Rino BONTEMPINI

 

L'opera di ricostruzione e di rinascita delle Cooperative Carniche dopo la guerra

 

(Rino Brontempini, L'opera di ricostruzione e di rinascita delle Cooperative Carniche dopo la guerra, in «Quaderno mensile» dell'Istituto federale di credito per il risorgimento delle Venezie, n. 7, luglio 1922, p. 3-35.)


Le origini, la natura e lo sviluppo delle Cooperative Carniche prima dell'invasione nemica

I primi tentativi di risveglio nell'ambiente economico-sociale della Carnia, preceduti da un intenso lavoro di propaganda, inteso ad educare le masse e a risvegliare in esse il sentimento di reciproca solidarietà e di reciproco amore risalgono al 1906.

In quest'epoca nella Carnia va, gradualmente, sorgendo ed affermandosi, su basi granitiche, un magnifico movimento cooperativo, dove trovano posto le migliori e più ardite iniziative. Accanto alle prime cooperative di consumo, che fecero subito sentire i loro benefici effetti, sorse successivamente la Cooperativa Carnica di Credito, la piccola banca, accessibile a tutti, con servizi speciali per gli emigranti (cambio) e che per il concorso dei lavoratori Carnici - nei quali in breve venne maturandosi quella coscienza cooperativa e quello spirito di sacrificio che sono gli elementi indispensabili per assicurare il successo al movimento - fu presto in grado di sostenere, nei momenti difficili, la consorella di consumo, costretta prima, a ricorrere, con notevole aggravio, alle banche private.

Ma il passo più ardito e coraggioso, che segnò la prima tappa del lungo cammino tracciato dalle Cooperative Carniche, è rappresentato dal· sorgere, deciso, della Cooperazione di Lavoro. Questa simpatica forma assunse una speciale importanza e offerse ai suoi iniziatori il successo più largo, anzi il trionfo completo. E così sorsero, in un primo tempo, quasi timidamente, qua e là, nei vari paesi, Cooperative isolate che gradualmente riunite si fusero in un solo organismo : il Consorzio Carnico fra le Cooperative di Lavoro.

Già prima della guerra furono ad esso affidati importanti lavori, di preferenza opere pubbliche. Nel Settembre del 913, alla presenza di una folla di persone giunte da ogni paese, venne inaugurato, con grande solennità, il maestoso ponte sul Tagliamento che ora riunisce i Comuni di Tolmezzo, Cavazzo Carnico e Verzegnis.

Giorno indimenticabile - vi ripetono con giusto orgoglio i lavoratori carnici e coloro che seppero aiutarli e indirizzarli - giorno, che sintetizzò tutti i loro sforzi, ed i loro immensi sacrifici e nel quale si schiusero nuovi orizzonti storici e si iniziò un'era di giuste rivendicazioni sociali.

Ma la Cooperazione di lavoro, non doveva servire solamente ad impedire, sia in Paese che all'estero, lo sfruttamento assai frequente del lavoratore da parte di talune imprese private ma bensì a far sentire alle autorità competenti la necessità di por mano a talune opere di cui la Carnia si sarebbe grandemente avvantaggiata.

Senonché, dopo un lungo lavoro, quando il movimento cooperativo Carnico - superate le prime incertezze ed i giustificati timori - lungi da ogni vita effimera e forte delle proprie forze - stava per uscire trionfante dai primi, brillanti esperimenti, circondato dalla fiducia di tutti, e specie di coloro i quali, lontani da ogni prevenzione, seguono con viva simpatia la sana e graduale evoluzione della classe lavoratrice, a cui però, non manchi un profondo spirito di disciplina, ed un alto senso del proprio dovere e della propria responsabilità, la guerra venne a distruggere d'un colpo il magnifico edificio.

I cooperatori carnici - i pochi rimasti durante il primo periodo della guerra - dopo l'invasione nemica, furono dispersi, nei vari Paesi del Regno: quivi, però, con l'animo angosciato, ma con fede sicura nei destini della Patria, attesero il giorno, che non doveva essere lontano, nel quale, ritornati alle proprie case, avrebbero riedificato, su basi ancora più solide, la grande opera di civiltà e di progresso umano.

Cliccare sulle miniature per ingrandirle e visualizzare le didascalie

La ricostruzione

I danni di guerra lungo il fronte Carnico, nell'alta Val Fella (V. Canale) e nell1' alto e medio Isonzo

a) La Carnia ed il Canal del Ferro

Tutta la zona del vecchio confine, dal Monte Peralba al gruppo del Monte Canin, fu teatro di combattimenti, di varia intensità, dall'inizio delle operazioni alla disastrosa ritirata di Caporetto.

Lungo la testata della Val Degano, (Monte Peralba-Cima Coglians), dove i massicci rocciosi, solcati da vari passi (Giogo Veranis, il Passo del Val dell'Inferno, di Giramondo e di Volaja) scendono a picco nel versante italiano, le operazioni si limitarono, principalmente, alle semplici azioni delle artiglierie.

In questa zona, decisamente montuosa ed impervia, come lungo tutto il fronte carnico, non si trovavano che pochi fabbricati costituiti da casere, nelle zone più alte (malghe) e da stalli o fienili nelle valli sottostanti.

Il centro abitato più vicino a tale fronte è il grazioso villaggio, con carattere alpestre, di Forni-Avoltri, (m. 900 s. m.). Durante la guerra esso fu, in varie riprese, bombardato dagli austriaci: alcune case vennero, quindi, distrutte, altre Incendiale, altre ancora gravemente danneggiate.

Nel bacino dell'Alto But (Coglians - Pizzo Timau m. 2221) la lotta fu più viva ed intensa. Le operazioni si svolsero con singolare accanimento sia per la conquista del Passo di Monte Croce, sia per quella delle alture che lo contornano e lo difendono.

Dopo varie vicende, dove ebbero modo di rifulgere le doti di coraggio è di ardimento delle nostre truppe alpine, le posizioni dominanti delle linee furono raggiunte, ancora nei primi mesi della guerra, e saldamente tenute sino all'infausta data.

Anche in questa zona poche erano le abitazioni, limitate a qualche casera nelle varie malghe. Il centro abitato più vicino alla linea di operazioni è Timau, (m. 821) addossato al massiccio della Creta Pizzo di Timau, nella Val Grande. Il villaggio, assai povero, raccoglie una piccola colonia di minatori di origine tedesca. Conta oggi 1200 abitanti. Durante la guerra il paese fu importante centro logistico per le nostre truppe; esso venne colpito ripetutamente da proiettili austriaci di vario calibro, ma gli abitanti vi restarono ugualmente. Parecchie case furono distrutte e danneggiate.

A valle di Timau, pochi passi prima dell'abitato, sono raccolte le spoglie dei valorosi caduti nelle varie azioni del Pal Piccolo, Pal Grande e Freikofel.

I maggiori danni ai fabbricati privati, agli edifici ed opere pubbliche nella regione Carnica, furono causati lungo il Canale del Ferro (F. Fella). Qui gli austriaci si limitarono ad una energica e ben sostenuta difesa mentre le nostre truppe tentarono insistentemente movimenti in ogni senso per raggiungere le posizioni meglio adatte e più sicure.

Vennero rovinate parecchie case a Chiusaforte. Dogna, comune di circa 1400 abitanti, con parecchie fabbriche, fu a più riprese bombardato dai mortai da 420 austriaci; quasi tutti gli edifici vennero rasi al suolo; uguale sorte toccò al Paese di Pietratagliata e di Pontebba; quest'ultimo, grosso Comune di 2500 abitanti, fu solo in minima parte risparmiato dai tiri delle artiglierie.

Pochi danni vennero arrecati alla linea ferroviaria della Pontebbana che, come è noto, corre per lungo tratto su manufatti ed opere d'arte arditissime (gallerie, muraglie di sostegno, ponti in ferro, tra cui caratteristico e pittoresco quello di Dogna).

Danni rilevanti furono apportati ai boschi. Le malghe, distrutte o fortemente· danneggiate, ammontano a circa un centinaio: metà circa, cioè, di quelle esistenti nella Carnia e nel Canal del Ferro.

b) Val Canale

Dopo Pontebba il fiume Fella cambia bruscamente la sua direzione e la Valle assume la denominazione di Val Canale. I numerosi e graziosi paesi, dislocati lungo la Valle, che si apre ridente e pittoresca con ricchi prati, pascoli e boschi, furono quasi tutti danneggiati più o meno intensamente dai tiri delle artiglierie.

Passato il ponte sul torrente Pontebbana si trova Pontefella (Pontafel), paese abitato da popolazione tedesca. La differenza tra i due paesi, divisi da un semplice ponte, è fortissima; le stesse case assumono un aspetto assai diverso. Durante le azioni belliche vennero distrutti quasi interamente tutti i fabbricati.

A qualche km. di distanza trovansi: il villaggio sloveno di S. Leopoldo (Leopoldskirchen) gravemente danneggiato, di Lusnizza (Lussnitz), raso al suolo, e di Santa Caterina anch'esso distrutto.

Mano a mano si procede nella valle, si incontrano i centri abitati di Malborghetto, Uque, Camporosso, Tarvisio dove i danni, per quanto notevoli, non raggiungono l'intensità di quelli dei paesi sopramenzionati.

Come nella regione Carnica, danni ingenti vennero causati alle proprietà boschive ed ai pascoli alpini.

c) L'Alto Isonzo (conca di Plezzo)

Lungo il medio ed alto Isonzo, da Canale a Cima Cergnala (m. 2344), i combattimenti furono per tutto il periodo della guerra assai intensi e violenti: fu continua, insistente, demolitrice l'opera delle artiglierie d'ambo le parti.

Nella conca di Plezzo e località adiacenti le operazioni acquistarono il carattere di attacchi metodici con frequenti movimenti di sorpresa. I paesi della conca, abbastanza ricchi e fertili, furono assai danneggiati. Vennero rasi al suolo il paese di Plezzo, che contava prima della guerra 1500 abitanti quasi tutti sloveni, i centri abitati di Cissonzia, Jublinca, Log di Cissonzia, Pluzna, Corte, Kal, Koritenza. Voden. Zaga, Serpenizza e numerosi casolari sparsi intorno. Si calcola che le case abbattute sommino, in totale, ad un migliaio circa.

Cliccare sulle miniature per ingrandirle e visualizzare le didascalie

d) Il Medio Isonzo

Nella zona, compresa fra Ternova e il margine settentrionale della spaziosa e ridente conca di Tolmino, dominata dal massiccio del Monte Nero, i danni non furono notevoli: vennero colpiti alcuni centri abitati e case isolate. Caporetto, grosso borgo di 800 abitanti ambiente commerciale di notevole importanza, godeva di una grande prosperità. Venne occupato dalle nostre truppe all'inizio delle ostilità. Fu sede, durante la guerra, di un comando di corpo d'armata. Non subì che lievi danni.

Nella zona di Tolmino le azioni continue delle nostre fanterie, appoggiate dai tiri metodici, precisi, demolitori delle artiglierie di vario calibro, raggiunsero un'intensità sempre maggiore. Altrettanto intensa fu l'opera di distruzione delle artiglierie avversarie che presidiavano e difendevano, accanitamente, quella testa di ponte.

La conca di Tolmino, aperta, ricca, offre un paesaggio tutto caratteristico. Era disseminata di numerosi centri abitati.

Tolmino era la piccola capitale dove convergevano, per ogni. cosa, le vicine popolazioni slave. Contava, prima della guerra, un migliaio di abitati, lindi, comodi e puliti, che caratterizzavano in gran parte i vari paesi limitrofi. Il luogo ameno, ricco di alberghi, era durante l'estate il simpatico ritrovo di molti Carinziani che vi scendevano in tranquilla villeggiatura. Le vicende belliche l'hanno sconvolto e distrutto quasi interamente. Uguale sorte toccò ai villaggi di Kosarce, Selo, Ciginj, Volzana, Dolla, Kosmarice, Pod Selo, Rute, Ronzina, Aiba, Kambresco, Sdruje ed alle molte case sparse nella vallata e nelle vicine che vi confluiscono. Vennero distrutti e danneggiati parecchie centinaia di fabbricati.

Nella zona di Canale, fino alle porte di Gorizia, i danni sofferti sono addirittura incalcolabili: risultano tuttora evidenti, specie nei pressi di Plava, le profonde tracce lasciate dalla guerra; ogni rudero di casa era un nido di mitragliatrici e di trincee agguerrite.

