L'Operaio Italiano - anno IV (1901)

 

L'Operaio Italiano, 1901 n. 15

 

05.01.1901 - numero 1

Movimenti di salario. Muratori

«Lo sciopero in Halle è sempre allo stesso punto. Però dall'attività febbrile colla quale gl'imprenditori si sono dati alla caccia de' "volenterosi" e dalle calunnie che essi lasciano nei giornali "ben pensanti" contro gli scioperanti si può rilevare che essi cominciano a sentire l'effetto dello sciopero. Nell'ultima settimana erano arrivati una decina di muratori da Colonia, ma saputo di che si trattava ripartirono immediatamente. Notizie da Dresda accennano che anche là cerchino de' krumiri per Halle, ma per ora con poca fortuna. In tutto lavorano ancora 50 operai e 30 assistenti.

Noi per parte nostra raccomandiamo vivamente a tutti i compagni italiani di non recarsi in nessun caso di Halle in cerca di lavoro, e di non accettare; di non lasciarsi ingannare dagli agenti de' padroni, i quali falsamente danno ad intendere che lo sciopero non è generale, ma soltanto si estende ad alcuni mestieri e lavori speciali. Ricordiamoci che se i compagni di Halle vincono ne risentiremo un utile anche noi e se disgraziatamente perdessero anche i danni, perché i padroni non sarebbero davvero così stupidi da farci delle condizioni più favorevoli soltanto po' nostri begli occhi.»

 

02.02.1901 - numero 3

Operai italiani sfruttati dai loro connazionali

«Un esempio del come molte volte i peggiori sfruttatori degli operai italiani siano i loco connazionali medesimi ci viene offerto dalla seguente corrispondenza da Düsseldorf.
La ditta Holzmann & Co. di Francoforte sul Meno cede un lavoro a certo Toniati Martino di Zattis presso Clanzetto, e questi a sua volta lo ricede ad un paletta chiamato Blarasini Giacomo di Piè-Lungo presso Vito d'Assio. Si tratta della costruzione di un edifizio per esposizione e di un Park-Hôtel. Ora come potrà quest'ultimo paletta eseguire con profitto un lavoro ottenuto di terza mano? La cosa è più facile di quel che si pensi. Pagando gli operai molto al di sotto della tariffa in uso sulla piazza.
[...]»

 

02.03.1901 - numero 5

Echi d'Italia. La propaganda nel Friuli

«Il Comitato centrale dell'Unione muraria tedesca ha incaricato il compagno Vittorio Buttis di fare un giro di propaganda per l'organizzazione economica dei lavoratori nella provincia di Udine, la quale notoriamente dà il maggior contingente all'emigrazione Italiana in Germania, ed era pel passato il grande vivaio dal quale la Lega degli imprenditori edili di Berlino traeva mano d'opera a buon mercato, quanta glie ne occorreva.
Contemporaneamente il partito socialista italiano, corrispondendo ad un antico desiderio dell'Operaio Italiano e a una vecchia promessa ha inviato nella medesima provincia il compagno Rondani, deputato al parlamento, perché egli pure facesse un viaggio di propaganda. I giornali liberali e democratici di Udine come il Paese, il Friuli e la Patria del Friuli, sono pieni di descrizioni delle accoglienze veramente entusiastiche che quei bravi lavoratori hanno fatte ai nostri compagni e il Buttis ci ha pure inviata una lunga lettera che per questa vota non possiamo stampare perché arrivata troppo in ritardo, ma che pubblicheremo senza fallo nel prossimo numero.»

 

16.03.1901 - numero 6

Mercanti di carne umana

«Sotto questo titolo abbiamo pubblicato nel No. 24 Anno III del nostro giornale, togliendola da una circolare segreta inviata del comitato della Lega de' padroni ed imprenditori edili a tutte le sezioni, una lista di mercanti di carne umana italiani col loro indirizzo. Uno di queste, il signor Stefano Luigi di Muina d'Ovaro-Udine ci scrive:

Ho letto con rincrescimento sull'Operaio Italiano 8 Dicembre 1900 il mio nome fra i mercanti di carne umana. Questo titolo non posso né devo accettarlo perché un tal mestiere non l'ho mai fatto, ed ho la coscienza di poter dire che non sarò mai per farlo.
Se ho avuto l'occasione di condurre con me all'estero qualche muratore, non l'ho fatto mai a fine di lucro, ma solo con sentimenti umanitari e d'amicizia. Ho avuto bensì diverse lettere che m'invitavano a provvedere dei lavoratori, ma io non ho mai prestato fede a promesse lusinghiere; ho sempre avuto fiducia invece nel lavoro costante ed assiduo.
Devo quindi protestare siccome colla presente protesto contro l'epiteto affibbiatomi, domandando che il mio nome sia tosto cancellato da quell'elenco, e sfido chiunque a provare che io sia stato finora un mercante di carne umana.
Obbligatissimo
Stefani Luigi

Abbiamo pubblicata come di dovere questa lettera, ma ci permetteremo di osservare che, anche prescindendo dal fatto che egli riconosce di avere ricevuto delle lettere che l'invitavano a provvedere dei lavoratori (ciò che dimostra che parecchi imprenditori lo ritenevano mercante di carne umana, che altrimenti non si sarebbero rivolti a lui) e che egli non dica come abbia risposto a queste lettere, la sua protesta non dev'essere rivolta a noi che non abbiamo fatto altro che riprodurre una circolare della lega dei padroni ed imprenditori edili, ma alla direzione di questa lega, obbligandola, magari ricorrendo alla legge, a riprodurla sul loro giornale ufficiale «Baugewerkszeitung», e se fosse necessario anche processarla per avere abusato del suo nome.»

 

30.03.1901 - numero 7

Movimenti di salario. Muratori

«In Halle dopo la ripresa dei lavori la lotta fra gli operai che reclamano dagli imprenditori il mantenimento dei patti concordati e da essi sottoscritti, e gl'imprenditori si è maggiormente accentuata. I padroni hanno pubblicato sui giornali una richiesta di operai muratori che è un monumento di mala fede dalla prima all'ultima parola. Affermano che lo sciopero è causato da esigenze ingiuste degli operai, e dall'influenza di alcuni agitatori. Menzogna la prima affermazione, e più sfacciata ancora la seconda. Ricordiamo ancora una volta, per coloro che se lo fossero dimenticato, come sono andate le cose.

Nel 1899 in Halle i muratori scioperarono per migliorare le loro condizioni di lavoro e di salario. Dopo un po' di resistenza i padroni accettarono le proposte degli operai colla seguente lettera:

Halle a.d.S. 29 Luglio 1899
Alla Commissione de' salari de' muratori
di Halle e d'intorni

In seguito alla vostra comunicazione del 27 c.m. la corporazione degli imprenditori edili (Bau-Innung) di Halle ha deliberato nella seduta di ieri di concedere ai muratori da oggi fino al 31 Marzo 1900 il salario di 48 Pf. all'ora e dal 1° Aprile 1900 fino al 31 Marzo 1901 il salario di 50 Pf. all'ora.

In base a questa comunicazione firmata dall'ufficio di presidenza della corporazione i muratori ripresero il lavoro. verso la fine di Novembre scorso gl'imprenditori modificarono arbitrariamente la tariffa da essi medesimi accettata e sottoscritta, e che avrebbe dovuto durare fino al 31 Marzo 1901. Da ciò lo sciopero.

Ed ora essi parlano di esigenze ingiustificate! È forse un'esigenza ingiustificata il pretendere che essi manifestino i patti concordati? Chi ha senno giudichi. Gli operai organizzati sanno qual'è il loro dovere e non mancheranno. Ma anche agli altri diciamo. Non recatevi a nessun costo a Halle! Non fidatevi delle promesse che i padroni o i loro tirapiedi non mancheranno di farvi. Gente che manca di parola così leggermente come hanno fatto quegli imprenditori e che mente poi con tanta sfacciataggine non merita fede alcuna.

La polizia naturalmente sempre uguale a sé medesima, dimostra la sua parzialità perseguitando e provocando gli scioperanti.
[...]»

 

13.04.1901 - numero 8

Operai Italiani!

«Operai Italiani!

Organizzatevi! Non tradite gli scioperi, ed unitevi ai vostri fratelli tedeschi per difendere i salari contro gli attacchi degl'imprenditori! Ciò non è soltanto il vostro dovere, ma anche il vostro interesse! Leggete il "Movimento dei salari"!»

