GIUSEPPE MARCHI

 

DESCRIZIONE E STIMA DEI BOSCHI CONSORZIALI CARNICI

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Scarica questo file (Perizia-di-Stima.pdf)Descrizione e stima dei boschi consorziali carnici[Tipografia Editrice Gio. Batta Ciani, Tolmezzo, 1904]399 Downloads
DESCRIZIONE E STIMA DEI BOSCHI CONSORZIALI CARNICI

NOTA

Per evitare particolari accenni nel testo si avverto che furono consultate le seguenti opere:
T. Taramelli - Carta geologica del Friuli.
A. Di Bérenger - Giornale di economia forestale.
R. Hess - I nostri alberi da bosco, loro comportamento e proprietà.
I. Veitch & Sons - Manuale dei coniferi.

Relazione 1 agosto 1904 del perito stimatore

On.le Assemblea dei Delegati Comunali del Consorzio dei boschi Carnici
TOLMEZZO

Con deliberazione 26 aprile 1899 codesta On. Assemblea mi affidava l'incarico di «procedere alla stima dei fondi del Consorzio volendomi anche delle stime già fatte e con facoltà di assumere opportuni dati di fatto ed informazioni da altre persone idonee e pratiche di mia fiducia, sentiti anche i delegati o rappresentanti comunali allo scopo che il giudizio si avvicini in quanto è possibile a verità.»

Tanto perché sul mio nome si erano raccolti i voti appena sufficienti alla validità della nomina, quanto per la novità ed importanza dell'operazione, rimasi titubante ad accettare l'incarico e mi decisi solo dopo ulteriori adesioni dei delegati comunali e ad assicurazioni di appoggio per parte dell'On. Amministrazione consorziale.

Allo scopo di chiarire e convenire l’estensione ed il grado di precisione da darsi, all'operazione presentai l'8 agosto 1899 una relazione-programma nella quale esposi i limiti, i metodi ed i criteri che credevo di seguire nell'adempimento dell’incarico affidatomi, e l'On. Amministrazione consorziale l'approvò integralmente.

Diedi principio alle operazioni di rilevamento nell’agosto 1899 nel bacino del Bût e le continuai fino ad autunno inoltrato, le ripresi nella primavera del 1900 nei bacini del Degano e del Tagliamento e le terminai alla fine dell’ottobre.

Durante le operazioni diramai ai Sig. Sindaci e Delegati comunali un questionario sulle indicazioni, informazioni ed osservazioni relative all’incarico demandatomi e con ferii poi personalmente coi medesimi per sentire i loro pareri e ricevere le loro istruzioni. Al questionario diedero risposta scritta i soli Sindaci di Ligosullo e Forni Avoltri ed il Delegato di Preone riferibilmente ai boschi giacenti nei rispettivi territori comunali ed il Delegato di Ampezzo riferibilmente a quelli giacenti nelle valli del Lumiei e del Tagliamento. Nelle conferenze avute coi Sig. Sindaci e Delegati, ebbi modo di assumere informazioni, le quali, però informate a diversi criteri, non potevano costituire una sicura base per lo stimatore.

Feci quindi quanto di meglio potei per assumere direttamente gli elementi di fatto nel corso del rilevamento controllandoli colle informazioni avute, e con quelle dei capi-boschieri ed indicatori per indi, accertarne l'esattezza e l'attendibilità rispettiva.

Raccolsi così gran copia di dati che poi mi occorse di ordinare, allo scopo di servirmene nelle varie fasi, dell’operazione.

Sin dalla prima sua relazione la commissione eletta per lo studio della divisione espresse avviso che fossero compiuti in tutti i boschi i tagli delle piante mature, onde possibilmente al momento del riparto si trovassero in condizioni se non identiche, almeno simili.

Allorché io compii il rilevamento esisteva nei boschi Cucco Pezzetto - Avanza - Zoccazz - Suttul - Tops e Geu - Ongara - Trivella - Mugges e Val di Pietra un numero considerevole di piante mature del che informai tosto l'Amministrazione consorziale offrendo anzi alla medesima le risultanze della mia tessera. Essa aveva di già disposto per i progetti di taglio di una parte di quei boschi e per gli altri vi provvide tosto; infatti negli anni 1901-1902 furono compilati i progetti di vendita di tutti i boschi retroindicati indi nei successivi anni 1902 -1903 si effettuarono le vendite stesse e precisamente di 2920 piante nei boschi in comune di Forni Avoltri, di 3906 in quelli nel Comune di Prato e 2654 in Cucco Pezzetto, in complesso 9480 piante.

Venne pure constatata una notevole quantità di piante mature nei boschi Forchiutta - Grifon - Vintulis - Flobia - Codis di Çhampon e Val Englaro, ma varie circostanze obbligano ad attendere ancora la loro alienazione. Devesi osservare che il numero delle piante resinose non è grande e che la quantità del faggio è sufficientemente accertata, per cui al momento dei riparti o formazione dei lotti se ne può tenere il debito conto.

Durante il corso delle importanti martellozioni ch'ebbero luogo dal 1900 al 1904 e che diedero un ricavato di. L. 168056,68 fu d'uopo sospendere la presente operazione, finché fossero compiute e ciò per poter introdurre le volute variazioni nelle risultanze del rilevamento in base alle tessere di martellata, oppure mediante opportuna recisione del rilevamento stesso.

Successe a me quello che suole accadere quando un lavoro subisce interruzioni lunghe, incontra cioè alla ripresa dei lavori, difficoltà nuove che dovetti superare. A ciò si sono aggiunte altre cause di ritardo quali disgrazie famigliari, malattie, per modo che se presento alquanto tardivamente questa relazione, ciò va attribuito a più cause, alcune non imputabili a me, altre sì e per queste chiedo sinceramente perdono.

Avrei potuto limitarmi ad offrire al Consorzio una comune perizia, contenente cioè gli estremi finali delle quantità e del valore, ma mi persuasi che l'opera mia doveva avere un più largo sviluppo; dovevo cioè offrire per quanto mi era possibile un quadro completo ed esatto di quello che è il patrimonio consorziale esaminandolo sotto ogni aspetto ed estesi perciò lo studio a sviscerare e porre in evidenza tutto quanto occorre perché ogni comune possa formarsi un preciso concetto del patrimonio intero e di ogni singola sua parte, concetto necessario a possedersi in chi deve addivenire ad una divisione e specialmente nella forma prescelta per incanti.

Aveva dapprima creduto di compilare la stima dei boschi assumendoli ad uno ad uno, ma poi trovai necessario procedere diversamente considerandoli, cioè simultaneamente per rapporto ad ogni singolo elemento influente sul loro valore e ponendoli costantemente in paragone in modo da ottenere nella stima più che fosse possibile una giusta proporzionalità, metodo che appare evidente dalla stessa distribuzione data all'elaborato.

Era importante di. determinare il vero valore del patrimonio e di giustamente proporzionare quello dei singoli boschi fra di loro, il primo a motivo che la divisione a mezzo degli incanti può risolversi in parziali vendite e quindi riesce importante di far conoscere agli interessati il vero valore dei beni onde non vengano possibilmente deliberati ad un prezzo inferiore al vero, il secondo per garantire l'eguaglianza nelle assegnazioni a farsi ed il giusto ammontare dei conguagli in denaro.

Colla deliberazione 25 aprile 1899 l'Assemblea dei Delegati decise di sospendere almeno sino ad asse e stima compiuti l'incarico al perito di procedere alla formazione dei lotti, tuttavia non potei e non seppi astenermene del tutto perché dovendo spiegare i criteri coi quali furono frazionate le grandi foreste dovevo necessariamente entrare nel concetto della formazione dei lotti. Senza pretesa quindi di precedere le deliberazioni dell’On. Assemblea dei Delegati, ma solo per discarico dei miei doveri che implicitamente comprendono anche uno studio su questa parte dell’operazione, ho dato un saggio di questo nell’ultimo paragrafo dell’elaborato.

Come mi venne data facoltà consultai la stima 10 febbraio 1886 del collegio peritale per ricavarne quanto fu possibile e provai a chiedere pareri a persone idonee e pratiche di valori in materia forestale, ma se con ciò potei ottenere qualche parziale apprezzamento non potei però assumere dati di grande importanza nei riguardi della stima, dovendosi perciò avere cognizioni che non possono essere possedute da chi non ha esaminato tutti i boschi costituenti la proprietà del Consorzio.

Non ripeto quanto è già spiegato nell’elaborato circa ai criteri estimativi, assicuro solamente che nell’operazione demandatami ho avuto di guida due soli concetti che il rilevamento sia esatto e che la stima sia giusta.

Dell’esattezza del rilevamento ebbi una prova nelle ultime martellate del bosco maturo fatte dagli ufficiali forestali; della giustezza, della valutazione nel rapporto costante fra le rendite dei cinque lustri passati ed il valore capitale attribuito al patrimonio, nonché nel rapporto esistente fra il valore del terreno e del bosco vivo i quali sono in perfetta armonia ai redditi futuri.

La valutazione del patrimonio si riporta all’inventario, quindi allo stato di fatto stabilito al I gennaio 1901 né altrimenti poteva farsi, poiché la base della stima è il rilevamento. Oggi il valore dei boschi è aumentato per l’incremento legnoso di un triennio, tale aumento sì è verificato in tutti i boschi per quanto non in tutti in eguale misura. Questa evenienza è comune nelle operazioni molto lunghe come la presente in cui la stima viene compilata qualche tempo dopo il rilevamento. Ho pensato se fosse stato opportuno riportare le valutazioni al 1 gennaio 1904, ma me ne dissuasi pensando che sono tutt'ora in corso operazioni di martellata e di taglio le quali compiendosi prima della divisione esigono una rettifica delle valutazioni, inoltre non è ancora stabilito quando avran luogo gl'incanti; perciò ho creduto di non procedere a tali operazioni finché non mi verranno ordinate dall’On. Amministrazione consorziale.

Non era in mio potere di compiere un lavoro di pregio, ho però la coscienza di aver adempiuto l’incarico affidatomi con la più scrupolosa diligenza e con lo studio migliore che mi fu possibile.

Ora sento il dovere di manifestare la mia riconoscenza verso l'on. Giunta consorziale per la fiducia constantemente conservatami e per il largo compatimento che mi ha sempre usato e provo viva soddisfazione nel porgere i miei ringraziamenti ai sig. Sindaci e Delegati comunali che durante le operazioni mi furono cortesi di consiglio e di aiuto; esterno poi riconoscenza ai collaboratori che mi hanno dato un valido ausilio nel disimpegno delle tante mansioni che incombevano su di me.

Con la massima deferenza

Tolmezzo 1 agosto 1904.

GIUSEPPE MARCHI
Perito Agrimensore

CAPITOLO PRIMO - CENNI STORICI

I patriarchi di Aquileia che avevano dominio sulla Carnia non vi bandirono alcun bosco; investirono invece l'abbazia di Moggio di quelli esistenti nei Canale del Ferro la quale a sua volta li concesse ai comuni di quel Canale verso perpetue livellazioni. Fu la Repubblica Veneta che per sopperire ai suoi grandi bisogni cominciò ad usare di qualche foresta dapprima con moderazione imponendo sulle medesime una specie di riserva marittima, indi senza limitazioni in modo da provocare lagni e proteste dai comuni che mostravansi insofferenti ed insorgevano contro questi atti riguardandoli come vere spogliazioni. La Repubblica, a tagliar corto, senza riguardo al patto 16 luglio 1420 con cui la Carnia, serbava integri i suoi diritti, statuti e consuetudini, pose mano al diritto di forestare o bandire che spettava fin dall’epoca di Carlo Magno a sovrani, a repubbliche, a municipi, e colla ducale del 1583 bandì i boschi che meglio credette, ossia, in altri termini li fece suoi.

I comuni si lagnarono disconoscendole il diritto di bandire e sostenendo che i boschi erano loro antica proprietà; ma senza risultato, poiché furono ridotti all’obbedienza.

Il Consiglio dei Dieci che aveva nelle sue mani le redini dell’amministrazione forestale, estese ai boschi della Carnia le disposizioni che presiedevano al reggimento delle foreste fissò la rotazione dei tagli, il rimboschimento delle pendici ed alluvioni, li fece confinare e misurare compilandone un catasto od inventario con indicazione numerica di tutte le piante esistenti in ognuno di essi distinte per categorie di essenza, diametro, altezza e comprendendovi tutte quelle di grossezza superiore ai cinque centimetri. Secondo le regole stabilite, ogni taglio successivo veniva registrato nell’inventario medesimo e questo doveva rifarsi ogni vent’anni, rivedendo in tale circostanza i confini e rinnovando ove occorreva la terminazione. Di questi lavori giudiziosi e diligenti una parte è raccolta nell’archivio dei Frari a Venezia, di altra rimane traccia tutto dì fra noi nella confinazione dei boschi fatta con termini ciclopici segnati colla sigla C X (Consiglio dei Dieci) e nei catastici Nani e Mocenigo, per non dire di altri, ricordati sui termini medesimi colle date incise nel 1620 e del 1731, ultimo quello Morassi del 1794.

Gli inventari dei boschi, i catasti e quanto ha attinenza al loro governo ed amministrazione attestano come non v’abbia azienda forestale che per saggezza possa reggere al confronto di quella tenuta dal Consiglio dei Dieci. Esso era in grado di conoscere ad ogni momento e con un semplice sguardo se, quando, ove ed in qual quantità, poteva ricavare i legnami occorrenti al suo arsenale, ch’era considerato il fulcro, il cuore dello stato. Si resta compresi di stupore al vedere come un corpo così ristretto, così carico di mansioni, con così pochi mezzi governasse tutti i boschi della Repubblica, e lo stupore si muta in ammirazione quando si esamini la chiarezza dei concetti, la semplicità dei metodi, la fermezza e costanza dell’azione.