Canale è il paese più pittoresco della vallata dopo Tolmino: anch'esso subi notevoli danni specie la parte situata sulla destra del fiume: venne fortemente rovinato dai bombardamenti il famoso ponte in pietra che risale al 1822. Vennero cosi distrutti e danneggiati i paesi di Auzza, Loga, Marscho, Anhovo, Plava, Zagora, Castagnevizza, Kal, Coltuz, Buiz e numerosi altri. Sono parecchie centinaia di fabbricati rasi al suolo. I boschi vicini, le piantagioni, i fruttiferi ed i terreni subirono danni ingenti. Tutta la zona, specie da Plava a Gorizia, fu teatro di asprissima lotta: quivi assalitori e difensori si divisero gli onori delle armi.

La Cooperativa Carnica di Credito e gli anticipi sui danni di guerra.

L'opera di liquidazione dei danni di guerra, che avrebbe dovuto costituire un compito urgente, principale ed esclusivo dello Stato, fu ritenuta, subito dopo l'armistizio, per ragioni sopratutto di carattere burocratico, di lunga attuazione. D' altra parte i numerosi paesi distrutti e fortemente danneggiati, privi di ogni mezzo di vita e, la impossibilità da parte degli abitanti di ritornare ai loro paesi, resero indispensabile di provvedere, nel modo più rapido ed efficace, alla rinascita della nostra Regione. E si giunse, pertanto, ancora nei primi mesi del 1919, alla costituzione dell'Istituto Federale di Credito per il risorgimento delle Venezie con sede in Venezia, che raccoglie oggi attorno a sé le Casse di Risparmio e le Banche popolari del Veneto ed altri Istituti analoghi di altre regioni.

Scopo precipuo dell'Istituto fu ed è di concedere anticipazioni sui risarcimenti di danni di guerra dietro determinate e ben note modalità.

Fra i primi partecipanti, l'Istituto predetto annoverò la Cooperativa Carnica di Credito di Tolmezzo, solido organismo bancario, che, come è detto in altra parte, seppe svolgere, in breve tempo, una magnifica attività non solo nelle zone di abituale lavoro (Carnia e Canal del Ferro), dove l'organizzazione esistente poteva offrire facile aiuto, ma anche nella Venezia Giulia, ambiente per gran parte sconosciuto, reso difficile dalla naturale diffidenza di quelle popolazioni verso ogni nostra attività.

Nella Carnia, e in piccola parte a Gemona, gli anticipi concessi dalla Cooperativa di Credito, per vari titoli, (immobili, mobili), dall'inizio dell'attività ad oggi, ammontano ad un totale di L. 25.360.000.

Nel Canal del Ferro, da Moggio a Pontebba, per le sole ricostruzioni vennero concessi anticipi per un importo di L. 4.200.000, e L. 7.300.000 per terreni, mobili ecc.

Nel gennaio del 1921, appena cioè venne estesa alle nuove Provincie, la legge sul risarcimento dei danni di guerra, la Cooperativa Carnica di Credito apriva a Pontebba una sua succursale per dar modo ai danneggiati di usufruire delle facilitazioni concesse dallo Stato e rese possibili dalla organizzazione del!' Istituto Federale predetto.

Chi ebbe modo di seguire l'opera compiuta ed i risultati ottenuti non può che compiacersi di tanta iniziativa. Il favore e la simpatia con cui il lavoro e l'attività vennero seguiti dalle popolazioni di Pontefella, S. Leopoldo, Lusnizza, S. Caterina e fino a Tarvisio, diedero l'ardire e la possibilità ai dirigenti della Cooperativa di Credito di aprire un nuovo Ufficio a Plezzo e successivamente a Tolmino. Nel luglio venne aperta la succursale di Canale, la quale però, per varie ragioni, non poté svolgere l'attività degli uffici predetti.

A dimostrazione dell'opera svolta basti rilevare che nel volgere di pochi mesi nella zona da Pontefella a Tarvisio vennero concessi anticipi nella misura di L .4.300.000 per ricostruzioni di fabbricati e di L. 1.300.000 per ripristino terreni, malghe e beni mobili.

Nella zona Plezzo-Tolmino gli anticipi per ricostruzioni sommano a L. 2.960.000 e a L. 580.000 per terreni e mobili di varia natura.

Riassumendo, quindi, il totale delle operazioni di anticipo sui danni di guerra compiute nella Carnia, nel Canal del Ferro, nell'alto Fella (da Pontefella a Tarvisio) e nel medio ed alto Isonzo, dall'inizio dell'attività di tale servizio, al 15 maggio u. s. risulta:

È giusto aggiungere che il numero totale delle domande presentate dagli interessati fu di 11.957 per un importo di L. 65.393.375. Ne vennero ammesse n. 10.878 per L. 46.000.000.

Tabella 1

 

La differenza deve intendersi così giustificata:

Tabella 2

 

Sarebbe superfluo rilevare l' importanza dell'attività svolta dalla Cooperativa Carnica di Credito ed i vantaggi che ne derivarono, specie nella Venezia Giulia, dove la lunga attesa ed il ritardo frapposto dalle Autorità statali aveva esasperato quelle popolazioni in gran parte slave, che sarebbe stato, invece, subito necessario di avvicinare ed aiutare, se essa non fosse strettamente legata ad un interesse tutto particolare per la regione Carnica dove, più che in ogni altra parte, la numerosa popolazione non vi trovava il lavoro necessario per vivere. Tale attività ha quindi permesso di portare fuori della regione un numero rilevante di operai edili, raccolti nelle loro organizzazioni cooperative.

Accanto e parallelamente a questo meraviglioso lavoro, che segnerà una delle pagine più belle dell'opera svolta dalla Cooperativa predetta questa, riprese e moltiplicò la sua attività, sospesa durante la guerra. Così il suo patrimonio sociale che nel 1921 era di L. 376.000 è salito, nell'esercizio 1922!, a L. 627.000; il portafoglio da L. 3.002.792 a L. 8.336.769; i depositi a risparmio, da L. 4.051.606 a L. 6.797.558 con 3648 depositanti; ed il giro di cassa che nel 1920 fu di L. 87.404.742 è salito a L. 113.398.500.

Ma oltre alle operazioni normali, la Banca nella sua qualità di partecipante al «Consorzio di Credito Agrario» costituito presso l'«Istituto Federale di Credito» (R. D. 4 maggio 1920, n. 661), diede notevole sviluppo anche a quelle di credito agrario; così al 31 dicembre u. s. il portafoglio agrario ammontava a L. 1.493.967.

Di notevole rilievo il fatto che specie nell'esecuzione di opere per conto di Enti pubblici, di cui diremo più oltre, l'Istituto prestò la sua valida opera nell'assistenza di molte Cooperative di lavoro, che pel mancato o ritardato finanziamento, si trovarono assai spesso in condizioni critiche e difficili.

Cliccare sulle miniature per ingrandirle e visualizzare le didascalie

L' opera di ricostruzione del Consorzio Carnico di Lavoro.

Lo sviluppo assunto, ancora prima della guerra, dalle Cooperative di Lavoro, sorte .nei vari paesi della regione, la necessità di poter accedere agli appalti dei lavori per importi superiori a quelli che la legge fissa per le singole Cooperative, il bisogno di coordinare il movimento e renderlo capace di affrontare con sicurezza, al pari delle ·imprese private, l'esecuzione di importanti opere - furono le ragioni principali che resero necessario, ancor nel giugno del 1912, di riunire le poche Cooperative allora esistenti, in un unico sodalizio, che assunse la denominazione di «Consorzio Carnico fra le Cooperative di Lavoro e Produzione».

Inizialmente esso era composto di 5 o 6 Cooperative che mano a mano aumentarono; oggi in numero di 33 esse raccolgono un totale di 4.000 operai soci, tra i migliori edili «qualificati» della zona.

L' attività svolta sino ad oggi dal Consorzio fu indefessa; basti dire che nel giro di pochi anni furono eseguiti lavori di varia natura, come meglio diremo più sotto, per un importo totale di 40 milioni di lire circa.

I lavori vennero gradualmente assunti dal Consorzio, in seguito a trattativa privata od a gara pubblica, dai privati, dai Comuni, dal Genio Civile, dall'Ufficio Tecnico· Provinciale, dal Ministero dei Lavori pubblici, dalle Ferrovie dello Stato, da altri Enti pubblici (consorzi idraulici), dal Ministero delle Terre Liberate, e dal Dipartimento tecnico della Venezia Giulia.

Fra i vari lavori si notano: ponti, strade, scuole, asili, acquedotti, roste, edifici privati etc. Si tratta ·in parte di lavori di ricostruzione di opere distrutte dalla guerra: speciale importanza, per I' economia locale, assumono talune opere di sistemasione dei bacini montani, di arginatura di torrenti ecc.

I lavori vengono assunti dal Consorzio; eccezionalmente, soltanto, dalle Cooperative consorziate, cui si affidano sempre per la loro esecuzione, tenuto conto, però, delle condizioni, della capacità tecnica e finanziaria e del numero di soci delle cooperative stesse. Tale sistema, caratteristica speciale del movimento Carnico, costituisce, inoltre, la massima garanzia e serietà per le stazioni appaltanti.

Ogni Cooperativa si amministra da sé; non mancano comunque rigorosi e continui controlli da parte del personale del Consorzio, il quale provvede anche ad una continua assistenza tecnica, assolutamente necessaria nelle opere che rivestono una speciale importanza.

Il Consorzio è diretto da un ingegnere; dispone di un ufficio tecnico, con elementi espertissimi e già provati, di un segretario, di un ufficio d'amministrazione con un ragioniere contabile, di un ufficio materiali e di un ispettore generale.

PRINCIPALI LAVORI ESEGUITI

Riassumiamo brevemente, i lavori più importanti eseguiti dal Consorzio, nel dopo guerra, divisi per zone (Carnia, Canal del Ferro, Val Canale, Alto e medio Isonzo). Allegate al testo figurano varie fototipie che potranno meglio guidare i lettori. In proposito riteniamo opportuno aggiungere che talune illustrazioni, che si riferiscono agli edifici privati ricostruiti, comprendono lavori non eseguiti dal Consorzio Carnico; comunque esse serviranno a dimostrare il lavoro compiuto nel le terre ove sembrava scomparsa ogni· manifestazione di vita.

Cliccare sulle miniature per ingrandirle e visualizzare le didascalie

Carnia e Canal del Ferro

Nella Carnia, se si tiene conto dei lievi danni subiti solo da alcuni abitati nei paesi di Forni Avoltri (Val Degano) e Timau (alto But), i lavori compiuti dal Consorzio si riferiscono, per la massima parte, ad importanti e difficili opere di pubblica utilità. Nel Canal del Ferro ebbero eguale sviluppo dei lavori per conto di privati ed enti pubblici.

Parecchie case di abitazione vennero ricostruite a Forni Avoltri e Timau; parecchie altre ripristinate a Moggio, Resiutta, Resia, Chiusaforte e Saletto di Roccolana. A Dogna vennero ricostruite dal Consorzio le scuole elementari.

Tra le più importanti opere pubbliche eseguite nella regione sono degne di particolare menzione le seguenti:

Ponte sul Degano (fra Villa Santina e Enemonzo)

Fa parte dei lavori della strada nazionale Carnica nel tratto fra Villa Santina. e Enemonzo di Sotto, per una lunghezza di m. 2920, il ponte sul torrente Degano, lungo fra le testate m. 235 con una larghezza in carreggiata di m. 6,40 oltre ai due marciapiedi laterali a sbalzo larghi m. 0,75 è costituito da 13 arcate della luce di m. 16,20. La muratura di fondazione è tutta in calcestruzzo, come pure l'ossatura delle pile; i paramenti esterni delle pile sono invece a corsi regolari di pietra proveniente dalle cave di Invillino (frazione di Villa Santina). Tutte le altre opere d'arte di minore importanza, relative ai lavori di rettifica vennero eseguiti in muratura di pietrame con malta di cemento Portland.

L' importo complPssivo dei lavori si aggira sui 2 milioni.

Ponte sul Tagliamento (fra Cavazzo - Tolmezzo)

I lavori di ripristino vennero eseguiti su una lunghezza di m. 183. La luce delle arcate è di m. 15.10; freccia di m. 270. Vennero ricostruite le pile dal piano dello zoccolo di fondazione in muratura ordinaria di pietrame e di malta di cemento Portland e i pavimenti estremi dei rostri in pietra squadrata; le volte in muratura di pietra da taglio ed il parapetto in cemento armato.

I lavori iniziati in giugno del 1919 vennero ultimati nel luglio del 1920 con una spesa di L. 218.000.

Ripristino del Ponte di Preone sul Tagliamento

È un ponte a quattro archi, della lunghezza complessiva di m. 85: la larghezza della carreggiata è di m. 4 e lateralmente corrono due marciapiedi in cemento armato a sbalzo, larghi m. 0.75. Gli archi hanno una luce di m. 17.40 e una freccia di m. 3.20.