 

11.05.1901 - numero 10

Movimenti di salario. Muratori

«[…]
In Halle il 25 Aprile 280 manovali che erano occupati nelle fabbriche cui lavorano dei traditori, stomacati, di propria iniziativa, abbandonarono il lavoro. D'allora in poi i krumiri sono obbligati a fare anche tutti quei lavori che di solito sono eseguiti dai manovali, come portare la calce, i mattoni, ecc. Alcuni dei rompitori di sciopero sono partiti; ma disgraziatamente il loro posto è stato subito occupato da altri, specialmente italiani, i quali, attratti dalle promesse bugiarde dei padroni e degl'imprenditori accorrono in gran numero.

Indecente e al di sotto di ogni critica è il modo col quale qualche imprenditore alloggia questi disgraziati, e non si capisce come per questo fatto soltanto non se ne vadano via. Casualmente siamo entrati in una di queste tane posta in Hendelstrasse e appartenente all'imprenditore Pfeiffer, uno de' più ostinati. Non propriamente nella stalla, ma poco lontano, nel fienile vi erano disposte in fila quattro casse con un po' di paglia e una coperta, e il fetore che usciva da quella stanza era insopportabile. Lì dormivano almeno otto operai. Maraviglia un poco il fatto che le autorità non si preoccupino di questi inconvenienti: ma si sa bene quando si tratta di scioperi autorità e capitale vanno sempre a braccetto.

La polizia si dimostra sempre più partigiana, e tutte le settimane abbiamo da lamentare qualche condanna dovuta al suo zelo. La settimana scorsa un collega venne condannato a 14 giorni di carcere perché stava di sentinella e un altro a tre settimane.
[…]»

 

25.05.1901 - numero 11

Le ragioni di un krumiro

«Quei nostri lettori che hanno seguito nell'Operaio Italiano i cenni che via hanno seguito nell'Operaio Italiano i cenni via abbiamo pubblicati sullo sciopero di Halle, che dura da 29 settimane con una costanza piuttosto unica che rara, sanno come esso abbia avuto origine da una brutale rottura di contratto per parte dei padroni e degli imprenditori, e sanno anche che questi non hanno risparmiato né lusinghe, né fatiche, né denari per attirare su quella piazza molti operai boemi e italiani, specialmente friulani della Carnia. Con questi ultimi hanno avuto un po' di fortuna, perché nelle ultime settimane almeno duecento di loro hanno avuto la poca coscienza, o per meglio dire la malvagità di animo, di fermarsi là a dar mano ai padroni nello stringere la corda intorno al collo de' loro fratelli di lavoro.

Al principio della settimana scorsa il comitato dello sciopero pubblicò un manifesto piuttosto vibrato esortando tutti a compiere il loro dovere di operai buoni e coscienti, e di andarsene a cercare lavoro in qualche altra parte [...]

Ciononostante qualcuno si è sentito offeso per una frase un po' vivace che gli stava proprio a pennello, e ci ha scritta la seguente lettera [...]

All'onorevole direzione del giornale
l'Operaio Italiano in Amburgo

Letto il detto giornale, pure anche delle stampiglie in certi punti avete, e debbo darvi ragione, ma nella maggior parte debbo dirvi che avete uno spirito di egoisti; che tutti signori come voi lo pretendete questo l'impossibile, a voler esagerare sino a tal punto, e dare dei nomi che a voi è tanto facile, e volete pretendere che noi facciamo cosa che volete voi altri, anche se non aggrada, oppure ci sia di danno; siamo tutti padroni del proprio pensare. Sino ad un punto tutti gli uomini debbono avere uno spirito di solidarietà, ma non cose impossibili. Voialtri vi resta tanto facile a diffamare un operaio italiano perché siete nei vostri paesi?
Ma l'operaio italiano ha i suoi diritti e ragioni in questi luoghi perché le nostre autorità ci hanno rilasciato le carte opportune con l'assenso dell'impero Germanico. E voialtri signori se volete che gl'italiano partano di qui, avere uno spirito di solidarietà fate un ricorso a S. M. Guglielmo; allora se avete evasione sull'argomento, noialtri dovremo partire e partiremo contenti.
È questa la maniera se volete lavarvi le mani di noi, ma non darci del boia!
Su un tale argomento spero di leggere i vostri cuori e spiriti sul giornale prossimo.
I miei dovuti rispetti
Camini Nicolò
per tutti di compagnia
Halle a.d.S. 5 Maggio 1901

[...]
Ci siamo rivolti specialmente agli emigranti del Friuli e della Carnia perché la grandissima maggioranza, quasi potremmo dire la totalità de' krumiri italiani che tradiscono i loro fratelli a Halle sono di quelle parti. Qualcuno ci potrà osservare che non tutti hanno seguito il mal esempio, ed è vero; qualche eccezione vi è, e in special modo ci ha fatto piacere di poter constatare che l'opera educatrice del circolo socialista di Prato Carnico comincia a portare i suoi frutti, poiché parecchi membri di esso, arrivati senza saper nulla dello sciopero, se ne sono andati via quasi senza neppure farsi vedere alla cassa. Ma anche ad essi diciamo che ciò non basta, che occorre che essi medesimo si organizzino e facciano un'attiva propaganda perché i loro compagni e compaesani si organizzino anche loro. E allora le lettere monumenti d'incoscienza come questa del signor Camini non saranno più possibili, né le parole amare che abbiamo dovute scrivere contro di essi più necessarie.»

 

25.05.1901 - numero 11

Eroi degl'interessi… padronali

«Non siamo profeti né figli di profeti, quindi al momento in cui scriviamo non siamo in grado di prevedere come andrà a finire questo sciopero che dura da più di 28 settimane […]

Sarà una vittoria? Sarà una sconfitta? Non lo sappiamo. […]

[…] non è escluso che anche questa lotta termini con una disfatta. Se ciò avverrà, per quanto sia umiliante e doloroso per noi, dobbiamo riconoscere che il fattore più importante della vittoria de' padroni è il gran numero di operai friulani che sono accorsi alla loro chiamata, e specialmente alcuni conducenti o assistenti, o paletta che dir si voglia, i quali non hanno risparmiati viaggi, lettere e telegrammo per chiamare in Halle il maggior numero possibile di krumiri. [...]

Intanto noi non li dimenticheremo, e affinché non se li dimentichino neppure tutti quegli operai che del sentimento di solidarietà hanno un concetto un po' più elevato pubblicheremo i loro nomi. Così tutti coloro che ne avranno voglia potranno inviare ad essi i loro biglietti di congratulazione, e magari, incontrandoli, esprimere in una forma più sentita ancora l'espressione sincera della loro ammirazione e gratitudine per quanto essi hanno fatto per rendere antipatico ed odioso il nostro nome fra queste classi operaie.

Essi sono:

  • Della Martina Pietro di Viana (Rigolato).
  • Soravita Daniele di Liariis.
  • Giuliani Pietro di Ampezzo.
  • Ferrarini.

Di quest'ultimo non abbiamo ancora potuto stabilire con esattezza la patria, e speriamo che vorrà tenerci per iscusati. Provvederemo meglio per un'altra volta.

Una menzione speciale se la merita poi il paletta Berton Luigi di Enemonzo, che l'anno scorso lavorava a Dirschan vicino a Danzica. Questo bel tipo dapprima cercava di sfruttare, usiamo una parola non troppo cattiva, la cassa dello sciopero facendo credere che per un lavoro che aveva preso in accollo di certi ponti, o tombini, aveva bisogno di condur via un discreto numero di uomini. Vantava somme distribuite come garanzia, spergiurava che gli assistenti che avevano condotti que' friulani meritavano legnate, e che gli operai che sapevano ora come stavano le cose avrebbero fatto bene ad andarsene via e un'infinità di altre belle cose.

Sventuratamente se il diavolo fa le pentole non conosce l'arte de' coperchi e anche per le casse degli scioperanti vi è qualche santo. L'arrivo di una squadra d'operai provenienti per l'appunto della località in cui egli aveva il suo famoso lavoro svelò il trucco, proprio quando stava per raccogliere il frutto delle sue chiacchiere. Ed ora? Anche'egli lavora, scrive lettere e spedisce telegrammi e fa venire degli operai per conto de' padroni.

Oltre a questi che si potrebbero chiamare i cani grossi, ve ne sono anche altri minori rosicchianti intorno all'osso dello sciopero di Halle e aspiranti alla croce del merito krumiresco, e fra gli altri citeremo il muratore Denelon Leonardo di Feltrone, che pure ha avuta la malinconica idea di darsi alla telegrafia. Ma guardi che una volta o l'altra qualcuno più Burba… ro degli altri potrebbe fargliela pagare cara.

