PIETRO CELLA

 

Il Dott. Giovanni Gortani e l’Archivio di Arta

 

Per una lettura comparata con Il dott. Giovanni Gortani e l’archivio storico della Carnia si rimanda a Pietro Cella e l'Archivio Gortani - Due testi a confronto, inserito nella rubrica Letture.

Scarica
Scarica questo file (ArchiviodiArta.pdf)Il Dott. Giovanni Gortani e l’Archivio di Arta[Stab. Tipografico Carnia, Tolmezzo, 1934]350 Downloads

 

Indice

  1. INTRODUZIONE
  2. IL DOTT. GIOVANNI GORTANI
  3. VICENDE DELL’ARCHIVIO
  4. ARCHIVIO DOMESTICO GORTANI
  5. ELENCO DEI MANOSCRITTI RIESUMATI CHE SI CONSERVANO NELL’ARCHIVIO DI ARTA
  6. D. PIETRO SICCORTI
L'archivio storico di Arta

INTRODUZIONE

Oggi, 23 settembre, l’On. Deputazione Friulana di Storia Patria tiene in Arta, a onore dello storiografo Dott. Giovanni Gortani, il suo Congresso Annuale, e con esso inaugura il ricostituito Archivio di Storia Carnica.

Con ciò intende anche di ridonare all’Autore ed alla sua raccolta, quella meritata rinomanza che, formatasi negli ultimi decenni dello scorso secolo, s'è venuta in questo trentennio estinguendo.

A questo scopo è parso merito dell’opera di pubblicare, per l'occasione, queste notizie biografiche del Dott. Giovanni Gortani, con brevi cenni sulle vicende dell’Archivio, e in fondo un doppio elenco: primo, quello dei manoscritti dell'Archivio domestico Gortani; secondo, quello dei manoscritti riesumati.

Vi sono, inoltre, aggiunte brevissime notizie intorno al Sac. Pietro Siccorti, storiografo della Collegiata di S. Pietro di Carnia, i cui documenti sono, almeno in parte, raccolti in appositi cartolari, insieme coi tanti del Gortani.

I più vivi ringraziamenti a S. E. l’On. Senatore P. S. Leicht, illustre Presidente, ed alla Deputazione Friulana di Storia Patria, dell’alto onore che fanno alla Carnia con la celebrazione, in Arta e Tolmezzo, di questo Congresso.

IL DOTT. GIOVANNI GORTANI

Nel centro del borgo di Avosacco, comune di Arta, proprio al sommo della strada che porta a Piano, si trova la vecchia casa dove nacque, il 20 luglio del 1830, Giovanni Battista Gortani, figlio di Pietro Antonio Gortani, oriundo da Cabia, ed Elisabetta Pellegrini da Piano.

A otto anni il fanciullo fu mandato a Cividale, presso lo zio paterno, Mons. Giuseppe Gortani, a frequentare le scuole elementari di quella città.

Nel 1840 passò alle scuole grammaticali di Udine e poi al corso di umanità ed infine al liceo. Lo zio canonico sperava di fare di lui un sacerdote, ma il giovine, quando poté rendersene conto, mostrò subito di non gradire affatto quella strada. A Udine si infervorò dei sentimenti nazionali e rivoluzionari che turbinavano nell’atmosfera ardente di quegli anni. Il suo più grande divertimento consisteva nel soffermarsi in giardino per delle lunghe ore a guardare incantato la truppa che manovrava o nell’assistere alle sfilate militari.

Nel fatidico quarantotto la sua vocazione si rivelò in pieno e fu quella di insaccarsi in una divisa militare, prender parte a qualche fatto d’arme e magari morire in battaglia con gli scarponi ai piedi. Se non che la burrasca rivoluzionaria fu a Udine brevissima, e Giovanni, timido ed incerto com’era, non seppe darsi fuori nel giusto momento e la bella occasione gli sfuggì.

Finito il liceo, si inscrisse, così, alla cieca, al corso di legge all’Università di Padova, e presa la laurea, nel 1853 si portò a Cividale a far pratiche di notariato, ma tutte cose per forza.

Passò gli anni seguenti sfaccendato, un po’ a casa e un po’ a Cividale, facendo penare la madre e la famiglia con le sue ombrosità. Intanto aveva cominciato, a scribacchiare qualche abbozzo di novella di soggetto carnico.

Nel 1860 pubblicò sulla «Rivista Contemporanea» i due racconti: L'Assedio di Osoppo e La Annunciata; sul «Corriere» pubblicò la novella: Mariella.

Nel 1860 corse ad arruolarsi tra i volontari di Garibaldi come semplice soldato, ma non arrivò a prender parte alla fortunata avventura di Sicilia. Attraversò il Tirreno tra il 16 e il 20 settembre e fu al Volturno ed a Gaeta, ma purtroppo a cose quasi finite.

Della causa italiana fu sempre infatuato, sebbene in senso repubblicano, e di cose militari studiosissimo, tanto da acquistarne una sorprendente competenza.

Tornato ben presto a casa, per un futile contrasto con la madre e col fratello Vincenzo, abbandonò di nuovo la famiglia, portandosi a cercare impiego a Milano presso la ditta Lampugnani. Là conobbe Caterina Percoto, Pacifico Valussi, Dall’Ongaro, Coiz ed altri e fece parte con essi del famoso cenacolo di patrioti e letterali friulani fuorusciti che tennero alto ed onorato il nome della piccola patria.