Le pile sono in muratura di pietrame con malta di cemento; i paramenti esterni, i rostri e le volte in pietra squadrata a corsi regolari; il parapetto in ferro tubolare.

I lavori iniziati nel giugno 1919 vennero ultimati nel giugno del 1920 e importarono una spesa di L. 197.000.

Il Ponte di Paularo

Il manufatto sul torrente Chiarsò, affluente di sinistra del But dà continuità all'importante strada Tolmezzo-Paularo. Il progetto venne redatto dall'Ufficio Tecnico del Ministero per le Terre Liberate (Udine). È una delle opere più ardite e meglio riuscite che si ammiri nella regione già ricca li imponenti e considerevoli opere d'arte.

Il lavoro venne assunto dal Consorzio ed eseguito dalla Cooperativa di Cavazzo Carnico che seppe condurlo a termine nel breve periodo di sei mesi.

Il ponte è in cemento armato ad unico arco della luce di m. 4.320 a volta ribassata di un decimo. Lo spessore in chiave è di cm. 70 e all'imposta di cm. 90.

Particolare cura richiese il lavoro di centinatura, data la necessità di non ingombrare eccessivamente la sezione con opere di sostegno specialmente intermedie, opere che non avrebbero potuto resistere alle piene travolgenti e impetuose del torrente e «Chiarsò».

Il Ponte e Coperto sulla strada provinciale Rigolato - Avoltri.

Ad unico arco della luce di m. 29 con freccia di m. 9.00; la larghezza della carreggiata è di m. 5.30. L'arco e il parapetto sono in getto di calcestruzzo, i muri frontali in pietrame.

I lavori condotti nel periodo maggio-novembre 1919 importarono una spesa di L. 120.000.

Ponte sul Tagliamento presso Invillino - (Comune di Villasantina).

Ha un unico arco della luce di m. 39 con freccia di m. 5 e larghezza fra i parapetti di m. 5.50. Le fondazioni poggiano su roccia compatta; le murature sono in pietrame con malta di cemento, i paramenti esterni in pietra lavorata, la volta in pietra da taglio ha lo spessore di m. 1.40 in chiave e di m. 1.60 all'imposta.

Lateralmente all'arco principale due altri archi della luce di m. 7.40 con le freccie di m. 1.60 destinati a diminuire il rigurgito pel Tagliamento nei periodi di piene straordinarie.

I lavori iniziati nell'ottobre del 1919 vennero ultimati nel dicembre del 1920, con una spesa di L . 400.000.

Il Ponte «Lanz» sul Degano.

La strada provinciale Rigolato - Forni - Avoltri attraversa il Degano mediante un ponte a due arcate. Dalla Cooperativa Carnica venne ricostruita una delle luci di m. 13.40 a pieno centro; tanto la muratura della volta quanto quella del parapetto sono di calcestruzzo di cemento Portland; la muratura dei timpani invece è in pietrame con malta di cemento.

I lavori compiuti dal giugno al dicembre del 19 importarono una spesa di L. 300.000.

Ponte di Moggio sul Fella

Ha una lunghezza di 50 metri ed una larghezza di m. 7 ed è costituito da tre archi della luce di m. 25.90 con una freccia di m. 4.00. Le caratteristiche del manufatto sono:

  • a) fondazioni in calcestruzzo ;
  • b) pile in muratura ordinaria con paramenti in pietra squadrata;
  • c) volte con muratura in pietra da taglio proveniente dalle cave della Valle Aupa;
  • d) parapetto in muratura di pietra da taglio ;
  • e) muri andatori e muri d'ala in muratura ordinaria con paramenti alla romana.

L'opera per la quale si spesero L. 1.200.000 venne iniziata nel luglio 1919: attualmente il lavori sono in corso di ultimazione.

Il Ponte sul F. Fella presso la Staeione per la Carnia.

I lavori riguardano il ripristino di un tratto della lunghezza di m. 32.79 del ponte sul Fella lungo la strada nazionale Carnica, presso la stazione per la Carnia. Interessano due arcate della luce di m. 15.10 con freccia di m. 2.40 ed una pila larga m. 2.40 demolite nella ritirata di Caporetto.

Erano eseguite solo la pila e le due mezze arcate per la rete della strada nazionale, quando il nubifragio del settembre scorso distrusse il lavoro compiuto con una spesa di L. 98.000, e asportò completamente, la parte del ponte provvisorio in legno costruito dagli austriaci durante l'invasione.

Si procedette immediatamente alla costruzione di un ponte in legno, a monte del manufatto, per una lunghezza di m. 120 con larghezza di m. 5 (oltre ad un marciapiede a sbalzo) per contenere li transito, essenzialmente, da 15 stilate, costituite ognuna di 6 pali del diametro di m. 0,53 infissi nel terreno alla profondità di. m. 5.50, con interesse di m. 8,50. L'impalcatura consta di 4 filari di travi larghe m. 0.35, collegati da travicelli traversali della sezione di 0, 15 x 0,18 equispaziati di m. 0,60; l'impalcato è costituito di tavoloni delle spessore di m. 0,12. I lavori, escluso l'armamento ferroviario, vennero eseguiti in soli 24 giorni, e cioè dal 1 al 24 ottobre, con una spesa di L. 188.000.

Subito dopo vennero ripresi i lavori di ricostruzione e precisamente la costruzione di quattro pile, le cui fondazioni, in calcestruzzo di cemento Portland, vennero eseguite all'asciutto, alla profondità di m. 6,50 dal piano delle ghiaie. Dette pile sono 'in muratura ordinaria con malta di cemento Portland e con paramenti esterni in pietra lavorata a corsi regolari.

I lavori, sospesi nella stagione invernale, vennero ripresi alla fine di marzo di quest'anno: attualmente si procede alla costruzione degli archi.

Edificio scolastico di Dogna.

Le scuole elementari di Dogna vennero distrutte, prima ancora dell'invasione. I lavori di ricostruzione vennero iniziati nel settembre del 1919 ed ultimati alla fine del 920. La spesa fu di Lire 314.000 .

Sistemazione del bacino montano dell'Alto But.

Le opere di sistemazione idraulico-forestale del bacino del But interessano i torrenti situati nel territorio dei comuni di Treppo Carnico, e Ligosullo. Trattasi di lavori rappresentati da briglie grandiose in calcestruzzo e pietrame, e da opere di consolidamento delle frane a mezzo di graticciate, inerbimenti e rimboschimenti già eseguite ed in corso di esecuzione su vaste superfici, di terreni provenienti dal disfacimento dei calcari bituminosi e dolomie cariate del permiano superiore o dalle dolmie e marne gessifere del permiano superiore. Tali opere presentano uno speciale ardimento; dai risultati già ottenuti esse dimostrano quanto possa l'ingegno e la mano dell'uomo contro le forze dissolvitrici della natura.

Così, importanti lavori vennero iniziati nei Rii Orteglas, Muse e Maestrin, e presto saranno condotti a termine. L' importo di lavori eseguiti a tutt'oggi è di L. 1.100.000 (un milione e centomila).

Cliccare sulle miniature per ingrandirle e visualizzare le didascalie

Zona di Pontebba-Tarvisio.

I danni ai fabbricati, come dicemmo, furono notevoli in tutta la vallata: raggiunsero la maggiore intensità a Pontebba e Portefella e andarono diminuendo gradatamente, verso Tarvisio. Ammontano a parecchie centinaia le rase distrutte.

Appena la legge sul risarcimento venne estesa alle nuove provincie, le Cooperative carniche iniziarono prontamente la loro attività, sostenute da una magnifica organizzazione. L'opera di ricostruzione fu maggiormente intensa a Pontebba e Pontefella.

I graziosi villaggi sloveni dai caratteristici tetti di legno acuminati presentano ormai il loro antico aspetto e la loro caratteristica vivacità. La larga, bella e pittoresca valle, rinchiusa nell'austerità delle cime rotte e solcate da profondi canaloni nevosi, sorride, oggi più che mai, sotto I' incanto dell'azzurro cielo d'Italia.

Nella vallata furono eseguiti lavori per un importo superiore ai 2 milioni di lire. Le unite fotografie mostrano l'arte e la diligenza usata nelle ricostruzioni. È noto, del resto, la speciale rinomanza di cui godono, anche all'estero, gli edili carnici ritenuti fra i migliori operai.

Zona di Plezzo.

Nella conca di Plezzo furono distrutti e fortemente danneggiati numerosi centri abitati oltre a vari casolari sparsi nelle vallate adiacenti; si calcola che le case abbattute sommino ad un migliaio circa. Le domande di ricostruzione, sinora, presentate al locale ufficio del Consorzio, sono 250 circa; per le rimanenti banno provveduto e provvedono in parte, i proprietari, con anticipi dell'Istituto di Credito Fondiario di Gorizia e dell'Istituto Federale di Venezia (Coop. Carnica di Credito) ed, infine, parte delle altre cooperative di vario colore, venute anch'esse da altre zone; 250 fabbricati dovranno essere invece costruiti a carico totale degli interessati trattandosi di sudditi stranieri.

Il Consorzio Carnico di Lavoro ha qui dislocate alcune centinaia di operai; vennero sinora costruite nei vari posti citati 120 case; altre 30 sono in via di compimento. Mano a mano saranno istruite ed ammesse le domande presentate dai singoli proprietari, il Consorzio provvederà a completare nella zona tutto il lavoro.

L'importo complessivo delle ricostruzioni assunte dal Consorzio assomma a 8 milioni circa.

Cantiere di Tolmino.

In tutta la zona il danno fu notevolissimo: furono distrutti quasi 10 paesi di varia importanza con un totale di parecchie centinaia di case. Le ricostruzioni sono oggi avanzate: hanno avuto larga parte nel lavoro, compiuto durante il 1919-1920, il Genio Militare ed il Dipartimento Tecnico della Venezia Giulia.

Il Consorzio Carnico giunse nella zona quando molto del lavoro era già iniziato. Ciò nonostante esso potè occupare varie Cooperative con qualche centinaio di operai. Ha sinora ricostruito circa 70 fabbricati, di cui 23 a Volzana, dove ne rimangono ancora pochi da ultimare.

È da rilevare che il lavoro, iniziato dal Consorzio nell'agosto del 1921, sospeso per la rigidità della stagione nel novembre successivo, ed ostacolato nei primi mesi e nella primavera di quest'anno da un tempo incostante, fu assai notevole. Nella zona, se pure non è mancata l'attività e la buona volontà degli Enti che si occupano, preva[lentemente] del finanziamento e della ricostruzione, si vede ancora qualche paese distrutto e la gente costretta a vivere malamente in baracche impossibili: così i centri abitati di Kosance (Volzana) di Aiba; il villaggio di Rute, eccettuati 10 fabbricati in corso di costruzione da parte del Consorzio, si trova ancora raso al suolo.

In questi giorni vennero assunti nuovi lavori: per cui I' importo complessivo delle ricostruzioni ammonta a 5 milioni circa.

Cantiere di Canale.

Anche in questa zona i danni furono fortissimi: interi paesi distrutti o fortemente danneggiati. Il Consorzio, per cause di forza maggiore, aperse assai più tardi che a Plezzo e Tolmino il suo ufficio e relativo cantiere. Comunqu e il lavoro fu relativamente notevole e concorse alla ripresa della vita in quelle terre quasi abbandonate.

Il Consorzio ebbe l'incarico di eseguire la ricostruzione di 60 fabbricati, su 300 distrutti; 35 sono in corso di lavoro e fra breve saranno ultimati: gli altri saranno iniziati non appena il Consorzio potrà disporre del finanziamento.

Anche in questa zona furono assunti, recentemente, nuovi lavori e la somma complessiva si aggira intorno a 3 milioni circa.

Tabella 3
Tabella 3

 

Cliccare sulle miniature per ingrandirle e visualizzare le didascalie

 

È da aggiungere che recentemente vennero assunti nuovi lavori (opere pubbliche ed edifici privati) in parte già in corso di esecuzione, per un importo superiore a 10 milioni.

IL FINANZIAMENTO DEI LAVORI: LE DIFFICOLTÀ INCONTRATE.

I lavori, come dicemmo, vennero assunti direttamente dal Ministero delle Terre Liberate, da vari Enti pubblici per le opere di pubblica utilità (ponti, strade, scuole etc.) e dai privati per quanto riguarda le ricostruzioni di fabbricati distrutti o danneggiati dalla guerra, sia nella Carnia, sia nel Canal del Ferro, sia, infine, nella Venezia Giulia (V. Canale e Isonzo).

I lavori eseguiti dal Consorzio durante l'esercizio 1921, per conto degli Enti pubblici e che avevano assunto una importanza di sviluppo notevole, furono causa di grave crisi finanziaria che a varie riprese, ostacolò la vita del Consorzio stesso e delle organizzazioni affiliate.