Halle 18.5.1901
Vugi»

 

25.05.1901 - numero 11

Movimenti di salario. Muratori

«[…] Di quanto avviene in Halle e della trista parte che vi recitano un 150-200 nostri connazionali parliamo in altra parte del giornale. Avendo la commissione dello sciopero domandato alla lega de' padroni se fosse disposta ad iniziare delle trattative, questa ha risposto senz'altro che non ne aveva di bisogno perché aveva trovato fra gl'italiani un numero sufficiente di operai per condurre a termine i lavori in corso. Speriamo che tanta tracotanza abbia il meritato castigo; e per questo rivolgiamo ai compagni italiani ancora una volta la preghiera di abbandonare Halle fino a tanto che lo sciopero sarà terminato, di non voler essere proprio essi ad assumersi l'odiosa responsabilità di metter la vittoria in mano de' padroni e di aiutarli a ribadire le catene de' loro fratelli. […]»

 

8.06.1901 - numero 12

Raccomandiamo

«Raccomandiamo

caldamente a tutti i padroni ed imprenditori i cui operai avessero delle velleità emancipatrici e intendessero di migliorare le loro condizioni di lavoro e di salario i seguenti assistenti e fornitori di krumiri

  • Della Martina Pietro di Viana (Rigolato),
  • Sorovito Daniele di Liaris,
  • Buliani Pietro di Ampezzo,
  • Berton Luigi di Enemonzo,
  • Sticotti Leonardo di Armaro Carnico,

nonché gli operai muratori

  • Danelon Leonardo di Feltrone,
  • Molinari Lorenzo di Fogliaria,

i quali, per quanto siano alle loro prime armi, dimostrano già di possedere tutti i requisiti necessari per esercitare la nobile industria, non c'è dubbio che presto saranno in grado di emulare i maestri. — Col tempo e colla paglia maturano le sorbe e … altre cose.

Per informazioni rivolgersi all'ufficio di reclutamento di krumiri istituito dalla Lega de' padroni ed imprenditori edili in Halle.

Ufficio di collocamento di krumiri

 

08.06.1901 - numero 12

I truffaldini della banda nera

«Certamente non è un'organizzazione nel senso moderno della parola, non ha statuti né regolamenti, i rapporti fra i gregari, i capi ed i padroni sono tali che da un momento all'altro possono essere sciolti, ma il fatto è che la lega dei padroni ha saputo raccogliere fra i detriti della nostra emigrazione un vero esercito di krumiri, dotato d'una mobilità senza pari, che lancia contro le organizzazioni operaie ogni qual volta e da per tutto ove scioperi incipienti e movimenti di salario lo facciano loro ritenere opportuno.
È un esercito che si disgrega subito appena che è cessata la ragione momentanea che l'ha raccolto, per riaggregarsi nuovamente dove questa ragione si ripresenti.

Lo stato maggiore è costituito da quegli assistenti di [cui] pubblicammo i nomi nel nostro ultimo numero, e da qualche altro di cui via via daremo notizia. I gregari sono poi reclutati in quella folla amorfa d'incoscienti, che pur troppo costituisce ancora la parte più forte della nostra emigrazione in questi paese; gente che non ha mai o quasi mai sentito parlare d'organizzazione, di solidarietà operaia, che non comprende nulla di tutto quel movimento d'idee e di fatti che va svolgendosi sotto i suoi occhi, che ritengono ancora le leghe soltanto costituite onde mantenere alcuni poltroni a conto degli operai, che è più disgraziata che colpevole, e che merita compassione anciché odio, e della quale a ragione dobbiamo dire: Perdonate loro perché non sanno quel che fanno.

[…]
Tutto questo non avviene a caso; vi è del sistema, indizio di una vera organizzazione di krumiri agli ordini della lega dei padroni, contro la quale dobbiamo lottare con tutte le nostre forse e con tutti i mezzi di cui possiamo disporre.

E i capi chi sono?

Per oggi parleremo specialmente di una, che in Halle minacciò di denunciare (e forse l'ha anche fatto) alla polizia un bravo compagno che tentava di persuadere i suoi uomini del male che commettevano e di svegliare un poco le loro coscienze assopite, dimostrando una volta ancora che quando un uomo ha scesa tutta la scala delle abbiezioni fino a fare il krumiro di mestiere è capace d'ogni bassezza, anche di far la spia. Alludiamo al famigerato Pietro della Martina di Viana in quel di Rigolato.

Un amico, dandoci qualche informazione sul suo conto, lo caratterizza nel seguente modo: "Dieci giorni fa passai per Halle, e da un treno all'altro ebbi occasione di vedere un gruppo d'Italiani, e fra questi uno di mia vecchia conoscenze di Blankenburg... Al solo vederlo capii che dovesse essere uno dei capi traditori, che questo è il suo mestiere; non ebbi il coraggio di avvicinarmi perché sentii tale sdegno e rossore che in quel momento piuttosto di farmi conoscere italiano dalla gente che andava e veniva acrei accettato più volentieri metri 2,50 di terra sul mio corpo."

E c'è proprio da vergognarsi alla sua presenza perché è uno dei veterani delle gesta krumiresche, e la cassa dello sciopero di Blankenburgo (1899) deve ancora serbare il ricordo della sua rapacità. Era arrivato con 16 uomini; faceva l'innocentino, mostrava di essere stato tratto in inganno da false informazioni, fingeva di non sapere una parola sola di tedesco, tanto che gli riuscì a sorpendere così bene la buona fede della commissione dello sciopero che questa ebbe la dabbenaggine di dargli 160 Mk. purché se ne andasse ad altri lidi. Non sappiamo qual parte di questa somma ricevessero i suoi uomini; ma siamo sicuri ben poco perché la sorte di que' disgraziati che si fanno complici degli assistenti nel tradire i loro fratelli, è sempre quella di essere alla loro volta poi traditi.

Degno di stargli a braccetto è il suo compagno Luigi Berton di Enemonzo, famoso ventunista; quegli che per truffare la cassa dello sciopero vantava lavori a Dirschau presso Danzica, e che, come raccontammo nel numero passato fu smascherato da una squadra di dieci muratori provenienti per l'appunto da quelle parti in cui diceva di avere i lavori. [...]»

 

22.06.1901 - numero 13

Per una medaglia commemorativa ai capi-krumiri di Halle e di altri siti

«Una rondinella ci ha portata sul tavolo la seguente circolare della Commissione d'ingaggiamento di krumiri a tutti i padroni ed imprenditori edili interessati:

Egregi colleghi!
Siamo in dovere di segnalare a tutti i padroni ed imprenditori edili lo spirito d'abnegazione e l'aiuto generoso che gli assistenti:
  • Della Martina Pietro di Givigliana (Rigolato),
  • Soravito Daniele di Liaris,
  • Buliani Pietro di Ampezzo,
  • Berton Luigi di Enemonzo,
  • Sticotti Leonardo di Amaro Carnico,
  • Cacitti Eugenio detto Giorin di Caneva di Tolmezzo
non che gli operai
  • Danelon Leonardo di Feltrone,
  • Molinari Lorenzo di Fogliaria,
ci hanno sempre dimostrato e prestato nelle lotte numerose che negli ultimi anni abbiamo dovuto sostenere per porre argine alle esigenze ognor crescenti de' nostri operai, i quali hanno la sfacciataggine di credersi uomini come noi, e la ridicola pretesa d'essere trattati come tali.
Più di uno sciopero sarebbe andato perso per noi, e più d'un movimento di salario finito con una sconfitta ignominiosa se costoro, ubbidienti alla nostra chiamata, non fossero intervenuti a tempo con un buon nerbo d'operai ben pensanti racimolati fra que' loro compaesani le cui orecchie sono ancora vergini alle brutte parole di solidarietà internazionale de' lavoratori, coscienza di classe, interessi proletari, fraternità e tante altre che hanno portati de' guasti così profondi ne' cervelli de' nostri, per deturpare quella Cassa di guerra, che è il terrore delle nostre notti e il tormento de' nostri giorni, oppure per occupare i posti abbandonati dagli scioperanti, gettando così lo scompiglio e lo scoraggiamento nelle loro file, oppure l'una e l'altra cosa insieme.
Tanta virtù merita premio ed abbiamo pensato di offerir loro a fine di stagione una medaglia commemorativa dello sciopero di Halle.
Da una parte spiccherà in rilievo il cognome e la patria del medagliato con intorno l'iscrizione: Al fedele alleato. Dall'altra due figure: Una allegorica, di uomo magro, all'amapagnato, stracciati gli abiti e con una corda insaponata al collo, rappresenterà lo sciopero. L'altra invece rappresenterà il premiato in atto di tirare e stringere con tutte le forze il nodo scorsoio della corda. Intorno poi vi sarà in istile lapidario l'iscrizione: Al krumiro sia gloria ed onor! e le date più memorabili.
Siccome poi anche nella distribuzione di tali insegne onorifiche la munificenza non deve mai andare disgiunta da un ben inteso senso d'economia, le medaglie non dovranno essere né d'oro, né d'argento, né tantopoco di piombo, ma di carta pesta.
Indirizzare le offerte alla

Commissione d'ingaggiamento di krumiri.