Richiamato di nuovo a casa per la morte del fratello Vincenzo, nel 1864, regnando ancora l'Austria, il Gortani fu nominato sindaco del comune di Arta, lui, ardente garibaldino. Proprio in quell’anno si ebbero in Friuli i moti delle bande garibaldine e proprio in comune di Arta venne a sciogliersi la banda di Tita Cella. Il Gortani doveva come Sindaco dell’Austria informare minutamente la polizia dei moti rivoluzionari; egli giocò la polizia e riuscì a salvare i garibaldini.

Nel 1865 si diede al più intenso novellare di cui fosse capace; scrisse: La Sfilera, Cuore Infranto, Agnesina, Il ritorno, L'Eroe occulto, La Nera, tutte novelle a soggetto carnico, che poi furono pubblicate in volume nel 1885, col titolo: Bozzetti alpini.

Queste novelle sono ancora lette con viva compiacenza in Carnia. Sono disseminate di sprazzi verissimi di vita popolare, con scenette e figure tutt’affatto nostrane, ma l’intreccio sa talora di artificio e l’intenzione a tesi rovina l’ispirazione d’arte. La lingua è qua e là lambiccata e spesso infarcita di preziosismi letterari di dubbio gusto che stancano ed oscurano la scorrevolezza del racconto.

Appena finite le novelle si diede a raccogliere le villotte o canti popolari dalla viva voce del popolo e li venne raggruppando secondo la loro indole. Sono le frottole d’amore, com’egli dice, che a guisa d’un’unica e monotona corda toccano l’estro popolare della Carnia.

La raccolta dei Canti popolari fu pubblicata in coda ai Bozzetti alpini.

Nel 1870 il Gortani fu anche ispettore scolastico, ma ebbe da Gemona fortissima opposizione e l’anno seguente si liberò da ogni carica per potersi più liberamente dedicare alla ricerca storica delle antichità carniche, tanto più che proprio allora venne nominato socio corrispondente dell’Accademia di Storia Patria di Udine.

Da questo momento egli si raccolse nello studio delle antichità di Giulio Carnico e della Carnia romana. Praticò nella campagna di Zuglio, fra il 1874 e il 1875, degli scavi che gli diedero felici risultati, poiché riusci a rintracciare le fondamenta della basilica romana, povera, ma, per il luogo, preziosa scoperta, di cui egli in seguito scrisse la relazione.

Al tempo stesso si diede a raccogliere per Arta e Piano e Zuglio tutti i documenti del passato, sia antico che medioevale o moderno, riguardanti il Canal di San Pietro ed i singoli paesi; quindi il piano si allargò per necessità alla Carnia romana e preromana delle strade, dei sepolcreti, dei nomi latini o etruschi o originari, specialmente della toponomastica; si estese, per necessario intreccio, da luogo a luogo, a tutta la Carnia. Il Gortani tentò di vedere il fondo di tutte le epoche, si accinse all’immenso lavoro di raccogliere, riordinare e trascrivere le pergamene, le carte, i fascicoli di archivi comunali e parrocchiali, i protocolli notarili, le carte private, che riuscì a scovar fuori. Fece dunque della sua casa il centro degli studi cronistorici della Carnia e intraprese le sue periodiche migrazioni tutt’intorno nei diversi paesi alla ricerca di documenti, sopportando disagi e fatiche e senza aiuto di sorta.

Questa sua instancabile peregrinazione per tutta la Carnia ed anche fuori, durò per trent’anni e più senza tregua. Nei luoghi vicini frugò ogni ripostiglio; a Tolmezzo trovò abbondanza nell’archivio del Comune ed altrove; a Invillino esaminò i documenti del Castello e gli avanzi delle tombe romane e preromane di Madonna del Ponte; si portò a Socchieve per le memorie della villa di Buarta e della Pieve, a Nonta e Feltrone per i ricordi dei Gismani, a Raveo per le carte del Romitorio; arrivò ad Ampezzo per le vicende di quella parrocchia e di quella comunità, si spinse fino ai Forni di Savorgnano per le carte di quella Signoria.

A Pieve di Gorto trovò le pergamene, a Muina le carte Spinotti, a Luincis quelle dei Gismani di Gorto.

Non è da credere che da per tutto fosse ricevuto a braccia aperte, e non a tutti pareva vero, che l’uomo si potesse dare tanta briga per puro amore di erudizione, tanto più che talora, da mattacchione spregiudicato, divertiva la brigata coi suoi frizzi e rompeva senza riguardi tradizioni venerate.

Egli però contava parecchie amicizie e larghe conoscenze fra le persone riguardevoli ed autorevoli della Carnia ed era poi il burbero amicone di molti preti, lui, salace dileggiatore di preti per spirito garibaldino.

La sua fama di studioso versatissimo in cose carniche si venne cosi diffondendo e consolidando e la sua singolare figura di carnico frugalissimo, ruvido e franco, gli diede l’apparenza di tipo della Carnia.

Per i suoi studi era in relazione con l’abate Bianchi che a Gemona riportava alla luce le memorie di quella terra, col Joppi e col Wolf, i quali negli archivi di Udine riesumavano le fonti storiche di tutto il Friuli, e con altri.