L’Austria che ebbe nel 1798 il territorio della Repubblica nulla innovò. Durante il Regime Italico, succedutole per poco tempo, si diede principio (1811) alla formazione del catasto geometrico parcellare così che venne determinata la figura geometrica e la superficie in misura metrica dei boschi e venne loro attribuito un estimo. In esso verniero considerati senz’ombra di dubbio proprietà dello Stato ed intestati nel sommarione o libro delle partite alla ditta Demanio dello Stato.

A quest’epoca i legnami non affluivano più all’arsenale di Venezia, una parte, la migliore, si vendeva sul luogo di produzione ai commercianti, altra si cedeva ad immigrati dall’altipiano di Asiago che esercitavano piccole industrie forestali e che rimasero tra noi, come le famiglie Tessali, Rigoni, Bonora e quelle che sembrerebbero chiamate per antonomasia Foraboschi, Strazzaboschi ecc.

Dopo la restaurazione del 1815 l’Austria riprese il possesso dei boschi che già si chiamavano comunemente demaniali, li godette indisturbata e li conservò sino al- l’avvento del governo nazionale, eccettuato quello detto Pieltinis in comune di Sauris, che cedette alla famiglia Toscano. Sotto l’amministrazione austriaca i boschi furono tenuti in molto rispetto e rade furono le tagliate per modo che il governo nazionale li trovò densi di piante e di piante mature.

Poco dopo il nostro riscatto bisogni finanziari ed economici di opportunità spinsero il governo a cedere molte foreste; parecchi anche fra noi agognavano al loro acquisto, ma sorse bentosto l’idea, coltivata con intelligenza e con amore, di procurare ai comuni della Carnia il ricupero dei boschi demaniali. Per ventura, mercé lo studio e l’opera di persone intelligenti e sagaci, fra cui va ricordato Giuseppe Giacomelli allora deputato politico del collegio, diciannove comuni si consociarono a questo scopo e si stabilirono relazioni fra di essi ed il governo nazionale: una commissione delegata da quelli, dopo opportune indagini sul valore dei boschi, trattò col governo per il loro acquisto e l’ottenne al prezzo di L. 455.000, - in seguito a che si addivenne al contratto 31 agosto 1874 approvato dalla legge 2 luglio 1875 col quale i 38 boschi demaniali della Carnia, passarono in proprietà dei comuni di Amaro, Ampezzo, Arta, Comeglians, Forni Avoltri, Forni di Sotto, Ligosullo, Ovaro, Mione (ex comune), Paluzza, Prato Carnico, Preone, Ravascletto, Rigolato, Socchieve, Tolmezzo, Treppo Carnico, Verzegnis e Villa Santina. Una commissione provvisoria amministrò il Consorzio sino al 1 gennaio 1879 in cui cominciò a funzionare regolarmente l’amministrazione definitiva giusta lo statuto debitamente approvato.

Sin da quando trattavasi l’acquisto dei boschi, i comuni vagheggiavano di ottenere quelli compresi nei rispettivi territori ed il desiderio di una spartizione del patrimonio fu sempre nutrito, tant’è che all’art. 1° dello statuto è stabilito che la comunione possa sciogliersi nei primi cinque anni successivi al saldo delle somme dovute al governo sulla proposta di almeno dieci comuni e posteriormente anche su quella di uno solo. Il pagamento di saldo al governo avvenne nel 1885 e già nella seduta 11 settembre 1883 l’assemblea dei delegati dei comuni consorziati, discusso l’oggetto della divisione del patrimonio, nominava una commissione con incarico di studiare l’argomento. Questa riferì proponendo per tanto un rilievo sommario dei boschi consorziali, il che venne deliberato in seduta 24 Ottobre 1884. Il rilievo e la stima vennero compiuti da un collegio di periti che riferirono il 10 febbraio 1886, per modo che l’assemblea il 12 dello stesso mese demandò alla commissione speciale l’esame di tali lavori per completare gli studi di cui era incaricata.

La commissione raccolse le sue considerazioni nella relazione 29 luglio 1886, nella quale proponeva lo scioglimento della comunione a mezzo di aste; ma tanto questa forma di divisione come quella per assegno e l’altra ancora per sorteggio furono respinte dall’assemblea consorziale nella seduta 26 febbraio 1887.

In seguito alle risultanze del rilevamento vennero intanto definite alcune controversie riflettenti i confini, altre furono deferite ad arbitri, altre risolte giudizialmente, cosicché negli anni successivi il patrimonio andò man mano integrandosi. L’assemblea dei delegati si occupò di nuovo dello scioglimento del Consorzio nell’adunanza 23 maggio 1890 e questa volta, fatto appello alla concordia, deliberò unanime la divisione dei beni, ritenuti non comodamente divisibili, mediante incanti giusta l'art. 988 del C. C. nei quali al primo non dovevano ammettersi che i comuni consorziati ed incaricò la giunta di provocare l’approvazione della deliberazione da parto dei consigli comunali, dell’autorità tutoria e dell’autorità governativa. Tale deliberazione venne censurata poco dopo in una riunione di sindaci e delegati tenuta l'11 luglio 1890 in Comeglians e dei 19 comuni consorziati, dieci vi aderirono senza restrizioni e nove si pronunciarono contro, infine sopravvenne il decreto reale 12 Luglio 1894 col quale furono revocati tutti i provvedimenti e deliberazioni del Consorzio e dei comuni riferentisi alla divisione mediante pubblici incanti perché contrarii all’art. 19 del contratto 31 agosto 1874 che divieta la alienazione dei boschi sotto qualsiasi forma. In tal modo ogni cosa rimase in sospeso.

Il desiderio della divisione non restò per questo affievolito e ripetutamente essa venne invocata, infatti l’assemblea dei delegati in seduta del 18 Giugno 1895 incaricava il proprio presidente a presentare una petizione al Parlamento nazionale perché con legge speciale venisse abrogato l’art. 19 del contratto d’acquisto, ma con relazione 28 giugno 1896 veniva da speciale commissione informata delle gravi difficoltà che s’opponevano al conseguimento di tale fine e che anche nel migliore dei casi la divisione stessa non si avrebbe potuto raggiungere che dopo parecchi anni. In vista di ciò vennero avanzate proposte di modificazioni allo statuto nel senso di semplificare, concentrare ed economizzare l’amministrazione, ma a tali proposte, in seduta 8 agosto 1896, l’assemblea non fece buon viso insistendo nella petizione al Parlamento nazionale. Nella successiva riunione del 25 agosto 1898 considerando la quasi impossibilità di conseguire l’abrogazione dell’art. 19 del contratto di acquisto deliberò che la divisione avvenga per gare fra i soli comuni consorziati, esclusa ogni aggiudicazione a privati, lo che fu in massima approvato dalla Giunta Provinciale Amministrativa in seduta 22 settembre 1898.

CAPITOLO SECONDO - DESCRIZIONE DEL PATRIMONIO

§ 1. Ubicazione, estensione e qualifica dei boschi

Il patrimonio immobiliare del Consorzio dei Boschi Camici si compone di 88 boschi sparsi in tutte le principali vallate della Carnia. Ognuno di essi porta un nome, e nei più vasti ogni sezione ne ha pure uno proprio.

Prima di entrare in qualsiasi esposizione di fatti o di apprezzamenti credesi necessario di porre in una I.a tavola l’elenco dei boschi ordinati per vallata o bacino idrografico a cominciare da levante e progredendo verso ponente, ordinatamente da monte a valle e trovasi inoltre opportuno di allegare una carta corografica della Carnia con sopra indicata l’ubicazione di ciascun bosco. La carta corografica chiarisce e completa la nozione della giacitura topografica lungo lo vallate e mostra l’esposizione delle foreste ed i versanti sui quali sono situati. La I.a tavola serve a dare un concetto sommario del patrimonio poiché raggruppa i boschi per vallata, indica in qual comune sono ubicati, assegna a ciascuno un numero d’ordine, dà la nomenclatura degli stessi, indica la loro altitudine sul livello del mare, li qualifica per rispettò all’essenza delle piante e cioè se resinosi, latifogli o misti, indica la loro area.

Dalla corografia chiaro appare come i boschi sieno variamente sparsi sul territorio di 1228 Kmq. costituenti la superficie della Canna; molti stanno in cima alle valli, talvolta poco distanti uno dall’altro quasi distribuiti in gruppi come: Forchiutta, Vintulis e Grifon sul Chiarsò; Avanza, Zoccazz e Suttul sul Degano; Grignons, Namboluzza e Sappadizzo in val Lumiei; altri sono allineati a breve distanza fra di loro su di un solo versante della vallata come: Ongara, Trivella, Malagar, Vinadia, Mugges, Val di Pietra sulla Pesarina; Najarda, Pian del Fogo, Costa Paladin, Monte Aresto sul Tagliamento; altri infine si trovano isolati come: Pezzeit di Amarianna sul Fella, Montutta sul Chiarsò, Bernon sul Liuniei, Vojani e Faeit sul Tagliamento, Cucco Pezzetto sul Bût.

Per il fatto di trovarsi in cima alle valli, molti boschi occupano i limiti estremi della Carnia e quindi riescono distribuiti sul suo perimetro che è lungo 208 Km.; e se molti di essi sono relativamente prossimi uno all’altro, sommamente distanti riescono invece fra di loro quelli situati ai lati opposti del perimetro stesso.

Congiungendo questi ultimi con rette in direzione da levante a ponente, si trova che Vintulis, Grifon e Forchiutta distano 40 Km. da Najarda e da Vojani; Pezzeit di Amarianna dista da Ongara 35 Km.; similmente congiungendo altri che si trovano sullo stesso meridiano si ha che Collina dista 25 Km. da Faeit ed Avanza ne dista 30 da Monte Aresto. Parte sono allineati sul confine settentrionale della Carnia, parte su quello meridionale; Tops, Collina e Valvessaura si trovano sul parallelo 46,° 35.1 ; Vojani, Najarda, Pian del Fogo, Costa Paladin, Monte Aresto, Sielutta, Plan Vidal, Palis, Faeit e val Englaro si trovano sul parallelo 46.° 20.1

La ragione di ciò sta nel fatto che la valle del Tagliamento corre da Ovest ad Est: quelle del Chiarsò, del Bût e del Degano da Nord a Sud e le diramazioni poi della Pontaiba, della Pesarina e dell’Acqualena vanno da Ovest ad Est.

Questo per la parte topografica.

Le alte e poderose giogaje che spartiscono la Carnia nelle grandi vallate del Bût, del Degano e del Tagliamento disgiungono i boschi sotto ogni rapporto, di estraduzione, di viabilità, di custodia, di governo ecc. per modo che nulla di comune v’ha fra quelli in una e quelli posti in un’altra vallata; come ad esempio: Pian della Gatta sul Chiarsò con Pian del Fogo sul Tagliamento, Tops con Geu sul Degano con Cucco Pezzetto sul Bût i quali fra di loro e con gli altri hanno comune la sola piazza di smercio (stazione per la Carnia); Codis di Çhampon poi e Val Englaro sull’Arzino non han comune cogli altri boschi nemmeno questa, poiché scendendo lungo quel torrente fanno scalo a Castelnuovo e Spilimbergo. Esiste invece una relazione fra quelli posti in una stessa vallata, relazione che aumenta fra i più prossimi e che hanno comumi in tutto od in parte le vie di estraduzione, i piazzali di posteggio, gli opifici di segatura ecc. e su di ciò appunto è fondato il criterio della loro distribuzione per vallata come è esposto nella tavola I.a

Un carattere comune a tutti i boschi consorziali si è quello della lontananza dai villaggi e dai fondi tenuti a coltura agraria; e ciò sembra dipendere dal fatto che col bando furono colpiti quelli posti a minor portata dei bisogni inerenti alle popolazioni locali.

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Mirando a chiarire il modo col quale i boschi sono spartiti nei diversi bacini, dalla I.a tavola si ricava la II.a da cui si rileva il numero, l’area loro e l’estensione dell’essenza legnosa dominante in ciascun bacino. L’esame di questa II.a tavola offre il modo di osservare come il bosco Pezzeit di Amarianna situato nel bacino del Fella e gli altri Codis di Çhampon e Val Englaro situati in quello dell’Arzino lo sono per una lieve accidentalità orografica, che se non fosse, apparterebbero tutti e tre a quello del Tagliamento al quale quindi si possono riunire.

Per estensione superficiale di boschi le vallate possono così graduarsi

Per estensione superficiale

L’essenza legnosa dominante influisce grandemente sul pregio e valore dei boschi, poiché agisce sulla massa della produzione legnosa e sul valore della medesima. Notisi che le qualifiche esposte sono generiche, perché in Cucco Pezzetto la prevalenza dell’abete varia tra le diverse sezioni; il taglio poi ed espurgo del faggio in Grifon e Collina favorirà lo sviluppo del resinoso come lo favorì in Pietra Castello e Costa Mezzana perché infine vi sono inizii di ripopolamento con piante resinose nei boschi Vojani, Najarda, Costa Paladin, Rio dei Lazzi, Palis e Pian Vidal quantunque classificati latifogli. Di ciò però non potrebbesi tener conto nella classifica di cui alla tavola I.a, se ne terrà invece quello dovuto nelle analisi del valore da attribuirsi al terreno.