Per la traduzione: Fra Ginepro

 

22.06.1901 - numero 13

I truffaldini della banda nera. II.

«Nel numero precedente abbiamo presentato ai nostri lettori due de' peggiori capi della banda nera che, vera anime dannate de' padroni, vendutisi corpo e anima alla loro lega, esercitano la professione di andare a lavorare insieme agli operai che riescono a racimolare fra i detriti della nostra emigrazione, in quelle località in cui i compagni tedeschi fanno sciopero per migliorare le condizioni di lavoro e di salario di tutti […]

A quei due nomi oggi aggiungeremo quello di Soravito Daniele di Liaris. Anche lui non è alle sue prime armi. Oh! tutt'altro! Ha già i galloni! Se li conquistò nel 1899 al grande sciopero dei muratori di Dresda, ove al momento buono comparve con una cinquantina di operai, e non fu la causa ultima perché quel movimento iniziato sotto i migliori auspici e condotto con una tenacia e uno spirito di sacrificio senza uguali, andasse dopo circa dieci settimane miseramente fallito, Ed ora questo lugubre becchino di scioperi è a Halle a compiere la medesima funzione odiosa, La domenica poi va a Dresda e in tutte le località in cui spera di trovare degli operai disoccupati, e con promesse mendaci cerca di attirarli a Halle. Naturalmente quando anche questo sciopero in un modo o nell'altro sarà finito, allora i suoi padroni lo comanderanno per qualche altro posto. A compiere la figura mirale di codesto arnesaccio manca un tratto. In Halle ha dimostrato di avere delle attitudini specialissime, simili a quella che abbiamo già notate nel suo degno amico Della Martina, vale a dire che anch'egli sa lavorare di soffietto. Una mattina indicò al poliziotto di servizio alla stazione un giovanotto milanese che vi si trovava per persuadere quegli operai italiani che inconsapevolmente capitava a Halle a tornarsene via. Ciò dimostra un'altra volta che krumiro professionale e spia sono come i termini di un binomio, ed esprimono delle qualità inseparabili l'una dall'altra. Degno do stargli a canto è un altro veterano del krumirismo, l'assistente Cacitti Eugenio detto Giorin di Caneva di Tolmezzo, immortalatosi nel 1898 allo sciopero di Naumburg. Ma di lui e delle sue gesta un'altra volta.»

 

22.06.1901 - numero 13

I denigratori

«Un gruppo di operai della Carnia che lavorano a Riesa c'inviano il seguente trafiletto con preghiera di pubblicazione:

Ricordiamo che tempo fa, quando eravamo ancora in patria, certi giornali forcaiuoli si agitavano in favore di una legge contro i denigratori d'Italia. Avrebbero fatto molto meglio se invece si fossero adoperati ad escogitare ed applicare i mezzi ed i provvedimenti atti a limitare questa piaga dell'emigrazione forzata, che, gettando sul mercato del lavoro migliaia di braccia affamate, costrette molte volte dalla dura necessità ad offrirsi a qualunque condizione, a lavorare sotto prezzo e a recitare la trista parte del krumiro, come avviene in questo momento a Halle, a Wismar e in altri luoghi, tutte cose che ci fanno pigliare in odio dalla popolazione indigena fino a gratificarci dall'odioso titolo di traditori. Costoro colla loro condotta sono i veri denigratori del nome italiano, e per colpa loro tutti cominciano a risentire il danno della brutta nomea che ci accompagna.
Per tanto ai forti compagni di Halle che già da sì lungo tempo sostengono la loro giusta e legale lotta vada il nostro augurio sincero, come pure ai compagni di tutte quelle località che lottano pel loro diritti.
Seguono le firme

Abbiamo pubblicato volentieri questo trafiletto, non solo pel suo contenuto, ma perché proviene da un gruppo di operai della Carnia, cioè di quella medesima vallata che nel tristissimo momenti che traversiamo fornisce il maggior contingente di krumiri ai padroni e agl'imprenditori, ed alla quale pure appartengono tutti i capi o assistenti che da anni pare che non esercitino altra professione che quella di passare colle loro bande di assoldati da sciopero a sciopero, compiendo così nella lotta fra capitale e lavoro quella parte miserabile che nel medio evo, e nelle lotte di quel tempo era fatta dai capitani di ventura e dai bravi de' signorotto d'allora.

Di più conferma il fatto che noi già da tanto tempo andiamo predicando che questo contegno incosciente di parte de' nostri emigranti ci rende antipatici e odiosi tutti, a queste classi lavoratrici che si veggono per opera di questi sconsigliati e cattivi frustrati nelle loro speranze, e umiliati nelle lotte.
[...]
Che fare?
Tra gli operai, che molte volte più per ignoranza che per cattiveria s'adattano alla tristissima parte, fare un'attiva propaganda perché tutti entrino nell'organizzazione; svegliare la loro coscienza, far conoscere i loro doveri e le conseguenze dolorose per tutti del loro contegno sconsigliato. E ciò non solo in Germania, ma anche a casa, da per tutto; ove si presenti l'occasione.

Per i capi poi, i quali non hanno neppure la scusa dell'ignoranza, ma che per puro interesse personale fanno il male e trascinano altri a farlo, occorrono altri mezzi più energici. Bisogna che tutti siano posti a giorno delle loro marachelle, bisogna che tutti sappiano come si sono condotti nella tale e tal altra occasione; è necessario di saper sempre dove si portano per poter aprire ai compagni del luogo gli occhi sul loro vero essere, e forse col tempo la riprovazione generale potrà su di loro quello che non ha potuto la coscienza e l'intelletto, vale a dire li costringerà a fare i galantuomini.

Ma tutto questo spetta a noi medesimi, e specialmente a quelli della Carnia. A noi incombe il dovere di purificare l'emigrazione nostra da tutti gli elementi impuri che l'insozzano e la disonorano.»

 

22.06.1901 - numero 13

Movimenti di salario. Muratori

«[...]
In Halle lo sciopero è sempre allo stesso punto ed è la trentaquattresima settimana che quegli eroici lavoratori sostengono una lotta impari contro l'ostinatezza de' padroni da un parte e il tradimento di colleghi e compagni di lavoro dall'altra.

Due settimane fa un assistente che è occupato nella costruzione di una fabbrica di formelle di carbone nelle vicinanza di Otterwich, certo Buschiasis Daniele tentò di condurne via un certo numero, ma tutto fu inutile. Neppure col lavoro sicuro e ben pagato vollero muoversi.

Alcuni che lavoravano coll'assistente Sorovito sono partiti a proseguire la loro ignobile parte di krumiri in Wilhelmshaven. Avvertiti che anche là vi era sciopero, hanno risposto cinicamente che cogli scioperi essi si assicurano la stagione. Operai degni del loro capo!»

 

06.07.1901 - numero 14

Raccomandiamo

«Raccomandiamo

alla Lega de' padroni ed imprenditori edili di tener conto nella prossima compilazione della lista di mercanti di carne umana e di capi crumiri dei servigi preziosissimi di quest'anno, come quelli di Halle a. S., Wismar, Wilhelmshaven, Solingen, Prenzlau ecc. dagli assistenti:

  • Della Martina Pietro di Givigliana (Rigolato)
  • Soravito Daniele di Liariis,
  • Berton Luigi di Enemonzo,
  • Sticotti Leonardo di Amaro Carnico,
  • Buliani Pietro di Ampezzo,
  • Cossetti Eugenio detto Giorin di Caneva di Tolmezzo,
  • Zanier Giovanni di Clausetto (Spilimbergo),

e di non dimenticare neppure gli operai:

  • Danelon Leonardo di Feltrone,
  • Molinari Loenzo di Fogliaria,
  • Cossetti Ilario di Caneva di Tolmezzo.»