Di ritorno dalle sue peregrinazioni, col fascio sempre nuovo dei polverosi, ingialliti o guasti documenti, il Gortani si ritirava felice nella sua solitaria casetta di Avosacco, dove per lo più alla sera sfogliava, faceva stirare e riordinare le carte, e quindi si metteva a trascriverle sui suoi quaderni appositi, con quel suo caratterino minuto, uguale, nitido, che si fa leggere cosi volentieri; e la trascrizione continuava di notte al tenue chiarore d’un lucernino ad olio, mentre tutto intorno era buio e silenzio.

Il monastico lavoro si protraeva regolarmente per ore ed ore, qualunque fosse il tempo o la stagione.

Il Gortani non era solo a studiare cronistoria carnica. In comune di Zuglio l’abate Siccorti da Sezza scriveva la storia dei Vescovi di Giulio Carnico e del Capitolo di San Pietro; il parroco Piemonte raccoglieva le memorie dei Signori di Illegio e della antica Pieve di San Floriano; Giacomo Nait da Terzo ricostruiva la cronistoria dell’Arcidiaconato di Tolmezzo; altri di minore importanza si dilettavano di studi particolari. Il piano del Gortani era senza confronti più vasto di tutti, tanto da diventare, infine, un vero emporio, ed anche un ginepraio.

Al tempo stesso, il piccolo museo di antichità, creato con i resti ritrovati negli scavi di Zuglio, si veniva arricchendo di sempre nuovi oggetti che provenivano da ogni angolo della Carnia; oggetti talora preziosi, talora di valore archeologico minore o insignificante. Armi, sassi, fossili, vecchi mobili, cocci, arnesi da lavoro, tutto trovava posto nella ordinatissima raccolta del Gortani.

Altra sua cura fu la collezione di monete e la trascrizione di numerosi opuscoli di numismatica, illustrati dagli schizzi precisi, ed in grandezza naturale, di ogni moneta.

Dopo i primi quindici anni di intenso e silenzioso lavoro, cominciò a dar fuori monografie storiche, specialmente per nozze, per messe nuove o per ingresso di parroci. Ecco le principali:

  • 1882 - Memorie di Piano d’Arta.
  • 1884 - I Turchi in Friuli.
  • 1884 - Il Castello d’Invillino; cenni storici.
  • 1885 - Canal Pedarzo.
  • 1885 - Il lago di Soandri, il Castello di Sutrio e la contessa Priola.
  • 1886 - La leggenda del lago di Monte Cucco.
  • 1887 - La Pieve di San Lorenzo in Carnia.
  • 1889 - La vertenza fra Paluzza e Timau.
  • 1889 - I Parroci di Piano d’Arta.
  • 1890 - L’Arengo e il Consiglio di Tolmezzo.
  • 1892 - Il borgo e la chiesa di Chiusini.
  • 1894 - I Signori di Monta.
  • 1897 - I Prepositi di S. Pietro di Carnia.
  • 1898 - Le vecchie famiglie di Gorto.
  • 1898 - I Micoli di Muina.
  • 1898 - Trava in un giorno di sagra.
  • 1898 - La Pieve di Cavazzo.
  • 1901 - Le mura, le torri e il castello di Tolmezzo.
  • 1900 - Memorie di Paluzza.

Anche sulle «Pagine Friulane» il Gortani pubblicò alcuni scritti storici o critici, fra cui sono da ricordare:

  • 1894 - I Pagani delle leggende.
  • 1895 - Il Don Rodrigo di Raveo.
  • 1895 - I Somma di Piano.
  • 1896 - Fabio Quintiliano Ermacora.
  • 1897 - Sepolcreto romano di Amaro.
  • 1897 - Sull'erezione della Pieve di Castoia.

Dopo il 1890 scrisse anche vari racconti in friulano, di cui nel 1904 i migliori in volume, sotto il titolo friulanamente sgraditissimo di: Machietis legendaris. Di questi racconti resteranno nella letteratura friulana, come perfetti modelli di prosa narrativa, i seguenti:

  • 1898 - Tre rafaei in jerbe: bruttissimo titolo della graziosa autobiografia della giovinezza dell’autore.
  • 1898 - Une gnot in t'un broili: comico racconto tutto pieno di verità paesana, dove la minchioneria delle persone serie serve da sollazzo ai burloni del vicinato.
  • 1900 - Un gustâ diplomatic: gustoso quadro della vita politica del Quartiere di S. Pietro al tempo dei merighi e dei capitani.
  • 1898 - A la sagre di Mion: dove la Carnia tutta intiera si palleggia ricordi pepati e burle.
  • 1894 - Sot consei di vuere: il più perfetto racconto del Gortani, esuberante di umorismo quarantottesco, che illustra una pagina del nostro passato meglio che non un volume di storia.

Intanto il materiale archivistico s’era arricchito abbondantemente d’ogni sorta di memorie, una vera congerie che il Gortani ordinava con minuziosa diligenza. Per la fase costruttiva egli lavorava agli abbozzi delle monografie particolari: un fascicolo per ogni paese del Canal di S. Pietro e di molti altri paesi, stralciando i documenti relativi dagli atti notarili, dagli spogli d’archivio, dalle pubbliche raspe; fascicoli per ogni sorta di istituzioni, quartieri, gismani, chiese, pievi; uno su Zuglio, uno su Monte Croce, un volume sui Castelli. Molti fascicoletti dedicò alle genealogie di famiglie notevoli. Tolmezzo aveva notiziario a sé.

