I «fenomeni straordinarii» accaduti a Caterina Brunasso - Sigilletto 1859

Scarica
Scarica questo file (Annotatore Friulano - Supplemento an numero 19.pdf)«Annotatore Friulano»[Suppl. «Annotatore Friulano» n. 19 del 12 maggio 1859]285 Downloads
Scarica questo file (Fenomeni straordinarii.pdf)Fenomeni straordinarii[«Annotatore Friulano» n. 12 del 24.3.1859]210 Downloads
Scarica questo file (Gazzetta di Mantova 12 aprile 1859.pdf)FRIULI - Tolmezzo 8 aprile. (estratto dalla Rivista Friulana)[«Gazzetta di Mantova» n. 29 del 12 aprile 1859]204 Downloads

Indice


Supplemento all'«Annotatore Friulano» n. 19 del 12 maggio 1859

Nei primi mesi del 1859 Sigilletto balzò agli onori della cronaca per alcuni fenomeni straordinarii riguardanti Caterina figlia di Giovanni Brunasso, «affetta da una malattia di nuovo genere» che si manifestava con «graffiamenti e percosse alla lettiera, e i sudori sanguigni».
Si ripropongono alcuni scritti apparsi allora sulla stampa, alimentati da una piccola polemica tra l’Annotatore Friulano e la neonata Rivista Friulana, composti da uomini di scienza accorsi al capezzale dell’inferma per spiegare scientificamente quanto stava accadendo. Proprio questo intento lascia immaginare una comunità in fermento, percorsa da fremiti irrazionali, paure ancestrali dalle colorazioni magico/religiose. Ciò non sfuggì alla regia autorità, preoccupata per possibili turbamenti della normalità, ovvero per fastidi e ripercussioni sull’ordine pubblico. E con qualche ragione se, come relaziona Daniele de Marchi, a un certo punto la camera di Caterina Brunasso «è ingombra di 30 osservatori» in attesa del suo doloroso risveglio.
Al momento non si sa granché su Caterina Brunasso. Dalle relazioni dei suoi esaminatori ne esce un’immagine inevitabilmente distorta a parziale, ma non priva di un certo fascino. L’ing. Daniele de Marchi, durante una visita del 3 marzo 1859, intravide «una giovane in sui 22 anni, che ha l'apparenza della più florida salute, di bellissimo aspetto, immersa in un sonno placido e beato, quasiché fosse compresa da una celeste voluttà» le cui crisi sono accompagnate da «pianti e gemiti da cavar le lagrime ai cuori più impietriti». Il dott. Antonio Magrini, che l’aveva visitata il mese precedente, la descrive come una «giovine nell’età descritta di 24 anni circa, di buona costruzione fisica, di temperamento sanguigno, linfatico, pingue piuttosto, e di bell'aspetto». Della sua storia precedente ci viene detto che «dalla sua infanzia alla pubertà condusse una vita florida, con umore piuttosto ilare, accudendo alle sue mansioni villiche con buona volontà, rispettosa, docile, religiosa». Tutto cambiò col raggiungimento della maturità sessuale.