 

06.07.1901 - numero 14

A proposito

«A proposito dei krumiri della Carnia e del Friuli che in quest'anno particolarmente si distinti in Germania, l'amico Giovan Battista Burba, al quale ci siamo rivolti perché dicesse qualche cosa sulla questione, ci scrive:

Non saprei cosa dirti in riguardo a certi miei compatrioti che tanto si sono distinti quest'anno in Germania. La mente mia non trova espressioni bastanti per viemeglio affibbiare loro i titoli che si meritano,
'Vorrei che questa mia penna
Fosse un ferro rovente
Per bollare tra gli occhi e la cotenna
Quella canaglia prepotente.'
Ah si davvero che la condotta di quell'elenco di galantuomini, che a grossi caratteri vediamo da qualche tempo stampati sul nostro "Operaio Italiano" non fa certo onore alla regione che ha dato loro i natali; ma con tutto ciò, e ad onta che quel manipolo di Zulù volle scendere tanto in basso, non dobbiamo, no davvero, farne risalire la colpa e il disonore all'intera regione Carnica. Per quanti miei compatrioti abbia agio di avvicinare, tutti indistintamente biasimano la condotta di questi tali, e non risparmiano le più severe invettive al loro indirizzo.
E tu, mio caro, continua la tua opera purificatrice, sferza a dovere, come hai fatto negli ultimi tempi questi miserabili, che ne avrai il plauso e l'aiuto di tutti gli onesti e coscienti che lottano per la gran causa della nostra redenzione. – Saluti fraterni."

Poche parole di aggiunta.

Sappiamo benissimo anche noi che sarebbe ingiusto riversare su tutti gli emigranti carnici il biasimo meritato da alcuni di loro con una condotta indegna, e sappiamo pure che la grande maggioranza è forse più severa di noi nel giudicarli. Anzi riguardo ai friulano ed ai carnici in generale diremo ancora che l'esperienza ci ha insegnato che una volta che abbiano compreso bene qual'è la via da seguire e quale sia il loro dovere, quelle medesime qualità che oggi ci sembrano difetti perché tornano a vantaggio de' capitalisti e sono di grave inciampo al movimento operaio diventano poi virtù preziosissime, e che quando siano entrati nell'organizzazione per convincimento e non, come succede alle volte, soltanto per procacciarsi la possibilità di trovare più facilmente lavoro, non vi hanno combattenti più disciplinati, tenaci e zelanti di loro.

Tutto questo va bene, lo riconosciamo, e più o meno velatamente l'abbiamo sempre detto. Ma intanto quella minoranza di incoscienti, per non dir altro, (un cinquecento o seicento su qualche migliaio) che sistematicamente vanno a tradire gli scioperi e a far andare a monte i movimenti di salario, spargono a piene mani i semi di antipatia e di odio contro quanto sa d'italiano fra le classi lavoratrici locali, semi che col tempo non potranno far a meno di portare de' frutti amarissimi proprio come è successo in Francia, e succede tuttora; i fatti di Grenoble parlano chiaro.

Ma questi krumiri ci danneggiano anche per un altro verso. Operai veramente bravi e capaci non se ne trovano molti tra di loro; la maggior parte son scadenti e fiacconi. Ebbene costoro ci discreditano anche in faccia ai capimastri e ai padroni, nella nostra qualità d'operai. Tutti quelli che conoscono un poco la Germania settentrionale, ove l'anno scorso l'emigrazione italiana non era ancora arrivata per espansione naturale, ma vi era stata importata soltanto in caso di scioperi, gl'imprenditori medesimi, che quando si tratta di adoperarci nelle lotte economiche contro i fratelli tedeschi sanno essere così gentili e lodarci tanto, hanno poi una pessima opinione della nostra capacità, e ci accettano soltanto in caso di estremo bisogno, e poi per affidarci solamente i lavori più duri e grossolani.

Di chi la colpa? Dei krumiri e dei krumiri soltanto. I capimastri ci giudicano tutti naturalmente dall'esperienza che hanno con operai italiani durante gli scioperi, e il loro giudizio non può davvero per quanto abbiamo osservato più sopra essere molto lusinghiero.

Come tutti possono vedere non facciamo questioni di principii o di ideali, ma di fatti.

Ora ci sembra che la maggioranza della Carnia non dovrebbe contentarsi a biasimare il contegno de' loro paesani e a lanciare delle invettive al loro indirizzo, ma ad esercitare una pressione, morale ben inteso, su di essi qua a casa, da per tutto dove l'occasione si presenti affinché lo sconcio cessi. E quanto ai capi, i quali tutti, anche facendo astrazione dal fatto che proprio sono krumiri professionali, hanno un passato che farebbe arrossire più d'un ospite delle patrie galere, boicottarli, fare in modo che non trovino più un cane che voglia condividere con essi la responsabilità dello loro azioni.

Ricordiamoci tutti che per parecchi anni ancora dovremo venire all'estero a guadagnarci quel pane che la patria non è ancora in grado di darci, e che quindi abbiamo bisogno dell'affetto e della stima delle classi lavoratrici di qui, colle quali dobbiamo convivere per una buona parte dell'anno, da una parte, e della buona opinione de' padroni sulla nostra qualità di operai, dall'altra. Ambedue cose che per ora almeno ci mancano grazie per l'appunto ai signori krumiri.
Vugi»

 

06.07.1901 - numero 14

Chi pecora si fa, il lupo lo mangia

«Alcuni operai ci tempestano di lettere e di cartoline da Burg nel bacino di Solingen perché si pubblichi il nome, cognome e paternità di una delle solite sanguisughe che tosano gli operai di seconda mano, di un assistente di Clanzeto di Spilimbergo, certo Zanier Giovanni, ben conosciuto anche dai nostri lettori, perché non è la prima volta che dobbiamo occuparci della sua degnissima persona, ed era il capolista nell'elenco dei mercanti di carne umana distribuita nell'Aprile dell'anno scorso dalla Lega dei padroni edili a tutte le sue sezioni e che noi pure pubblicammo, arricchito colla nobile professione del negriero e lavorando negli scioperi, truffa ora dai due ai cinque Pf. all'ora a tutti gli operai che hanno la disgrazia di lavorare sotto di lui, un'ottantina circa.

Ora noi ci domandiamo: A chi giova? Che si convertano? Neppure per sogno! Il vizio è troppo incallito e seguiteranno a pelare, fino a tanto che troveranno degli imbecilli che vi si presteranno, ad onta di tutte le pubblicazioni e le berline di questo mondo.[...]

Ma perdindirindina, se è colpa vostra! Quando cesserete di essere così imbecilli? Chi pecora si fa, il lupo lo mangia.
Fra Ginepro»

 

06.07.1901 - numero 14

Per una lista di mercanti di carne umana

Si tratta di una rettifica della lista di crumiri ripresa da una circolare della Lega de' padroni edili pubblicata sul numero 22 del 1900 (ottobre) dal titolo mercanti di carne umana.

«[...]
Fra gli indirizzi vi era quello del muratore Stefani Luigi di Ovaro in provincia di Udine. Immediatamente dopo la pubblicazione inviò al nostro giornale una lettera di protesta, che subito rendemmo di pubblica ragione; e saputo le cose come stavano ne mandò un altra al giornale ufficiale della Lega de' padroni, la Baugewerkszeitung, la quale però si è guardata bene di farne cenno, almeno fino ad ora.

Ora da informazioni assunte fra compagni di lavoro, conoscenti e compaesani suoi abbiamo acquistato il convincimento che nella brutta storia egli non abbia colpa alcuna, che sia stato abusato indegnamente del suo nome, e che il suo indirizzo sia stato indicato alla Lega de' padroni come quello d'un possibile negriero da qualche conoscente suo troppo zelante, e poco scrupoloso o malvagio.»

 

20.07.1901 - numero 15

Krumireide

«Negli ultimi scioperi, e particolarmente in quelli di Halle, Wismar e di Solingen si sono resi benemeriti dei padroni gli assistenti:

  • Della Martina Pietro di Givigliana (Rigolato),
  • Soravito Daniele di Liariis,
  • Berton Luigi di Enemonzo,
  • Sticotti Leonardo di Amaro Carnico,
  • Buliani Pietro di Ampezzo,
  • Cossetti Eugenio detto Giorin di Caneva di Tolmezzo,
  • Zanier Giovanni di Clausetto (Spilimbergo),

e gli operai:

  • Danelon Leonardo di Feltrone,
  • Molinari Lorenzo di Fogliaria,
  • Cossetti Ilario di Caneva di Tolmezzo.

Non dimentichiamoli.»

 

20.07.1901 - numero 15

Proteste italiane contro i krumiri

«La campagna iniziata contro i capo-crumiri e i loro accoliti comincia a dare i suoi frutti.