Per essenza agata dominante le vallate, possonsi così graduare:

Per essenza agata dominante

Riferendosi ad una antica quanto naturale e razionale divisione politica ed amministrativa della Carnia dipendente dalla sua conformazione orografica e cioè nelle tre maggiori vallate o canali del Bût, del Degano e del Tagliamelo ed infine del bacino al quale tutte convergono e che ha per centro Tolmezzo, dalla tavola I.a si ricava la IIIa dalla quale rilevasi che:

Per estensione superficiale di boschi, i gruppi o distretti sono cosi rappresentati:

Superficie per distretti

Per prevalenza poi delle essenze agate possonsi graduare nel modo seguente:

Superficie per essenza

Tenendo presente che i comuni nella cui circoscrizione cadono i boschi consorziali ne sono per la massima parte comproprietari e solo qualcuno non lo è, mentre per converso ve ne sono di comproprietari nella cui circoscrizione mancano foreste consorziali; dalla tavola I.a ricavasi la IV.a nella quale rilevansi i comuni ove i boschi sono situati, il loro nome, l’area totale e quella parziale, distribuiti nelle diverse qualità per riguardo all’essenza dominante. Da questa tavola emerge come essi giacciono nella circoscrizione di 16 comuni, dei quali 14 sono anche comproprietari, due nò e questi sono Paularo e Sauris, che cinque sono i comuni comproprietari nel cui territorio mancano boschi consorziali e cioè Comeglians, Mione (ex Comune) Ovaro, Ravascletto e Villa Santina.

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Dalla tavola I.a emergono le condizioni altimetriche dei boschi e da essa si rileva: come la quota inferiore è data da Costa Paladin e Scandolaro (m. 650) nella valle del Tagliamento, che la quota superiore è data da Flobia (m. 1200) nella valle del Lumiei; come il bosco che si eleva colla quota superiore meno in alto è Scandolaro (m. 800) nella valle del Tagliamento e quello che si eleva colla quota stessa più in alto è Cucco Pezzetto (m. 1600) escluso il crinale di roccie costituenti la vetta del M. Cucco nella valle del Bût.

Per riguardo alle quote inferiori i boschi si trovano ad una:

Boschi alle quote inferiori

Per riguardo alla loro quota superiore i boschi si trovano ad una:

Boschi alle quote superiori

Dei rapporti esistenti fra l’altitudine dei boschi e l’essenza, dell’influenza dell’altitudine medesima per rapporto alle forze vegetative od all’incremento annuo legnoso, della più o meno lunga permanenza dei rigori invernali e della neve e di altri fattori non è qui il momento di dire, poiché tali argomenti trovano posto migliore là ove si esaminerà l’influenza delle condizioni telluriche sui boschi.

TAVOLA I.
Tavola I

Osservazione. — Nel bosco Cucco Pezzetto non sono comprese le roccia nude costituenti il crinale del mante Cucco che misurano ettari 63.70 quindi l'area totale della proprietà consorziale è di ettari 1669.70.

TAVOLA II.
Tavola II
TAVOLA III.
Tavola III
TAVOLA IV.
> Tavola IV

§ 2. Confinazione e terminazione

La forma o configurazione dei boschi geometricamente parlando, è per lo più semplice e regolare; trattasi in generale di quadrilateri d’ordinario più larghi che alti escorporati sulle falde dei monti; quando per seguire l'orografia del terreno, il perimetro non si svolga in numero di lati maggiore che però non è mai grande. A questa regola, fanno in parte eccezione i boschi Avanza - Zoccazz - Suttul - Tops e Geu - Val di Pietra e Vojani nei quali, per cause diverse il perimetro è alquanto spezzato.

I lati sono molto spesso costituiti da accidentalità naturali marcate, quali torrenti, ciglioni, strade ecc.; così confinano totalmente da tre lati con linee naturali i boschi; Pezzeit di Amarianna - Montutta - Forchiutta - Collina - Cucco Pezzetto - Ongara - Pian del Fogo - Costa Paladin; da due lati: Candelino - Valvessaura - Costa Mezzana con Pietra Castello - Val di Pietra - Najarda - Plan Vidal - Val Englaro; da un lato solo: Vintulis - Grifon - Pian della Gatta con Rio dei Lupi - Avanza - Zoccazz - Tops e Geu - Trivella - Bernon - Latteis - Flobia - Vojani - Sappadizzo - Palis - Codis di Çhampon; inoltre è a notarsi che anche molti degli altri lati sono in parte formati da linee naturali demarcate sul terreno.

Le intersezioni dei lati, siano assi linee naturali o no, sono stabilite da termini consistenti in monoliti o in pareti di roccia nelle quali venne incisa la sigla C X. opera questa, come già si disse, eseguita in sul principio del 1600 per disposizione del Consiglio dei Dieci.

Posteriormente ed in epoche varie, lungo alcuni lati ove era incertezza od irregolarità sull’andamento dei confini o per mutazioni avvenute ai medesimi con giudizi o convenzioni, furono posti altri termini di secondo ordine, in forma di rozzi cippi di pietra, con su incisa una . E così che sono individuati i lati Ovest di Montutta, Nord di Pian della Gatta, Ovest di Cucco Pezzetto, Ovest di Avanza, Est di Zoccazz, Sud ed Ovest di Suttul, Nord di Tops con Geu, Nord ed Ovest di Pietra Castello con Costa Mezzana, Nord di Trivella e Vinadia, Sud - Est di Mugges, Nord di Val di Pietra e Nord di Faeit. Lungo le linee di confine, spesso molto estese, sono incisi negli alberi dei segni ( iniziali - date ecc.) che molto utilmente servono ad indicare l’andamento del lato in mezzo al bosco, ove la visuale è breve ed ove mancano i punti di riferimento.

Come segno di conferma ed acciò sia più facile riconoscerli, verniero, nel corso dell’operazione presente dipinte con color rosso ad olio le sigle C X scolpite nelle roccie e nelle monoliti che delimitano il perimetro dei boschi e rinnovata sulla corteccia degli alberi circostanti la sigla medesima aggiungendo negli uni con colore e negli altri con incisioni la data della visita. Negli angoli S. E. di Amarianna, S. E. di Candelino, S. E. di Ongara, N. O. di Grignons, S. O. di Vojani, N. O. e S. O. di Najarda, S. E. di Costa Paladin, S. E. di Rio dei Lazzi, N. di Scandolaro, S. E. di Plan Vidal non si rinvenne il termine, né in roccia, né in monolite, ma solamente si trovò incisa la sigla C X ed altre lettere con date sulla corteccia degli alberi, segni, questi alquanto vecchi e che si riconobbero come indici di confine. A conferma furono aggiunte sugli alberi stessi, e sui circostanti nuove sigle C X con la data della visita. Sarebbe però opportuno che in quegli angoli venissero apposti termini lapidei di primo ordine a cura dell’amministrazione consorziale e dei proprietari confinanti. Sono da individuarsi o stabilirsi con termini di secondo ordine, un tratto del lato Sud di Val di Pietra ed il lato Nord - Est di Vojani, linee queste che vennero riconosciute in concorso dei proprietari confinanti e contrassegnate con l’incisioni sugli alberi della sigla C N e con la data 1900.

Restano poi da collocarsi i termini lapidei in angolo S. O. di Flobia, Nord di Grignons, N. E. di Namboluzza, S. O. di Sappadizzo, Sud di Scandolaro, giusta la sentenza arbitramentale Viani 22 luglio 1888 e nei punti determinati solamente con misurazioni per gli scopi del rilevamento. Lungo il lato Ovest del bosco Valvessaura e precisamente in corrispondenza ad un antico termine di prima grandezza, Giuseppe Laicauf possiede tuttora senza stabili confini 2200 mq. di fondo che la sentenza arbitrale Sommavilla 20 novembre 1889, riconosce proprietà consorziale.

Sussiste poi ancora contesa circa il lato N. O. del bosco Costa Mezzana a contatto colla malga Campiut. Nei rilevamenti venne assunta per confine la retta intercedente fra i due termini estremi del lato; posteriormente vennero indicati due vecchi termini intermedi seguendo i quali, la linea di confine riuscirebbe spezzata attribuendo al Consorzio una maggior area di Ettari 4.72 avente il seguente valore:

Area: Ettari 4.72 a L. 100.— L. 472.—
Bosco vivo di abete L. 303.— L. 775.—

In ordine a conforme deliberazione dell’assemblea consorziale pendono le pratiche per la risoluzione della vertenza.

Da quanto si ha sopraesposto devesi dedurre che il patrimonio immobiliare del Consorzio Boschi Camici, salvo definizione della vertenza in Costa Mezzana, rimane così integrato.

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La Repubblica Veneta colpì di bando alcune plaghe dei boschi pubblici così che i banditi rimasero confinati tutt’intorno da beni ch’erano dei comuni. Nella confinazione che poi si fece, là ove i banditi erano contigui a beni privati, vie pubbliche o torrenti fluitabili s’ebbe cura di lasciar comunale una fascia di bosco da quei lati e che, ove è ancora, rimasta tale, porta precisamente il nome fascia. Ciò allo scopo di evitare che la proprietà demaniale fosse in contatto con quella privata, e conseguentemente meglio protetta. Alcune di queste fascie sono state vendute a privati, altre furono usurpate e disboscate, così che oggi i boschi ex demaniali hanno nuovi e numerosi confinanti.

Sono ancora circondati da proprietà comunale da tutti i lati i boschi Pezzeit di Amarianna - Montutta - Ongara - Bernon - Flobia - Vojani - Pian del Fogo - Rio dei Lazzi - Monte Aresto - Plan Vidal - Palis - Codis di Çhampon - Val Englaro e Faeit, ed eccezion fatta per piccolissima parte in lato Est e Sud Est, Cucco Pezzetto e in lato Ovest Mugges, che lo sono da privati. Sono pure circondati da beni comunali da tutti i lati meno quello di ponente, Candelino, Pian della Gatta con Rio dei Lupi e Valvessaura, men quello di settentrione, Trivella e Vinadia con Malagar, e men quel di mezzodì Tops con Geu, Pietra Castello con Costa Mezzana confina con beni comunali al solo lato di levante e da tutti gli altri con beni privati. Forchiutta, Vintulis e Grifon confinavano un tempo tutt’intorno con bosco comunale poi divenuto proprietà di 30 famiglie, cosiddette originarie di Dierico, che formano il consorzio privato omonimo e cosi pure Collina prima che il comune proprietario avesse venduto alla ditta Cozzi il bosco e le malghe che lo circondano. Quanto agli altri lati, Rio dei Lupi confina ad Ovest col bosco della Capellania di Imponzo, Tops e Geu confinano a Sud col bosco privato di Tuglia ed a Nord colle praterie di Luzza; Costa Mezzana e Pietra Castello confinano a Nord col bosco privato di Val di Bais e ad Ovest colla malga privata Campiut e colle praterie di Ludaria; Najarda poi confina a Sud col bosco comunale, ad Ovest con malga privata: Avanza, eccezion fatta pel lato che lambisce il Degano, confina con boschi e pascoli privati di Avanza e Vals: similmente Zoccazz coi boschi privati Bordalia e Sisanis; Suttul poi, dopo che il comune di Forni insieme agli incolti ha diviso e venduto la malga contigua, riesce circondato tutt’intorno da prati che vanno man mano decimandolo. Grignons, Namboluzza e Sappadizzo confinavano pur essi quasi tutt’intorno con beni comunali, ora però che questi furono divisi e ceduti a privati, molti sono i confinanti che però conservano a bosco il loro assegno. Scandolaro e Sielutta sono circondati da boschi comunali e privati.

Tutto ciò ho rilevato perché la natura e la destinazione dei beni contermini hanno influenza sui boschi consorziali; infatti, se confinano con boschi comunali sono generalmente protetti da ogni manomissione ed usurpazione, se con pascoli privati o comunali invece, sono esposti a tagli abusivi di piante sia da fuoco che da costruzione per parte dei malghesi; inoltre sono soggetti alle scorrerie della mandria che volenti o nolenti i pastori vi s’introduce; infine se confinano con prati privati, facili e frequenti sono le usurpazioni e sotto questo riguardo noto particolarmente Montutta, Forchiutta, Collina, Avanza, Mugges, Queston di Najarda, Pian del Fogo, Plan Vidal, Palis e Val Englaro tutti, chi da uno, chi da più lati confinanti con malghe private o comunali e quindi esposte ai sopracitati danneggiamenti; noto inoltre Candelino, Subirai, Tops e Geu, Val di Pietra, Latteis, Grignons, Sielutta, Faeit tutti con uno o più lati confinanti con prati privati e quindi esposti ad usurpazioni se non molto dannose, certo moleste; noto ancora i boschi Candelino, Latteis, Grignons, Namboluzza, Sappadizzo, Scandolaro, Sielutta e Val Englaro i quali per trovarsi prossimi ad abitati come Lovea, Latteis, Ampezzo e Pozzis sono esposti ad un legnatico che difficilmente si può impedire.

§ 3 Catastazione Censuaria

I boschi consorziali vennero censiti nel catasto provvisorio (1813) indi ricensiti in quello stabile (1851). Nella loro rilevazione censuaria si incorse in errori dai quali la figura ne riesci deformata e l’area alquanto differente dal vero. Con l’operazione peritale del 1886 molti di questi errori vennero rilevati; alcuni vennero di poi consensualmente corretti; per altri s’invocarono giudizi che furono resi, ma che in parte non servirono a correggere le intestazione catastali, infine altri furono rilevati durante questa operazione.