Quanto alla famiglia, nelle varie relazioni si accenna all’anziano genitore e a due fratelli; nulla viene detto sulla madre. Ciò coincide con le notizie estratte (diversi anni fa) dai registri parrocchiali. Caterina Lucia, questo il nome completo secondo l’atto di nascita, era nata il 20 aprile 1836, settima degli otto figli dei coniugi Giovanni di Giovanni fu Leonardo Brunasso Lena (1777-1860) e Maria di Giuseppe fu Lorenzo Di Sotto (1798-1839), che si erano sposati il 30 settembre 1820. La differenza d’età tra i genitori era notevole, ma fu la più giovane madre a morire per prima, ad appena 41 anni, di mal caduco. Stando al Ruolo della popolazione del 1833 la famiglia abitava al civico n. 31 di Sigilletto in un aggregato domestico comprendente anche un fratello celibe del padre (Pietro 1767-1852) e due sue sorelle nubili (Caterina 1759-1836 e Maria 1773-1847). C’è da supporre, pertanto, che l’anziana zia Maria abbia aiutato il padre vedovo nelle faccende famigliari e nella cura dei figli, fungendo un po’ da madre per Caterina, ruolo che potrebbe essere stato svolto, almeno in parte, anche dalla sorella maggiore Elena, nata nel 1827. All’epoca dei fenomeni straordinarii degli otto figli di Giovanni Brunasso solo cinque erano ancora in vita. Due figlie erano infatti morte in tenera età nel 1834 (Caterina, all’età di quattro anni, e Anna Maria, a dieci mesi) mentre Leonardo (nato nel 1823) era deceduto nel 1850 a Temesvar/Timișoara, dove prestava il servizio militare di leva. Di questi cinque, Giovanni Giuseppe (nato nel 1821) si era sposato nel 1854 con Maddalena Brunasso da Sigilletto, Pietro Antonio (nato nel 1825) nel 1852 con Rosa Gerin da Sigilletto, Elena (nata nel 1827), di cui si è già detto, nel 1854 con Leonardo Di Val da Sigilletto, mentre il più giovane Vincenzo Gottardo (nato nel 1838), si sarebbe sposato nel 1864 con Rosa Casabellata da Frassenetto; la nostra Caterina Brunasso sarebbe invece rimasta nubile fino alla morte avvenuta il 25 maggio 1905; sul finire del 1868 generò una figlia che chiamò Sabata.
Quanto alle indagini scientifiche, che coinvolsero anche il prof. Luigi Magrini, fratello del dott. Antonio Magrini da Luint, incaricato di condurle, e al loro esito si lascia al lettore il piacere di scoprirne i contenuti e il compito di inquadrarle storicamente. Probabilmente è ancora possibile scovare altra documentazione sulla vicenda. Di certo se ne interessò anche il suocero del dott. Antonio Magrini, Giovanni Battista Lupieri, che nella sue Memorie storiche e biografiche ricorda: «Al 4 del mese di marzo [1859] inviava all’Accademia [di scienze, lettere, arti, ed agricoltura di Udine] stessa una memoria relativa a certa Caterina di Giovanni Brunasso di Sigilletto, Comune di Forno Avoltri, colpita da gravi affezioni isteriche e nervose, associate a fenomeni stranissimi meritevoli d’attenzione; invitando quel savio e degnissimo istituto a prenderli in considerazione, a studiarli di proposito e a dare sui medesima scientifica e soddisfacente spiegazione. La scientifica spiegazione però degli stessi fenomeni accennati desiderata, non giunse e consultati nell’argomento i più celebri professori di Milano, non s’ebbe (a mio criterio) una spiegazione soddisfacente.1». (A. Puschiasis)