Da tutte le parti della Germania ci giungono voci di protesta, collettive ed individuali, contro la condotta indecorosa e vile di tutti coloro che, vero disonore della nostra emigrazione, cercano la loro America negli scioperi e con essi si assicurano la stagione, attirando contro noi tutti l'antipatia e l'odio delle classi lavoratrici e il disprezzo dei padroni.

È un risultato che ci conforta, e in un certo modo ci rifà delle amarezze provate negli ultimi tempi, non soltanto perché ci permette di dimostrare ai compagni tedeschi che non è giusto di estendere a tutti gli italiani che vengono a lavorare in Germania il giudizio severo che si meritano quelli che vanno a tradire gli scioperi, o che il nostro operaio, per quanto costretto dalla patria miseria a cercarsi il pane all'estero, è capace del nobile sentimento di solidarietà quanto qualunque altro; ma perché ci sembra, e speriamo che la nostra non sia un'illusione che indichi un vero risveglio di coscienza che in breve porterà de' buoni frutti sia in patria, sia all'estero. Perciò ringraziamo vivamente tutti quelli che ci scrivono, che c'incoraggiano nella lotta, e ci aiutano nel nostro arduo compito di propaganda.

Ma nel medesimo tempi diciamo loro che ancora non basta!
[…]

Bisogna che tutti coloro che hanno un compaesano, un amico, un parente che ancora lavora in territorio di sciopero gli scriva una lettera, una cartolina, e cerchi di persuaderlo ad andarsene, a tentare la fortuna altrove, gli faccia comprendere l'indegnità della sua condotta.

E questa propaganda non deve fermarsi qui; ma proseguire in Italia, a casa ne' mesi d'inverno, in modo che il numero de' krumiri per incoscienza o ignoranza vada sempre più a riducendosi.
[…]

E quanto agli altri, ai capi, a quelli di cui abbiamo pubblicati e seguiteremo a pubblicare i nomi, e a metterli alla gogna, anch'essi non bisogna lasciarli in pace; ma mettere a nudo tutta la loro bruttezza, mettere in guardia i compagni contro di loro, e tenere sempre il giornale informato del luogo ove si trovano, onde poter sollecitamente avvertire i compagni di là perché non si lascino turlupinare da loro. È assolutamente necessario di metterli in condizione di non poter più nuocere, e questo potrà avvenire soltanto quando non trovino più nessuno che voglia essere complice delle loro canagliate.

E giacché siamo in argomento vogliamo esprimere il nostro pensiero anche su un altro fatto.

Molti ci scrivono che per estirpare la mala pianta del krumirismo estero in Germania i compagni tedeschi dovrebbero essere più energici, e adottare i mezzi anticivili che qualche volta sono messi in pratica in Francia e in America; insomma dicono che dove non si arriva colla ragione bisogna adoperare il bastone.

Non contestiamo che per i capi specialmente, come il Berton, il Bulliani e il Della Martina, un bel paio di legnate non istarebbero bene come il basto all'asino, e pur troppo temiamo che un giorno o l'altro, se le cose non cambiano in qualche parte della Germania i fratelli tedeschi perderanno la pazienza.
[…]

Già il bastone non ha mai convertito nessuno, soltanto irritato, fomentati gli odi e creati degli ipocriti, e noi abbiamo bisogno di creare delle coscienze. Che ciò sia vero lo dimostra la Francia medesima, ove ogni tanto ricorrono a questo mezzo.
[...]

Ed ora passiamo alle proteste.
[...]

Da Hattingen il compagno Giovanni Merlino ci scrive:

"Nelll'inviarvi la mia quota d'abbonamento per un altro trimestre sento il bisogno di esprimervi i più caldi auguri affinché la lotta che avete iniziata contro i capi negrieri della Carnia abbia un risultato felice.
Sono di là anch'io e non potete immaginarvi quale dispiacere provi nel vedere che tutti, proprio tutti, i negrieri e mercanti di carne umana dei quali si leggono da qualche tempo i nomi nel nostro giornale sono delle mie parti.
Però non dovete mica immaginarvi che in Carnia non vi sia che gente di quello stampo. Oh no, fortunatamente e ne conosco molti che piuttosto di fare il krumiro e tradire i compagni in sciopero morrebbero di fame. Sono sicuro che nel comune di Conegliano, per quanto vicino a quello di Rigolato, non vi è neppure uno solo.
Quanto a quelli che hai messi alla gogna, lo conosciamo tutti anche noi. È tutta gente che non ha né studio, né capacità nel suo mestiere, ma soltanto prepotenza e quello spirito maledetto che li condanna a fare quel che fanno. Ai nomi già fatti puoi aggiungere quello di Di Sopra Antonio che nel 1899 pretendeva del denaro dalla società per non venire in aiuto ai padroni e nel 1898 prese parte come krumiro e ingaggiatore di krumiri agli scioperi di Flensburg, Spandau, Ploen, Neumunster, e tentata di mandare una compagnia in Magdeburgo. Sono dolente di quanto avviene in Halle, e auguro a quei bravi compagni forza e coraggio per superare la difficile prova, e per vincere la prepotenza dei padroni e il mal fare de' negrieri.
Saluti fraterni."

Al bravo compagno Merlino non possiamo fare altro che ripetere quanto già abbiamo scritto nell'ultimo numero intorno agli operai della Carnia in coda alla lettera del Burba. Sarebbe ingiusto, e siamo ben lontani dal farlo, di giudicare tutti gli operai della Carnia dalla condotta indegna di quei pochi che si abbassano a fare i krumiri, ma nel medesimo tempo, osservando che questi sono quasi tutti della loro vallata, diciamo che essi hanno il dovere di fare di tutto affinché questa vergogna che si riflette poi in tutta l'Italia tacessi al più presto. E per oggi basta.
Vugi»

 

20.07.1901 - numero 15

Dichiarazione

«Riceviamo:

Caro "Operaio Italiano!"
Già due volte è stato pubblicato meritatamente nella lista de' mercanti di carne umana e de' capi-krumiri il nome di Zanier Giovanni di Clausetto-Spilimbego.
A scanso di equivoci e di confusioni, che potrebbero sorgere dal fatto che i nostri nomi sono identici e che apparteniamo al medesimo comune, e perché così al paese come all'esterO nessuno abbia a credere che io sia venuto meno a' miei pruncipii, dichiaro che non ho assolutamente nulla a comune con lui.
Ringraziando
tuo aff.mo
Zanier Giovanni di Francesco
muratore
Mannheim, 10.7.1901

 

03.08.1901 - numero 16

Lettera krumiresca

Viene ripresa e commentata con un certo disprezzo una lettera scritta da Gaetano Mondini:

«In questi giorni però un altro krumiro, non più da Halle, ma da Stassfurt, certo Mondini Gaetano, ci ha scritta un'altra lettera, manifestando il desiderio che fosse pubblicata, e che gli si rispondesse.
[...]
L'amico Mondini Gaetano – si firma così – desidererebbe che la sua lettera fosse pubblicata per intero, tale e quale l'ha scritta. Non possiamo farlo, e se ci penserà bene dovrà finire coll'esserci grato, ma riporteremo soltanto i punti più importanti.
Innanzi tutto ci rimprovera di "battere e ribattere sule teste dei poveri operai italiani". A questo rimprovero abbiamo già risposto nella Piccola posta del numero scorso [...]
Poi prosegue:

"Lo sapiamo che noialtri siamo Giente senza Ducazione il motivo che noi quando i padroni si chiamono siamo pronti a partire e andare anche dove sono sioperi e appunto per questo che noi siamo odiati da loro, perché dicono che noi rubiamo il tozo del pane suo"

[...]»