Interessa che la proprietà consorziale sia nei pubblici catasti coscritta conforme a realtà e ciò perché risulti dai medesimi la effettiva forma ed area dei boschi e perché si possano direttamente e solo pagare le imposte realmente gravanti i fondi consorziali. Si sono perciò riprodotti in questo paragrafo:

  • a) la catastazione censuaria attuale dei boschi;
  • b) un prospetto delle correzioni da introdursi nelle intestazioni catastali;
  • c) la catastazione censuaria rettificata in conformità al possesso di diritto e di fatto.

I risultati finali variano di poco, poiché la partita censuaria somma ora a Pertiche Censuarie 16294, 76 con la Rendita di L. 2256,57, dopo rettificata a Pertiche Censuarie 16325,55 con la Rendita di L. 2183,37, ma variano bensì i quantitativi di ciascun bosco.

Conseguentemente a queste correzioni sarà a procedersi alle corrispondenti liquidazioni di rifusione o pagamento sulle imposte indebitamente versate dal Consorzio o da terzi.

Catastazione censuaria attuale

Catastazione censuaria attuale

PROSPETTO delle correzioni da introdursi nelle intestazioni catastali

DA INTESTARSI AL CONSORZIO DEI BOSCHI CARNICI
DA INTESTARSI AL CONSORZIO DEI BOSCHI CARNICI
DA LEVARSI DAL CONSORZIO DEI BOSCHI CARNICI
DA LEVARSI DAL CONSORZIO DEI BOSCHI CARNICI

Catastazione censuaria rettificata

Catastazione censuaria rettificata

§ 4. Natura dei terreni, condizioni del suolo, azione del clima

Una delle condizioni più influenti di produzione è la natura del terreno. La composizione chimica e lo stato fisico di questo servono di base onde stabilire la produttività di suoli diversi. Dovrebbesi quindi preporre ima tavola agronomica dei boschi consorziali compilata sulla base di una diligente analisi e di uno studio delle condizioni fisiche dei terreni, ma ciò oltrepassa di molto le cognizioni del perito. Si cercherà tuttavia di ripararvi con un esame delle condizioni intrinseche del suolo per natura geologica, qualità, quantità e profondità della terra, freschezza sua e ricchezza di humus.

Credo utile ricordare che, a prescindere da altri requisiti, la vegetazione richiede principalmente fosforo, potassio, azoto e calcio per cui il terreno può considerarsi tanto più fertile quanto meglio è fornito di tali elementi nel mentre lo è tanto meno quanto più essi difettano. Il potassio entra maggiormente a far parte delle formazioni geologiche più antiche, mentre scarseggia nelle recenti. Inoltre alcuni giacimenti abbondano di fossili, altri scarseggiano, da cui una maggiore o minore ricchezza dei terreni appartenenti ad uno od all’altro dei medesimi. Nelle formazioni schistose ed arenaceo è caratteristica la permeabilità del suolo alle acque, la sua facile erodibilità e scomposizione, nelle calcari invece tali qualità si riscontrano in grado minore. La composizione chimica e la fertilità del terreno dipendono in buona parte dalla loro età, da cui l’importanza di classificarli in ordine alla formazione geologica alla quale appartengono.

Nel bacino carnico le formazioni più antiche si allineano lungo il crinale di spartiacque col fiume Gail e le più recenti ne occupano la parte meridionale e, procedendo poi nelle vallate da Sud a Nord, si riscontra che esse sono incise sempre più profondamente nei terreni antichi ed in questi si aprono anche le valli trasversali formate dal grande squarciamento che corre dalla Pradolina al passo di Lavardeit. Va notato che per effetto dei moti scismici che fratturarono la volta orogenica i singoli giacimenti non si trovano alla stessa altezza, ma ad altezze differenti nelle diverse vallate ed anche in una sola di esse da cui ne consegue la varietà dei terreni per rispetto alla orografìa ed alla vegetazione.

Le formazioni calcaree e calcareo - dolomitiche con la dolomia principale costituiscono quasi tutti i monti a Sud del Tagliamento ed i gruppi dell’Amarianna e del Sernio; le arenarie calcareo - marnose formano i gruppi della Pradolina, del Tersadia, dell’Arvenis, di Pieltinis e del Tiniza; gli schisti argillosi, micacei e talvolta quarzosi formano le falde del Coglians, dell’Avanza e del Tuglia. Nella seconda e meglio nella terza delle dette formazioni la fertilità del suolo con l’abbondanza e ricchezza della vegetazione s’accompagnano all’ampiezza delle convalli, ai dolci pendii, alle frequenti sorgive così che queste regioni riescono comode e simpatiche per l’aspetto ridente del paesaggio. All’incontro l’asprezza della falda ripida e distesa, la durezza del suolo, la sua aridità, gli anfratti impervii con la scarsa e povera vegetazione che ricopre le falde sono caratteristiche nella regione della dolomia principale così tristemente monotona e desolante. In difetto di cognizioni scientifiche quindi, gli stessi nostri sensi possono aiutarci nella classificazione dei terreni.

Passando dalle nozioni generiche alle speciali e concrete il suolo dei boschi consorziali per riguardo alla natura geologica e composizione chimica, ossia per ordine di pregio e di bontà puossi cosi distinguere:

  1. Porfidi e schisti micacei:
    Montutta - Tops e Gen - Pietra Castello e Costa Mezzana.
  2. Arenarie calcari, micacee e marnose:
    Cucco Pezzetto - Suttul - Ongara - Trivella - Mugges - Val di Pietra - Bernon e Flobia.
  3. Calcari grigi, rossi e grigi con schisti:
    Collina - Valvessaura - Avanza e Zoccazz.
  4. Arenarie calcari e marnose:
    Forchiutta - Grifon - Vintulis - Pian della Gatta e Latteis.
  5. Arenarie calcari:
    Grignons - Namboluzza - Sappadizzo e Scandolaro.
  6. Dolomia principale:
    Pezzeit di Amarianna - Candelàio - Vojani - Queston di Najarda - Pian del Fogo - Costa Paladin - Rio dei Lazzi - Monte Aresto - Sielutta - Plan Vidal - Palis - Faeit - Codis di Çhampon e Val Englaro.

Lo stato delle superficie, talvolta ripulite e talaltra ingombre di sfacelo e di alluvioni provenienti dalle masse dolomitiche soprastanti tende ad alterare in alcuni casi un tal poco la rigorosa classifica suesposta; così ad esempio meritano elevati di grado per speciali condizioni nella 3a classe Avanza; nella 4a Grifon; nella 5a Scandolaro; nella 6a Vojani-Plan Vidal e Palis. E d’altro canto meritano abassati di un grado nella 3a Collina; nella 4a Forchiutta e Latteis; nella 5a Grignons; nella 6a Candeline - Queston di Najarda e Faeit.

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Ho già menzionato il fatto che i terreni schistosi ed arenacei in confronto a quelli calcareo - dolomitici sono facilmente erodibili così che nei primi si è formato e va formandosi uno strato di terreno sciolto e sminuzzato che può chiamarsi propriamente terra. Questa concorre a Oltre agli elementi minerali che dipendono dalla natura del suolo, un’altra sostanza di natura organica va notata, e questa consiste nell’humus formato dalla decomposizione di residui organici. Meglio delle piante agate, quelle frascate depongono al suolo abbondanza di spoglie e concorrono ad arricchire il terreno di questa che può dirsi naturale concimazione.

La qualità dunque della terra, la sua profondità, nonché l’abbondanza di humus stabiliscono la fertilità dei boschi che perciò vanno comparativamente considerati sotto questo speciale aspetto. Ne possedono in abbondanza la sez. superiore del bosco Montutta - Grifon - Pian della Gatta; sez. a mezza costa di Cucco Pezzetto Avanza; sez. mediana ed inferiore di Pietra Castello; sez. superiore di Trivella e Vinadia; sez. mediana di Val di Pietra - Bemon - Plan Vidal e sez. Ovest di Val Englaro. Ne sono forniti discretamente Vintulis - Rio dei Lupi - Valves saura - Zoccazz - Suttul -Tops e Geu - Ongara - Mugges - Flobia - Latteis - Vojani - Pian del Fogo - Scandolaro - Sielutta e Palis. Ne scarseggiano e prevalgono invece le rocce ed i massi rocciosi detritici in Pezzeit di Amarianna - Forchiuttta - Candelino - Collina - sez. superiore di Cucco Pezzetto - Zoccazz - Malagar - Grignons - Namboluzza - Sappadizzo - Najarda - Costa Paladin - Rio dei Lazzi - Monte Aresto - Codis di Çhampon sez. Nord di Val Englaro e Faeit.

Primeggiano inoltre per ricchezza di humus Montutta - Grifon - Pian della Gatta - Valvessaura - sez. centrale a mezza costa di Cucco Pezzetto - Avanza - Zoccazz - Suttul - Tops e Geu - Pietra Castello e Costa Mezzana - Ongara - Trivella - Vinadia - sez. centrale di Val di Pietra - Bernon - Flobia e Pian Vidal. Ne hanno in quantità discreta Pezzeit di Amarianna - Forchiutta - Vintulis - Rio dei Lupi - Collina - Cucco Pezzetto - Malagar - Mugges- sez. Est ed Ovest di Val di Pietra - Latteis - Sappadizzo - Vojani - Pian del Fogo - Costa Paladin - Scandolaro - Sielutta - Palis e Codis di Çhampon.

Ne scarseggiano infine Candelino - sez. superiore di Cucco Pezzetto - Grignons - Namboluzza - Queston di Najarda - Rio dei Lazzi - Monte Aresto - Faeit e sez. Nord di Val Englaro.

Le migliori essenze quali l’abete rosso e l’abete bianco vogliono buon terreno e freschezza.

Nei terreni aridi allignano invece le piante meno esigenti ma anche meno preziose, quali il faggio ed il pino che occupano le pendici più povere delle nostre alpi.

Condizioni favorevoli di freschezza si riscontrano di preferenza in Montutta - Grifon, nella sez. inferiore di Cucco Pezzetto - in Geu, in quasi tutto Pietra Castello e Costa Mezzana, in buona parte di Vinadia e Trivella; lo possiedono in discreta misura - Pian della Gatta - Valvessaura - Avanza - Zoccazz - Ongara - Mugges - Val di Pietra - Bernon - Flobia - Vojani e Plan Vidal; scarseggiano invece in Amarianna - Forchiutta - Vintulis - Collina - Suttul - Latteis - Grignons - Namboluzza e Sappadizzo ed in tutti gli altri situati nei bacini del Tagliamento e dell’Arzino conseguentemente alla estensione della dolomia principale ed alla loro ubicazione alquanto bassa.

In Carnia, eccettuato qualche corpo morale e qualche privato, la selvicoltura è quasi sconosciuta; si considera il bosco come la veste naturale del suolo abbandonato a se stesso; l’uomo si cura di esso solo quando vi sia da cogliere qualche frutto. In tal modo non si provvede affatto o si provvede ben poco all’arresto ed alla limitazione dei franamenti, alla sistemazione dei rughi, agli impianti sugli spazi spopolati, alla selezione delle essenze, all’espurgo dei cespugli e delle erbe nocive ed alla pulizia delle piante, così che se un bosco è bello, popolato e pulito lo è più per forza naturale di cose che per un buon governo di esso. Da questa taccia non vanno immuni i boschi del Consorzio, benché qualche cosa siasi cercato di fare e molto non siasi potuto per là loro dispersione, per il bisogno di devolvere buona parte delle rendite nel pagamento del prezzo di acquisto e per altre diverse cause.

Sotto P aspetto della consistenza del terreno le condizioni dei boschi consorziali sono generalmente buone ed a ciò concorre il rispetto avuto per lo passato e la prudente misura osservata ognora nell’estensione delle prese. Tuttavia si notano alcuni smottamenti e franamenti che conseguono dalla natura e disposizione del terreno, dalla presenza di sorgive in terreni compatti e dall’erosione di torrenti in falde ripidissime. Tra quelli generati dalla pressione delle acque nel sottosuolo va notato uno piccolo esistente in angolo N. O. di Montutta, altro alquanto esteso in Zoccazz altro in lato Ovest di Ongara, altro piccolo presso al lato ovest di Mugges, altro in lato N. E. di Bernon tutti di media area non superiore ad un ettaro.

Vi è poi una serie di franamenti causati dall’erosione dei torrenti e dello scalzamento del piede od unghia delle falde per cui il terreno perde la inclinazione necessaria al proprio equilibrio. Esempi: uno grande in Vintulis, alcuni nella parte inferiore ed orientale di Cucco Pezzetto e precisamente ai lati dei torrenti che ivi scendono assai incassati ed altri al lato Est di Avanza ed ovest di Zoccazz che si estendono per tutta la lunghezza della falda intaccata dal torrente Degano che la erode quotidianamente. Eccezion fatta di quest’ultima, le altre frane andranno man mano chiudendosi e tanto meglio e più sollecitamente quanto più vi si faccia qualche opera in ajuto della natura.

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I boschi consorziali sono anche lambiti o attraversati nel loro seno da torrentelli o rughi i quali generalmente si presentano in buone condizioni rispetto alla loro sistemazione, così da non presentare minaccio c pericoli alla consistenza delle falde. Si è già menzionato come il Degano attraversi Avanza e Zoccazz per modo che se ciò non fosse, quei due boschi ne costituirebbero uno solo e come le rispettive ripe subiscono per opera sua notevoli erosioni, ma per porvi un riparo occorrono opere importanti c proprie alla generale sistemazione idraulica di quel torrente.

Devonsi notare i due rivi che fiancheggiano Montutta, quello che attraversa Vintulis, altri che attraversano Cucco Pezzetto, uno che attraversa Bernon ed altro Vojani i quali avendo pendio ripido si presentano bisognevoli di qualche opera intesa ad impedire lo scalzamento delle sponde ed a limitare il degrado. Degli altri minori non merita fatta menzione alcuna perché si riconobbero affatto innocui.