1 «Annotatore Friulano» n. 12 del 24.3.1859

1.1 Fenomeni straordinarii

La nuova dei fenomeni straordinarii, che da qualche settimana si manifestano giornalmente in Sigiletto frazione del Comune di Forni-Avoltri nella persona di certa Brunassi Caterina, avrà probabilmente al giorno d’oggi fatto il giro della Provincia suscitando superstiziose credenze nel volgo e provocando il sorriso della incredulità e la compassione per i deliri delle poveri menti umane negli spregiudicati cultori delle scienze.

Giunto a cognizione dì siffatti straordinari avvenimenti, avvezzo come sono a sentirmene a raccontare di consimili e di più maravigliosi colla maggior serietà e colla più insistente asseveranza e lontano infinitamente dai sogni che anni sono andava architettando sul mondo degli spiriti un certo giornale negromantico, richiamai i narratori al buon senso ripudiandone il racconto come fantastico ed assurdo.

Senonché visitata la Brunassi da due nostri valenti medici e constatata anche da essi la verità di cotali straordinari fenomeni, quello che prima si avea diritto di ritenere per illusorio convenne credere per vero e reale.

Il perché, avendomi prima procacciato una conferenza con uno dei medici prefati ed avuta in argomento ogni maniera d'informazioni dal chiarissimo Magrini dott. Antonio, persuaso come sono che le manifestazioni straordinarie della natura qualsisieno meritano sempre l’osservazione e lo studio di coloro che non vogliono vivere di solo pane, mi posi subito in viaggio per alla volta di Sigiletto, dove giunto alle 2 pom. del 3 and. mi recai issofatto al letto dell’ammalata. Mi si presenta allo sguardo una giovane in sui 22 anni, che ha l'apparenza della più florida salute, di bellissimo aspetto, immersa in un sonno placido e beato, quasiché fosse compresa da una celeste voluttà.

Preparato a soffrire forti emozioni sulle asserite ambascie detta Brunassi, provava un inenarrabile conforto nel trovarla in tale stato ed andava illudendomi colla speranza, che quello che pur dovea ritenere per veritiero non fosse che una esagerazione, quando d’improvviso l'infelice si desta prorompendo in pianti e gemiti da cavar le lagrime ai cuori più impietriti. Ad una breve veglia succede il sonno, che con alterna voce ogni giorno hanno luogo senza segni precursori fino alle ore 7 della sera, in cui principiano i fenomeni straordinari summenzionati.

Fortemente impressionato e dalle sofferenze e dai fatti straordinari che andavan ripetendosi non seppi la prima sera raccapezzare le idee e non di altro mi preoccupai che di prodigare alla povera paziente quelle cure che esige durante la dolorosa veglia la sua terribile malattia. La sera seguente però con animo più pacato feci alcune osservazioni tendenti a constatare la successione dei fenomeni. Raccolgo come segue in un quadro quanto ho veduto ed esperimentato.