«Fra i lavori - così, infatti, la relazione del Cons. d'Amm. del Consorzio sull'esercizio 1921 - da noi intrapresi, quelli assunti con contratto di appalto dal Ministero per le Terre Liberate ed eseguiti coi mutui conferiti dai Comuni sui fondi della disoccupazione gettarono il Consorzio in difficoltà finanziarie tali da pregiudicarne seriamente l'attività. Infatti mentre per tal genere di opere il Consorzio registrava un credito ingentissimo, il Governo sospendeva il pagamento dei lavori eseguiti in attesa che i Comuni e gli altri Enti interessati provvedessero alla regolarizzazione dei mutui contratti e ciò nell'intento di attribuire ad essi l'intero aggravio.

È nota l'agitazione dei Comuni che da tale impegno, per alcuni gravemente oneroso, avrebbero voluto sottrarsi; agitazione che indusse il Governo ad emanare il decreto 6 ottobre con che si concedeva un abbuono sui mutui contratti.

In seguito a ciò e sotto la assillante pressione delle Cooperative creditrici, gli Enti interessati provvidero a regolariezare la pratica che nella maggior parte dei casi a ragione della male intesa procedura, ebbe a subire dei gravi ritardi.

Così alla chiusura dell'esercizio 1921 il Consorzio vanta per tale genere di lavori un credito di circa 2 milioni di lire.

Il ritardato pagamento delle opere eseguite coi mutui sui fondi della disoccupazione fu quello che fra l'altro portò grave dissesto al Consorzio e nel rapporto del finanziamento dei lavori e in quello degli enormi interessi pagati agli Istituti di Credito sovventori. Che concorsero ad aggravare la situazione finanziaria furono anche come abbiamo visto i lavori del Ponte sul Degano.

La esposizione finanziaria che si aggirò durante tutto l'esercizio 1921 intorno ai sei milioni e che raggiunse perfino i sette milioni, comportò un onere complessivo per interessi passivi di L. 483,027,57. Quest'ultima cifra non ha bisogno di essere posta in evidenza quando si confronti con quella segnata allo stesso capitolo nel bilancio 1920, per un importo di lavori eseguiti quasi uguale a quello 921.

Non sarà inutile invece rilevare le perniciose conseguenze derivate da tale situazione. La provvista dei mezzi d'opera più necessari al normale e al buon andamento dei lavori è a volta a volta ostacolata; il pagamento dei salari soffre il ritardo di tre, quattro e persino cinque quindicine, con quella demoralizzazione negli operai che è facile immaginare.

Di fronte a tale stato di cose. questo Consiglio di Amministrazione, vista la impossibilità di proseguire in tali condizioni nei lavori in corso, considerato però la grave bisogna incombente ai lavoratori della Carnia, già troppo a lungo disoccupati, deliberava di invitare le Cooperative consorziate a partecipare con tutte le proprie forze al finanziamento dei lavori e a far fronte alle necessità del momento.

Le Cooperative, comprese della situazione, rispondevano al nostro appello e in breve anche esse potevano contare al loro attivo uno sforzo considerevole e un notevole sacrificio.

In tale occasione assistemmo alla confortante dimostrazione di coscienza cooperativistica *data da molti operai soci delle nostre Cooperative che firmarono cambiali in proprio per provvedere al finanziamento dei lavori. Così vediamo alla prova in questa occasione la efficienza delle nostre organizzazioni cooperative che, al di sopra di ogni fine speculativo ed egoistico, operano nell'interesse esclusivo dei lavoratori e della collettività» .

 

Cliccare sulle miniature per ingrandirle e visualizzare le didascalie

LE RICOSTRUZIONI NELLA VENEZIA GIULIA.

Più regolare agile e pronto fu il finanziamento dell'Istituto Federale, a traverso la Cooperativa Carnica di Credito, per i danni relativi ai fabbricati od opere analoghe. Nei primi mesi del 921 fu facile infatti al Consorzio di Lavoro di iniziare, e sviluppare in seguito, un'intensa attività ricostruttiva nella Venezia Giulia, dove in quell'epoca venivano estesi i provvedimenti relativi al risarcimento dei danni di guerra.

Il Consorzio aperse il suo primo Ufficio in Pontefella nel gennaio del 921. L'opera svolta in un ambiente critico, difficile, pervaso da diffidenze, verso l'opera governativa la quale - inutile nasconderlo - fu tarda ed incompleta, diede, in poco tempo, frutti insperati. Non è esagerato dire che i paesi, in special modo, dell'Alto Fella sorsero, quasi per incanto, dalle immense rovine e le organizzazioni carniche riscossero in breve le maggiori simpatie e la più cieca fiducia.

La stessa attività ·venne rivolta nel!' opera di ricostituzione lungo il medio ed alto Isonzo, dove il Consorzio aperse i suoi cantieri a Plezzo, Tolmino e Canale assumendo lavori per un importo superiore a 10 milioni di lire.

Dato il ritardato inizio dei lavori a confronto delle vecchie provincie le ricostruzioni da fare sono ancora parecchie; si calcola che il lavoro nella Venezia Giulia sarà, soltanto fra qualche anno, compiuto.

La Rinascita

Ma il lavoro di ricostruzione, iniziato e condotto dopo l'armistizio con intensità sempre crescente, e che permise di occupare migliaia di braccia, sarà, in breve compiuto. Tutta la numerosa schiera di operai, riuniti nelle varie Cooperative, dislocate al presente, in gran parte, fuori della loro regione, ritornerà quanto prima nelle proprie case.

Senonché la forte densità di popolazione, in un ambiente dove le risorse economiche sono al presente relativamente modeste e quindi tali da offrir lavoro ad un numero limitato di operai, rende più che mai critica la situazione sociale della regione.

Prima della guerra, l'emigrazione costituiva una valvola di sicurezza. Oggi invece, per varie cause, riesce difficile collocare ali' estero i nostri lavoratori. Da ciò la necessità di valorizzare energie latenti locali, di cui è ricca la regione carnica, le quali, oltreché creare nuovi fattori economici di ricchezza e ristabilire, parzialmente, l'equilibrio sconvolto dalla guerra, possano anche permettere, per un periodo di tempo relativamente lungo, un largo impiego di mano d'opera.

Anche in questo campo l'iniziativa e l'attività da tempo spiegata dalle Cooperative Carniche fu superiore ad ogni elogio; e ciò giustifica, appunto, il nostro interessamento al riguardo.

Ma prima di accennare ai lavori che rendono possibile lo svolgimento del programma tracciato per la rinascita del paese, riteniamo opportuno far precedere un cenno sulle condizioni fisiche, economiche e sociali della regione Carnica.

La Regione Carnica: sue caratteristiche.

La regione Carnica, nella quale comprendiamo l'alto bacino del Tagliamento, a monte della confluenza col Fella ed il Canale del Ferro, occupa il lato Nord-Ovest della Provincia di Udine. Essa è situata, interamente, in zona montuosa: se si eccettua, però, l'aspro e rude Canal del Ferro, nel paesaggio carnico, in generale, è un continuo succedersi di monti e di valli: sono frequenti, assai meno però che altrove, le pareti verticali e le masse rocciose. I fenomeni franosi, accentuatisi specie dopo i disboscamenti e la esecuzione di opere militari durante il periodo bellico, rendono in vari punti, inospitali e pericolose vaste zone di terreno.

Il punto più basso della regione si trova a metri 195 (lago di Cavazzo) quello più alto, a metri 2781 (vetta del Coglians).

La vegetazione si spinge quasi dappertutto: essa è più sviluppata ed acquista una particolare intensità di color verde, mano mano che dalla Valle del Tagliamento si sale verso le formazioni geologiche più antiche: è la grande fascia dei terreni schistosi e delle arenarie che offre, per la fertilità degli stessi, un paesaggio delizioso, talvolta incantevole e che in taluni punti ricorda i luoghi ameni del vicino Cadore.

Tutte le acque della Carnia, tranne pochi rivi montani, si riversano nel Tagliamento, che scorre nella regione per una lunghezza di km. 55 circa. Lungo il suo percorso riceve vari affluenti: il Rio Poschiedera, il Lumiei, il Seazza, il Degano, il Venadia, il But e per ultimo il Fella, prima di arrivare alla stazione per la Carnia: a questo punto il fiume lascia la regione. Il Tagliamento, che assume ovunque un aspetto pressochè torrentizio, ha una pendenza complessiva del 17 ‰ circa; il suo alveo ha una larghezza assai variabile: da pochi metri raggiunge in alcuni punti un chilometro circa (sud di Tolmezzo). Mentre in via ordinaria il corso d'acqua si limita a dimensioni modeste, durante le piene occupa anche tutto l'ampio letto. Va soggetto a piene spaventose e repentine: ciò è causa di frequenti danni specialmente nelle valli affluenti e nei torrenti minori.

La Regione Carnica è ricca di laghi: si tratta, più che altro di serbatoi d'alta montagna, di modesta capacità. Più esteso ed importante è il lago di Cavazzo. Le sue acque, limpidissime, quasi trasparenti, presentano una colorazione verde, piuttosto intensa. Gode di una posizione incantevole e pittoresca.

La regione Carnica offre speciali caratteristiche per la varietà geologica del suo ambiente. Vi sono rappresentate le formazioni più antiche e la serie più completa di fossili, dal paleozoico al triassico. Dalle grandi formazioni dei calcari paleozoici, di cui è costituita la catena delle Alpi Carniche (dal m. Peralba al m. Paularo) a traverso i terreni schistosi del «Siluriano» e del «Carbonifero» (Fleon - Crostis etc.) e più a sud, dei terreni permiani (Canale San Canziano, Val Calda, Val di Treppo) si scende gradatamente nella zona delle rocce del mesozoico (dai monti di Sauris a Pontebba) costituite dalle caratteristiche arenarie rosse, schisti argillosi e micacei. Viene, successivamente, una zona costituita, in prevalenza, da grandi masse di calcari o calcari marnose (gruppo del Clapsog). E per ultimo la vastissima zona della dolomia principale che forma le zone montuose a sud del Tagliamento e gran parte di quelle del Canal di Ferro.

La zona costituita dalle rocce schisto-arenarie presenta i terreni più fertili: ciò è dovuto particolarmente alla facilità con la quale tali rocce si sminuzzano ed offrono alla vegetazione, specie erbacea (pascoli), le migliori condizioni di sviluppo.

Assai più povera e ingrata è la zona occupata dai calcari del trias medio e dalle dolomie principali. Quest'ultima, specialmente, sia per la aridità del suolo, sia per la mancanza di acqua e di una sufficiente viabilità, è la parte meno redditizia di tutta la regione.

Interesse speciale presenta la Carnia non soltanto agli studiosi di paleontologia e stratigrafia ma anche per coloro che seguono, nel campo geologico, i grandi fenomeni postglaciali e attuali. Così la formazione delle caratteristiche forre nella regione dolomitica, delle frane, di varia profondità ed intensità, delle caratteristiche muse (colate di fango miste ad acqua che scendono dal Rio Moscardo convogliando blocchi di varie dimensioni) i strani prodotti di erosione meteorica della regione detta «lis Vinadiis» (Monte Rivo) ove, nelle cosiddette arenarie di Werfen, si osservano dei singolari pilastri, torri, ecc.

La Carnia tiene il primo posto fra le regioni più piovose d'Italia. Dai dati raccolti la media annua di precipitazione a Tolmezzo si aggira intorno a 2'366 mm.; la stagione invernale è meno piovosa; le maggiori precipitazioni si notano nell'autunno. Il clima in genere è assai mite: mancano i freddi intensi, ed i calori eccessivi.

Il censimento 1901 assegnava alla Carnia 57.000 abitanti e 17.784 al Canal del Ferro con una densità, rispettivamente, di 46.5 e 36.3 per kmq. La popolazione relativa, è piuttosto bassa, e assai inferiore a quella media del Regno (120,9); occorre però tener conto dell'ambiente decisamente montano che anche in altri Paesi ha influenza notevole sulla densità degli abitanti. Quivi la popolazione, come in tutta la regione Veneta, in contrasto con un ambiente scarsamente redditizio, dove non può quindi trovare lavoro ed occupazione che una minima parte degli abitanti residenti, è un continuo, notevole incremento.

Questa è appunto la causa precipua dell'intenso sviluppo che fino a poco prima della guerra aveva raggiunto il fenomeno emigratorio. Basti dire che un terzo circa della popolazione carnica lasciava annualmente le proprie case dirigendosi in terra straniera. L'emigrazione nella Carnia ebbe sempre, però, un carattere temporaneo; la gente partiva nella primavera e ritornava ali' inizio dell'inverno portando seco somme relativamente cospicue, frutto di un sudato lavoro e di forti sacrifici: chi avvicina quei bravi lavoratori, ha modo di ammirarne l'eccezionale attività, l'esemplare sobrietà e semplicità di vita.