Un guaio dei boschi è la presenza degli spazi vuoti che sarebbe d’uopo fossero ripopolati tosto che si manifestano. E questo un difetto che consegue dal modo col quale si seguirono le prese, da schianti e da altre cause. Sotto questo aspetto le condizioni dei boschi consorziali sono generalmente mediocri.

Richiedono ripopolamento negli spazi vuoti mediante impianti, la plaga superiore di Montutta, varie plaghe dei boschi Vintulis e Pian della Gatta, i due campigli di Cucco Pezzetto, le aree pascolive di Avanza, molta parte di Suttul, il prato dei Talzeri ed altri ripiani in Pietra Castello, gli spazi vuoti nei ripiani superiori di Trivella e Vinadia, le aree pascolive di Latteis e gli spazi vuoti di Grignons e di Plan Vidal. Specie in Montutta, Cucco Pezzetto, Avanza o Trivella sonvi più ettari di terreno fertilissimo reso compatto dalla zolla erbosa coperta di felcie, di ortiche che bisognerebbe estirpare zappando inoltro il suolo per conseguire il ripopolamento con la semina naturale. In Motutta - Vintulis - Pian della Gatta - Collina - Valvessaura - Suttul - Bernon - Latteis - Plan Vidal ove i cessati governi avevano rispettato molte piante ultramature, in seguito al taglio di queste si crearono spazi vuoti che stentano a popolarsi perché il terreno è chiuso e coperto di vegetazione erbacea.

Dopo un taglio generale, specialmente se di piante frascate, sorge una fitta vegetazione di erbe alte, di arbusti, fra cui comune è il lampone, di piantine di salice caprino, di ontano, di pioppo che impediscono la semina naturale e lo sviluppo delle resinose. Queste piante, è vero, dopo qualche anno intristiscono e muoiono, ma ciò ritarda di almeno un decennio lo sviluppo del vero bosco sia resinoso che latifoglio, ed in questi casi non vi ha dubbio che il pascolo con animali bovini riesce utile poiché il loro calpestio serve da un lato a rompere il tessuto della vegetazione nociva e dall’altro ad affondare i semi nel suolo insieme a qualche po' di concime.

In tali condizioni si trovano Pian della Gatta, una parte di Collina, quasi tutto Valvessaura, parte di Mugges, Bernon, Grignons, Pian del Fogo, Plan Vidal nei quali senza tema di menomare la consistenza del terreno si potrebbe permettere il pascolo dei bovini, oppure praticare un salutare espurgo delle piante inutili e nocive.

In alcuni boschi incominciano ad apparire le agate; ivi sarebbe opera sommamente utile e saggia di aiutare la natura con un taglio delle essenze latifoglie per procurare che le prime s’innalzino e si estendano. In tali condizioni ravviso i boschi Forchiutta, Rio dei Lupi, varie sezioni di Cucco Pezzetto, qualche plaga in Tops, Flobia, sez. a Nord di Vojani, un tal poco la sez. inferiore di Najarda, Costa Paladin e sez. di Penon in Rio dei Lazzi, nel mentre quest’opera di espurgo venne praticata nei boschi Grifon - Collina - Pietra Castello e Costa Mezzana ove si notano ormai i benefici suoi effetti.

Queste operazioni non sono molto costose, spesso colla legna, ricavabile dall’espurgo si pagano le spese aumentando e migliorando così senz’oneri la densità del bosco e popolandolo delle essenze più preziose.

Non è fuori luogo accennare che per quanto la semina naturale assicuri alla pianta una maggiore robustezza, tuttavia sarebbe consigliabile la formazione di vivai nei boschi principali ed in tutte le vallate onde servirsene per opportuni impianti nelle plaghe spopolate ed ove comunque e per cause varie non sorga sollecita una scelta ed abbondante vegetazione.

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L’altitudine ed esposizione, l’azione dei venti, l’estensione e frequenza di valanghe esercitano un’azione notevole sulla quantità della vegetazione e sulla qualità dei prodotti tale da portare una sensibile influenza sul valore del suolo. Si raggruppa questo complesso di azioni ed influenze sotto la denominazione di condizioni climatiche in rapporto alle quali si esamineranno i diversi boschi.

Sono fra i più favoriti a questo riguardo: Avanza - Zoccazz - Pietra Castello e Costa Mezzana - Val di Pietra - Vinadia - Trivella aventi buona ubicazione e non soggetti a venti e valanghe. Li seguono dappresso Pian della Gatta - Rio dei Lupi - Tops - Ongara - Flobia - Sappadizzo - Namboluzza - Vojani - Scandolaro - Palis bene esposti ma un tal poco colpiti dall’azione dei venti e da qualche piccola valanga.

Vengon poi Grifon - Cucco Pezzetto - Ongara - Grignons - Sielutta - Plan Vidal - Codis di Çhampon e Val Englaro ove si notano spazi notevoli percorsi dalla lavina ed ove, non sorgendo o maturando le piante, rimangono spazi vuoti sfruttabili solamente col pascolo. Seguono indi Forchiutta - Vintulis - Candelino - Suttul - Bernon - Lat- teis - Queston di Najarda - Costa Paladin e Monte Aresto ove alla frequenza di qualche lavina si aggiunge una particolare rigidezza climatica. Stanno infine i boschi Montutta - Collina - Valvessaura - Malagar - Mugges - Pian del Fogo - Rio dei Lazzi e Faeit nel primo ed ultimo dei quali oltre alla menzionata rigidezza di clima si notano vasti lavinali, mentre il secondo, terzo e quarto sono tormentati da forti venti che deprimono la vegetazione e danneggiano le piante, gli altri quattro poi sono dilaniati dalle valanghe che spazzato il bosco vi hanno creato amplissime radure.

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I boschi consorziali sono per lo più escorporati a mezza falda del monte cioè a quell’altezza ove il pendio è più ripido, nel mentre al di sotto si svolgono i contrafforti e le colline per lo più a coltura prativa ed al di sopra si allargano i vasti ripiani e gli ampli canaloni pascolivi; non sono quindi per ragioni idrografiche terreni adatti al pascolo, mentre esigono per moltissime altre di essere conservati a bosco.

Si distinguo fra gli altri Cucco Pezzetto il quale si estende dal fondo della valle alla cima del monte ed unico fra tutti abbraccia in alto una vasta estensione di ghiajeti e di cretaglie. Sembra che in origine questa plaga non fosse bandita perché non era boscata, ma con le sentenze 11 febbrajo 1861 del tribunale civile di Venezia e 15 luglio 1861 dell’I. R. tribunale di appello Lombardo Veneto, venne attribuita al Demanio. Prima di allora su parte di questo bosco veniva esercitato il pascolo ed esistevano casera e loggie per il ricovero degli animali e per la lavorazione del latte.

Per altitudine e per condizioni del terreno quel fondo è poco adatto sia a pascolo che a bosco, però volendolo non riuscirebbe difficile né costosa la riattivazione di una malghetta, come era ab antiquo, per usufruire della vegetazione erbacea così abbondante in quei vasti lavinali, ove mai, od almeno difficilmente e precariamente potrà sorgere un bosco.

Si presenterebbero poi per giacitura adatti alla creazione di malghe pascolive i boschi Pian della Gatta e Plan Vidal, poiché, come indica lo stesso loro nome, sono pianeggianti ed inoltre forniti sufficientemente di terra, ma vi fa difetto l’acqua; inoltre la loro estensione limitata non consente di ritenere che da soli possano bastarvi. Questo cambiamento di coltura, poi, esige opere molte e complesse per il che un calcolo della spesa occorrente può farsi, bensì, ma solo approssimativamente: quanto poi all’esito ed all’utile conseguibile, entrambi appaiono troppo incerti. Boschi che in parte convenga sfruttarli col pascolo non ve ne sono; solivi invece delle aree per ora calve ed infruttifere che potrebbesi pascolare e forse abusivamente si pascolano e sono quelle percorse dalle valanghe che prima schiantarono il bosco ed ora ne rendono difficile e lentissima la riproduzione. Di queste menziono quella di Mugges che distrusse tanta parte, di quel bosco ed ove ora si sta formandone mio di essenze varie, e quella memorabile di Rio Nero avvenuta nel 1888 che per una larghezza di 200 metri distrusse ogni cosa in Pian del Fogo travolgendo seco i casolari omonimi assieme ai loro abitatori. Su quell’area disgraziata non si è peranco riprodotto il bosco, ma ora va sorgendo alquanto novellarne. Sonvi poi i grandi lavinali di Cucco Pezzetto già menzionati e quelli di Rio dei Lazzi e di Faeit dei quali i primi soli si presterebbero al pascolo. Da tutto ciò si desume che, fatta eccezione della parte superiore di Cucco Pezzetto, nessuno dei boschi consorziali è adatto alla formazione di malghe pascolive, né sembra conveniente che alcuna parte di essi venga dal Consorzio destinata al pascolo. Solo nel caso che venissero riuniti alle malghe contigue di proprietà comunale potrebbero, in qualche caso e limitatamente a qualche plaga venir aggregati alle malghe stesse.

Ad una malga poi in Pietra Castello, certamente nessuno vi pensa se si consideri la sua altitudine, le condizioni in cui si trova o meglio ancora se si dia uno sguardo alla sua produttività legnosa.

§ 5. Essenze, rotazione delle prese, stato della vegetazione

Due sono le piante dominanti nei boschi consorziali, l’abete ed il faggio; in alcune località però si presenta anche il larice; si rinvengono poi salici, pioppi, carpini, aceri, betulle, ma queste son sporadiche. Inoltrandosi in una vallata si scorge tosto quale essenza vi predomini; l’abete ha color verde cupo profondo, dà al paesaggio un carattere severo, grandioso, eminentemente bello; il foggio dal verde chiaro, colle sue forme morbide e tondeggianti ne dà altro d’aspetto dolce, ma di uniformità stanchevole. Il faggio è esteso nei bassi monti sui pendii di levante e settentrione, negli alti su quelli di mezzodì e tramontana; è poco esigente e colle sue radici numerose e potenti penetra ovunque ed alligna facilmente anche in terreni poveri ed aridi; nei boschi consorziali esso è sempre d’alto fusto. L’abete si eleva al di sopra del faggio e vegeta di preferenza nei terreni forti e freschi e non troppo sciolti, ama il versante settentrionale e l’ombra ed è pianta alquanto esigente, ha quindi il suo maggior sviluppo nei terreni primari e di transizione siti nelle alte vallate ove trova anche l’atmosfera alquanto umida e dove è rarissima la siccità.

Evvi qualche differenza fra il bianco (abete) ed il rosso (picea) il primo ha fittone, la sua fibra è ruvida ed irregolare, il legno è fragile, scheggioso ed estremamente resinoso; il secondo ha il sistema radicale superficiale e quindi soffre alquanto pei venti, ha la fibra morbida e regolare.

Il larice notasi nelle località più elevate volte a tramontana ove non giunge l’abete e nei terreni argillosi ed anche sassosi ricchi di potassa.

L’abete rosso e l’abete bianco si mescolano di frequente così che riesce talvolta incerta la prevalenza dell’uno o dell’altro; puossi però notare che l’abete bianco domina in Pezzeit di Amarianna, Pian della Gatta e Rio dei Lupi, Collina, Suttul e Bernon e l’abete rosso in Avanza, Zoccazz, Tops e Geu e Val di Pietra, mentre si alternano a plaghe il dominio in Montutta, Forchiutta, Grifon, Vintulis, Cucco Pezzetto, Costa Mezzana, Vinadia, Trivella, Ongara e Flobia. Il larice si presenta in quantità menzionabile soltanto in Cucco Pezzetto. Di altre essenze non è il caso di discorrere perché esse hanno poca importanza.

Come si osserva spesso in altri consimili casi nella natura, dopo un periodo di vegetazione resinosa ne succede altro di latifoglia cosi che le due essenze si alternano l'una all’altra a periodi di varia lunghezza. Astrazion fatta dal concorso di altre cause, l’abete conserva più a lungo il predominio nei terreni fertili poiché vi trova le condizioni più adatte al suo sviluppo; si alterna, col faggio a periodi quasi eguali e rimangono entrambi lungamente consociati nei terreni di mediocre fertilità: l’abete poi conserva per poco la prevalenza, che invece viene acquistata dal faggio il quale la mantiene a lungo e quasi esclusivamente nei terreni di scarsa fertilità.

Il turno di rotazione delle due essenze, agata e frascata, s’aggira sui due secoli circa.

Questo fatto ha notevole importanza sotto molti aspetti e specialmente riguardo al valore dei boschi dei quali quindi merita rilevato se trovinsi nel periodo ascendente delle rispettive essenze.

Nei secoli XVIII e XIX le frascate avevano nei boschi ex demaniali un grande sviluppo come lo attestano i vecchi catasti e lo provano le importanti tagliate di faggio avvenuto negli ultimi decenni nei boschi ora resinosi e misti.

Attualmente l’essenza dominante è distribuita in rapporto alla qualità e giacitura dei terreni, di guisa che l’abete primeggia nelle alte vallate del Chiarsò, del Bût, del Degano, della Pesarina e del Lumiei; il faggio in tutta la valle dei Tagliamento e nelle contigue dell’Arzino e del Fella.