Ma la raccolta più poderosa, il nerbo dell’archivio, furono gli Annali, fonti svariatissime della cronistoria carnica della più diversa provenienza, coi documenti disposti in ordine cronologico, a cominciare dal 568 fino a quasi tutto l’ottocento. Constavano di circa trenta volumi, la maggior parte a quinterni sciolti e in parte incompiuti. La serie si apriva col volume delle fonti medioevali, dal 568 al 1250. Seguiva un volume per ogni cinquantennio fino al 1600 ma con dei volumi anche paralleli. Il seicento contava un volume ogni decennio, il settecento uno ogni ventennio, con raggiunta di mezzo volume speciale per il 1797; chiudeva la serie il volume sull’ottocento.

I volumi degli annali, in parte incompiuti, erano senza indice e senza numerazione di pagine.

Nel 1898, cedendo ad insistenti sollecitazioni, il Gortani diede fuori per la Guida della Carnia i suoi Cenni storici sulla Carnia.

Lo stesso titolo fa vedere che non era se non un tentativo, benché senza confronti il migliore, di storia della Carnia, che fino allora avesse veduto la luce. Quei Cenni erano ben lontani da ciò che l’autore sognava di scrivere, e a chi illuso lo pregava di rompere gli indugi e dar mano all’opera, rispondeva insoddisfatto che troppe oscurità ancora, troppe lacune, frastagliavano o rompevano il panorama, di troppi fili incerti o guasti era intessuta la trama. Inoltre bisognava trovar l’asse della nostra storia non com’era d’uso, troppo alto, nelle vicende delle dominazioni, ma a fior di terra, nelle fortune del popolo.

Altro è parlare della nostra terra in quanto fu presa tra le maglie delle alterne dominazioni attraverso i secoli e ricordare le briciole di benefici che talora ebbe in compenso anche di angherie sofferte e taciute, con faggi unta di quel tanto di guerresco o fazioso con cui essa partecipò di buon grado o per forza a quei domini, e altro è descriverne l’origine e lo sviluppo nella sua vita e fisionomia propria, sia pure anche con l’aggiunta della sua partecipazione alle vicende politiche. È questa la difficile storia da scrivere.

I Cenni storici della Carnia, scritti in una tregua del malcontento, erano contenuti in un solo manoscritto che l’autore non ebbe tempo di ricopiare e ripulire, perché la tipografia premeva impaziente.

Ma sulla Guida della Carnia essi Cenni comparvero malamente manomessi e mutilali. Il Gortani ne fu sdegnato che non più. Protestò, si arrabattò per avere indietro il manoscritto, si portò a Udine: tutto invano. Del disgraziato manoscritto non ebbe più copia.

Dopo il 1902 non scrisse più cose d’importanza. Ultimo sopravvissuto della gloriosa schiera degli scrittori friulani del risorgimento, egli si trovò anche isolato. Per i nuovi studiosi egli era l’oracolo della Carnia, ma di un mondo passato. Gradiva le visite, era generoso di notizie e di spiegazioni; anzi per un suo certo senile compiacimento si dilungava volentieri in illustrazioni minuziose, che stancavano la pazienza degli ascoltatori. Deluso nel desiderio di lasciare in famiglia continuatori dell’opera sua, si compiaceva se qua e là per la Carnia venivano su dei nuovi appassionati di cose storiche.

Nel 1903 fece una scelta delle sue migliori monografie e le pubblicò, sette sole, in unico libretto, col titolo: Frammenti di storia patria.

In quegli ultimi suoi anni egli declinava sconfortato, mentre il silenzio e la dimenticanza si addensavano attorno al suo nome ed alla sua opera.

L’amico, Abate Pietro Siccorti, era morto avendo compiuto l’opera sua nella documentaria Storia della Collegiata di S. Pietro; Giacomo Nait aveva finita la Cronistoria dell’Arcidiaconato e della Pieve di Tolmezzo; lui era rimasto a mezzo. Lo aveva esaurito il lavoro di preparazione e di avviamento.

Gli acciacchi della vecchiaia, i frequenti capogiri che talora portavano a svenimenti, effetto del lungo lavoro mentale e della digestione rovinata, nonché qualche altro dispiacere, rattristarono gli ultimi anni della sua lunga e feconda vita.

Morì nella sua casetta di Avosacco il 2 agosto del 1912.

VICENDE DELL’ARCHIVIO

Alla morte del Dott. Gortani, l’archivio era in­tatto ed ordinatissimo nella vecchia casa paterna, ben disposto il museo di antichità carniche in una casetta vicina, e cosi restarono fino all’invasione del 1917.

Nei primi giorni di novembre di quell’infausto 1917 l’archivio storico fu sconvolto, saccheggiato, disperso. Ovunque attorno della casa erano sparsi documenti, carte, libri, a tappezzare la strada, a coprire l’orto, a ingombrare le stanze. Anche il museo archeologico seguì uguale sorte, e l’armi furono dai monelli del vicinato impugnate per le loro battaglie campali, e gli altri oggetti servirono a mille giochi e sollazzi, finché non furono rotti o abbandonati come cose inutili.