Il fenomeno emigratorio indubitatamente ha recato e arrecherà a questi paesi notevoli vantaggi economici. Ne è prova infatti il risparmio che è andato notevolmente aumentando negli anni prima della guerra, e l'aspetto, gaio e ridente, dei molti paesetti bianchi e puliti, taluni caratteristici per la loro ubicazione, di quelle pittoresche vallate. Non si possono, però sottacere taluni inconvenienti d'ordine morale e materiale che se spinti all'esagerazione, potrebbero essere causa in avvenire di spiacevoli conseguenze.

Comunque si tratterà, come diremo meglio in seguito, di assecondare e guidare il movimento nel modo ritenuto più pratico e migliore.

Cliccare sulle miniature per ingrandirle e visualizzare le didascalie

 

Le condizioni economiche della Regione Carnica sono piuttosto modeste; particolarmente critiche quelle del Canal del Ferro. La pastorizia e la selvicoltura sono le maggiori e più cospicue sorgenti di ricchezza. Nelle vallate, vicino agli abitati, trova sviluppo l'agricoltura limitata ai bisogni di ciascuna famiglia. Minore importanza hanno le industrie minerarie per le quali solo al presente si accenna a qualche risveglio.

Tra le industrie trovano sviluppo quelle relative alla utilizzazione e lavorazione delle forti masse legnose prodotte nei boschi della Regione.

Secondo i dati tolti dal catasto agrario (1908) le varie colture risultano così distribuite:

Tabella 3

 

L'agricoltura carnica, caratterizzata dalla piccola proprietà coltivatrice, coadiuvata e sostenuta dalla proprietà collettiva (pascolo), che in modo notevole ne completa l'esercizio, è basata principalmente sull'allevamento del bestiame e sulla trasformazione dei prodotti derivati.

Nel fondo delle valli, attorno alle casette, vi sono piccoli appezzamenti di terreno pianeggianti, dette localmente tavole; sono coltivati a granoturco, a fagiuoli, a patate, ad ortaggi, a frumento ecc.: si tratta però nel complesso di ben poca cosa.

Nel Canal del Ferro, le condizioni sono ancora peggiori: mancano, si può dire, quasi del tutto anche i modesti pianori. È frequente il caso di assistere allo spettacolo di povere donne che portano, col mezzo di gerle, poca terra sulla ghiaia del fiume Fella per coltivarvi quanto è appena sufficiente per la loro esistenza.

Maggiore sviluppo hanno nella regione la gelsicoltura e la frutticoltura.

La selvicoltura assume quasi ovunque una notevole importanza: sono numerose le vallate dove specie nella fertile zona delle argille rosse e degli schisti, le pendici sono coperte da densa e ricca vegetazione arborea.

Fra le varie essenze sono comuni: l'abete rosso e bianco, il larice, il faggio, il frassino e carpino. La produzione annuale del legname si aggira intorno a parecchie decine di migliaia di metri cubi.

Particolare importanza, per lo sviluppo delle singole piante e per l'intensità del color verde, assumono i boschi dell'alto bacino del Degano e di quasi tutte le valli trasversali ai principali affluenti del Tagliamento. (Degano, But ecc.).

Più abbandonata è la zona dei terreni costituiti dalle nude e sterili rocce della dolomia principale. Quivi, l'aspetto del paesaggio è desolante: tale, ad esempio, l'impressione di chi attraversa il Canal del Ferro, da Moggio a Pontebba: la valle stretta ed incuneata è costituita da fianchi alti e scoscesi con frequenti e pericolose frane.

Pure a traverso una notevole superficie boschiva molte pendici sono però ricoperte di miseri cespugli: lo stato di deperimento dei boschi riesce evidente in molti luoghi e ne consegue una graduale formazione di frane e di scoscendimenti che divengono ognor più minacciosi.

I boschi sono in gran parte di proprietà di Enti pubblici o Consorzi di comuni.

Il lavoro di rimboschimento fu in questi ultimi anni alquanto attivo: molto vi ha cooperato l'Amministrazione forestale chiamata ad operare nella zona. Ma non si può nascondere che si tratta di lavori che interessano vaste zone e pei quali si rendono necessari mezzi tecnici e finanziari ben maggiori ed aiuti più pronti ed efficaci. La guerra ha molto aggravato tali condizioni apportando notevoli danni alle proprietà boschive.

Le colture prative ed i pascoli alpini predominano notevolmente sulla superficie agraria forestale di tutta la regione.

D'ordinario esse si presentano in tre forme caratteristiche: i prati, attigui ai villaggi, sul fondo delle valli o lungo dolci pendii, e servono ad assicurare l'alimento al bestiame durante il periodo invernale; i prati maggenghi, situati fra i 700 ed 1000 metri, servono per alimentare il bestiame nella primavera e nell'autunno, prima e dopo cioè, della monticazione; ed i pascoli alpini (o malghe), situati a quota più alta, arrivano talvolta a coprire le cime dei monti, assai spesso invece raggiungono i limiti inferiori delle rocce nude. È ovvio che mentre le zone prative, più vicine all'abitato, vengono maggiormente curate e concimate, e sono capaci di produzioni soddisfacenti, i prati maggenghi, ma sopra tutto i pascoli alpini (malghe), vengono d'ordinario abbandonati senza esser concimati e coltivati come sarebbe necessario pn l'aumento della produzione e quindi del reddito.

La malga o pascolo alpino, nella Carnia come nelle altre regioni montane, viene utilizzata nella stagione estiva. Verso la metà di giugno, dopo lo scioglimento delle nevi, gli animali bovini (vacche e vitelli) delle vallate carniche e dei vicini paesi di pianura vengono accompagnati in montagna e consegnati al malghese. Nella prima decade di settembre ha fine l'alpeggio o monticazione.

La malga è dotata d'ordinario di fabbricati che servono per il ricovero del personale (malghese o casaro e pastori) per la lavorazione del latte, la conservazione dei prodotti derivati, per il ricovero del bestiame ecc.

Le malghe si aggirano intorno a 200 circa: sono di varia ampiezza e di diversa fertilità: ricevono annualmente in totale di quasi 20.000 bovini.

Il 60% circa. delle malghe è di proprietà comunale; le altre appartengono a privati, soli o riuniti in Consorzio.

Cliccare sulle miniature per ingrandirle e visualizzare le didascalie

 

La viabilità delle malghe è ovunque insufficiente; ciò ostacola grandemente la possibilità di valorizzazione dei pascoli.

I fabbricati, pur non mancando di talune comodità, lasciano alquanto a desiderare: assai spesso insufficienti al bisogno, sporchi e male adatti alla lavorazione del latte. Le stalle-tettoie, che potrebbero offrire notevoli vantaggi, mancano quasi sempre o si trovano in condizioni impossibili.

In mezzo a tante deficienze non mancano, però, ed è giusto rilevarlo, esempi meravigliosi, che dovrebbero avere largo seguito, specialmente dove le proprietà sono dei comuni o di altri enti pubblici. Cosi la malga «Pramosio» del Sig. Matteo Brunetti fu Andrea, come di altri che vorremmo ricordare, rappresenta un notevole passo e merita qui speciale menzione e vivo elogio. Distrutta durante la guerra venne subito ricostruita, migliore e più spaziosa.

La provvista d'acqua per il personale e per il bestiame costituisce tuttora un problema insoluto.

La regione non manca di sorgenti perenni anche nelle zone dei pascoli; ma si tratta di una superficie limitata a talune località dove difettano le formazioni dolomitiche (alta Val del Degano, del Chiarsò etc.) non presentano alcuna sicurezza in altri luoghi vicini, e mancano assolutamente nelle regioni dolomitiche. Qui la provvista ha luogo a mezzo di pozze scavate nella terra destinate a raccogliere e conservare l'acqua piovana. Per varie ragioni esse si riducono quasi ovunque a vere pozzanghere, con acqua imbevibile, lurida e fangosa. Da ciò è facile prevedere le conseguenze.

Scarse o ridotte a ben poca cosa le concimazioni. sia organiche sia minerali. Le prime, che potrebbero essere assai redditizie, con spesa relativamente modesta, sono rese impossibili dalla trascuratezza con cui le deiezioni animali sono raccolte e peggio conservate.

Notevole l'invasione delle erbacce, che soffocano e uccidono la flora migliore. Mancano in quasi tutte le malghe, superfici anche modeste, nelle vicinanze dei fabbricati, di prati falciabili: la loro produzione di fieno sarebbe preziosa per alimentare il bestiame durante le giornate piovose e prolungare, occorrendo, il soggiorno del bestiame in montagna.

Molte altre pratiche culturali sono trascurate, mentre potrebbero concorrere ad aumentare la produttività dei pascoli: così i prosciugamenti di zone paludose, alquanto frequenti anche in alto, e dove lo scolo delle acque non è possibile senza taluni lavori; l'irrigazione, che con facili opere di ingegneria sarebbe in molti luoghi possibile, etc.

Il patrimonio zootecnico della Carnia è abbastanza sviluppato. Non si hanno dati precisi sul quantitativo di bestiame ivi esistente. Si calcola che esso all'incirca sia così rappresentato: bovini 95.200; caprini 7.878; ovini 4.350; suini 3.500.

Nella Carnia ebbe predominio in addietro la razza carnica: ma ancora prima della guerra si manifestò una spiccata tendenza alla introduzione delle razze più disparate e meno adatte ali' ambiente: la sola che fra tante ebbe modo di consolidarsi ed offrire i risultali migliori fu la razza bruna. La guerra eliminò dalla regione i pochi esemplari della razza locale; talché il ripopolamento delle stalle, dopo la guerra, fu fatto, da parte dei più intelligenti, con elementi scelti di razza bruna, la quale finirà certamente coll'affermarsi e prevalere.

È notevole nella Carnia il florido sviluppo dell'industria casearia che assicura un considerevole cespite di guadagno. Basti dire che la produzione dei latticini, prima della guerra, si aggira all'incirca:

  • formaggio: kg. 1.032.033.-
  • burro: kg. 170.515.-
  • ricotta: kg. 211.369.-

per un valore complessivo di 2 milioni di lire.

Degno di rilievo, nella regione carnica, è il florido sviluppo assunto da una forma caratteristica di cooperazione di produzione: le latterie sociali. Si può dire che ve ne sia una ogni paese. La prima venne fondata nel 1880 a Collina (Forni Avoltri). Oggi se ne contano 72. Lavorano pochi mesi all'anno e restano ferme durante la monticazione. Ad esse si deve indubitabilmente il progresso sensibile nella lavorazione del latte.

Miglioramenti notevoli, invece, si attendono, nella lavorazione del latte fatta nelle casere delle malghe.

Nella Carnia si produce uno speciale tipo di formaggio il Montasio che trova largo consumo nel Friuli e che viene anche in parte collocato fuori della Regione.

Le industrie sono al loro inizio, all'infuori di quelle relative alla lavorazione del legno alla utilizzazione dei prodotti forestali e di talune piccole industrie che meglio organizzate nella produzione e nello smercio dei prodotti e convenientemente sostenute da un facile credito potrebbero assumere maggiori proporzioni . L'industria mineraria compresa anche quella del carbone che si estrae da alcune poche miniere è povera, ma non è escluso che in alcune località essa possa assumere notevole importanza.

Le comumicazioni, specialmente dopo la guerra, sono piuttosto sviluppate tranne in alcune vallate che troverebbero sensibile vantaggio da speciali allacciamenti, massimamente ferroviari.

La popolazione carnica si distingue per talune speciali caratteristiche ed elevate virtù, come lo spirito calmo, la rettitudine di giudizio, l'alto rispetto, la riservatezza, lo spirito di parsimonia, il sincero amore alla propria terra che. pur attraverso varie vicende anche se costretta ad abbandonarla, non dimenticano mai.

Dalle premesse fatte risulta quindi evidente la modesta capacità produttiva dell'ambiente carnico e l'enorme sviluppo demografico della regione, oggimai preoccupante.

Nei successivi capitoli accenneremo quindi alle opere ed ai lavori la cui esecuzione non solo potrà portare in avvenire alto giovamento al paese, rendendo anche, per qualche tempo e sino a che non siano riprese intensamente e nei giusti limiti la corrente emigratoria, meno critico il problema della disoccupazione.