Esaminando i vari boschi sotto questo aspetto noto che: sono resinosi e tali si conserveranno a lungo, Montutta, Avanza, Zoccazz, Tops e Geu, Pietra Castello con Costa Mezzana, Ongara, Trivella e Vinadia, Val di Pietra e Flobia; sono misti, ma diverranno fra non molti anni prettamente resinosi, Forchiutta, Grifon, Vintulis, Collina, Valvessaura, Cucco Pezzetto, Suttul, Mugges, Bernon e Latteis. L’essenza resinosa manifesta incipiente tendenza ad un maggior sviluppo in Pezzeit di Amarianna Pian della Gatta e Rio dei Lupi, Plan Vidal in circa metà di Vojani e di Najarda e presenta soltanto scarsi indizii in Costa Paladin, Rio dei Lazzi e Palis e tali da non ispirare speranza alcuna che assuma in avvenire ima certa estensione; tale speranza poi sarebbe ancor meno fondata in Grignons, Namboluzza, Sappadizzo, Pian del Fogo, Monte Aresto, Scandolaro, Sielutta, Faeit, Codis di Çhampon e Val Englaro nei quali il faggio sembra essere la sola essenza che per un tempo lunghissimo conserverà il più assoluto predominio.

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Nei patrimoni boschivi formati da un latifondo, determinato che sia il grado d’incremento legnoso e conseguentemente il turno delle prese, il fondo viene spartito in tante sezioni quanti sono gli anni od i bienni compresi nel turno medesimo per sfruttarne ima ogni anno od ogni biennio cosicché quivi è facile riconoscere le condizioni generali del bosco e l’entità della provvigione normale. Tali sarebbero tra noi i boschi del comune di Paularo ed il Lavardeit, invece in quelli consorziali, molto sparsi e svariati, ciò non è agevole. Lo memorie antiche ci lasciano credere che un turno nel taglio fosse regolato per vallate avuto riguardo alla convenienza di eseguirlo simultaneamente in tutti i boschi situati in ciascheduna di esse per ripartire certe spese generali su mia massa legnosa la maggior possibile. In fatto le ultime tagliate resinose anteriori all’acquisto avvennero dal 1866 al 1870 nella valle d’Incarojo; dal 1860 al 1865 in quella del Bût; circa il 1870 nella alta valle del Degano, nel 1860 in quella media e circa l’anno 1865 nella valle di S. Conciano. Le ultime tagliate di latifoglio, sempre anteriori all’acquisto, avvennero verso il 1830 nella valle d’Incarojo, verso il 1840 in quella del Degano e parte nel 1830, parte nel 1850 nell’alta valle del Tagliamento; nella bassa poi dal 1850 al 1870.

Sembra che per lo passato la pianta d’abete si ritenesse matura quando aveva raggiunto il diametro di cm. 40 (XV oncie), mentre ora la maturità sia fisica che economica si ritiene raggiunta invece col diametro di cm. 35 (XII oncie). Conseguentemente a questo diverso criterio ed al bisogno di estinguere col ricavato delle tagliate il prezzo d’acquisto ancora dovuto al demanio dello stato, il Consorzio non badò al vecchio turno dei tagli, ma procurò di vendere quante più piante gli fu possibile compatibilmente alla buona conservazione dei boschi.

I tagli delle agate nei boschi resinosi e misti avvennero durante l’amministrazione consorziale:

  • dal 1879 al 1883 in Montutta, Collina, Valvessaura, Cucco Pezzetto, Suttul, Tops e Geu, Pietra Castello con Costa Mezzana e Bernon.
  • dal 1883 al 1886 in Montutta, Forchiutta, Grifon, Vintulis, Cucco Pezzetto, Avanza, Zoccazz, Ongara, Mugges, Trivella e Flobia.
  • dal 1887 al 1890 in Pian della Gatta, Collina, Suttul, Tops e Geu, Pietra Castello con Costa Mezzana.
  • dal 1890 al 1894 in Latteis.
  • dal 1894 al 1899 in Pietra Castello con Costa Mezzana.
  • dal 1900 al 1904 in Montutta, Cucco Pezzetto, Avanza, Zoccazz, Suttul, Tops e Geu, Ongara, Trivella, Mugges e Val di Pietra.

L’espurgo di latifoglie nei boschi resinosi e misti avvenne:

  • Nel 1899 in Costa Mezzana con Pietra Castello.
  •  »   1902 in Grifon.
  •  »   1903 in Collina.

I tagli di latifoglie nei boschi misti e prevalentemente resinosi avvennero:

  • Nel 1880 in Suttul.
  •  »   1883 in Pietra Castello con Costa Mezzana.
  •  »   1885 in Ongara.
  •  »   1886 in Forchiutta, Grifon e Vintulis.
  •  »   1888 in Pian della Gatta e Valvessaura.
  •  »   1889 in Bernon.
  •  »   1891in Trivella, Mugges, Val di Pietra e Latteis.

Le tagliate nei boschi latifogli avvennero:

  • Nel 1880-81 in Najarda, Costa Paladin e Sielutta.
  •  »   1884 in Vojani e Plan Vidal.
  •  »   1887 in Pian del Fogo.
  •  »   1893 in Monte Aresto e Scandolaro.
  •  »   1894 in Candelino.
  •  »   1895 in Grignons, Sappadizzo, e Rio dei Lazzi.
  •  »   1896 in Namboluzza e Faeit.
  •  »   1900 in Palis.

Si sta tagliando ora in Pezzeit di Amarianna e restano a tagliarsi Codis di Çhampon e Val Englaro.

Generalmente per l’essenza resinosa il turno delle prese si aggira fra i 15 ed i 25 anni; infatti si osserva che Montutta ch’ebbe il taglio ordinario nel 1884 ne ebbe un secondo nel 1901, Forchiutta, Grifon e Vintulis che l’ebbero nel 1885 lo attendono nel 1905, Cucco Pezzetto che l’ebbe nel 1884 lo attende ora, Avanza, Zoccazz e Suttul che l’ebbero nel 1885 l’ebbero una seconda volta nel 1901, Tops con Geu ch’ebbe un primo parte nel 1880 e parte nel 1889, ebbe il secondo nel 1901, Pietra Castello con Costa Mezzana che ebbe pur esso un primo, parte nell’88 e parte nell’89, n’ebbe un secondo nel 99, Ongara, Trivella e Mugges che l’ebbero nel 1885-86 subirono il secondo nel 1902.

Por l’essenza latifoglia il turno dei tagli si aggira fra i 40 ed i 50 anni così Pezzeit di Amarianna tagliato nel 1850 si taglia ora; Forchiutta, Vintulis, Pian della Gatta tagliati nel 1830 si tagliarono nel 1885-86; Vojani e Najarda tagliati nel 1880 lo saranno da qui a 20 anni; Costa Paladin, Pian del Fogo, Rio dei Lazzi, Monte Aresto, Scandolaro tagliati fra il 1890 e il 1894 lo saranno nuovamente da qui a 30, Sielutta e Plan Vidal tagliati fra il 1880 e l’84 lo saranno pur essi da qui a 20; Palis e Faeit tagliati nel 1896-99 lo saranno da qui a 40 anni; infine Grignons, Namboluzza e Sappadizzo tagliati nel 1870 lo furono anche nel 1895 ma anzitempo ed a suo luogo si noteranno le conseguenze.

Con tutto ciò si è costretti a dedurre che le statistiche riferibili all’amministrazione sia demaniale che consorziale non offrono elementi attendibili da cui ricavare con precisione il turno normale delle prese nei singoli boschi il quale dovrà invece determinarsi in base al rilevamento del bosco vivo ed alle risultanze delle analisi che verranno a suo luogo istituite.

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Il taglio dei boschi resinosi avvenne sempre per diradamento, si recisero le sole piante mature e deperienti, di conseguenza essi rimasero fomiti d’un numero conveniente di alberi in ogni categoria, tale da assicurare in avvenire una rendita pressoché costante e determinata. Il taglio del faggio nei boschi misti si estese a tutte le piante salvo quelle che per riguardi speciali o per regolamenti forestali dovevansi conservare. Nei boschi di essenza latifoglia il taglio fu generale, si lasciarono, cioè, le sole matricine, 50 a 60 piante per ettaro del diametro di m. 0.15 a 0.30 e quelle di diametro inferiore ai 15 cm.; queste ultime però, causa la loro esilità si sono in parte piegate sotto il peso della neve, cosicché sovente il bosco è rimasto alquanto spopolato e presenta quindi un aspetto sconfortante.

Nel seguente prospetto è esposta schematicamente la densità delle piante in ogni singolo bosco distinguendole in mature ed immature, ritenute le prime quelle del diametro di m. 0.35 e superiori so d’abete e superiore a m. 0,15 se di faggio.

Densità delle piante in ogni singolo bosco

Dall’esame del prospetto suesposto per quanto riguarda l’essenza resinosa scorgesi facilmente come uno solo è il bosco che contiene una rilevante quantità di piante mature, esso è Flobia che ne conta 24 per ettaro. In Montutta e Suttul si nota pure un’aliquota superiore a quella degli altri boschi, ma tali piante furono lasciate per deficienza di bosco vivo; scorgesi eziandio come quattro sieno i boschi misti che contengono un discreto numero di piante mature e sono Forchiutta, Grifon, Vintulis e Bernon; pei tre primi si è deciso il taglio, per il quarto no, ma lo sarebbe opportuno in presenza di favorevoli circostanze. Balza poi agli occhi la scarsezza di piante giovani in Suttul, Pietra Castello, Ongara, Trivella e Val di Pietra, ma va osservato che questi boschi erano misti, che da pochi anni fu reciso il faggio e da ciò il conseguente spopolamento. Meno Suttul ed un po’ anche Ongara, nei quali scarseggia il novellame, negli altri abbonda. Impressiona la povertà di piante giovani in Pezzeit di Amarianna, Rio dei Lupi, Pian della Gatta, Collina, Valvessaura, Mugges e Bernon, ma a tale proposito devesi osservare che per l’addietro ne furono lasciate dal demanio molte di stramature, sia d’abete che di faggio, le quali impedirono lo sviluppo del novellarne. La deficienza poi di bosco vivo che si nota in Mugges dipende anche dalla plaga rilevantissima percorsa dalla valanga.

Relativamente all’essenza latifoglia va osservato che le cause per cui alcune aliquote riescono molto basse sono: in Grignons, Namboluzza e Sappadizzo il taglio prematuro e l’azione della neve; in Rio dei Lazzi la profonda insenatura che ne occupa la parte centrale colpita sovente dalla valanga, in Candelino il pascolo illecito che vi si esercita non meno che i furti frequenti e considerevoli dei quali ultimi alcun poco ne risentono anche Namboluzza, Sappadizzo e Grignons. Trovatisi invece convenientemente popolati Costa Paladin, Sielutta, Vojani, Plan Vidal, Monte Aresto, Scandolaro sfruttati da 10 a 20 anni fa non meno che Faeit, Palis e Pezzeit di Amarianna che lo furono da meno di un decennio, Codis di Çhampon e Val Englaro poi sono maturi e ritenuto prossimo il loro taglio, possonsi indi considerare alla stregua di questi ultimi. Non occorre soffermarsi alle risultanze emergenti pei boschi Bernon e Cucco Pezzetto perché quivi il faggio dovrebbe essere espurgato con speciale riguardo alla consistenza del terreno.

§ 6. Torrenti, Chiuse e Strade

Data la produzione dei boschi consistente in rilevanti masse legnose che esigono estraduzioni lunghe e con mezzi svariati, dato anche il rapporto delle molte spese e dei rischi da ciò dipendenti col valor lordo della merce e data infine la relativa necessità di adottare la fluitazione per far scendere i legnami lungo le vallate sia per mancanza di strade, sia per il minor costo di questo mezzo di trasporto di confronto ad altri, pare opportuno di esporre brevemente lo stato delle cose per riguardo specialmente ai torrenti, alle chiuse ed alle strade.

Non rivestono molta importanza le condizioni interne di ciascun bosco relative alla estraduzione dei prodotti poiché essa avviene por lo più a mezzo di lanciatoli od a strascico sulla neve e tutto ciò non offre sensibili differenze fra bosco e bosco e tali da meritare particolari rilievi e considerazioni. Qualche volta però essa avviene sopra strade da carro ed a questo riguardo va rilevato che una attraversa il bosco Avanza, altra sta ai piedi di Tops e Geu, altra gira intorno a Flobia, altre ancora corrono orrizzontalmente sul lato inferiore di Vojani, di Pian del Fogo e di Val Englaro e che inoltre in Pezzeit di Amarianna ne venne recentemente costruita una onde poter trasportare la merce dalle diverse parti del bosco alla sella Pradutt opera questa alquanto vantaggiosa.

Ove mancano o sono lontani i corsi d’acqua ed ove non v’hanno forti pendenze o comunque ricorrono particolari condizioni di terreno, s’impone la costruzione di «risine» sulle quali si fa scorrere il legname per tratti più o meno lunghi sino a raggiungere le chiuse, i porti, i lanciatoli ed i torrenti. Queste opere sono alquanto costose e gravano tanto più quanto più richiedono un lungo sviluppo e sotto questo aspetto svariatissime sono le condizioni in cui trovansi i vari boschi. In misura più o meno grande si usano ovunque, ma meritano notate per la loro lunghezza quelle che occorrono in Pezzeit di Amarianna, Pian della Gatta e Rio dei Lupi, Vintulis, Grifon e Forchiutta, Cucco Pezzetto, Suttul, Pietra Castello, Val di Pietra, Najarda, Plan Vidal, Palis e Faeit.

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Alla estraduzione dei legnami nelle alte valli occorrono chiuse per accumulare e poi coinvogliere simultaneamente nel letto dei torrenti mosse d’acqua capaci di sollevarli e portarli innanzi quando il torrente non ne abbia la forza sufficiente. Queste chiuse sono d’ordinario di legname e di durata relativa da cui il grave peso incombente talvolta all’estraduttore specie se la merce non è in quantità considerevole.

