necessità dell'organizzazione, e che vi hanno sempre risposto col dileggio e che all'ultimo momento, quando appunto l'agitazione arriva allo stadio acuto, cioè allo sciopero, li vedete venire ad iscriversi alla Lega che essi avevano derisa e schernita; questi presentano le stigmate della malvagità.
Essi non vengono attratti dallo spirito di solidarietà, ma bensì per godere del sussidio, che, stante lo sciopero della Lega, o meglio la Federazione, elargisce, spassandosi così d'una quindicina di giorni di riposo - che tante volte impiegano in altri lavori - senza stenti e sacrifici.
[…]

Avendo tutte le buone ragioni di credere che fanno il male sapendo di farlo e pel solo tornaconto, abbiamo torto a chiamarli malvagi?
Delle due specie qui sopra accennate ce ne ha offerto alcuni saggi l'agitazioni di S. Maurizio d'Oppaglio.
Un'altra specie, e la più perfetta del genere, è quella che ha le sue basi d'operazione all'estero. […]
Sono quelli della borsa o la vita, che leggono i giornali professionali, che sono al corrente del movimento operaio e non aspettano che il momento in cui lo sciopero giunga allo stadio acuto, per piombare colà coi loro trenta o cinquanta incoscienti e mettere il capestro al collo agli organizzati, i quali sono costretti a cedere o ai loro voleri o a quelli dei padroni.
Così hanno fatto a Viesbaden, a Spandau, a Kiel, ad Halle, ad Amburgo, ecc.
Così i Cassetti, i Della Martina, i Sticotti, si sono conquistati fra il proletariato germanico la popolarità e dal capitalismo una croce di cavalier serventi.
[…]

(Dall'Edilizia)
Pinfari»

 

05.09.1903 - numero 18

Alla gogna!

«Da una delle più simpatiche cittadine del Württemberg ci scrivono:

Più volte mi è capitato di leggere nelle colonne dell'"Operaio Italiano" delle liste di capi-crumiri e di incettatori di carne umana, ma invano vi ho cercato il nome di uno dei più raffinati. Costui si chiama Barazzutti Vittorio ed è dei dintorni di Spilimbergo. L'anno scorso fu a Kiel, poi ad Amburgo, quest'anno ha condotta una squadra a Svinemünde e adesso si trova in Hannover.
Questa dei capo-crumiri è una gran razzaccia che dovrebbe essere messa al bando da ogni consorzio umano. Col loro operato ci recano un gran danno, a noi italiani specialmente, e sono d'una sfacciataggine da non si ridire. Non contenti delle laute ricompense che ricevono dai padroni sfruttano anche gli operai che li aiutano nella loro opera malvagia esigendo da essi un Marco per settimana e tentano di succhiare perfino alle casse delle organizzazioni.
Saluti distinti
Segue la firma

Commenti è inutile farne; non potremmo che ripetere ciò che abbiamo già detto le centinaia di volte e sempre inutilmente.

Da Immenstadt ci scrivono:

Ho letto in uno degli ultimi numero del suo giornale la storia maravigliosa del presidente della società operaia cattolica di Amaro Carnico, il famigerato Leonardo Sticotti. Senti ora le gesta di un altro membro del comitato direttivo di codesto sodalizio, il consigliere Mainardis Nicolò detto Tuz.
Egli è il primo della sua compagnia e tenta tutti i modi onde far denari alle spalle de' suoi compagni. Non essendo qua praticato il sistema in uso nella Germania settentrionale di far pagare ai componenti la squadra due Pfennig all'ora pel capo, questi ha tentato un altro colpo.
Ha preso un lavoro a contratto senza che i suoi compagni mal pratici della lingua riuscissero a conoscerne tutte le condizioni. Siccome poi con una scusa o con l'altra egli cercava di farli lavorare oltre l'orario stabilito cominciarono a sospettare di qualche cosa e un bel giorno messo tra l'uscio e il muro per quanto sul principio cercasse di negare, fu costretto a riconoscersi in colpa e a distribuire equamente il frutto del lavoro comune rischiando di prendersi anche una buona dose di legnate.
Ora io mi domando: Che razza di società è quella di Amaro Carnico che ha per presidente un capo-crumiro e scroccone e per consigliere uno… che fa di queste cose?
Saluti distinti
Segue la firma

Quella di sfruttare i compagni di squadra sottraendo dal loro salario da 2–5 Pf. all'ora, o colla cucina, è un vizio comune a quasi tutti i capo friulani e i loro uomini lo sanno; perché si adattano a questo sfruttamento?
Quanto alla domanda con cui il corrispondente chiude la sua lettera non tocca a noi di rispondere, ma alla società di Amaro Carnico.