Tali lavori si riferiscono principalmente alla:

  • a) sistemazione idraulico-forestale dei bacini montani;
  • b) miglioramento dei pascoli alpini;
  • c) alla costruzione di impianti idroelettrici;
  • d) allo sviluppo di ogni altra iniziativa connessa alla rinascita della regione.

La sistemazione Idraulico-forestale dei bacini montani.

A chi percorre il «talweg»1 delle valli, la montagna appare vestita tutta, o in gran parte, dal bosco; ma chi sale alle sorgive dei torrenti. vede rimpicciolire la selva e scopre regioni immense di pascoli, di frane, di detriti rocciosi, di terreni nudi, dove le acque, libere nella furia delle bufere, si allacciano da mille rivi, gonfiano e si lanciano rumorose nelle gole e nella valle.

Le valli inferiori sono quasi completamente occupate dal letto del fiume e trasformate in un ammasso di ciottoli. Dov'è la poesia del torrente alpestre, che si svolge come un nastro d'argento in mezzo alle praterie grasse e ai lieti campi, costretto tra rive salde, ombrose. ricche di alberi? La valle bassa è trasformata in un immenso ghiaieto. Le acque, separate nei periodi di magra in piccoli rivoli si sperdono nel grande letto; nelle piene si alzano e si riuniscono veloci, limacciose. prepotenti; trascinano i ponticelli, le cataste di legname destinate a fluitare, irrompono ad espandersi nella lontana pianura, che malamente tenta difendersi con costosi argini dall'inondazioni. Non è nella pianura che il flagello delle inondazioni può essere efficacemente combattuto. Il male va curato assai più in alto dove i torrenti si iniziano.

La pioggia che violentemente batte le pendici denudate non viene trattenuta che in piccola misura dallo scarso terreno che si trova tra frammenti di roccia; la pietra la rifiuta, e l'acqua rapida scorre scavando tortuosi i solchi. ad ingrossare repentinamente il torrente. Molta è la pioggia, in questa regione Carnica, dove essa somma annualmente a più che due metri!

E intorno quanta rovina di frane, antiche e recenti! Nei terreni nudi in pendio, particolarmente, se provenienti dal disgregamento degli schisti (rocce a tessitura fogliacea) e delle arenarie (rocce comunissime delle Alpi Dolomitiche) l'acqua di pioggia, e particolarmente di scioglimento delle nevi, s'insinua attraverso alle fenditure nel profondo del suolo fino alla base solida, inumidisce e rende molle la superficie di contatto con questa; fa sdrucciolevole, viscida la roccia dura sottoposta; ecco, l'equilibrio si rompe, la enorme massa si muove, la montagna si lacera e la frana paurosa si stacca.

Così nella elegante monografia «Il bosco, il pascolo, il monte» pubblicata, prima della guerra, dal 'Touring Club Italiano.

I bacini montani della Carnia si presentano infatti ancor oggi in condizioni allarmanti di sconvolgimento e di disordine per le vaste frane e corrosioni dei versanti montuosi.

La guerra, portata in quelle alte vallate, sulle pendici che le rinserrano e sulle cime dei monti, ha contribuito ad aggravarne la situazione.

Per dare un'idea della vastità che viene ad assumere l'opera di sistemazione dell'ampio bacino del Tagliamento il quale costituisce l'intiero sistema idrografico della regione carnica, basti ricordare che oltre al ramo principale di questo fiume che scorre nella Carnia, per un tratto di 55 km. vi sono compresi i vari affluenti: i più importanti come quello del Lumiei, del Pesarina, Degano, But e Fella contano un percorso complessivo di km. 150.

L'OPERA DELLO STATO E DEGLI ENTI LOCALI.

A porre riparo a tale triste situazione e per incoraggiare ogni utile iniziativa a favore dell'economia montana, si era tentato, in addietro, di favorire, nelle varie regioni, la costituzione di speciali Consorzi Provinciali, previsti dalla legge forestale del 1887. I contributi per l' esecuzione dei lavori venivano versati, in uguale misura, dallo Stato e Provincia. Cosi la Provincia di Udine, prima ancora di qualunque altra, e prima ancora, si può dire, che la legge venisse promulgata, compresa la utilità dell'opera di rimboschimento, fu alla testa del movimento. Ma in generale, tali istituzioni, pur con la massima buona volontà e attività dell'amministrazione forestale, non diedero i frutti sperati e quel poco che venne fatto non fu certo pari ai bisogni che la montagna oggi, come allora, richiedeva.

Senonché, alle manchevolezze dimostrate da tale legge, e dopo una serie di emendamenti ed aggiunte escogitate per agevolarne la più larga applicazione, venne approvata successivamente la *legge 21 marzo 1912 n. 442 intesa a promuovere le sistemazioni idrauliche forestali dei bacini montani. In applicazione ad essa, lo Stato si obbliga, principalmente. ad assumere tutto a suo carico e spesa la esecuzione di quelle sistemazioni che in qualsiasi modo possono collegarsi con altre opere di interesse pubblico e generale; secondariamente, con disposizioni eccezionali favorevoli, stimola gli Enti Locali (Provincie, Comuni, Consorzi Enti ecc.) ad occuparsi direttamente dell'esecuzione dei lavori.

Appena promulgata la legge predetta, il Magistrato alle Acque per le Provincie Venete, provvide al compimento degli studi necessari a far conoscere quali fra i numerosi bacini della regione Veneta, apparissero maggiormente meritevoli di sistemazione; dopo di che venne compilato un primo elenco, approvato da una speciale Commissione istituita presso il Magistrato nel 1913, dei lavori che avrebbero dovuto compiersi in breve termine.

Sopraggiunta la guerra ogni lavoro venne sospeso. Solo verso la fine del 1919 la predetta Commissione si riunì nuovamente e concretò un nuovo programma indicando i bacini montani bisognevoli di pronta sistemazione.

Per la regione Carnica (circ. di Tolmezzo) essi sono:

  • 1) Torrente Rio Scuro ed altri affluenti del Pesarina (Prato Carnico).
  • 2) Rio di Neval affluente del Degano (Rigolato).
  • 3) Rio di Canonica affluente del Degano (Ovaro).
  • 4) Rio Furioso affluente del Degano (Ovaro).
  • 5) Rio Miozza affluente del Degano (Ovaro).
  • 6) Rio Moia affluente del Degano (Villa Santina)
  • 7) Torrenti Orteglas e Maestrin affluenti del But (Treppo Carnico).
  • 8) Torrenti Moscardo e Promosio affluenti del But (Paluzza)
  • 9) Torrenti Saustri affluente del But (Sutrio).
  • 10) Rio Randis affluente del But (Sutrio).
  • 11) Torrente Mugnezza affluente del But (Tolmezzo).
  • 12) Rivoli Banchi di Tolmezzo2.
  • 13) Torrente Randina affluente del But (Arta).
  • 14) Rio Fortin affluente del Fella (Pontebba).
  • 15) Torrente di Val Dogna affluente della Fella (Dogna).
  • 16) Torrente di Val Raccolana affluente del Fella (Raccolana)
  • 17) Rio di San Giorgio ed altri affluenti del Resia (Resia).
  • 18) Torrente Aupa affluente del Fella (Moggio).

preventivando al riguardo per opere idrauliche e forestali L. 10.000.000 (dieci milioni) circa.

Cliccare sulle miniature per ingrandirle e visualizzare le didascalie

 

Le opere di sistemazione idraulica dei torrenti Orteglas, Maestrin, e Moscardo furono già in gran parte eseguite dal Consorzio Carnico di Lavoro.

Per quelle di sistemazione idraulica dei Rii di Neval. Moia, Saustri, Radis. Fortin, Val Raccolana e Val Pesarina (escluso il Rio Scuro alla sistemazione del quale provvederà direttamente l'Amministrazione Forestale) provvederà l'Istituto di Economia Montana di Tolmezzo che ha già eseguiti i progetti e inoltrate le domande relative di concessione.

È superfluo aggiungere - scrive in proposito il Com. P. Rizzi3 Ispettore Sup. Forestale presso al Mag. alle Acque - che questo sarebbe indubbiamente il «programma minimo» da eseguire entro il prossimo quinquennio; considerando, in primo luogo, che la maggior parte delle sistemazioni indicate «era già stata riconosciuta di somma urgenza fino dal 1913» e che, per altre, il motivo della indilazionabilità deriva dal fatto che esse sono richieste per condurre a compimento lavori già iniziati in precedenza, i quali non potrebbero lasciarsi in sospeso senza compromettere i benefici risultati già ottenuti.

Infine, tenuto presente il disordine eccezionalmente grave nel quale si trovano i torrenti predetti ed i pericoli impressionanti che essi minacciano non si può dimenticare che, oltre ai danni ingenti che deriverebbero da qualsiasi ritardo nel provvedere alla sistemazione, andrebbero rapidamente e fortemente aumentando le difficoltà e le spese che si dovrebbero incontrare per porvi riparo; quindi non soltanto per vedere più sollecitamente assicurato il migliore risultato di quelle sistemazioni, ma anche per conseguire il rilevantissimo beneficio di un forte risparmio nelle spese corrispondenti, si deve esprimere la sicura fiducia che, almeno per questa parte più limitata dalle sistemazioni «indilazionabili» vengono accolte integralmente le proposte della Commissione e vengano concedute al più presto le somme occorrenti per la ripresa o l'inizio dei lavori.

Ma se la legislazione in materia risponde oggi, in apparenza, alle necessità immediate della montagna ed alle giuste aspirazioni di quelle popolazioni, verso le quali l'opera governativa fu sempre tarda ed insufficiente, ciò nondimeno essa presenta gravi lacune, che la rendono impotente; lacune determinate e dalla ristrettezza dei mezzi finanziari necessari per iniziare e proseguire le importanti opere, e dalla deficienza di personale, specie dopo la guerra, presso le varie ispezioni forestali della Regione.

È noto, inoltre che i fondi assegnati al Ministero di Agricoltura, per le sistemazioni montane, a norma dell'art. 2 legge 2 marzo 1912 n. 442, sono tutti impegnati sino alla fine del 1927.

D' altra parte quelli messi a disposizione del Ministero dei Lavori Pubblici sul fondo della disoccupazione e quelli ancora, sotto il medesimo titolo, assegnati al Dicastero dell'Agricoltura, sono ancor lontani dal corrispondere alla maggior parte delle esigenze che occorrerebbe soddisfare.

In ogni modo, pur disponendo dei mezzi finanziari, l'Amministrazione Forestale si troverebbe oggi nella impossibilità materiale di progettare e seguire tutti i lavori assunti direttamente dallo Stato.

Per avviare ad una pronta e reale soluzione il problema, la legge precitata. (12 giugno 1912 n. 442), prevede, molto opportunamente, la possibilità di ricorrere al sistema della esecuzione delle opere per concessioni, regolate dalle disposizioni di legge. Possono essere concessionari, i Comuni, le Provincie, i Consorzi fra interessati od Istituti o Enti speciali, specie questi ultimi se destinati ad operare in zone, dove è possibile lo sviluppo di un programma generale, e creati col largo concorso di Istituti finanziatori, condizione questa essenziale per assicurare una vit.a sicura e di un florido sviluppo.

Lo Stato concede, agli Enti concessionari i lavori da eseguire, ne rimborsa ratealmente le spese, più il 20 per cento per spese generali e gli interessi del 5 per cento sulle somme anticipate.

Può accadere, però, che tali Enti, specie i Comuni e le Provincie, si trovino talvolta nella impossibilità di disporre delle somme che occorre anticipare e ne siano ostacolati dalla naturale pesantezza burocratica propria dei loro organismi. Talché forse meglio potrebbero rispondere taluni Enti che, come si è detto più sopra, sono venuti in questi ultimi anni sorgendo qua e là.

Comunque, a nostro avviso, tenuto conto dei provvedimenti legislativi accennati, riteniamo che la possibilità di avviare, gradualmente, il problema montano verso una pratica ad efficace soluzione dipenda oggi principalmente:

  • a) da una larga ed intensa attività da parte dei vari Enti locali dotati di mezzi tecnici e finanziari;
  • b) dalla possibilità di provvedere (analogamente a quanto venne e vien fatto con piena soddisfazione per altri lavori) con un adeguato finanziamento provvisorio - da parte di istituti preparati per lo sviluppo di tali operazioni, in attesa del rimborso graduale da parte dello Stato - alla esecuzione delle opere di sistemazione idraulico-forestale.
Cliccare sulle miniature per ingrandirle e visualizzare le didascalie

 

Il miglioramento del pascoli alpini.

l miglioramenti di cui abbisognano quasi tutte le malghe e che potrebbero valorizzarle sensibilmente si riferiscono ad opere fondiarie e lavori colturali.