È imprescendibile la costruzione della chiusa nel rio Grignò ai riguardi del bosco Pezzeit di Amarianna e similmente dicasi per i boschi Pian della Gatta e Candelino lungo il rio Lambradeit, ed occorre eziandio per Vintulis, Grifon e Forchiutta lungo il rio Muea per giungere al Chiarsò. Questi ultimi e Montutta stan sopra alla sassaia detta Masareit che ingombra il letto del Chiarsò all’altezza di Çhaulis e per essi occorrerà ancora servirsi della grande chiusa di Ramazz (che verrà ricostruita in muratura dal comune di Paularo) e per l’uso della quale pagasi un nolo. Abbisognano di una piccola chiusa alle falde del Collina il bosco omonimo e Valvessaura per giungere sino a Timau, inferiormente poi la relativa abbondanza d’acqua del Bût non ne richiede; in Cucco Pezzetto poi non se ne usa. Non ne abbisognano i boschi nell’alta valle del Degano per la sufficienza d’acqua di quel torrente e per l’esistenza di strade; ma ne abbisognano invece i boschi della Pesarina poiché quel torrente scarseggia d’acqua. A tal uopo serve una vecchia chiusa di legno costruita dal proprietario del bosco Lavardeit e di cui possono far uso anche altri. I boschi siti nell’alta valle del Lumiei come Bernon e Latteis richiedono piccole chiuse per giungere al ponte della Maina di Sauris, però se devono scendere lungo la gran forra del Bûs ne abbisognano di una grande inferiormente. Una volta ne sorgeva una in legno in corrispondenza all’attuale ponte, ma ora non esiste più per cui nel caso di bisogno dovrebbe ricostruirsi. Si ventilò la convenienza di esigere una chiusa in muratura alquanto più sotto (al Sac di Coronis) con scopi più proficui, ma né l’una né l'altra opera possonsi ritenere di prossima costruzione. Ora si preferisce condurre i legnami a mezzo di carro sulla sella del Pura e di là ad Ampezzo o Socchieve.

Flobia poi che sta sulla sella stessa non abbisogna di chiuse e così Grignons, Namboluzza e Sappadizzo i quali giacciono in una plaga sprovvista d’acqua. Il legname di Vojani sito sul versante Nord scende retto nel Tagliamento quello del versante Sud va condotto su strada da carro fino alla Calada dalla quale si lancia nel Tagliamento. Najarda abbisogna di una chiusa sul rio Nero e col bosco precedente nonché Pian del Fogo, Rio dei Lazzi, Costa Paladin e Monte Aresto abbisognano di altre in legno nel Tagliamento per superare la grande sassaja di Borea (ove nel 1692 la frana di Anda sbarrò la valle del Tagliamento seppellendo quel villaggio). Altre ancora occorrono sulla Seazza per i boschi Plan Vidal e Palis; Codis di Çhampon e Val Englaro usufruiscono di una vecchia posta alle sorgenti dell’Arzino e che si restaura quando occorre ed abbisognano d’altre ancora lungo quel Torrente; per ultimo i prodotti di Faeit non potrebbero estradursi a Cavazzo senza una o più chiuse.

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La fluitazione è un mezzo generalmente adottato nell’estraduzione dei legnami per ragioni di necessità e di convenienza, però essa apporta loro un sensibile danno, di più li espone ai pericoli derivabili delle piene dei torrenti. Sotto questo aspetto devesi notare che a pericoli gravi sono esposti i prodotti confluenti nel Chiarsò il quale per il degrado dei rispettivi bacini, dopo ricevuti la Truca, la Muea e l’Orteglass subisce piene forti ed improvvise. A pericoli consimili sono esposti i legnami confluenti nel Lumiei che per il generale degrado di quell’ampia vallata e per le sorprese che cela la forra tenebrosa e spaventevole del Bûs subisce enormi rigonfiamenti. Ad altri, però meno gravi, sono esposti i legnami fluitanti sulla Pesarina ove anche a causa dello stato miserevole della falda destra di quella vallata il torrente acquista massa e velocità notevoli così da travolgere non solo, ma seppellire talvolta delle masse legnose, ed a minori ancora sono esposti i legnami provenienti dall’alta valle del Bût poiché la fluitazione è più breve ed i torrenti possono nuocere soltanto sui piazzali di deposito. I pericoli stessi poi scemano ulteriormente nell’alta valle del Degano ove le falde montuose sono ben vestite ed il corso delle acque ben regolato per modo che i torrenti non subiscono così forti ed improvvisi rigonfiamenti. Similmente dicasi di quella del Tagliamento sopra a Priuso lungo la quale il pendio dell’alveo è lievissimo e per quanto estesa e lunga sia la valle il fiume non subisce relativamente straordinari ingrossamenti.

Tutto ciò si attiene alle vallate superiori alle piazze locali di smercio ossia alle grandi segherie e porti di Socchieve, Aplis ed Arta. Per la fluitazione in parola si approfitta della stagione primaverile in cui sciolgonsi le nevi avendo allora il vantaggio dalla copia d’acqua che in quell’epoca scorre nei torrenti. Devesi osservare che la fluitazione dei tronchi resinosi si arresta alle seghe, quella delle borre di faggio si spinge sino ai porti di Amaro e di Osoppo; per cui la fluitazione più lunga richiesta dal faggio lo espone a maggiori pericoli. La vallata del Bût poi ch’è più breve consente, di raggiungere nel corso della primavera e con una fluitazione ininterrotta i porti anzidetto; quelle del Degano e del Tagliamento che sono più lunghe non consentono altrettanto per cui in queste la fluitazione si divide in due periodi, nel primo dei quali la merce giunge sino ad Ovaro sul Degano e Socchieve sul Tagliamento (ove trovansi porti grandiosi e sicuri), nel secondo ed a tempo opportuno si compie sino ai porti di Amaro e Osoppo.

Generalmente i boschi si presentano poco dissimili riguardo all’esistenza, estensione e sicurezza dei piazzali di posteggio, e senza estendersi con dettagli in proposito devesi considerare le cattive condizioni di quelli in comune di Preone, di Verzegnis, di Tolmezzo e di Arta esposti tutti e spesso alle minacce del Çhiarsò e del Tagliamento.

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Per riguardo alle strade comunali e consorziali le diverse vallate del Bût, del Degano e del Tagliamento non differiscono gran che fra di loro. La strada di Paularo rese possibile quivi la costruzione di seghe e migliorò le condizioni di quei boschi prima esclusi dal traffico col carro, così dicasi di quella ora sistemata da Paluzza a Timau, per riguardo a Collina e Valvessaura. La costruenda strada di Gorto migliorerà sensibilmente le condizioni dei boschi in Forni Avoltri e Rigolato specialmente se passando sulla destra del Degano dal ponte di Lanz al Tamaratt attraverserà Pietra Castello e Costa Mezzana. In buone condizioni si trovano i boschi sulla Pesarina per riguardo alla strada di quel canale e queste miglioreranno ancora se verrà sistemato il tratto che conduce a Lavardeit. In cattive condizioni erano i boschi della vai Lumiei ma il recente restauro della strada per Sauris e la costruzione del residuo tronco a mezzodì del Pura probabilmente assai prossima ne han migliorato un poco e ne miglioreranno ulteriormente le sorti.

I boschi siti nella valle del Tagliamento si trovano tutti sulla destra del fiume lungo la quale non si svolgono strade, di più questa sponda non è congiunta alla sinistra da ponti; conseguentemente sotto l’aspetto stradale essi non godono alcun vantaggio ne è prevedibile che ne possano ottenere in un lungo avvenire.

La strada Regina Margherita da Castel Nuovo a Pielungo arrecò qualche utilità a Codis di Çhampon e Val Englaro, ma alquanto limitate per le asprezze superiori che presenta il torrente Arzino e che permangono ancora. Nei tronchi superiori delle vallate, queste sono le condizioni generali delle strade esistenti ed in corso di costruzione; quanto a quelle da costruirsi all’infuori di quella di Gorto, nessuna avrà sensibile influenza per alterare i rapporti attuali di valore fra bosco e bosco. Nei tronchi inferiori delle vallate le condizioni stradali sono pressoché identiche per tutti i canali né si presume avvengano variazioni che apportino qualche disparità tra di loro.

Uno scalo ferroviario più prossimo dell’attuale alle piazze di smercio locale non porterà alterazione nel rapporto esistente fra di esse e fra i singoli boschi poiché il miglioramento nei trasporti ed i conseguenti vantaggi verranno risentiti da tutte le piazze in egual misura essendo che tutte riuscirebbero egualmente più vicine al nuovo scalo. Vi farebbero però eccezione Pezzeit di Amarianna, Faeit, Codis di Çhampon e Val Englaro i quali rimarebbero nelle condizioni attuali.

§ 7. Grandezza dei boschi e relazione di distanza

I boschi consorziali oltre che sparsi nelle diverse vallate della Carnia, hanno ancora grandezze svariatissime ed a questo riguardo si possono raggruppare in 8 categorie e cioè :

1a) da ettari 150 a 200 Cucco Pezzetto, Pietra Castello con Costa Mezzana, Trivella, Malagar e Vinadia.
2a) da    »     100      — Tops con Geu.
3a) da    »       40 a 60 Pian della Gatta con Rio dei Lupi, Val Englaro, Mugges, Pian del Fogo, Queston di Najarda, Rio dei Lazzi, Faeit, Vojani, Collina.
4a) da    »       30 a 40 Pezzeit di Amar tanna, Val di Pietra, Plan Vidal, Bernon, Suttul, Ongara.
5a) da    »       20 a 30 Codia di Çhampon, Flobia, Candelino.
6a) sui    »       20 Montutta, Forchiutta, Grifon, Vintulis, Valvessaura, Avanza e Zoccazz.
7a) da    »       10 a 20 Latteis, Namboluzza, Sappadizzo, Costa Paladin, Monte Aresto.
8a) Sotto ai 10 ettari Grignons, Scandolaro, Sielutta.

La grandezza maggiore o minore ha una importanza assoluta perché alcune spese specialmente riguardanti la estraduzione dei prodotti sono pressoché eguali pei boschi estesi come per quelli di limitata superficie. Ne viene di conseguenza che i primi hanno un vantaggio che è proporzionale all'estensione e che si risolve in un aumento di valore.

Devesi però osservare che nel nostro caso i boschi piccoli trovansi raggruppati a brevi distanze fra loro e che quindi viene a diminuire alquanto lo sfavore dovuto alla loro limitata estensione; che all’incontro i grandi svolgendosi su falde diverse possonsi considerare divisi in più sezioni delle quali ognuna esige per l’estraduzione opere speciali per modo da diminuire in parte il vantaggio della loro grandezza. Nei riguardi quindi del Consorzio l’estensione superficiale non costituisce un elemento molto influente di pregio. Nel caso di divisione dei boschi del Consorzio l’estensione avrebbe pure poca influenza poiché è facile comprendere come, per formare un numero di lotti adeguato a quello dei condividenti sia necessario spezzare i boschi grandi e riunire i piccoli.

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La vicinanza ai centri abitati ha per i terreni tenuti a coltura agraria una sensibile influenza poiché i loro prodotti fanno capo ad essi quindi quanto più i terreni sono ad essi vicini tanto più valore hanno a parità di altre condizioni. La produzione dei boschi invece nella sua maggior parte non serve ai bisogni locali o per meglio dire non trova collocamento nei vicini abitati, ma fa capo alle segherie ove subisce la riduzione richiesta per la sua esportazione o scende direttamente, ai porti e piazze di smercio. Per i boschi quindi è influente il rapporto di distanza colle seghe e piazze di smercio non cogli abitati e solo quando potessero passare alla coltura agraria risentirebbero il pregio della vicinanza a questi ultimi. Non è verosimile però che questo avvenga, quindi vanno considerati soltanto sotto l’aspetto della loro destinazione attuale.

La coltura silvana richiede pochi e radi lavori da cui ne consegue che la vicinanza dei boschi agli abitati non riveste un pregio notevole se non in quanto procuri un risparmio nelle spese di esportazione dei prodotti ciò che si rispecchia nel valore netto della produzione legnosa.

Ai riguardi della sorveglianza, la vicinanza stessa ha poca influenza poiché se da un lato la rende facile dall’altro la richiede intensa essendoché quanto più prossimi sono i boschi agli abitati tanto più sono esposti di frequenti ed a maggiori danneggiamenti.

I 19 comuni consorziati godono ed amministrano il loro patrimonio secondo uno statuto per il quale perdurando la comunione, l’ente Consorzio riesce egualmente distante da ogni bosco e perciò la vicinanza dei boschi agli abitati ha il solo pregio di offrire un facile accesso ai medesimi.

Essa potrebbe offrire a persone ed a corpi morali dei vantaggi da cui sorgerebbe per alcuni boschi un pregio influente sul loro valore, ma la legge che ne vieta la loro alienazione li ha sottratti alla concorrenza per cui essi possonsi riguardare sotto l’aspetto della sola fruttività. Questa concorrenza potrebbe aver luogo fra i comuni comproprietari in una divisione a mezzo degli incanti, ma essi si trovano in tale disparità di condizioni per rispetto ad ogni bosco da renderla verosimilmente illusoria.

E facile però comprendere come per ragioni inerenti all’amministrazione, alla sorveglianza, ad usufruizioni locali ecc. esista e sia evidente un rapporto fra i boschi ed i comuni nel cui raggio di interresenza si trovano.