E da Achenbach ci scrivono:

Un crumiro in cerca di muratori. Il giorno Domenica 23 corrente un certo Leopoldo Bortolussi di Spilimbergo cercava dei muratori italiani promettendo loro un salario di 45 Pf. all'ora per condurli a Linsenhorst presso Dortmund sotto l'impresario Husemann. Ora questo padrone non aveva mai pagato più di 38 Pf., onde un aumento così improvviso ci mise in sospetto; e volemmo vedere un po' da vicino come stava la faccenda. Il resultato fu che in questo paese costruivano una scuola, è vero, ma che i tedeschi avevano sospeso il lavoro per ottenere un aumento di paga.
Ora la Bortolussi vorrei dire che un'altra volta vada attorno con un po' più di sincerità, dica le cose come sono e lasci in pace la gente che già si trova sul lavoro, né cerchi di sviarla con delle menzogne! Fra di noi friulani ci sono già troppo che fanno il crumiro, quasi direi di mestiere senza bisogno che egli cerchi di crearne ancora di quelli d'occasione. Tanto, siamo già poco malvisti, e non soltanto fra i tedeschi, ma anche fra gl'italiani delle altre parti!
Lasci in pace i tedeschi quando lottano che hanno ragione, e pensi che lottano a beneficio di tutti.
Altre cose vorrei poi incaricarlo di dire al suo degno compagno Pietro Bulian capo-crumiro e fratello del parroco di Ampezzo, che continua,ente dice male dei socialisti della frazione di Oltris, dai quali avrebbe tanto da imparare. Ma è inutile perché parlare seriamente a certa gente è peggio che lavar la testa all'asino.
Luca Leonardo
di Oltris d'Ampezzo

 

14.11.1903 - numero 23

Un contratto capestro

«I nostri lettori non avranno certamente dimenticato lo sciopero di Bromberg, e si ricorderanno ancora che in seguito all'intervento di tre centinaia di crumiri friulani condotti dagl'ineffabili Cassetti, Cacitti e Leonardo Sticotti – presidente quest'ultimo della società operaia cattolica di Amaro Carnico – e da altri… Pontelli minori, perduta ogni speranza di successo gli scioperanti dovettero cedere le armi ed arrendersi a discrezione dopo otto mesi di lotta, dopo aver esaurite tutte le risorse.
[…]
E non basta: hanno compilato ed imposto un contratto che dovrà restare in vigore fino al 31 Dicembre 1901 di cui ecco le disposizioni più importanti:

  • a) I sottoscritti muratori e carpentieri dichiarano sul proprio onore e sulla loro coscienza – e lo confermano firmando il presente contratto – di essere usciti dalle Federazioni centrali dei muratori e dei carpentieri della Germania con sede in Amburgo e s'obbligano di non farne parte neppure in avvenire e di non entrare in nessun'altra organizzazione con tendenze socialiste.
  • b) I sottoscritti muratori e carpentieri aderiscono alle Leghe locali de' muratori e de' carpentieri di Bromberga e dichiarano di sottomettersi ai loro statuti.
  • c) Si obbligano ancora a trattare collegialmente i muratori italiani e stranieri che i padroni ed imprenditori crederanno opportuno d'impiegare, di lavorare pacificamente con loro, di avere con esso de' rapporti amichevoli anche durante le pause e di astenersi dal muover loro rimprovero alcuno per la loro condotta durante lo sciopero.
    Se si verificassero degli inconvenienti per la causa accennata, coloro che vi fossero implicati potranno essere immediatamente licenziati.
  • d) Il consorzio de' padroni ha istituito un'Ufficio di collocamento, il quale fino a nuovo ordine avrà il suo ufficio di controllo al banco dell'imprenditore Carlo Rose*), Danzigerstrasse 29. I sottoscritti operai hanno diritto di scegliersi il padrone ed otterranno da esso previo accordo sulle condizioni lavoro nella misura del possibile. L'accettazione degli operai per parte de' membri del consorzio padronale avrà luogo soltanto in seguito all'indicazione dell'ufficio di controllo, senza il cui permesso nessun operaio potrà essere assunto sul lavoro.

Tutti i membri della Lega locale si obbligano di non lavorare a nessun patto con colleghi aderenti all'Unione centrale dei muratori tedeschi.
Se scuoprono che un loro collega e compagno di lavoro è membro di questa Lega socialista debbono denunziarlo al padrone o all'Ufficio centrale.