Tra le prime hanno somma importanza i fabbricati. I quali se non devono rispondere a criteri di lusso, devono però rispondere a taluni indispensabili concetti di maggior razionalità ed a speciali esigenze igieniche. Così ogni malga dovrebbe disporre:

  • di un locale per il ricovero del malghese e della sua famiglia;
  • di un locale per la lavorazione del latte;
  • di un locale per la conservazione del formaggio;
  • di un ricovero (stallone) per il ·bestiame (durante la notte ed i periodi piovosi) con soprastante fienile;
  • di un porcile e annessa concimaia per la raccolta e la buona conservazione delle deiezioni.

La provvista dell'acqua. - Non sempre è possibile disporre nelle malghe della Carnia di vicine sorgenti d'acqua con una portata continua e sufficiente. In tali condizioni è, quindi, necessario provvedere altrimenti al rifornimento dell'acqua, indispensabile per il personale, per il bestiame e per l'industria casearia. Le comuni cisterne o pozze, che lasciano assai spesso a desiderare perché mal fatte e peggio curate, possono rispondere assai bene allo scopo purché costruite e mantenute con le regole dovute ed in modo che gli animali non sporchino l'acqua in esse raccolta. L'unita figura può offrire un'idea abbastanza precisa di tali serbatoi che rispondono a criteri razionali. Qualcuno è già in costruzione.

Per i miglioramenti colturali basta accennare a quelli che si riferiscono al lavoro di rinnettamento dalle erbe infestanti, allo spietramento, che ruba ai pascoli molta parte della superficie produttiva, all'estirpazione dei cespugli, al prosciugamento degli acquitrini etc.

PROVVIDENZE LEGISLATIVE: I CONTRIBUTI DIRETTI DELLO STATO.

Le opere suddette richiedono indubitabilmente notevoli investimenti di capitali, dei quali, specie ora, non è possibile sempre poter disporre. D'altra parte le sistemazioni montane, specie dove queste costituiscono un bisogno impellente, portano incalcolabili vantaggi.

Per venire incontro a tali necessità e concorrere nel tempo stesso ad attenuare le forti spese necessarie pei lavori suddetti, il Ministero di Agricoltura ha, in questi ultimi anni, assai opportunamente, provveduto a favore del miglioramento dei pascoli alpini.

Le prime disposizioni in materia sono contenute nei D. L. 6 maggio 1915 n. 589; 4 ottobre 1917 n. 1605; D. M. 22 ottobre 1920.

Tabella 6

 

Esse prevedono, per tutti coloro che spontaneamente effettuano opere di miglioramento dei pascoli, un premio oscillante dal 25-30% della somma spesa. Per i Comuni proprietari è, inoltre, previsto che per la esecuzione di tali opere, oltre il contributo sopraindicato, possono anche ottenere speciali mutui dalla Cassa Depositi e Prestiti, estinguibili in 30 anni al tasso non superiore al 4%; nei primi cinque anni essi sono tenuti a versare i soli interessi. Un successivo decreto (9 giugno 1919) impone inoltre ai Comuni ed Enti morali la obbligatorietà delle migliorie quando queste siano riconosciute necessarie dagli uffici forestali e dai comitati forestali.

Ne consegue che le difficoltà di ordine finanziario trovano parziali soluzioni nei provvedimenti suddetti che si concretano in un largo contributo diretto per la valorizzazione di estese proprietà scarsamente produttive4.

Da notare che anche tali lavori, come quelli che si riferiscono alle opere fondiarie non solo potranno aumentare i redditi assai modesti delle proprietà, e permettere un aumento notevole nel «carico» delle malghe ma offriranno la possibilità di impiegare per qualche tempo, molta mano d' opera.

L'Istituto di Economia Montana di Tolmezzo.

Il patrimonio forestale della regione Carnica, in gran parte di proprietà dei Comuni, soli o riuniti, in consorzio, venne sempre, salvo eccezioni, assai trascurato; si può anzi dire che tali Enti si ricordano dei loro beni se non al momento in cui riscuotono il canone d' affitto o realizzano talune cospicue attività. Le ragioni di tale fatto sono molteplici ; ma principalmente esse sono dovute alla mancanza di adeguati mezzi finanziari e di apposito personale tecnico che possano assicurare un più razionale e redditizio governo delle consistenze patrimoniali dei comuni stessi.

Un aiuto sufficiente potrebbe derivare a tali Enti pubblici dall'Amministrazione forestale se essa non mancasse oggi di personale adatto e del tempo necessario per dedicare la sua preziosa opera nei singoli lavori.

Tabella 7

È sembrato a taluni che, a preferenza di ogni altra iniziativa locale, la creazione di Istituti speciali, nelle varie zone montane, provvisti di mezzi finanziari e di personale tecnico-forestale, i quali studiassero i problemi specifici della montagna ed approfittando delle provvidenze legislative, ponessero i comuni in condizione di eseguire i necessari lavori, potrebbe costituire fra l'altro una delle migliori soluzioni per la buona amministrazione delle proprietà comunali o private oggi per gran parte abbandonate e rese scarsamente produttive.

Tali Istituti, contrariamente a quanto qualcuno ha voluto affermare anche recentemente, non intendono di sostituirsi ai Comuni o altri Enti pubblici, nella gestione dei loro patrimoni, dietro il versamento di un canone annuo fisso, per periodi più o meno lunghi, ma vogliono anzi essere i loro apprezzati e disinteressati consiglieri sia nel campo tecnico, sia in quello amministrativo e legale, dando modo nel contempo, ad essi di usufruire di tutte quelle agevolazioni finanziarie che non sempre possono conoscere.

Qualche cosa di analogo venne appunto ideato e fatto nella Carnia, dove, per iniziativa sopratutto delle Cooperative Carniche e più precisamente della Cooperativa di Credito, opportunamente assecondata dalla Cassa di Risparmio di Udine e dall'Istituto Federale di Credito di Venezia, venne costituito l'Istituto di Economia Montana di Tolmezzo, eretto in Ente morale con R. D. 28 Agosto 1921 N. 1263; il quale, fra l'altro, ha lo scopo:

  • a) di provvedere alla compilazione dei piani di utilizzazione e miglioramento dei beni di proprietà comunale e consorziale e di provvedere direttamente, se del caso, anche alla loro applicazione; .
  • b) di compilare progetti per la sistemazione idraulico-forestale dei bacini montani e di eseguire i lavori (Art. 15 R. D. 21 Marzo 1921 N. 442);
  • c) di provvedere ai finanziamenti provvisori o definitivi necessari per l'esecuzione di tali opere,
  • d ) e di rivolgere la sua attenzione su tutto quanto riguarda la rinascita della regione.
Tabella 8

 

Nel breve periodo di vita l'Istituto provvide alla compilazione dei seguenti progetti di sistemazione di bacini montani , di sistemazione e governo di alcuni boschi comunali danneggiati dalla guerra o comunque deperiti e, infine, di ricostruzione o miglioramento di fabbricati e ripristino a pascoli:

Tabella 9

 

Inoltre l'Istituto ha fatte già pratiche con il Magistrato alle Acque di Venezia, per ottenere la concessione delle opere di sistemazione idraulica dei famosi Rivoli Bianchi di Tolmezzo, di cui abbiamo scritto in altra parte. La spesa per tale opera ammonterà a L. 1.500.000 circa.

Tabella 10

 

Per la esecuzione delle opere relative alle malghe dei Comuni di Amaro, Lauco, e Verzegnis sono in corso d'istruttoria le domande dirette ad ottenere i premi e mutui di favore concessi dal D. L. 6 Maggio 1915, N. 589 (miglioramenti dei pascoli montani).

Le opere di sistemazione delle malghe del Consorzio Comunale di S. Leopoldo sono già state iniziate e verranno quanto prima portate a compimento dal Consorzio Carnico tra le Cooperative di Lavoro. (Le unite figure rappresentano uno speciale tipo di fabbricati per malghe progettato e adottato dall'Istituto di Tolmezzo).

È da aggiungere, infine, che la Carnia presenta, in talune zone. un ambiente adatto per lo sviluppo e la coltivazione redditizia delle piante da frutto. Per darvi maggior impulso il predetto Istituto ha distribuiti nel 1921 e 1922 oltre 10.000 piante sceltissime di peri e meli ed ha formato un vasto vivaio, prossimo a Tolmezzo, che gli permetterà di disporre negli anni successivi di non meno di 8.000 piantine.

È indubitato che la costituzione di tale Istituto rappresenta una delle più belle e coraggiose iniziative del dopo guerra a favore dell'economia montana, che nella regione Carnica specialmente, assume la più alta importanza.

L Istituto non solo sarà destinato a portare incalcolabili vantaggi ai Comuni Carnici, cui presterà l'opera sua altamente benefica e disinteressata, ma disponendo, se pur in misura modesta, di capitali propri o nella possibilità di trovarli, avrà modo di affrontare, con facilità, il finanziamento provvisorio delle poderose opere montane, assicurando ricchezza al paese e lavoro a numerosi operai.

Ed a tale Ente, che trova in Tolmezzo la sua sede naturale e più adatta per svolgere la sua attività, se sarà circondato dalla stima e dalla fiducia di tutti coloro che, scorgono in esso il germe di una nuova vita e la sorgente di nuove ricchezze per il paese, non dovrà mancare il pieno e migliore successo.

Cliccare sulle miniature per ingrandirle e visualizzare le didascalie

 

Gli impianti Idroelettrici nella Carnia.

La crisi di molte industrie italiane o comunque l'ostacolo allo sviluppo industriale del nostro paese venne determinato, fra l'altro, dal costo quasi proibitivo dei combustibili che i nostri industriali erano e sono costretti ad importare dall'Estero.

E non solo: ma si sarebbe dovuto segnalare, dopo la situazione creata dalla guerra mondiale, la fine della vita economica dell'Italia, come di tutti i paesi evoluti del mondo, ma senza adeguata disponibilità di combustibili fossili, se nel frattempo le applicazioni dell'elettricità e specialmente quelle relative alla produzione e alla trasmissione della energia elettrica non avessero potuto in parte supplire alla deficienza di combustibili permettendo di utilizzare le forze idrauliche di cui anche l'Italia è, se non come la Norvegia, la Svizzera ed alcuni paesi d'oltre Oceano, relativamente ricca.

Ma naturalmente le forze idrauliche oggi sfruttate sono ancora, malgrado alcuni grandi lavori, pressoché quelle dell'anteguerra.

Da ciò la necessità di provvedere d'urgenza a nuovi impianti perché ormai la possibilità di sviluppo economico ed anche soltanto di vita di un popolo ha il suo numero indice migliore nel numero di HP dinamici disponibili per ogni 100 abitanti, scala in cui gli Stati Uniti vengono in testa e l'Italia, malgrado gli sforzi compiuti, viene in coda.

Per il Veneto un'energica ripresa nella costruzione degli impianti idroelettrici ha anche una maggiore importanza che per il resto d'Italia. È noto che il Veneto si trova, nella scala predetta, molto al disotto di altre Regioni italiane.

D'altronde l'estensione dei nostri Paesi che offrono un vasto mercato di distribuzione e consumo, le esigenze di impiego di forza da parte delle vecchie industrie e di quelle che è necessario creare, i bisogni delle zone di bonifica che fra presto daranno all'agricoltura una superficie superiore ai 500.000 ettari, i bisogni per i servizi pubblici ed in modo speciale per i trasporti - reclamano sempre più ingenti quantità di energia elettrica.

Viceversa, di fronte a questa situazione di cose fa riscontro una zona montana imponente, ricca di forze idrauliche, non tutte certo di facile utilizzazione, ma per molte delle quali la inerente sistemazione dei bacini montani e la eventuale costruzione di bacini di ritenuta potrebbe efficacemente concorrere alla prevenzione delle inondazioni, al miglior regime in genere delle acque a valle, ed alla irrigazione di larghissime zone, giustificando, coi vantaggi raggiunti per la collettività, anche da questo lato, l'intervento dello Stato e degli Enti pubblici in imprese, che, fondate altrimenti sui soli diretti proventi dell'esercizio potrebbero molte volte non attrarre il capitale.

Per ciò verso questo intervento va necessariamente orientandosi l'opinione pubblica. La quale comprende che in questo campo non bastano sussidi all'industria privata perché, malgrado la propaganda in contrario degli interessati, sente il pericolo del «monopolio» in un servizio da cui fra breve dipenderà pressoché completamente la vita intera di una Regione, e non meno teme, ammaestrata dal disservizio telefonico e dal disastro finanziario delle ferrovie di Stato, il pericolo di una «statizzazione».