Tempo OSSERVAZIONI
O. M.  
6:59 L’ammalata passa repentinamente dai gemiti e dal pianto al sonno, o letargo che sia, il più tranquillo, nel quale stato addimostra una placidezza invidiabile. I lineamenti della faccia sono disposti ad un benigno sorriso. In otto nella stanza attendiamo la sveglia.
7:01Si desta senza segni precursori, e d’improvviso prorompendo immediatamente in pianti e gemiti che non vengon mai interrotti che dai sonni che succedono alle veglie. Articola malamente qualche invocazione di ajuto. Le sue sofferenze devon esser delle più atroci.
7:06Si assopisce nuovamente dimenandosi prima due o tre volte, come per prendere miglio assetto. Restiamo tre soli nella stanza.
7:11Si odono tre forti graffiamenti alla destra della testiera della cocchietta come se fosse raschiata da un’uncino di ferro. Sveglia immediata pianto e gemiti.
7:18Si assopisce. Rimango solo col sacerdote D. Pietro Longo che mi era compagno nelle osservazioni. Ci sediamo appiè del letto alla distanza da questo di un metro e cogli occhi fisi sulla paziente, e le orecchia ben tese aspettiamo la sveglia.
7:25Quattro graffiamenti sensibilissimi alla testiera, sveglia istantanea con gemiti e pianto sempre continuati.
7:29Si assopisce. Sgombriamo la camera ed io sto sulla soglia della porta semichiusa cogli occhi sulla paziente.
7:34Si desta improvvisamente. È innondata di sangue fra le sopracciglia. Come il solito gemiti e pianto.
7:41Si assopisce istantaneamente. Rimango io solo nella camera; si chiude la porta e mi metto in comunicazione colla spina dorsale della paziente.
7:47Sento cinque picchiate ben distinte sul fianco destro della lettiera a me opposto. Sveglia immediata col solito pianto. Non ebbi sentor di scosse elettriche né d'altre sensazioni di sorte. Le picchiate eran come quelle che si ponno fare percotendo coi nocchi delle dita una tavola d'abete e si fecero sentire cadenzate, e mi pare che se ne possa rappresentare la successione colle seguenti figure musicali: (semiminime) (terzine) — Durante il sonno si sentiron anche parecchi colpi non dissimili da quelli che si avrebbero scoccando dei buffetti coll’unghia dell'indice sur una tavola.
7:54Si assopisce istantaneamente. Lasciamo la stanza vuota ed io sto ad origliare sulla porta chiusa.
8:00 - Due colpi piuttosto forti sul lato destro della lettiera, come se la tavola fosse stata percossa dalla estremità di un bastone. Sveglia immediata come il solito.
8:06 Si assopisce. Rimango solo nella stanza appiè del letto.
8:19 Quasiché un ente malefico e capricciosamente crudele si piacesse di tormentare l’infelice fanciulla o non le lasciasse che quel riposo che le è necessario per sentire più forti gli spasimi, questa volta indispettito dall’averle lasciata una tregua maggiore dello altre, si odono alla testiera quattro graffiamenti molto forti e precipitati che la svegliano immediatamente e la gettano nel dolore. Ai minuti 14 e16 si ebbero dei sospiri e dei gemiti che duraron che pochi secondi, e mentre pareva si destasse tornò nel solito letargo.
8:23 Si assopisce istantaneamente. Restiamo due soli nella stanza. Il mio compagno si appoggia coi comiti alla testiera e si pone fra le ginocchia l’angolo sinistro della cocchietta. Io sto a osservare appiè del letto.
8:30 Tre picchiate nette e non forti fra le ginocchia del mio compagno che ne sente lo oscillazioni. Sveglia istantaneo coi soliti gemito e pianto.
8:38 Passa dal pianto al sonno. Introduco nella stanza N. 24 persone, la lettiera è isolata.
8:42 Tre graffiamenti alla testiera. L’infelice si desta immediatamente con solito pianto.
8:51 Si assopisce. Restiamo tutti nella camere ed io mi pongo fra le ginocchia l’angoli sinistro della lettiera ed a quella appoggio il capo.
8:59 Graffiamenti ripetuti fra le mia ginocchia che leggermente mi titillano. Sveglia immediata come sopra.
9:04 Si assopisce. Restiamo tutti nella camera. Invalsa l’opinione che stando alla destra della lettiera i fenomeni hanno luogo, mi colloco da quella banda.
9:08 Quattro dei soliti graffiamenti alla testiera a cui succede come il solito la dolorosa veglia.
9:14 Si assopisce istantaneamente. Sto al posto predetto. La camera è ingombra di 30 osservatori.
9:19 Si desta come il solito, senza segni precursori.
9:24 Si assopisce. Sgombriamo la stanza, io sto ad origliare sulla porta chiusa.
9:32 Si desta senza segni precursori. Troviamo la faccia della paziente tutta innondata di sangue denso ed attaccaticcio.
9:40 Si addormenta. Durante il sonno pratico dei graffiamenti alla testiera e dò dei colpi simili a quelli che richiamano la paziente al dolore. Non si desta.
9:47 Si desta, senza segni precursori e col solito pianto.
9:50 Si assopisce. Siamo parecchi nella camera.
9:57 Si sveglia senza i soliti richiami.
10:06 Si assopisce. Siamo in 18 nella camera.
10:13 Graffiamenti ripetuti alla lettiera e sveglia immediata come sopra.
10:17 Si assopisce. Siamo in 16 nella camera.
10:27 Si desta senza segni.
10:32 Si assopisce. Sgombriamo la camera.
10:41 Sveglia senza segni.
10:45 Assopita. Alcuni nella camera.
10:55 Si desta senza segni e sempre coi gomiti e pianto suddescritti.
10:59 Si addormenta e dura nel letargo 4 o 5 ore, chiudendosi così la serie dei fenomeni che ogni sera hanno luogo fra le ore 7 e le 11.