Le altre disposizioni del contratto si riferiscono ai salari e ad altre questioni d'ordine secondario, delle quali non merita conto di parlare. Aggiungeremo soltanto che il salario è fissato in 42 Pf. all'ora, fatta eccezione per gli operai di capacità mediocre, che non producono abbastanza pe' quali è ammesso l'accordo libero. Naturalmente il padrone soltanto avrà il diritto di giudicare se un operaio si meriti 42 Pf. all'ora o meno.
[…]

L'articolo c) del contratto fa supporre che gl'imprenditori di Brpmberg pensino di far venire dall'Italia anche la primavera prossima un certo numero di operai e probabilmente hanno già presi a questo riguardo degli accordi coi capi-crumiri Sticotti, Cassetti, Cacitti e compagnia bella.
[…]

*) Codesto signore è quel medesimo Carlo Rose che nella primavera scorsa fece un giro di tre settimane per i paesi della Carnia e del Friuli allo scopo d'ingaggiare dei crumiri. E che agli non isbagliava i suoi conti recandosi colà gli avvenimenti successivi l'hanno dimostrato ad esuberanza.»

 

28.11.1903 - numero 24

Capi crumiri patentati

«Il giornale del «Consorzio de' padroni ed imprenditori edili», la «Baugewerkzeitung» in un articolo dedicato ai crumiri esteri comparso nel N. 95 del 18 corrente e di cui ci occuperemo largamente nel numero prossimo, raccomanda all'attenzione degl'imprenditori i due capi crumiri
Gotti Eugenio
Petri Giov. Batta
ambedue di Pinzano al Tagliamento, resisi particolarmente benemeriti della causa padronale fornendo di crumiri durante lo sciopero dell'anno scorso gl'imprenditori di Potsdam e quest'anno quelli di Strassburg.

È il compenso al tradimento in tanta «reclame»! A quando la medaglia? Come modello potrebbero prendere quella dei cani.»

 

28.11.1903 - numero 24

Piccola posta

«Stuckenbusch. Pietro Bulian. In testa alla vostra cartolina avete scritto. Non voglio affamare nessuno. È un proponimento lodevolissimo, specialmente se vi riuscirà a mantenerlo. Ma pel passato? Vi ricorderò soltanto Halle s.S. dove ebbi nel Maggio 1901, durante lo sciopero il dubbio onore d'incontrarvi per l'ultima volta e di sentire raccontare alcune delle vostre gloriose imprese crumiresche. Per colpa vostra e de' vostri complici e compagni di delinquenza (Cassetti, Della Martina, Sorovito, Berton… e tutti quanti) quello sciopero durò nove mesi e terminò con una sconfitta e la quasi totale rovina dei muratori di Halle, i quali durante l'inverno dovettero sopportare la miseria più dura non esclusa la fame. Non siete quindi per quegli operai uno dei loro affamatori?

E le conseguenze? Informatevene dal vostro degno collega in crumirismo Paolo Pontelli di Amaro Carnico (salvo errore) il quale saprà dirvi qual vento spiri da quel tempo in poi per gl'italiani in Halle! Quando sarebbe bene se insieme alle lezioni di galantonismo dei socialisti di Oltris vostro fratello prete potesse darvene qualcuna di amor del prossimo!»

 

12.12.1903 - numero 25

Il crumirismo friulano e l'avvenire dell'emigrazione temporanea in Germania

Il Comitato direttivo del Consorzio de' padroni ed imprenditori edili «inviò alcune settimane fa a tutte le sezioni un questionario per raccogliere delle indicazioni sicure intorno alle esperienze fatte negli ultimi anni coi crumiri esteri, i mezzi per reclutarli, e alla spesa.
In uno degli ultimi numeri dell'organo ufficiale del "Consorzio" la Baugewerkzeitung e più ancora nella relazione sugli scioperi compilata pel prossimo congresso, che, appunto perché segreta è volata sul tavolino del "Grundstein", troviamo riassunte le risposte delle sezioni. […]

Noteremo subito che dal loro complesso risulta che il crumiro modello, il crumiro ideale de' signori padroni, è il crumiro italiano.
Lo dipingono ornato di tutte le buone qualità: docile, sobrio, e si contenta di poco. Ordinariamente non pretende più che il salario già in uso sulla piazza: "Anzi – aggiungono i rapporti di alcune sezioni – qualche volta sono perfino state fatte delle riduzioni di 2 Pf. all'ora, dei quali 1 è stato poi dato al capo squadra come premio straordinario pel suo disturbo."