(da rivedere e completare)

 

07.09.1901 - numero 18

Voci carniche contro il krumirismo

«A proposito della battaglia ingaggiata contro i krumiri un bravo operaio carnico ci scrive:

Certamente colla misera mia istruzione non arrivo a trovare parole bastanti, persuasive e adatte, per trattare come si meritano,e risvegliare dal letargo dell'ignoranza quei tali, i quali da tanto tempo si vedono stampati in caratteri cubitali, in prima pagina, sul nostro Operaio Italiano, come fedeli segnaci e valorosi assistenti de' mercanti di loro stessi, che tanto scherno portano alla terra nativa, e, ad un tempo, disonore, e vergogna ed ira a quegli altri che disgraziatamente in essa pure nacquero e devonsi chiamare loro patrioti.
Nel leggere que' nomi qualunque cretino, qualunque testa anche di sasso, avrebbe dovuto comprendere l'odio e la malevolenza che costoro a ragione attirano contro tutti noi.
L'opera di questi krumiri è almeno così deplorevole come quella della maffia napoletana; anzi peggiore. Il brigante farà male ad uno, a due, e per lo più fannulloni. I krumiri invece non solo per una semplice e maligna speculazione d'interesse rovina col tradimento migliaia di compagni; ma rovina anche sé medesimo e tutti quelli che come lui debbono venire all'estero in cerca di un tozzo di pane.
Ho detto che una testa di sasso soltanto non potrebbe accorgersi del danno che recano; certo nessuno ha la testa di sasso, e sono persuaso che eccettuati pochi che fanno il krumiro come se fossero delle macchine, gli altri sanno benissimo tutto, e la loro condotta deriva soltanto dalla malvagità del loro cuore, il quale è così duro da non sentir le grida di vendetta che vengono lanciate contro di loro dai miseri ed affermati orfani del lavoro.
Eppure dovrebbero capirla una buona volta; perché anche se facessero per cinquant'anni quel servizio non riceverebbero né spallini, né medaglie, perché servono dei padroni degni di loro.
Se continueranno ad essere sordi a tutte le nostre esortazioni dubito che in breve scoppi il temporale, e la tempesta non cadrà su loro soltanto, ma su di noi pure per la maledetta nomea che essi ci acquistano.
Dunque compagni, prima che questo avvenga procuriamo di adoperare tutti i mezzi possibili perché si correggano, e mettano la testa a segno, altrimenti...
Che cosa cambieranno prima, il pelo o il vizio? Speriamo che sapranno distinguersi dal lupo che è una bestia; ...
F.D.

Questa lettera ci giunge dall'Austria ove i lamenti contro i krumiri sono generali, e tali da costringere il corrispondente dell'Avanti! a Vienna, il compagno Domokos a mandare al suo giornale un articolo intitolato "Preveniamo Aigues-Mortes" il qual titolo dice tutto.»

 

21.09.1901 - numero 19

Lo sciopero di Magonza

Esempio di sciopero in cui i crumiri sono tedeschi

«[...]
Caro operaio
Da qualche giorno noi tutti muratori che lavorano alla costruzione di questa caserme siamo in isciopero. Lunedì due Settembre a mezzogiorno settanta compagni tedeschi abbandonarono il lavoro, e la mattina seguente tutti gl'italiani, quasi nessuno eccettuato, in numero di più di un centinaio, seguirono il loro esempio, facendo così causa comune coll'elemento tedesco. Nei primi giorni però l'andamento dello sciopero fu piuttosto incerto, avendo i colleghi tedeschi, quasi tutti di Nassau e bavaresi del Palatinato, regioni in cui l'organizzazione ha ancora fatto poca breccia, hanno questa volta dimostrata poca concordia e solidarietà. Ed infatti, mentre i krumiri e i traditori italiani, come spesso ci chiamano, erano tutti in festa, una parte di loro, più di sessanta, avevano ripreso il lavoro.
Ciononostante gl'italiani non si perdettero d'animo, e con un entusiasmo non più veduto, ed una compattezza a tutta prova hanno seguitato a resistere all'ingordo e rapace capitalista.
Ed è davvero bello e confortante il vedere come in questi giorni i nostri pieni d'entusiasmo prendono parte attiva al disimpegno dei servizi d'appostamento e di sentinella alla stazione e intorno alla fabbrica, e con quanta premura e zelo disimpegnano tutti i compiti che vengono loro assegnati.
La grande maggioranza sono friulani, tutti dei comuni della Carnia; e soprattutto degno d'encomio sono i compagni di Verzegnis e di Gorto, come pure quello d'Ampezzo, di Verona, ecc. Tutti ripeto hanno dimostrato un risveglio di coscienza meraviglioso e di essere degni di combattere le sante battaglie delle nostre rivendicazioni.
Come già ho accennato né primi giorni lo sciopero aveva presa una brutta piega perché un'ottantina di volenterosi tedeschi, racimolati qua e là dai tirapiedi dell'impresa, erano tornati sui ponti e avevano messo in forse tutto il movimento. Oggi invece le cose hanno cambiato d'aspetto, ed al momento in cui scrivo le armature sono deserte, salvo quando l'impresa si prende il divertimento di mandarvi i manovali a fare un po' di ginnastica.
L'entusiasmo è grande. Nella sala della sezione è un continuo andarivieni; le assemblee frequentissime e affollate, gli oratori applauditi.
Si spera in una imminente soluzione favorevole alla nostra causa; ma intanto rivolgiamo a tutti i compagni sparsi per la Germania l'appello di starsene lontani da Magonza onde non inceppare il buon andamento dello sciopero.
Gibibi»

 

21.09.1901 - numero 19

Corrispondenze

  • Una da Schirke sull'alcolismo:
    «Schirke. (Ritardata) — Operaio Carissimo!
    [...] Veramente volevo parlarti di un altro vizio che pure ci disonora e ci fa voler male all'estero. Intendo parlare del vizio dell'ubriachezza. Ve ne sono tanti che bevono fino a che lo toccano col dito, quindi vanno da un'osteria all'altra facendo gli spacconi e disturbando i pacifici cittadini che se ne stanno là a divertirsi. Uno di questi casi capitò alcuni giorni fa a Hasserode. Diversi italiani, devoti di Bacco, e briachi fino al midollo delle ossa entrarono in un'osteria con tanta baldanza che ne avrebbero avuta meno in casa propria, e a gettare su per le tavole argento ed oro come fossero tanti milionari.
    L'incidente, chiamiamolo così, disturbò tutti, e l'oste, anche per incitamento de' clienti, fece proponimento di non vendere più birra agl'italiani. Tanto è vero che un giorno io e alcuni amici dopo tre ore di marcia entrammo in quest'osteria per rinfrescarci un poco, ma avendo l'oste sentito che eravamo italiani non volle più servirci, e non valsero le nostre proteste che avremmo soltanto bevuta la birra e che poi ce ne saremmo andati; rimase fermo nel suo proposito, e a noi toccò andarcene via a becco asciutto.
    Ora io non voglio proibire a' miei connazionali di fare co' loro quattrini quello che ad essi aggrada; tutt'altro bevano pure! ma vadano ne' boschi dove non danno fastidio a nessuno!
    Inviandoti un saluto di cuore auguro alla nostra Unione de' grandi progressi. Tuo Risveglio
  • Un'altra da Rheine parla anche di alcuni operai di Prato carnico:
    «Rheine. (Westf.) – Caro operaio! Senti questa che è proprio carina! Tre compagni di Prato Carnico lavoravano in testa ad una colonna id18 italiani tutti muratori. Il giorno 18 Agosto ci siamo recati alle sei del mattino sul lavoro ed al momento di attaccare abbiamo dichiarato al paletta che non eravamo disposti a lavorare a meno che dei 40 Pf. all'ora che ci aveva pagati fino all'ora non ci avesse dati 45, e che se non era disposto a questa concessione ci pagasse pure quanto dovevamo ancora avere che ce ne saremmo subito andati. Nota che noi parlavamo non solo in nome nostro, ma in nome di tutti, e tutti erano stati d'accordo nel formulare la domanda de' 45 Pf.
    Lì per lì il paletta rispose che avrebbe chiamata la polizia, come se il chiedere di essere pagati un po' più equamente fosse un delitto. Poi sceso a più miti consigli ci dette le carte, ma non voleva pagare la giornata morta e allora noi mandammo a chiamare le guardie perché ci aiutassero a far prevalere la ragione. Allora ci ha condotti nella vicina osteria ed ha cominciato a pagare da bere a tutti, dei sigari e infine ci disse che se tornavamo al lavoro ci avrebbe pagati a 42 Pf. all'ora ed anche risarcita la mezza giornata persa. Tutti accettarono, meno i due di Prato Carnico, i quali preferirono partire piuttosto di lasciarsi comprare in quel modo con una birra e un paio di sigari. Certo è che se anche tutti gli altri fossero stati del medesimo sentimento avrebbero attenuti i 45 Pf. chiesti.
    Gigi

 

12.10.1901 - numero 20

Parere di un giudice inglese in fatto di krumiri

«Dedicato a

  • Nigris Ovaldo Raimondo di Ampezzo,
  • Zanini Eliodoro Vicenza,
  • Pasoletti Giov. Batta Ampezzo,

che soli fra gl'italiani scioperanti in Mainz vennero meno ai loro doveri e tradirono i loro fratelli:

"Pe' membri dell'organizzazione un krumiro è rispetto alla sua classe ciò che un traditore è rispetto al suo paese; e quantunque ambedue possano rendere in tempi difficili de' servigi notevoli ad una delle parti contendenti, appena che è tornata la pace sono disprezzati da tutti.
Il krumiro è l'ultimo che presti aiuto al suo fratello, ma è anche il primo a pretenderlo. Egli non bada a sé, se non vede oltre il domani , e per denaro o lodi indegne tradisce i suoi amici, la famiglia e il suo paese. In una parola è un traditore in piccolo che vende i suoi colleghi, poi viene venduto dal suo padrone, fino a tanto che viene disprezzato e sfuggito da tutti i partiti; è un nemico di sé medesimo, della società presente e della futura."»