 

Tali furono i fenomeni della sera del giorno 4, e non dissimili si manifestarono nell’antecedente, in cui l’ammalata sudò sangue una sol volta. Ma tuttociò è un nonnulla a confronto di quanto verificossi nei primordii della malattia. Mi hanno narrato parecchi concordi testimoni oculari e tutti i membri ed aderenti della famiglia Brunassi, che ebbero nelle prime sere a sentire fragorosissimi colpi ripetuti fin 18, 20 volte sopra i mobili della camera, nonché fischiate, violenti ed improvvise spalancature di imposte, di porte e finestre e cose altrettali. Quando l’inferma, invece che nella stanza del peppiano ove si trova, giaceva in tutt’altra dal 1° piano una sera si fanno sentire fortissimi rumori quasiché al disopra una squadra di operai demolissero la casa. Due fratelli della infelice Caterina, giovani coraggiosi e risoluti, danno immediatamente di piglio uno ad una scure, e l’altro all’Angusto Segno della nostra Redenzione, e togliendosi dal focolare ove stava raccolta e sbigottita la famiglia ascendon le scale nell’intendimento di trovare e sventare gli enti malefici che credevano autori di tanto fracasso. Sia però che mancassero d’animo o che, come essi osservarono, fossero respinti da una forza superiore, retrocedettero, ed i fenomeno non tardaron guari dal cessare.

Un’altra sera il vecchio genitore della povera paziente va per coricarsi nella camera ove essa giaceva, quando sibili, colpi sui mobili, ed altri cosiffatti fenomeni lo mettono in ispavento che avrebbe potuto avere le più fatali conseguenze, se quelli che stavano nella cucina distante circa metri 12, udito il tutto non fossero corsi in suo soccorso.

Si avrebbero altri fatti meritevoli di menzione, che per non dilungarmi soverchiamente passo sotto silenzio, indotto anche dalla circostanza che persone le più competenti stanno per notiziarne l’Accademia Udinese, e che in argomento si attendono i pareri di un luminare scientifico dell’Italia nostra, a tempo debito interpellato.

Ora, che il benigno lettore non creda che queste righe malcomposte sieno dettate da un uomo pregiudicato e visionario, potendolo assicurare che si tratta di cose effettivamente vere e reali.

Sarebbe diffatti mai possibile che con me si fossero ingannati ed illusi anche i sullodati due valenti medici, e con questo le molte centinaia di osservatori più o meno illuminati che visitaron l’ammalata.

Alieno dal porre in pubblico il mio nome, ho esposto la presente relazione nel solo scopo di porre in evidenza fatti che bene studiati potrebbero venir chiariti forse colla scoperta di qualche nuovo fluido od altro agente della Natura, con vantaggio sommo delle scienze fisiche e dell’umanità. Ai cultori delle scienze mediche e fisiche l’interessante argomento.

Raveo li 6 Marzo 1859

Daniele dott. de Marchi ing. civ.


2 «Gazzetta di Mantova» n. 29 del 12 aprile 1859

2.1 FRIULI - Tolmezzo 8 aprile. (estratto dalla Rivista Friulana)

Scrivesi alla Rivista Friulana:

Avrete letta sull’Annotatore una certa storiella di fenomeni straordinarj osservati in Cigoletto Frazione del Comune di Forni-Avoltri sulla persona di Brunassi Caterina, dei quali fenomeni, mi dicono, si ha parlato anche in altri giornali?

Sapete già che varj dottori furono preoccupati da que' fenomeni, che un ingegnere civile di Raveo ne fece l'esposizione veridica e che fu perfino consultata in proposito la sapienza della vostra Accademia.

Io non so cosa abbia opinato l'Accademia; soltanto è a mia cognizione che molte teste anche fuori di Provincia si erano riscaldate dietro questa nuova sorgente di meraviglioso.

Ebbene! oggi tutto è svanito sfortunatamente.

La Caterina Brunassi fu trasportata qui, ed è tranquilla; nella camera della sua casa paterna non si odono più strepiti, né graffiamenti, né picchiate alla lettiera. Da che dipenda questo cangiamento, quale rapporto s'abbia tra la persona e il luogo non si sa.

Vi scrivo però che gli spiriti malvagi hanno ormai lasciato in pace quella povera giovine, la quale certo non s'immaginava di mandare pel mondo il proprio nome sui giornali.

Ditelo a chi provò curiosità nel leggere quel la storiella, che può stare degnamente tra quelle delle nostro rispettabili nonne di buona memoria.