Gli avanzi dell’archivio, cessato il primo universale sbalordimento, furono riportati dentro alla rinfusa, per le stanze della casa Gortani, ma molto era già disperso e perduto.

Durante l’invasione la casa Gortani subì visite e requisizioni anche di ufficiali nemici e qualche libro fu portato via in agosto del 1918 furono caricate alcune barelle di documenti e manoscritti dell’archivio e furono trasportati ad Arta, in casa Molinari, sede della gendarmeria austriaca. L’intenzione era di requisire e portar via tutto l’archivio, ma il progetto fu, per buona sorte, interrotto. Ciò va posto in relazione con la situazione militare dell’Austria, divenuta allora raccapricciante, dove i militari, abbandonati i bei progetti, si davano al si salvi chi può. I documenti di casa Molinari furono poi ricuperati.

Nei primi anni del dopo guerra l’opera del Gortani era affatto dimenticata e gli studiosi credevano che tutto l’archivio fosse irreparabilmente perduto. La riesumazione avvenne negli anni 1925 e 1926. Ripugna a parlare di quel lavoro, tanto fu ingrato, ma fu fatto perché urgeva di non perdere più tempo. Ci volle più che coraggio e costanza, una vera ostinazione. Certe famiglie si adombravano e non c’era caso di farle uscire dalla diffidenza; certe altre sfuggivano alle richieste o sorridevano commiserando a tanta briga; non mancarono le aperte ostilità ed anche qualche schiamazzo.

Mi sento in dovere invece, ed è per me anzi un onore, di sentitamente ringraziare le figlie del Gortani e le loro famiglie, le quali, dopo un primo comprensibilissimo momento di perplessità, si prestarono con ogni gentilezza alla ricostruzione dell’archivio. Presso di loro fu rinvenuta la maggior parte dei documenti e dei manoscritti.

Per le case di Arta e Piano sono stati ricuperati molti quinterni degli Annali e volumi di pubbliche raspe e protocolli di notai e vari opuscoli e infine, sottratto da una legnaia, il volume su Giulio Carnico e le sue antichità, mutilato di alcune pagine al principio ed alla fine.

Qualche altro volume di processi civili e criminali ed altri scritti sono stati ritrovati in buone mani.

Invece non sono riuscito a ricuperare alcuni manoscritti che secondo la pubblica voce giravano, subito dopo la guerra, di mano in mano per Arta e Zuglio Cedarchis.

Fra i manoscritti perduti si devono annoverare due molto importanti, e cioè il Collettaneo, o Collezione Gortani, con documenti fra il 1400 e il 1500 e il Quartiere di S. Pietro, dove erano raccolti gli alti dell’amministrazione civile fino a Napoleone.

Documenti e pergamene sono stati ricuperati in gran copia.

Per munificenza del comune di Arta e del venerando podestà Pietro Gortani e poi del nuovo podestà Cav. Leopoldo Radina Dereatti, è stata concessa nel municipio una decorosa aula, dove sono stati raccolti in appositi scaffali, i documenti, disposti per secoli, nei cartolari, ed in un armadio speciale le pergamene e in un altro i manoscritti.

Anche i documenti e le pergamene dell’Abate Siccorti, raccolti dagli armadi di Sezza e Zuglio, sono stati deposti presso quelli del Gortani nell’aula dell’Archivio di Arta.

La Società Friulana di Storia Patria ha stabilito quest’anno di tenere in Arta il suo Congresso annuale, per inaugurare l’Archivio storico ricostituito.

ARCHIVIO DOMESTICO GORTANI

Elenco dei manoscritti e documenti.

  • Scaffale vecchio.

    • Polemiche (Giornali).
    • Scartafaccio.
    • Strazzo.
    • Corrispondenza (autografi).
    • Manoscritti inediti.
    • Manoscritti pubblicati.
    • Appiè della piramide.
    • Leggende e favole.
    • Nomi locali.
  • Documenti.

    • Madonna di S. Pietro.
    • Duomo di Tolmezzo (placiti).
    • Monte di Terzo.
    • Ligosullo (Comune).
    • Piano (famiglia Cozzi).
    • Avosacco (Prati Fontana).
    • Protocollo Pascoli 1676.
    • Storia della Carnia (lettera Marinelli).
    • Note cronologiche.
    • Serie cronologiche.
    • Fascicoli
      • Le Chiese.
      • I Gastaldi.
      • I Gismani.
      • I Pagani.
      • Piene ed incendi.
      • Note filologiche.
      • Note altimetriche.
      • Note statistiche.
      • Note d’attualità.
      • L’Italia in Africa.
      • Poesie in lingua e dialetto.
  • Volumi.

    • Appunti di storia antica.
    • Appunti medioevo.
    • Cronaca locale.
    • Mappa di Avosacco.
    • Fascicoli
      • Cividale.
      • Venzone.
      • Gemona.
      • Sappada.
    • Miscellanea (1897).
    • Documenti Prampero, Barnaba e altri.
  • Quartiere di S. Pietro.

