Giovanni GORTANI

 

I TURCHI IN FRIULI

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Per le nozze di Tavoschi Vittorio e Tavoschi Luisa

PER LE NOZZE

DI

TAVOSCHI VITTORIO E TAVOSCHI LUISA

 

Sposi dilettissimi,

in questo giorno, per Voi così solenne, accettate un augurio ed un ricordo da chi vivamente partecipa alla Vostra esultanza.

L’augurio parte dal nostro cuore, il ricordo dalla penna del Chiarissimo Dott. Giovanni Gortani – il primo Vi dice, Siate Felici, l’altro Vi offre un esempio di quanto amore di patria fossero animati i nostri antenati ed al quale saprete educare i Vostri figli.

Tolmezzo, 24 aprile 1884

D. L. – G. S. – G. A.

CENNI STORICI

L'alleanza di Lodovico dei duchi di Teck e Patriarcha d’Aquileia coll’Imperatore Sigismondo, in guerra coi Veneziani, ebbe a costare la perdita a lui del temporale dominio, al nostro Friuli dell’autonomia. Il paese usciva dilaniato esausto da una lunga sequela di guerre cittadine, per cui trascinato dalla disperazione dovette a contraccuore abbandonarsi in braccio alla Veneta Signoria.

All’infuori di due momentanei ritorni delle milizie ungariche dell’Imperatore a Manzano ed a Rosazzo negl’anni 1421 e 1431, la nostra regione ebbe a godere un lungo periodo di pace e sicurezza. Tolto di mezzo il fomite delle gare intestine, che tanto spesso armarono l’una contro l’altra le varie Comunità e le classi sociali, prosperando nella tranquillità subentrata l’agricoltura e le arti, rianimati i traffici mercé i dilatati confini, i Friulani non ebbero gran fatto a dolersi delle sorti mutate, né motivo di rimpiangere i lor padroni di prima.

Così passarono cinquant’anni; lorché sulla sguernita frontiera orientale, la porta dei barbari del Giambullari, vennero a un tratto condensandosi novelle tempeste. Nell’autunno del 1470, orde feroci e selvagge di Bosniaci e Croati dalla Kulpa e dalla Sava irruppero in Carniola ed in Istria, predando, distruggendo, incendiando castelli e villaggi, traendo seco il fiore degli abitanti in ischiavitù: nelle cronache nostre e negli scritti officiali sono detti Turchi, ad ogni modo barbari quant’essi, il nome poco monta. Secondo il Palladio, s’affacciarono sull’Isonzo il dì di S. Orsola, 21 ottobre, e superatolo con 8000 cavalli portarono la desolazione e lo spavento sino alle porte di Udine. L’impressione lasciatavi fu tale, che ad ogni lieve sentore d’un loro temuto ritorno si correva alla frontiera da tutti gl’angoli della Patria, oltreché il governo ebbe a stanziar quivi per più anni un grosso nerbo di cavalleria mercenaria, che grazie ai viziosi sistemi d’allora contribuì forse più a smungere il paese che non a difenderlo.

Nel settembre del 1472 ricomparvero fra Gorizia e Monfalcone. Rivalicato l’Isonzo, confinarono l’armata veneta nell’isola di Cervignano, e spinsero i loro scorridori fin quasi alle porte di Cividale; senonché sentendosi minacciati di fianco dalle milizie che accorrevano dalla Corniola e dalla Carintia, rifecero in fretta la via percorsa.

La terza irruzione perpetrarono nell’ottobre del 1477. Anche questa volta superarono l’Isonzo in presenza delle truppe venete, di cui fecero poi macello a Lucinico, quindi si spinsero verso Cividale, sotto Udine, e fin presso Pordenone. Vuolsi che fossero un diecimila predoni, vuolsi incendiassero oltre un centinaio di villaggi. Il Sabellico riparatosi nel castello di Tarcento, d’onde si scorgeva la notte una linea continua di fiamme allagare la bassa pianura friulana, ne lasciò scritta la storia miseranda in versi latini.

Intanto i Veneti aveano serrati i passi dell’Isonzo coi forti di Mainizza, Gradisca c Fogliano, dove raccoltisi gli stipendiari e le cernide paesane, nell’aprile seguente (1478) seppero questa volta tenere in briglia quei barbari, ch’erano ricomparsi avidi pur sempre di bottino e di sangue. Questi ritentarono in luglio la prova, di nuovo respinti, risalirono l’Isonzo, varcarono il Predil, riuscendo così a Pontebba; quivi trovarono la valle del Fella custodita anch’essa dalla stretta della Chiusa, onde per evitarla, arrampicatisi su per le Studene, comparvero all'impensata coi loro cavalli sul monte di Lanza, minacciando una calata in Carnia pel Canal d’Incaroio. Ma trovata qui pure sbarrata la via, ripiegarono a destra portando lo sterminio nella Contea d’Ortenburgo.