Come soluzione intermedia, che non annulli, anzi eventualmente perfino cooperi, mediante opportune intese, coll'industria privata spezzandone però il «monopolio», è stato escogitato e «L'Ente Autonomo per l'utilizzazione delle forze idrauliche» destinato a non avere il fine puramente speculativo dell'impresa privata, né, nel contempo, la burocrazia, la pesantezza di movimento e lo sperpero di denaro inerente a l'impresa di Stato: il più o meno perfetto raggiungimento di questa idealità dipenderà dagli uomini che dirigeranno gli Enti medesimi, così come la fortuna e la rovina di un'impresa privata dipende principalmente dalla scelta dei suoi amministratori.

Così nella Provincia di Udine è sorto e «L'ente autonomo Forse Idrauliche del Friuli» destinato a federarsi cogli Enti autonomi degli altri bacini idrografici delle tre Venezie per dare anche alla nuova formazione un vasto campo d'azione.

Molta parte del merito di questa impresa è dovuta alla Cooperativa Carnica di Credito di Tolmezzo che d.i tempo vide per la Provincia di Udine in genere e per la Carnia in particolare, quelle necessità e quei vantaggi di un più intenso sfruttamento delle forze idrauliche che abbiamo sommariamente illustrato.

Tale necessità è resa ancora più assillante dalla più grave situazione economica e demografica della Provincia di Udine e della Carnia particolarmente.

E fu appunto, anche in vista di attenuare la disoccupazione, che la Cooperativa Carnica di Credito ancora molto prima che l'Ente Autonomo Friuli fosse un fatto compiuto, rivolse la propria attenzione allo sfruttamento idroelettrico del Tagliamento e di alcuni dei suoi affluenti. Quello del Lumiei, consentendo, sia pure attraverso ad ardue e costose opere di ingegneria la formazione di un grande bacino di ritenuta colla possibilità di una altezza di caduta notevole, permette la costruzione di un impianto, la cui erogazione, regolabile a richiesta, potrebbe vantaggiosamente venire in aiuto di quegli altri impianti, che successivamente si costruissero, la cui erogazione dipende dal regime momentaneo delle portate, e che possono essere quindi alla lor volta, tanto meglio sfruttati, quanto è maggiore la disponibilità di energia immagazzinata in impianti a serbatoio a coprire le «punte».

Il Lumiei è un affluente di sinistra del Tagliamento, che riceve circa 11 km. a monte colla confluenza con questo, un contributo non insensibile dal Novarza: il bacino imbrifero utilizzato dall'impianto è di kmq. 82; a cinquecento metri circa a valle del Ponte della Maina esistono, come raramente, le condizioni necessarie alla costruzione di uno sbarramento capace di creare, a monte, un grande lago artificiale, in cui sarà immesso, colle opportune opere, anche il Novarza.

La diga di sbarramento sarà alta 80 metri; il bacino avrà una capacità di forse 20.000.000 di metri cubi. La centrale sorgerà presso l'abitato di Ampezzo utilizzando una caduta di 430 metri che colla portata media di m. c. 1,2 permetterebbe di sviluppare una potenza media di circa 7000 cavalli, il carattere a serbatoio di questo impianto permettendo però in caso di bisogno anche di triplicare questa potenza. Esso è infatti destinato ad integrare l'erogazione delle altre Centrali che l'Ente ha progettato sul Degano con derivazione alla Pieve di Gorto e sul Tagliamento con derivazioni ad Invillino e ad Avons, come pure in genere delle centrali che alimenteranno la grande rete della progettata Federazione.

Questa funzione integrativa è quella che determina l'importanza dell'impianto e che obbliga ad affrontarne la costruzione con adeguata larghezza di vedute.

Questi lavori, come ben s'intende, potranno portare un utile contributo ad attenuare la disoccupazione ma contribuendo anche a migliorare il regime delle acque, a favorire nell'intera regione lo sviluppo dell'industria e dell'agricoltura, ad affrettare le bonifiche nella Provincia di Udine, ed a facilitare l'irrigazione, non rappresenteranno soltanto una spesa destinata a migliorare transitoriamente il regime di vita di alcune classi della popolazione ma determineranno, in maniera permanente, il rifiorire economico della zona, permettendo anche a lavori finiti di ospitare permanentemente un maggior numero di lavoratori.

Cliccare sulla miniatura per ingrandirla e visualizzare la didascalia

 

Nuove forme di emigrazione.

Sarebbe, però, vana e pericolosa illusione pensare, anche lontanamente di poter assicurare lavoro a tutti gli operai della Regione Carnica, sia oggi, coll'esecuzione degli importanti lavori in progetto, sia domani, coll'aumentata potenzialità e produttività dell'ambiente economico. Vi contrastano indubitatamente condizioni naturali d'ambiente che nessuna forza e nessuna volontà potrà mai modificare se non lievemente. L'emigrazione, contenuta nei limiti giusti, sarà quindi l'elemento che più d'ogni altro potrà ristabilire e mantenere l'equilibrio economico, sia della Carnia, sia del nostro Paese.

L'emigrazione, cessata allo scoppiare della guerra, ripresa timidamente dopo l'armistizio, disorientata e mal diretta poi, risente tuttora di una vita grama e difficile.

La crisi che travaglia anche altri Paesi, i preconcetti politici, sopratutto, nei riguardi dei nostri lavoratori, ritenuti pericolosi seguaci delle idee rivoluzionarie, furono le cause precipue della sosta pericolosa e fatale.

Ed il Veneto, che più di ogni altra Regione d'Italia, subì le dure vicende della guerra, con danni diretti ed indiretti che ancor oggi non è possibile precisare, soffre il peso immane della sua naturale pressione demografica.

Se, quindi, per lo sviluppo e la salvezza economica del nostro Parse s'impone la pronta ripresa del movimento emigratorio è però anche necessario che i nostri lavoratori trovino nei paesi lontani, nelle terre straniere, l'assistenza e l'appoggio voluto da ragioni di umanità e di diritto. Ed è doveroso da parte dello Stato o di chi più direttamente presiede a tale movimento, che assume oggi un'importanza notevole nell'economia nazionale, di studiare i paesi meglio adatti alla nostra mano d'opera e, dove, agli illeciti e barbari sfruttamenti trovi sostituito il giusto ed onesto compenso del lavoro compiuto.

La storia dell'emigrazione, che le popolazioni Carniche, in special modo, conoscono assai bene, ricorda purtroppo fatti penosi e tristi: poveri lavoratori, quasi sempre isolati e mal protetti, costretti ad ogni sorta di fatiche e di privazioni, spesso, considerati e trattati peggio delle bestie, trovarono talvolta nei paesi lontani non il frutto del loro onesto lavoro, ma la fine della propria esistenza.

Tale forma di emigrazione isolata, meglio potrebbe esser, quindi, sostituita dalla emigrazione di organismi associati, dotati di mezzi tecnici e finanziari, in modo da evitare ogni possibile sfruttamento ed ogni menomazione, che suona, puranco, offesa alla dignità del nostro Paese.

E le Cooperative Carniche che vollero e seppero raggiungere, in altri campi, posizioni difficili, e dove ogni ostacolo fu superato brillantemente, da tempo si occupano e preoccupano giustamente della questione. Possiamo anzi dire che il Consorzio Carnico ha già predisposto tutti gli atti necessari per istituire una sua sede in Romania, paese che nell'anteguerra assorbiva circa 30.000 emigranti friulani. Ma tale paese come tutti quelli balcanici, si trova oggi quasi impossibilitato a richiamare i molti operai, sia per il rinvilio fortissimo della moneta, e sia per la difficile situazione politica.

Migliori condizioni offre, invece, la Francia, dove le maestranze italiane, a confronto di quelle spagnuole, portoghesi, tedesche e polacche, alle quali,'invano, essa ricorse anche recentemente, sono di gran lunga preferite ed assai apprezzate.

Per ciò il Consorzio Carnico, d'accordo con altri Enti Cooperativi, ha ritenuto, in questi ultimi tempi, dopo un serio studio sulle speciali condizioni d'ambiente di rivolgere la sua attenzione alla Francia. li giorno 20 giugno 1922 venne, infatti, stipulato a Parigi un primo contratto di partecipazione per i lavori di ricostruzione della popolosa città di Soissons, il cui importo complessivo di lavoro si aggira intorno a 300 milioni. E nei primi giorni del prossimo luglio, la prima squadra di operai italiani organizzati in Cooperativa passerà la frontiera diretta alla predetta città.

A tale squadra altre ne seguiranno. E se l'esperimento offrirà, come tutto promette, i risultati sperati, il nostro paese ne risentirà incalcolabile e reale giovamento.

Conclusione

Questa relazione - che per varie ragioni, non poté avere la trattazione che l'argomento avrebbe richiesto e meritato - riassume tutta la molteplice attività spiegata dopo la guerra e gli sforzi ed i sacrifici sostenuti dalle Cooperative carniche.

Si tratta di un·attività che non fu limitata solamente alla ricostruzione di quanto la guerra ha distrutto e danneggiato, ma ebbe sopratutto di mira lo svolgere di un programma di lavoro dal quale, in relazione allo speciale sviluppo demografico del paese, in contrasto con le sue modeste risorse naturali, potessero derivare cospicui e durevoli vantaggi.

Questa precisa comprensione dei problemi reali, lo spirito e la vera coscienza cooperativa di quella fortissima gente, è ciò che rende maggiormente apprezzata l'opera delle Cooperative della Carnia e che le distingue da altre, che pullularono nel periodo dopo la guerra, quando il movimento cooperativo sembrava destinato a risolvere la critica situazione sociale, e che prive, talvolta, di mezzi propri, con scarsa preparazione, e limitato senso di responsabilità, non hanno certo dimostralo di comprendere sempre i veri scopi e le finalità della cooperazione.

Contro tali organismi, nati e cresciuti stentatamente in ambienti artificiosi si è sopratutto rivolta, anche recentemente, la diffidente attenzione e la severa critica di gran parte dell'opinione pubblica.

Ma se talune diffidenze sono spiegabili e giustificate, è ben doverosa l'esaltazione di quegli organismi sani e capaci che alla serietà del loro programma di lavoro congiungono la saldezza delle idee e la nobiltà delle visioni e dei fini. Le Cooperative della Carnia sono tra quelle che meritano la maggiore fiducia. Forse esse acquistano i loro peculiari caratteri per essere composte di gente rude e ricca di silenziosa volontà, avvezza alla disciplinata fatica, un tempo prodiga del proprio intelligente lavoro in terre lontane. Tali organismi hanno dato l'attesa prova di serietà che non poteva mancare, anche per lo spirito sereno ed il vigile intelletto dell'uomo che le guida, il geometra Vittorio Cella che ha intorno a sé la meritata solidarietà dei vicini e dei lontani ed il valido concorso di uomini, che come lui hanno vivo il senso della responsabilità e le inflessibili tenacie.

Dr. Rino Bontempini
Istituto Federale di Credito - Ufficio Agrario


  1. Il fondo. 

  2. L'enorme conoide di deiezione denominato Rivoli Bianchi, comprende la distesa di ghiaie posta in Comune di Tolmezzo, ai piedi del versante occidentale del gruppo montuoso di Monte Amariana.
    Durante i periodi di piena le acque che cadono in quel bacino scendono a valle trasportando grandi masse di materie che vanno ad invadere la stratta nazionale carnica e la ferrovia della Carnia interrompendo, con grave danno, i traffici tra la regione montana e la pianura friulana.
    È spiegabile quindi come da tanto tempo le popolazioni del circondario di Tolmezzo vadano propugnando la necessità di provvedere alta completa sistemazione di quel bacino.
    Con riferimento al D. L. 12 dicembre 1915, n. 6696, che dichiarava che le opere di sistemazione del bacino montano dei Rivoli Bianchi rivestono i caratteri di cui all'art. 1 della legge 21 marzo 1912, n. 442. il Magistrato alle Acque di Venezia provvide a far compilare il relativo progetto di sistemazione che contempla varie opere di ingegneria {briglie di trattenuta e briglie di correzione, difesa di sponde, nella parte monta e nella sommità che conoide, opere di canalamento lungo il conoide ecc.).
    L'importo complessivo delle opere preventivato per la sistemazione idraulica è di L. 1.500.000.-. Non si è ancora provveduto allo studio della sistemazione forestale la quale dovrà essere diretta non tanto al rimboschimento del conoide, che con i lavori idraulici sarà reso immune delle irruzioni dei torrenti, quanto alla conservazione delle zone boscate dell'alto bacino e al consolidamento delle falde in frana. 

  3. P. Rizzi - Le sistemazioni montane ed i rimboschimenti nel Veneto - Atti del IV Congresso Forestale e I del carbone bianco (Udine 1921). 

  4. È noto che, quasi sempre, sono meno curate le proprietà comunali a confronto di quelle private dove l'interessamento è più attivo e meglio rispondente alle necessità della produzione.