    • Famiglie
      • Gortani.
      • Iacotti.
      • Venturini.
      • Agostinis.
      • Bertuzzi.
      • Blanzan.
      • Chilutto.
      • Del Negro.
      • Minutti.
      • Chilutti.
      • Chiussi.
      • Cozzi.
      • Dereatti.
      • Fais.
      • Filippi.
      • Gortani.
      • Leschiutta.
      • Paulini.
      • Pellegrini.
      • Pianese.
      • Seccardi.
      • Somma.
      • Talotti.
      • Tauseani.
  • Quartiere di S. Pietro sotto Randice.

    • La Collegiata.
    • Il Quartiere
      • Arta.
      • Avosacco.
      • Cabia.
      • Cadunea.
      • Cedarchis.
      • Fielis.
      • Formeaso.
      • Lovea.
      • Piano.
      • Rivalpo Valle.
      • Sezza.
      • Zuglio.
  • Quartiere di S. Pietro sopra Randice.

  • Quartiere di Gorto.

  • Quartiere di Socchieve.

    • Invillino.
    • Enemonzo.
    • Socchieve.
    • Ampezzo.
    • Forni Inferiori.
    • Forni Superiori.
  • Quartiere di Tolmezzo.

    • Le Comunità
    • Amaro.
      • Illegio.
      • Imponzo.
      • Paularo.
      • Caneva.
      • Casanova.
      • Cazzaso.
      • Fusea.
      • Terzo.
      • Verzegnis.
  • Signoria di Forni.

  • Canal del Ferro. Abbazia di Moggio.

  • Volumi.

    • Pagine friulane.
    • Thesaurus Ecclesiae Aquilejensis.
    • Joppi, Vicari Capitolari.
    • Paoluzzi, Caicnd. Repubbl.
    • Meyer, Accetta di Pietra.
    • Keller, Scavi di Mauthen.
    • Gorlani, Stampati.
    • Bianchi, Regesti.
    • Ciconi, Udine e Provincia.
    • Grassi, Carnia.
    • Cecchetti, idem,
    • Di Prampero, Glossario.
    • Pauli Diaconi, Historia.
    • Bassi, Carnia.
    • Q. Ermacora, Carnia.
    • C. Puppo, Carnia.
    • Cecchetti, Note.
    • Statuti di Tolmezzo.
  • Manoscritti.

    • Prepositura I.
    • Prepositura II.
    • Prepositura III.
    • Prepositura Note.
    • Prepositura Note.
    • Abazia.
    • Privilegi e ducali.
    • Collettaneo.
    • Investiture.
    • Pascoli, Minutario I.
    • Pascoli, Minutario II.
    • Pascoli, Minutario III.
    • Pascoli, Minutario IV.
    • Dereatti, Minutario.
    • Iacotto, Minutario I.
    • Iacotto, Minutario II.
    • Iacotto. Minutario III.
    • P. Venturini, Minutario I.
    • A. Venturini, Minutario I.
    • G. B. Chiussi, Minutario I.
    • G. B. Chiussi, Minutario II.
    • G. B. Chiussi, Minutario III.
    • G. B. Chiussi, Filze I.
    • G. B. Chiussi, Filze II.
    • G. B. Chiussi, Filze III.
  • Manoscritti (legati).

    1. Annali da 700 a 1400.
    2. Annali da 1401 a 1500.
    3. Annali da 1501 a 1600 I.
    4. Annali da 1501 a 1600 II.
    5. Placiti di Cristianità 1412-19.
    6. Placiti di Cristianità 1615-10-68-74.
    7. Tolmezzo - Corrispondenza 1472-75.
    8. Tolmezzo - Corrispondenza 1501.
    9. Tolmezzo, Conti Camerari 1661-81.
    10. Rotolo Bruni 1517-35.
    11. Libro di Raspe 1536-85.
    12. Libro di Raspe 1603-10.
    13. Libro di Raspe 1661-65.
    14. Libro processi criminali 1520.
    15. Libro processi criminali 1611.
    16. Libro processi civili 1645-1744-59.
    17. Arengo e Consiglio I.
    18. Arengo e Consiglio II.
    19. Tolmezzo e Gismani I.
    20. Tolmezzo e Gismani II.
    21. Canova e Fusea.
    22. Monte Arvenis.
    23. Strada di Corto.
    24. Parrocchia di Ampezzo.
    25. Curazia di Ligosullo.
    26. Curazia di Treppo.
    27. Quartiere di S. Pietro.
    28. Campi di Panis.
    29. Monte Promosio.
    30. Collegiata di S. Pietro.
    31. Piano, la Chiesa I.
    32. Piano, la Chiesa II.
    33. Piano, Terminazioni.
    34. Piano, Famiglie.
    35. Sutrio, Chiese 1655-75 A.
    36. Sutrio, Chiese 1601-700 B.
    37. Sutrio, Chiese 1701-800 C.
    38. Cercivento, Chiesa.
    39. Paluzza, Chiese.
    40. Pieve di Gorto, Chiese I.
    41. Pieve, di Gorto, Chiese II.
    42. Socchieve, rotolo della Pieve.
    43. Giovanni Alessandri 1652-53.
    44. Terenzio Alessandri 1705-10 I.
    45. Terenzio Alessandri 1711-15 II.
    46. Terenzio Alessandri 1716-20 III.
  • Manoscritti sciolti.