In quasi tutte le risposte si trova poi notato che gl'italiani desiderano giornate di lavoro lunghe, possibilmente non inferiori a 12 ore, e di essere acquartierati direttamente sul luogo dove debbono lavorare.
Come si vede essi realizzano l'ideale degli imprenditori: "Lavorar molto e… pretender poco!".
Si sa poi in che cosa consistano gli acquartieramenti sulle costruzioni! Baracche malamente connesse, aperte a tutti i venti con un po' di paglia sdrucia e una copertaccia da cavalli pe' giacigli.
Quanto agli incettatori sono raccomandati specialmente i due già nominati Petri e Gotti di Pinzano. E degli altri, Cassetti, Cacitti, Bulian, ecc. ecc.?
Il questionario tace. Forse invieranno una protesta al Consorzio e ci sarà il caso di vederli pubblicati in uno de' prossimi numeri con una noticina elogiativa.
Interessanti sono pure le risposte concernenti le spese di reclutamento.
In generale gli agenti – leggi capi-crumiri – si contentano di 3 a 4 marchi a testa, e nei casi in cui lo sciopero ha un'importanza maggiore del solito – per la durata, per esempio, o per le circostanze che l'accompagnano (fischiate, sassate, ecc.) ancora un compenso straordinario.
Vi è però anche citato il caso di certo Bastiani di Strassburgo, il quale certamente sarà un novellino del mestiere, che si accontenta di 1 marco a testa!

Da tutto ciò si vede come il mestiere del capo-crumiro in date circostanza possa essere assai proficuo. In primo luogo 3-4 marchi a testa per ogni uomo che forniscono; poi il premio di 1 Pf. a testa e per ora ne' luoghi in cui ingannando i loro uomini pattuiscono un salario alquanto inferiore a quello in uso; poi la ritenute di 2-5 Pf. all'ora che essi percepiscono direttamente dagli operai per aver loro procurata la piazza. In molti casi bisogna aggiungere i proventi delle cucine comuni, che non sono poi tanto piccoli, e di cui più volte abbiamo avuta occasione di parlare.

In fine poi questi capi-crumiri sono tutt'altro che dei modelli di scrupolosità e di galantomismo, e pur di far soldi s'attaccano a tutto, e truffano allegramente i lodo uomini dove e come possono.
Non deve quindi maravigliare se uno de' più famigerati capi friulani, reduce l'anno scorso dallo sciopero di Kiel in un caffè del suo paese potè dire: "Se la seguito così per altri 5 o 6 anni non ho più bisogno di fare il crumiro in Germania!" (parole testuali).
Naturalmente a coloro che sono abituati a considerare tutto il mondo come un campo di sfruttamento, che non conoscono solidarietà di sorta – ma che la pretendono da gli altri – e che per unica regola della vita ritengono il loro meschino interesse individuale, che speculano sui mali altrui, andranno superbi di codesti elogi delle qualità negative di molti, di troppi de' nostri emigranti, e che a noi, e a tutti coloro che hanno un po' di coscienza e un briciolo di dignità fanno l'impressione di uno schiaffo, appaiono come il più atroce degli oltraggi, come l'autenticazione della nostra inferiorità morale.

Ma corti di cervello non pensano alle conseguenze. […]
Guardino che in Germania l'antipatia contro l'elemento operaio italiano va estendendosi ed aumentando di giorno in giorno in maniera inquietante.
Vi sono parecchie località in cui – salvo sempre il caso di sciopero – gl'imprenditori non li accettano più sui lavori, anche quando ne avrebbero, bisogno unicamente perché gli operai del luogo non vogliono averli per compagni. In altre – Kiel per esempio – si rifiutano perfino di accettarli nell'organizzazione avendo perso ogni fiducia in essi, poiché nel loro ultimo sciopero troppi crumiri italiani erano organizzati e mostravano il libretto sociale e la tessere del partito quasi a giustificare il loro operato.

A Bromberg sono corse delle sassate e delle bastonate, a Kassel – secondo quanto lamentano gl'imprenditori – pure.
Quando succedono questi fatti certi giornali italiani fanno le maraviglie, gli uomini politici che momentaneamente ce l'hanno col ministero o col ministro degli esteri fanno delle interpellanze, tutti vagellano di odio teutonico, oppure tirano in campo gelosie per ipotetiche superiorità professionali ecc. ecc. Ma hanno torto!
Gli operai tedeschi non hanno tempo da perdere in quisquilie nazionali e sciovinistiche e neppure le capiscono; e ai colleghi forestieri non domandano altro che non si prestino a peggiorare le condizioni del lavoro; non tradiscano negli scioperi e che si organizzino; e quanto alle superiorità professionali queste non esistono anche perché nell'industria edile non sono sempre i migliori – che trovano lavoro discretamente in patria – i quali emigrano; ma è là, è in quegli elogi e nei fatti che li hanno motivati che vano cercate le cause di codesto odio!

[…]
Vugi»