Finalmente una quinta ed ultima invasione l’operarono nel settembre del 1499. Anche questa volta si spinsero come nel 1477 fin oltre il Tagliamento, infestando i contadi di Pordenone e Porcia, varcarono la Livenza, ed investirono il castello di Cordignano fra Sacile e Ceneda: senonché sospettando di poter essere colti fra le venete milizie ingrossate e il Tagliamento in piena, posero a morte da due migliaia di captivi, e col resto e col bottino ripassarono solleciti il fiume, ripetendo di poi la strage di altri prigioni anche al passo dell’Isonzo. Dopo la terza, fu questa l’irruzione più esiziale per il Friuli, che si reputa perdesse un 10000 persone morte o tratte in servaggio, e ben 132 villaggi disertati e ridotti in cenere.

I Carnici chiamati a concorrere col loro braccio e coi loro averi alla comune salvezza, risposero ogni volta solleciti all’appello, per quanto le distanze e lo sminuzzamento dei luoghi abitati lo consentiva: ne abbiamo la prova in varii atti custoditi nell’Archivio Municipale di Tolmezzo, da cui sono tolti gli estratti che formano seguito a questa memoria. Sebbene la Carnia n’andasse salva da quell’orde selvagge, tuttavia non può dirsi che non ne fosse allarmata. L'Arengo popolare, che usava raccogliersi in Tolmezzo a capo d’anno, nel 1477 avea deliberato d’erigere una torre sulla Picotta che servisse di specola alla Terra sottostante; più basso sorgeva altra volta il castello patriarcale, entro a cui addì 9 aprile 1297 Raimondo Torriano aveva concesso investiture a tre Cadorini d’Auronzo, ma a quest’epoca non se ne parla più, indizio probabile che sin d’allora fosse già scomparso. L’Arengo medesimo aveva anche designate le persone più pratiche e adatte per fissare il posto alla nuova bastita, che però andò innanzi a rilento; nel gennaio del 1479 non era peranco compiuta, sembra bensì che se ne accelerasse il termine; e difatti in una distribuzione delle guardie cittadine d’in sugli spalti di Tolmezzo pel 1487, fra i punti da custodirsi sono annoverate le due torri in Picotta superiore e inferiore, i cui avanzi tuttora visibili ricordano pertanto l’epoca procellosa delle incursioni dei Turchi.

Il 30 agosto 1478, sui prati di Villa, Giovanni di Frisach, deputato dalla Comunità di Tolmezzo passa a rassegna il contingente militare del Quartiere di Socchieve: sono 506 uomini distinti pei singoli villaggi, coi nomi loro, e la descrizione dell’armi. Un mese prima si combatteva sulla sella di Lanza, forse si asserragliava il passo di Pizzùl sul posto nomato pur oggi lis Transieris; ma chi vi avesse l’onore della difesa, se i montanari soli, o se assistiti dai pianigiani, non lo sappiamo. La tradizione del paese rammenta tuttora una battaglia combattuta sulla spianata di Lanza, allegando in prova gli ossami e le ferramenta dissepolte lunghesso il campeglio; e se non basta, l'appoggerà eziandio sulle allucinazioni dei pastori, che per l’orror dei notturni silenzi videro in quell’alte solitudini

Di falangi un tumulto, e un suon di tube
E un incalzar di cavalli accorrenti,
Scalpitanti sugl’elmi ai moribondi,
E pianti, ed inni, e dello Parche il canto.

DOCUMENTI

1471, — 6 giugno.

In Christi nomine amen. — Anno eiusdem nativitatis Millesimo quadringentesimo septuagesimo primo, Indictione quarta, die VI Iunij.

Infrascripti sunt homines electi pro secundo Tertio1 per Spectabiles Dominos Gastaldionem et Communitatem Tulmetij in executione Partis capte in degnissimo Parlamento Patrie ad laudem et gloriam omnipotentis Dei, et gloriose eius Matris Virginis Marie, ac gloriosi protectoris nostri sancti Marci Evangeliste, et ad laudem et gloriam et statum bonum nostri Illustrissimi Ducalis Dominij Venetiarum, et ad tuitionem et defensionem et salutem totius Patrie Fori Iulij contra Teucros nemicos Christiane Fidei.

In Quarterio Gorti, et primo (omessi i nomi).