 

12.10.1901 - numero 20

L'«Operaio Italiano» in tribunale

Si commenta la condanna inflitta al direttore per un articolo pubblicato nel corso dello sciopero di Halle.

«[...] Il procuratore di stato della città di Amburgo ha creduto di scorgere in una frase dell'articolo intitolato "Gli eroi degli interessi padronali "scritto nel Maggio scorso a proposito della sciopero di Halle un'offesa alla legge e più propriamente ciò che noi in Italia chiamiamo eccitamento a delinquere.
[...]
[Il direttore] Quindi tentò di spiegare il significato vero della frase e presentò per illustrarla un altro articolo nel quale lo stesso autore, l'amico Vugi così mite e pacifico che non farebbe male a una mosca, disapprovava recisamente ogni violenza materiale e diceva che l'unico mezzo col quale bisognava vincere l'ostinatezza di que' krumiri era la persuasione. Ma, come abbiamo detto, tutto fu inutile! Il tribunale ritenne la frase incriminabile e condannò Legien a 100 Mk. di multa.
I Della Martina, i Sorovito, i Buliani ecc. si rallegrino! Alle migliaia e migliaia id marchi che grazie alla loro condotta indegna e vergognosa nello sciopero di Halle sono andate perdute vanno aggiunte anche questi cento marchi. È una soddisfazione per loro questa, lo sappiamo; ma francamente non gli la invidiamo! Stiamo molto meglio noi!»

 

16.11.1901 - numero 23

Alla gogna!

«Un altro camorrista degno di stare in compagnia col Buliani di Ampezzo e collo Zanier Giovanni che quest'anno lavora a Solingen, e che come loro dev'essere posto alla gogna, è il capo Alessandro Madiuzzi di Artegna (Udine). Questo bel tomo lavorava da circa quattro anni in Augsburg, ed aveva sotto di sé una ventina di operai, a ciascuno dei quali truffava regolarmente sulla paga da 3 Pf. all'ora, procacciandosi in questo modo un'entrata illecita di 6 a 6 Mk. al giorno. Ultimamente era impiegato dalla ditta Thormann & Stiefl, la quale, messa sull'avviso del trucco dall'ingegner Branca di Vienna, a cui si erano rivolti gli operai per giustizia, cominciò a pagare in buste chiuse. Egli allora ebbe la spudoratezza di romperle e di appropriarsi una parte del contenuto. Denunciato alla polizia ebbe però il tempo di far vela per ignoti lidi. Tutti gli operai che avevano la poco invidiabile fortuna di lavorare alla sua dipendenza erano iscritti ne' registri dell'impresa per 40-43 Pf. all'ora e viceversa non ricevevano da lui che da 38-41.
N.d.R. Stigmatizzando naturalmente come se lo merita questo farabutto, non possiamo però fare a meno che ricordare ciò che dicemmo a proposito dell'identico caso Zanier di Solingen, vale a dire che la colpa principale in questi abusi l'hanno gli operai medesimi, i quali pur sapendolo, subiscono supinamente le ruberie di questi truffaldini.
Comprendiamo bene che ogni protesta individuale conta meno che zero, perché l'unica risposta che ricevono è che se non sono contenti possono andarsene. Ma s'organizzino perdio! e agiscano sempre collettivamente, e vedranno allora che tali abusi non saranno più possibili.
Si ricordino una buona volta che da che mondo è mondo è sempre vero il proverbio: Chi pecora si fa, il lupo lo mangia

 

14.12.1901 - numero 25

Echi dello sciopero di Halle

«Proprio in questi giorni termina l'anno da che ebbimo per la prima volta l'occasione di parlare di quest'increscioso argomento; increscioso per tutti gli amici della causa operaia, e incresciosissimo in particolar modo per noi italiani, poiché segna una delle peggiori pagine nella storia della nostra emigrazione all'estero, e la cui impressione dolorosa viene appena attenuata da quella splendida dello sciopero di Magonza.
Dopo, ne' mesi di Maggio e Giugno specialmente, abbiamo dovuto occuparcene quasi ogni numero, e scrivere degli articoli che tanto volentieri avremmo lasciati nella penna e che, se da una parte ci hanno procurate molte approvazioni e incoraggiamenti, dall'altra ci hanno fatti segno d'attacchi velenosi, d'insinuazioni malvage, d'ingiurie e di minacce; tutte cose che ci hanno lasciati molto freddi, perché sicuri del fatto nostro e della bontà della causa per la quale combattiamo, siamo andati avanti per la nostra via senza curarci de' botoli che ci ringhiavano alla calcagna, e così seguiteremo a fare anche per l'avvenire.
No, illustri krumiri, noi non combattiamo l'elemento italiano, che allora ci daremmo la zappa sui piedi, ma combattiamo e combatteremo sempre tutti que' guasta mestieri che per un piccolo interesse egoistico momentaneo tradiscono la causa operaia, danno mano ai padroni nell'opprimere i loro fratelli, e nell'impedire la conquista di que' miglioramenti delle condizioni di lavoro che sono diventati una necessità, e che poi alla fine del salmo tornano di vantaggio a tutti, tedeschi ed italiani; combattiamo e combatteremo senza pietà e con tutti i mezzi di cui disponiamo quella cricca di mercanti di carne umana alla Buliani, della Martina, Sticotti, ecc. una decina forse in tutti che degli scioperi ne fanno una speculazione, ci rendono odiosi alle popolazioni operaie fra le quali dobbiamo vivere una dell'anno, e preparano così uno stato di cose che avrà in seguito delle conseguenze brutte per tutta l'emigrazione nostra in Germania. Il nostro ideale è che i fratelli tedeschi abbiano da portarci in palma di mano, come è avvenuto a Mainz, citarci come esempio e dire: Gl'italiani saranno poveri, la miseria li costringerà a venire all'estero in cerca di lavoro; ma sono della brava gente che sa e compie scrupolosamente o doveri di solidarietà, e merita ogni considerazione e rispetto.
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Ma torniamo a bomba, cioè a… Halle.
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Lo sciopero è durato nove mesi ed ha costato alla cassa centrale una somma ingente, qualche cosa come Mk. 212144, ed è terminato con una sconfitta in tutte le regole, che ora i padroni vanno esagerando a bella posta, come è avvenuto al congresso di Francoforte...
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Ma non basta! Oltre al sacrificio pecuniario generale che viene sopporta[to] da tutta l'organizzazione, e quello delle famiglie, poiché ognuno che conosce un poco le condizioni di vita di questi paesi, sa che vivere con 2 marchi al giorno significa indebitarsi fino agli occhi e ridursi all'orlo della rovina economica, vi sono ora anche de' sacrifici individuali, cagionati dalla parzialità della polizia verso i padroni di fronte agli scioperanti, e che si risolvono in condanne al carcere per un periodo di tempo più o meno lungo.
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Di che cosa sono colpevoli? D'avere, a detta dell'accusa, usato delle minacce contro i krumiri e d'avere così impedita la libertà del lavoro.
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Ora noi vorremmo che que' circa 300 muratori italiani che tanta parte hanno avuto nella vittoria de' padroni, leggessero questi righi e venissero a conoscenza di questi fatti. Più volte ci siamo sentiti dire che spesso dopo uno sciopero i tedeschi non vogliono più avere sui lavori vicini degli italiani. Così è avvenuto a Lipsia, ove dopo il grande sciopero del 1897, perso per le solite ragioni, quasi nessun italiano ha potuto collocarsi, perché appena uno si presentava sulla fabbrica e veniva accettato subito i tedeschi ricorrevano all'assistente, e coll' O fuori lui o fuori noi lo costringevano a licenziarlo; e appena quest'anno hanno ricominciato col mollare un poco, forse pel timore che andassero ad Halle.
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Ma, dirà taluno, non tutti sono come quei trecento, e non è giusta che i buoni ne buschino per i cattivi, ed hanno ragione, e lo sciopero di Magonza combattuto e vinto quasi esclusivamente dagl'italiani sta a dimostrarlo, ma pur troppo, specialmente nelle sventure, siamo sempre più pronti a generalizzare il male che il bene, e il primo lascia nelle nostre anime delle tracce assai più profonde del secondo.
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