    1. Mondo antico.
    2. Zuglio.
    3. I castelli.
    4. Annali fin al 1300.
    5. Annali 1301-50.
    6. Annali 1351-1400.
    7. Annali 1401-1450.
    8. Annali 1451-1500.
    9. Annali 1501-1550.
    10. Annali 1551-1600.
    11. Annali 1601-1610.
    12. Annali 1611-1620.
    13. Annali 1621-1630.
    14. Annali 1631-1640.
    15. Annali 1611-1650.
    16. Annali 1651-1660.
    17. Annali 1661-1670.
    18. Annali 1671-1680.
    19. Annali 1681-1690.
    20. Annali 1691-1700.
    21. Annali 1701-1720.
    22. Annali 1721-1740.
    23. Annali 1741-1760.
    24. Annali 1761-1780.
    25. Annali 1781-1800 e 1797.
    26. Annali Secolo XVIII.
    27. Annali 1801….
    28. Cercivento.
    29. Cercivento.
    30. Cercivento.
    31. Cercivento.
    32. Cercivento.
    33. Cercivento.
    34. Paluzza.
    35. Paularo.
    36. Paularo.
    37. Gorto.
    38. Invillino.
    39. Enemonzo.
    40. Socchieve.
    41. Collegiata.
      • Piano - Libri canonici.
      • Zuglio - Libri canonici.

ELENCO DEI MANOSCRITTI RIESUMATI CHE SI CONSERVANO NELL’ARCHIVIO DI ARTA

  1. Note cronologiche.
  2. Serie cronologiche.
  3. Manoscritti.
  4. Gismani I.
  5. Gismani II.
  6. Venzone.
  7. Famiglie I (fascicoli).
  8. Famiglie II (fascicoli).
  9. Collegiata.
  10. Paesi (fascicoli).
  11. Canal del Ferro.
  12. Moggio, Abbazia.
  13. Fabio Q. Ermacora, Carnia.
  14. Puppini, Storia e statuti.
  15. Tolmezzo, Statuti.
  16. Quartiere di S. Pietro.
  17. Zuglio e le sue rovine.
  18. Strada di Monte Croce.
  19. Prepositura I.
  20. Prepositura II.
  21. Carnia, Privilegi e Ducali.
  22. Investiture, Sanità.
  23. Pascoli, Minutario I.
  24. Pascoli, Minutario II.
  25. Dereatti, Minutario.
  26. Iacotti, Minutario.
  27. P. Venturini. Minutario.
  28. G. B. Chiussi, Filze I.
  29. G. B. Chiussi, Filze II.
  30. G. B. Chiussi, Filze III.
  31. G. B. Chiussi, Filze IV.
  32. G. Chiussi, Filze.
  33. G. B. Chiussi, Protocollo.
  34. Wolf, Schede I.
  35. Francesco Fabris, Minutario.
  36. Miscellanea 1872.
  37. Miscellanea 1874.
  38. Registro Morti Zuglio.
  39. Registro Morti Piano.
  40. Placiti di cristianità
  41. Tolmezzo, Corrispondenza I.
  42. Tolmezzo, Corrispondenza II.
  43. Tolmezzo, Conti Camerari.
  44. Rotolo Bruni
  45. Libro di Raspe.
  46. Libro di Raspe.
  47. Libro di Raspe.
  48. Libro di Raspe.
  49. Orengo e Consiglio I.
  50. Orengo e Consiglio li
  51. Tolmezzo e Gismani.
  52. Processo Caneva e Fusea.
  53. Processo Monte Arvenis.
  54. Processo Strada di Gorto.
  55. Ligosullo Curazia.
  56. Campi di Panis.
  57. Piano, la Chiesa I.
  58. Piano, la Chiesa II.
  59. Piano, famiglie.
  60. Sutrio, le Chiese I.
  61. Sutrio, le Chiese II.
  62. Cercivento, la Chiesa.
  63. Pieve di Gorto I.
  64. Pieve di Gorto II.
  65. Socchieve, Terenzio Alessandri I.
  66. Socchieve, Terenzio Alessandri II.
  67. Canal Pedarzo.
  68. Cohen, numismatica.
  69. Cohen, numismatica.
  70. Monete bizantine.
  71. Fr. Camuzzino, Protocollo.
  72. Processo M. Strabut.
  73. Smembramento parrocchia Ampezzo.
  74. Pubbliche Raspe.
  75. Pubbliche Raspe.
  76. Paularo 1601-1800.
  77. Muina, Carte Spinotti.
  78. Raveo, Il Romitorio.
  79. Pascoli, Protocollo.
  80. Piano, Famiglie.
  81. Cercivento 1301-1600.
  82. Cercivento 1601-1800.
  83. Cercivento, Processi.
  84. Cercivento 1701-1800.
  85. Piano, Registri Canonici.
  86. Zuglio, Registri Canonici.
  87. Sutrio, Famiglie.
  88. Ligosullo.
  89. Processi criminali I.
  90. Processi criminali II.
  91. Processi civili.
  92. Enemonzo.
  93. Canal di Gorto (incompleto).
  94. Paluzza (incompleto).
  95. Fascicoli:
    • Quartiere di S. Pietro.
    • I Signori di Legio.
    • Forni di Sopra nel 1500.
    • Monte Croce.
    • Investiture.
  96. Carte e quinterni in sorte.

Annali.