Questo lato del quesito va studiato in altra parte del presente elaborato, per ora qui basta stabilire i rapporti di distanza fra i boschi ed i comuni in cui e presso ai quali sono ubicati.

  1. Pezzeìt di Amarianna dista tre ore da Tolmezzo e cinque da Amaro, è contiguo ai loro territori ed alle loro proprietà comunali; ha accessi difficili.
  2. Pian della Gatta con Pio dei Lupi, dista quattro ore da Tolmezzo e quattro da Arta, è contiguo ai loro territori ed alle loro proprietà comunali; ha accessi piuttosto difficili.
  3. Candelino dista quattro ore da Arta ed è contermine da ogni lato alle proprietà di quel comune; ha accesso facile.
  4. Vintulìs, Grifon, Forchiutta distano tre ore da Paularo il cui comune non fa parte del Consorzio, i più prossimi sono Arta e Ligosullo che ne distano circa cinque ore; hanno accesso mediocre.
  5. Montutta dista due ore da Ligosullo, è contiguo a proprietà di quel comune; ha accesso facile.
  6. Cucco Pezzetto dista due ore e mezza tanto da Treppo quanto da Paluzza e poco più da Ligosullo siti nella stessa convalle, mentre ne dista oltre quattro da Arta che occupa il versante opposto. È contiguo a proprietà di Treppo, ma poco discosto da quelle degli altri comuni suddetti; ha accessi facili da Treppo e da Paluzza.
  7. Collina e Valvessaura distano tre ore da Paluzza, il secondo confina con proprietà comunale, il primo nò; hanno accesso facile.
  8. Avanza Zoccazz e Suttul distano un’ora da Forni Avoltri non sono contigui a proprietà di quel comune, hanno accesso facile.
  9. Tops con Geu dista un'ora da Forni Avoltri, è contiguo da più lati con beni di quel comune; ha accesso facile.
  10. Pietra Castello con Costa Mezzana dista mezz’ora da Forni Avoltri, una da Rigolato, ha contatto estero con proprietà comunale di Rigolato ed è molto prossimo a quelle di Forni Avoltri; ha facile accesso sia da Forni che da Rigolato.
  11. Ongara, Trivella e Mugges distano tre e quattro ore da Pesaris e da Prato Carnico, hanno contatto totale ed estesissimo con proprietà di quel comune; hanno accesso facile.
  12. Val dì Pietra dista due ore da Pesariis e poco più da Prato, ha contatto breve con proprietà di quel comune; ha accesso incomodo.
  13. Bernon e Flobia distano rispettivamente cinque e tre ore da Ampezzo e poco più da Socchieve e Forni di Sotto, confinano d’ogni lato con proprietà comunali di Ampezzo; il primo ha accesso difficile il secondo mediocre.
  14. Latteis dista cinque ore tanto da Ampezzo che da Socchieve e Forni di Sopra, giace in territorio di Sauris, comune che non fa parte del consorzio; ha accesso incomodo.
  15. Grignons, Namboluzza, Sappadizzo, Scandolaro: i tre primi distano un’ora da Ampezzo il quarto quattro. Confinano con proprietà comunali di Ampezzo, o con beni enfiteutici del comune stesso; i tre primi sono di accesso facile, l’ultimo nò.
  16. Vojani dista oltre due ore da Forni di Sotto, è disgiunto dai territori di Ampezzo e Socchieve da lontananza grande ed accidentalità orografiche profonde, confina da tutti i lati con proprietà comunali di Forni di Sotto; ha accesso mediocre.
  17. Queston di Najarda e Pian del Fogo: il primo dista quattro, il secondo cinque ore sia da Socchieve che da Ampezzo, quello in parte e questo in tutto sono coerenziati da proprietà comunale di Socchieve; hanno accesso difficile.
  18. Costa Paladin, Rio dei Lazzi, Monte Aresto sono posti a circa tre ore da Socchieve ed Ampezzo, ed in territorio del primo comune, sono coerenziati da proprietà del comune di Tramonti; hanno accesso difficile.
  19. Sielutta, Plan Vidal, Codis di Çhampon distano il primo una, il secondo due e il terzo tre ore da Preone e poco più da Socchieve; i due primi sono contigui a proprietà si dall’uno che dall’altro comune, il terzo è circondato da proprietà di quest’ultimo, ma è prossimo anche a quello di Preone; il primo è di facile, i due ultimi di mediocre accesso.
  20. Palis dista due ore da Preone e poco più da Socchieve è totalmente circondato da beni del primo comune; ha accesso mediocre.
  21. Faeit e Val Englaro distano due ore da Verzegnis, sono consorziati quasi totalmente da fondi di quel comune; hanno accesso facile.

CAPITOLO TERZO - RILEVAMENTO DEL SUOLO E DEL SOPRASUOLO

§ 8. Metodi ed operazioni di rilevamento

I metodi ed i mezzi di rilevamento furono tracciati in massima nella relazione 8 agosto 1899 approvata dalla Onorevole Amministrazione consorziale. In osservanza ai medesimi si è proceduto anzitutto alla visita dei termini accertandone resistenza ed attendibilità e cresimandoli con opportune iscrizioni, ossia alla delimitazione di ogni bosco, indi al loro rilevamento per ricavarne la figura e misura superficiale, introducendo un numero considerevole di indicazioni atte a riprodurne, la fisionomia e ad offrire capisaldi di riferimento per eventuali operazioni topografiche. Furono particolarmente rilevati i rughi, gli spartiacque, le strade, le roccie nude, gli spazi percorsi dalle valanghe, quelli vuoti, le frane ecc. e tutto ciò è riprodotto nelle 38 tavole pianimetriche quotate in scala da 1:2000 allegate alla presente relazione su ciascuna delle quali sono inoltre indicati i termini esistenti di 1a e di 2a grandezza e quelli da collocarsi, infine ogni accidentalità prossima ai boschi e che si presta per eventuali ricognizioni.

I boschi medi e grandi vennero spartiti in più sezioni, da dieci a venti ettari ciascuna, assumendo per linee divisorie le più marcate accidentalità del terreno ed il rilevamento fu fatto distintamente per ciascuna di esse sia per riguardo al suolo che al soprasuolo, offrendo così in questo modo anche il mezzo ad un facile controllo dell’operato. Furono così divisi in due sezioni: Forchiutta (la a sud, 2a a Nord), Grifon (Ia a ovest, 2a a est), Vintulis (1a a est, 2a a ovest), Pian della Gatta e Rio dei Lupi (1a a nord, 2a a sud), Collina (1a a sud, 2a a nord), Rio dei Lazzi (1a a est, 2a a ovest) e Val Englaro (1a a nord, 2a a sud); in tre sezioni Tops e Geu(1a a est, 3a ad ovest); in quattro sezioni Najarda (1a a est, 4a ad ovest); in sei Trivella - Malagar - Vinadia (1a ad ovest, 6a ad est); in nove Cucco Pezzetto (1a a est, 9a ad ovest); in dieci Pietra Castello e Costa Mezzana (1a 2a 3a ad ovest 4a 5a 6il nel mezzo e 7a a I0a ad est.).

Il rilevamento del terreno ebbe per obbietto principale la constatazione delle sue diverse qualità e la rispettiva estensione di ciascheduna. Così venne accertata l’area boscata e che tale si conserverà, rappresentando essa la parte fruttifera del bosco; l’area disboscata o calva, ossia gli spazi vuoti ove il ripopolamento è più o meno facile, nonché le frane e i lanciatori ove sarà lento ed incerto ed i lavinali ove in parte è difficile ed in parte impossibile; in fine le roccie nude, i ghiajeti e gli alvei dei rughi ove non sorgerà mai né una vegetazione arborea né altra utile produzione.

In armonia a tutto ciò e per rispetto alla produttività, il terreno venne distinto in tre categorie cioè: fruttifero, semifruttifero ed infruttifero.

Nel rilevamento del bosco resinoso venne adottato il metodo detto per contamente di pedali ossia si sono contate le piante tutte distinguendole in categorie a seconda del diametro all’altezza di 4.— metri da terra, come comunemente si usa nella pratica, e cioè in piante da oncie venete XVIII - XV - XII - X - VIII - VII - VI - V (di cui è nota la corrispondenza in misura metrica). Il bosco venne distinto in maturo ed immaturo o vivo, essendo costituito il primo dalle piante fisicamente ed economicamente mature, cioè che raggiungono il diametro di almeno XII oncie (35 cm;), il secondo da quelle che non lo hanno raggiunto. Per le prime furono rilevati il numero e diametro rispettivo dei tronchi legnosi ricavabili da ciascuna, per le seconde ciò si omise assegnandole soltanto alla categoria cui appartengono per riguardo alla loro grossezza.

L’adozione delle misure locali nel rilevamento delle piante e dei loro prodotti, sta in relazione al metodo che verrà seguito nella estimazione e sia in una come nell'altra operazione ciò ebbe lo scopo di rendere facilmente comprensibili all’esame degl’interessati anche meno esperti, i calcoli delle quantità e dei valori. Del resto vi è rapporto costante fra le misure locali vecchie e le decimali ed è dato dalla

Regola

il piede veneto ha ml. 0,347 ; il passo è di 5 piedi quindi 0,347 x 5 = 1,735 - l’oncia è pari a 0,347/12 = 0,029, così le misure locali suesposte hanno le seguenti corrispondenze metriche approssimative.

Oncie     XVIII    XV      XII      X   VIII     VII    VI      V  
Cm.tri 52 44 35 29 23 20 17.5 15

Similmente si è proceduto per riguardo alle piante di faggio; il loro rilevamento avvenne egualmente per contamento di pedali distinguendole in categorie a seconda del diametro a m. 1.50 da terra e cioè di cm. 35 - 30 - 25 - 20 - 15 - 12 e suddividendole ancora per riguardo alla rispettiva altezza. Anche il bosco latifoglio venne distinto in maturo ad immaturo o vivo, essendo formato il primo dalle piante appartenenti alle prime quattro categorie quando entrano per 2/3 a far parte del bosco, il secondo da quelle appartenenti alle due ultime e dal e inferiori contemplate sotto il nome di novellarne le quali sono in corso di maturazione.

Le resinose inferiori a V oncie e quelle latifoglio inferiori ai 12 cm. vennero bensì contate, ma non allo scopo di istituire calcoli sul preciso loro numero e maturabilità, ma per accertare soltanto l’età e densità del novellame onde servirsene per ulteriori apprezzamenti, per cui riuscendo di non grande utilità l’introdurre quelle quantità nell’asse patrimoniale, si è omesso di farlo.

Le risultanze parziali del rilevamento per zone e per sezioni seguite da un riassunto per bosco sono raccolte nelle tessere e riportate nelle pezze giustificative dell’operazione, ma nella presente relazione non apparisce la distinzione per zone né quella di tutte le sezioni che furono in alcuni casi raggruppate in unità maggiori.

Conseguentemente alle prese importanti ed estese avvenute dopo il rilevamento ne occorse una revisione, resa anche necessaria dal fatto che nei progetti di vendita o martellazioni, differentemente a quanto fecesi in quello, la tessera delle piante non si tenne distinta per sezioni e non potevasi quindi conoscere quante e quali fossero state recise in ciascuna di esse.

È opportuno notare che nell’asse si considerano compiuti i tagli in corso in Pezzeit di Amarianna, in Collina ed in Cucco Pezzetto.

In esito alle verifiche praticate furono modificate le risultanze del primitivo rilevamento, come appare dalle pezze giustificative dell’operazione, così da rappresentare lo stato dei boschi come se le tagliate avvenute posteriormente lo fossero già all’epoca del rilievo, in conseguenza di che l’inventario od asse patrimoniale disposto qui di seguito si riporta al 1° gennajo 1901.

Fa seguito al medesimo il riassunto dei prodotti ricavabili dal bosco resinoso maturo, ossia delle tre prime categorie di piante e del faggio pronto al taglio.

Quest’inventario dovrebbe tenersi costantemente aggiornato per avere sempre sott’occhio lo stato dei boschi e sarebbe opportuno che ad ogni decennio venisse in seguito a visite speciali rettificato riconoscendo in tali circostanze i bisogni dei boschi rivedendone i confini.

Per l’aggiornamento basta che venga assegnata una pagina ad ogni bosco in capo alla quale sieno riportati gli estremi ora accertati e di seguito vengano registrate le prese e le risultanze delle verifiche.

§ 9. Prospetto riassuntivo del rilevamento od inventario patrimoniale al 1° gennaio 1901

Inventario patrimoniale al 1° gennaio 1901

[N.B.: Le celle in giallo evidenziano diversità con l'originale]

Appendice all’inventario

BOSCO RESINOSO MATURO
BOSCO RESINOSO MATURO al 1° gennaio 1901
BOSCO LATIFOGLIO MATURO
BOSCO RESINOSO MATURO al 1° gennaio 1901

CAPITOLO QUARTO Statistiche ed analisi dei valori

§ 10. Estratto di elementi dall’archivio consorziale

§ 11. Rendite e spese

§ 12. Ragione dell’interesse

§ 13. Analisi di valore dei prodotti

CAPITOLO QUINTO Criteri e metodi di stima

§ 14. Stima del bosco maturo

§ 15. Stima del bosco vivo

§ 16. Stima del terreno

CAPITOLO SESTO Stima del patrimonio

§ 17. Asse e stima analitica

§ 18. Asse e stima sintetica

CAPITOLO SETTIMO Proposte per la divisione dei beni

§ 19. Aumento di valore per la vicinanza all’azienda e risparmio di spese generali

§ 20. Formazione dei lotti

§ 21. Confini e servitù

Errori e Correzioni

Corografia dei boschi Consorziali