1471, — 9 giugno.

In Christi nomine amen. — Anno nativitatis eiusdem Millesimo quatercentessimo septuagessimo primo, Indictione quarta, die vero nono mensis Iunij. Actum super platea Communis Tumetij.

Coram nobili Viro ser Lodovico de Colloreto honorabili Gastaldione Carnee, constitutus egregius Vir ser Iohannes de Freijsacho Capitaneus Terre et Quarterij Tumetij, ex mandato eidem facto per Spectabilem Dominum Gastaldionem supradictum ac Communitatem Tumetij, presentavit eidem Domino Gastaldioni secundum Tercium hominum a factis ellectorum per dictos Dominum Gastaldionem et Communitem Tumetij, nec non ellectorum per ipsum ser Iohannem Capitaneum locorum eorum qui erant per Dominum Gastaldionem et Communitatem ellecti, et ad presens domi non aderant, de licentia dictorum Domini Gastaldionis et Communitatis Tumetij pro hac vice dumtaxat, prout constat de dicta licentia manu ser Rodulphi cancellarij dicte Communitatis.

Qui homines cum eorum armis, de mandato dictorum Domini Gastaldionis et Communitatis antedicte, in executionem mandatorum Magnifici et Generosi D. D. Iohannis Mocenico dignissimi Locumtenentis, missi sunt ad locum montis Midee sub Cormono pro tuitione ac defensione totius Patrie contra Teucros inimicos Christiane Fidei, existentes ad castra subtus Lubiglava, ut asserebatur, et ex pluribus litteris inde missis plene habebatur notitia, minantibus quoque venire in hanc Patriam, cum nobili ser Daniele Raijtunberger Vice-Capitaneo pro dicto ser Iohanne suprascripto.

Infrascripti sunt homines et arma, et primo (omessi i nomi).

Infrascripti sunt qui deficiunt (omessi).

1472, — 12 febbraio.

Benedictus Venerio Patrie Fori Iulij Locumtenens.

Nobiles dilecti nostri. — Illustrissima Dominatio nostra mandavit efficacissime, ut omnia loca Patrie tam montana quam planiciej contribuant alogiamentis et stationibus stipendiariorum, qui pro tutella et conservatane totius Patrie missi sunt. Idcirco, in executione prefatorum mandatorum, vobis comittimus et mandamus sub pena indignationis nostre, visis presentibus, mittere debeatis huc Utinum pro ipsis stipendiarijs libras CCCC feni pro quolibet foco, pro contributione vobis spectante de dicto feno.

Utini, die XII februarij MCCCCLXXII.

(a tergo) Nubilibus dilectis nostris Gadaldioni et Communitati Tulmetij.

1472, — 16 aprile.

Spectabiles amici carissimi post salutem. — Essendo venuto qui per voler intender e sentir li passi che possa intrar zente in questa Patria, e perché voij dovete sapere, essendo voij ale frontiere, intender apertamente tutti li passi vostri; impertanto fade che sijano persone che intenderano dij passi dela Schiusa e di tutta la Cargna, perchè intendemo vederli tutti, e fade che sabato a più bona hora che se può sijano ala Chiusa, perché li aspetaremo a non si perder tempo.

Dada a dij XVI de Aprile MCCCCLXXII, in Palatio Civitatis Austrie.

Paulus Mauroceno Provisor Illustrissimi Ducalis Dominij Venetiarum.

(a tergo) Spectabilibus D. D. Provisoribus et Consilio Communitatis Tulmetij fidelibus nostris dilectis.

In cujus executionem per Consilium missi fuerunt ser Iobannes de Fresacho et Daniel Hermacoras notarius.

1472, — 1 maggio.

Benedictus Venerio Locumtenens Patrie.

Franciscus Michael Provisor.

Spectabiles dilecti nostri. — Quoniam ex litteris habitis ab exploratoribus nostris, similiterque ex litteris Ducalibus cerciores facti sumus de exercitu Thurcorum ad numerum personarum 18000 velle descendere versus loca finitima et versus has partes et cetera; idcirco mandamus vobis, si caram habetis gratiam Illustrissime Dominationis nostre, preparare et in ordine tenere debeatis taleas et cernetas vestras, ut in omni eventu ad omne nostrum mandatum et sonitum bombardarrm, sicut ordinatum est, sine mora se presentent ad fronteriam cum alijs gentibus.

Datum Utini die primo Maij 1472.

(a tergo) Spectabilibus dilectis nostris Gastaldioni et Communitati Tulmetij.

1472, — 15 maggio.

Benedictus Venerio Patrie Fori Iulij Locumtenens.