  1. Zuglio, Antichità.
  2. Annali 762-1250.
  3. Annali 1251-1300.
  4. Annali 1301-1350.
  5. Annali 1351-1400.
  6. Annali 1401-1450.
  7. Annali 1441-1500.
  8. Annali 1501-1600 I.
  9. Annali 1001-1620.
  10. Annali 1621-1690 (incompleto).
  11. Annali 1631-1640.
  12. Annali 1641-1650.
  13. Annali 1651-1660 (incompleto).
  14. Annali 1681-1670 (incompleto).
  15. Annali 1671-1680.
  16. Annali 1681-1690.
  17. Annali 1691-1700 (incompleto).
  18. Annali 1721-1740 (incompleto).
  19. Annali 1741-1760 (incompleto).
  20. Annali 1761-1780.
  21. Annali 1781-1800.
  22. Annali 1797.
  23. Annali 1801.
  24. Annali 1701-1720 (incompleto).
  25. Annali 1601-1610 (incompleto).
  26. Annali 1400-1500 (incompleto).
  27. Annali 1500-1600.

D. PIETRO SICCORTI

Non sarebbe giusto in quest’occasione non ricordare l’amico del Gortani e quasi compagno di lavoro, D. Pietro Siccorti, che studiò a lungo e scrisse la Storia della Collegiata di S. Pietro.

Di famiglia oriunda di Sezza, D. Pietro Siccorti nacque a Sevegliano del Friuli il 20 maggio 1823 da certo Antonio Siccorti e Rosa Menin da Cervignano. Famiglia di sarti, che passavano a lavoro da una casa all’altra, com’erano tante della Carnia in quegli anni.

Pietro fu il primo di tre fratelli. La madre mori giovine e il padre si dava volentieri al vino ed alle compagnie allegre, noncurante dei figli.

Il fanciullo riusci a frequentare a Udine le scuole del Seminario, vivendo, (in casa privata per meno spendere) della carità di alcune famiglie di Sezza residenti a Sevegliano. Vita di stenti e miseria, dove qualche volta era costretto a dividere il companatico d’un solo uovo tra pranzo e cena.

E in povertà passò tutta la vita.

Assunto, nel 1848, al sacerdozio, fu per poco in cura d anime a Colloredo di Prato, in assistenza di quel vecchio parroco, ma l’anno seguente, per causa della sua malferma salute, fu confinato in Carnia, cappellano maestro nel suo paese nativo di Sozza. Per molti anni fu maestro, ricevendo L. 150 all’anno di stipendio.

Il 25 agosto del 1849, durante la visita pastorale, trovandosi l’Arcivescovo di Udine Mons. Zaccaria Bricito a mensa in Zuglio fra il clero della parrocchia, domandò ai commensali se qualcosa gli sapessero raccontare della antica Collegiata di San Pietro, della sua origine e delle sue vicende.

Nessuno dei presenti si trovò in grado di appagarlo.

«Ora quel doversi confessar digiuno (racconta G. Gortani) d’ogni patria ricordanza fu pel nostro Siccorti una vera mortificazione; per cui da quel momento fu come assalito da una smania, da una ossessione, da una febbre continua per non lasciarsi più cogliere alla sprovvista, senz’avere proprio nulla da rispondere, nel caso che altri avesse a ripetergli quella domanda. Dopo d’allora la ricerca di notizie e di memorie della sua chiesa di S. Pietro non gli diede più tregua; non fu angolo in paese ove egli non abbia rovistato, ricorrendo ad amici, a condiscepoli, a conoscenti, entrando in relazioni con quanti dotti o dilettanti d’antiquaria lo potessero giovare nelle sue indagini. Ne aveva formata già un’accorta di materiali abbondanti, tanto da poter trattare l’argomento con sufficiente ampiezza e tuttavia non sapeva mai risolversi a cominciare, lusingandosi ancora di poter attingere alcunché da un qualche archivio inesplorato.

Un timido tentativo lo avventurò nel 1872, in occasione dell’ingresso del nuovo Preposito Mons. Foraboschi, al quale dedicò un forbito carme in decasillabi, facendolo seguire da alcune note storiche e dalla serie dei predecessori; dipoi, nel 1875, uscì con un lavoro di maggior polso, e fu una dissertazione sui Vescovi Giuliesi, pubblicala nell’Archivio Veneto dell’ab. Fulin, con che l’autore venne a schierarsi di primo acchito fra i più insigni illustratori contemporanei di storia patria.

Queste due pubblicazioni del povero Siccorti trovansi ricordate nella Bibliografia friulana del Prof. Occioni-Bonaffons sotto i nn. 280 e 376».

Ma l’opera maggiore del Siccorti è la documentaria Storia della Collegiata a cui attese per tutta la vita e che portò a compimento sul letto della sua lunga malattia seguita all’insulto apoplettico del 1892.

Il 30 agosto 1897 «quell’anima benedetta passò a vita migliore, dopo aver affidato i suoi libri, i suoi cimeli, le sue memorie che assorbirono tanta parte della sua esistenza, al presbitero di Zuglio».

Ora anche le pergamene, i documenti raccolti dal Siccorti sono stati deposti in appositi cartolari catalogati e ordinati, nella stanza dell’Archivio Gortani di Arta.

Invece il grande manoscritto della Storia della Collegiata di S. Pietro si trova tutt’ora nel presbitero di Zuglio.