Nobiles dilecti nostri. — Expositum nobis extitit tam inordinatas ad presens reperiri cernetas et delectas hominum Carnee, ut quum opus advenerit, minime possimus cum eorum subsidio nos prevalere vel aliquid favoris ab eis sperare. Quare dicimus vobis et mandamus ut omnino providere debeatis, ut quocumque casus necessitatis tulerit, omnes sint in ordinem et preparate juxta ordines apponitos per generale Parlamentum Patrie. Quod si aliter feceritis, erit nobis supra modum displicibile, et acrioribus litteris et mandatis contra vos invehi cogemur.

Utini die XV Maij MCCCCLXXII.

(a tergo) Nobilibus dilectis nostris Gastaldioni et Consilio Tulmetij.

1472, — 31 maggio.

Benedictcus Venerio Locumtenens 
Franciscus Michael Provisor
Patrie Fori Iulij.

Spectabiles dilecti nostri. — Per certe nove et movimenti de Turchi che habiamo verso … per poter resistere a le sue impetuose incussioni, stretissimamente vi comandemo sotto pena de la indignatone de la nostra Illustrissima Signoria, debiate mettere in ordene et tignir preparate tutte le zernede de la vostra Iurisditione, che ad ogni comandamento over segnale se meteno subito in camino verso la frontiera a resistere.

Ex Utino, die ultimo Maij MCCCCLXXII.

(a tergo) Spectabilibus dilectis nostris Gastaldioni et Communitati Tulmetij.

1472, — 11 giugno.

Benedictus Venerio Patrie Fori Iulij Locumtenens.

Franciscus Michael Provisor.

Nobiles dilecti nostri. — Considerantes pondus hujus Patrie in alendis equis stipendiariorum, et providere volentes ut alia animalia que in Patria sunt, a quibus magna venit substantia victus hominum, fame non pereant, deliberavimus ulterius fenum solitum facere quod in alijs quoque locis ubicumque fuerit possibile fiat fenum pro usu equorum stipendiariorum, ne fenum animalium Patrie per eos consumetur. Idcirco volumus et vobis expresso mandamus ut, omni excusatione remota, ultra fenum nocessariam pro animalibus vestre Iurisdictionis, fieri faciatis de alio feno in locis non consuetis in illa qua maiori quantitate potestis pro usu equorum stipendiariorum, illud quoque servari facere prò stipendiarijs, de quo fiet debita solutio quando accipietur, et de executione presentium nobis rescribatis.

Utini XI Iunij 1472.

(a tergo) Nobilibus dilectis nostris Gastaldioni et Communitati Tulmetij.

1472, — 20 settembre.

Benedictcus Venerio Locumtenens 
Marinus Leono Provisor
Patrie Fori Iulij

Spectabiles dilecti nostri. — Certiores facti sumus ex diversis vijs quod impij Turchi flumen Cuppe in bono numero gentium transiverunt, qui forte in has partes transgressuri sunt. Utque valeamus eorum impetui resistere, si casus dabitur, volumus et vobis expresse mandamus, in pena indignationis Illustrissimi Dominij nostri, quod cum omnibus vestris cernetis et taleis subito vos preparare debeatis, ut ad omne signum vel noticiam vobis per nos datam possitis vos dirigere versus fronterias, ubi erit Magnificus D. Deyphebus Gubernator gentium.

Utini XX Septembris 1472.

(a tergo) Spectabililibus dilectis nostris Gastaldioni et Comunitati Tulmetij.

1472, 21 settembre.

Benedictcus Venerio Locumtenens 
Marinus Leono Provisor
Patrie Fori Iulij

Universis et singulis tam Prelatis quam Nobilibus Castellani, nec non Comunitatibus, alijs quibuscumque Presidentibus Iurisdictionum, presentes nostras inspecturis, strictissime mandamus sub pena privationis concessionum et feudorum suorum, statim et iterum statim sine mora debeant levare et transire facere omnes taleas suas, et Tercium cernetarum, ac armigeros in Iurisdictione sua residentes, versus fronterias ad nos Provisores, quia certificati sumus impios Theucros super Carsium non longe a Monte Falcone exercitum suum constituisse, ut providere valeamus defensioni honoris Illustrissime Dominationis nostre, et conservationis hujus Patrie.

Datum Utini XXI septembris 1472.

1472, — 24 settembre.

Spectabiles et egregij amici karissimi post salutem. — Hodie recepimus litteras vestras requirentes a nobis pulverem pro bombardis. Advisamus Spectabilitates vestras quod non habemus pulverem ad presens, sed missimus Venetias unum nostrum Oratorem pro pulvere et alijs necessarijs. Nos tedet non potuisse satisfacere voluntati vostre. Ut etiam habeatis nova de quibus fuimus advisati per Magnificam Comunitatem Civitatis Austrie, mittimus vobis copiam ipsarum litterarum. Valete.

Datum Glemone die XXIIII mensis septembris 1472.
Christophorus miles Comes Pulcinici Capitaneus.
Specjnbiles ac egregij tanquam fratres nostri carissimi post intimam salutem. — In questa hora a noi presentado un vostro messo, el qual dixe le vostre Spetabilità desiderar de nove de Turchi seguide jeri et ancoij. Ve respondemo che jeri a ore XIIII partandose de qui lo taglie nostre cum algune cernede per andar al nostro exercito, essendo zonti fora de Oleijs villa de Rosazo, scontrò algune cente darme numero circa XX, le quale tornando cum grande fuga diseva fuzi fuzi perchè li Turchi sono da presso: li nostri veramente non vogliando fuzir senza veder lo inimigo, processi avanti, e paulo post scontrà Turchi numero 60, cum li quali fo ali man, et tandem se partì li dicti Turchi; trovarino morto un Cavo de Squadra notabile, chiamado lo Vogo, e un altro a presso, e deli soij compagni fo prexi V homini darme. Da una altra parte se partì sua sponte circa 60 zoveni de la Terra cum altre zernede per andar a la via de Brazan, e scontrasi in altri Turchi numero 100, cum li quali haverino a far, e fo morti 4 o 5 cavalli, e qualcun Turcho ferido: de li nostri che si partirino se trovà mancar circa 6, tra li quali cum dispiaxer intendemo esser un nostro chiamato Franz. Paulo post fo levado voxe fora del Burgo de Ponte che li Turchi vegniva e era apresso, e subito fo la Terra in arme, e redusesse ordinamente e cum bon animo ale poste debite e luoghi ordinati, e nichil fuit. Iterum questa maijtina fo levada simil voxe, e fo fatto el simile; altro non è seguido, excepto che sono stadi condutti alguni nostri contadini; e alguni morti; lu numero no lu intendemo, maij credemo che sia grande. Ieri el Luogotenente ne scrisse che dovessimo star in ordene, perché luij intendeva che unitamente le nostre zente cum le altre dovesse socorre lo Campo apresso el qual era lozado li Turchi, e adesso adesso iterum ne scrive che jeri li nostri fo ale man cum li Turchi, et tandem fo di bisogno ali nostri redurse a la isula de Zervignan: non ni comanda al presente altro se non la custodia dela Terra, digando i Turchi esser numero da XX in XXX millia; comprendemo che a quelli non si possa resister. Intendemo preterea esser fatta grande preda de aneme e non de altro in le ville proxime a Campo - longo. Questa maijtina el Capitanio de Goricia ne scrive esser fatta gran copia de zente in Grang e in Carantan le quali ancoij dè esser a Lubigliava e doman a la Postoijna per antivignir al ritorno de inimici; ne conforta e prega assai el simile el Luogotenente che vogliamo tutti unirsi e seguitar quelli in la tornata. Quel che serà non intendemo, maij dubitemo che la provision non sia o nulla o tarda solo per difichultà de unirsi. Adesso scrivando la presente, havemo intexo per la relation de un fugito del Campo che li Turchi siano passadi el Lisonzo per ritornar, non havemo perhò certo. Valete.
Dada in Civitate Austrie adì XXIII de september MCCCCLXXII.

1472, — 27 settembre.

Nuy Marin Leon per el nostro Illustrissimo et Excellentissimo Ducal Dominio de Venexia etc. Provededor in la Patria general sora la zente darme, notifichemo chome in questo zorno si è aprexentato qui in Campo - longo davanti de nuij ser Nicolò de Missetini de Tulmeço Capitanio de le zernede de Cargna con zernede numero CC e XIIII, chome a nuij disse; al qual demo licencia chel torna in driedo, con condicion che ij dicti stiano aparechiadi a nostra requisition sotto pena dela disgratia dola nostra Illustrissima Signoria.

Data in Campo-longo die XXVII septembris 1472.

Pasqualinus de Franciscis de mandato scripsit.


  1. Secondo Terzo; il Terzo era un riparto di truppa, corrispondente a battaglione, a squadrone od altro. In seguito vengono nominate le Cernide ch’erano quel che oggi direbbesi milizia territoriale, e le Taglie, contingente di cavalleria dovuto dai Castellani, dai Prelati e dalle Comunità.