3 Supplemento all'«Annotatore Friulano» n. 19 del 12 maggio 1859

Il dott. ing. Daniele De Marchi, che avea scritto all'Annotatore friulano (Vedi num. 12) una relazione sopra certi fenomeni straordinarii da lui osservati sopra un’isterica in Carnia, ci manda in data del 18 aprile da Raveo una polemica contro la Rivista Friulana, che parve mettere in dubbio l'esistenza di que' fenomeni. Avendo contemporaneamente ricevuta la relazione dei due medici dott. Magrini e dott. Compassi, che visitarono più volte ed esaminarono a lungo l'ammalata, ammettiamo piuttosto quest'ultima, e la stampiamo in apposito supplemento, essendoci anche chieste da più parti ulteriori informazioni su quei fenomeni.


Chiarissimo sig. redattore

Viene pregata ad inserire nel riputato suo giornale l'Annotatore l'articolo che le rimettiamo; unitamente all'intiera corrispondenza sul fatto dell'isterica Brunasso Caterina, sperando così assecondare al gentile invito esposto nel suo giornale 7 aprile corr. N. 14.

Comeglians, 20 aprile 1859

Antonio dott. Magrini
Luigi dott. Compassi.


Sulla Rivista Friulana 10 aprile 1859 N. 15 è comparso un articoletto anonimo frizzante in data 8 m. s., e riportato dalla Gazzetta di Venezia. 15 aprile, che sembra partito da Tolmezzo, col quale si mettono in ridicolo persone di conosciuta integrità, come se descrivendo fedelmente i fenomeni osservati nell’isterismo, che colpiva in gennaio e febbraio a. c. la giovane Brunasso Caterina di Sigiletto, comune di Forni Avoltri, distretto di Rigolato, avessero esposto fandonie.

I fenomeni descritti dai due medici Magrini e Compassi, chiamati da quel Comune ad ispezionare e curare l'inferma, riscontrati pure dall'ingegnere di Reveo sig. De Marchi, non sono immaginazioni poetiche e vane, non storielle delle rispettabili nostre nonne di buona memoria; ma fatti verissimi, che da molte centinaja di persone e fra queste di rispettabili, e dalla stessa prima regia autorità locale sig. Francesco Conti, essere possono certificati.

Se per l'oscurità e stranezza dei sintomi e fenomeni osservati, venne in proposito consultata la sapienza dell'Accademia di Udine, ed anche di alcuni dotti celebri in fisica e medicina di Milano, pare che ciò non disdica alla scienza; né pare, che il chiedere schiarimenti e lumi, possa riscaldar la testa alle persone.

I dottori in medicina e l'ingegnere suddetti, che visitarono la Brunasso, lungi dall'attribuire i fenomeni straordinarii di graffiamenti e percosse alla lettiera, e i sudori sanguigni, che le stillavano dalla faccia, ad opera di spiriti malvagi, cercarono di spiegarli unicamente secondo i dettami della scienza e della ragione: ed a prova di ciò chiamano la seguita loro corrispondenza nell'argomento, coll'I.R. Superiorità, e che viene fatta di pubblica ragione.

Se allo spiritoso osservatore di Tolmezzo non fu dato di riscontrare colà (dov'era verso gli ultimi di marzo trasportata la paziente) i fenomeni straordinarii primitivi, questo fatto non vale, in buona logica, a provare che non abbiano potuto esistere. Que' fenomeni imponenti dell'animo umano non riscontrati in aprile, mitigavansi ai primi di marzo, e svanivano totalmente prima del suo trasporto a Tolmezzo.

Ora, se ragionevole sia di smentire dei fatti notorii, e da potersi provare colla testimonianza di centinaja di persone, perché solo dall'osservatore di Tolmezzo, in convalescenza della Brunasso, non furon riscontrati, al sano criterio di chi legge si lascia il giudizio: sembra solo ai sottofirmati, che sia atto di non mediocre impudenza!…

Ma salutiamo intanto l'oracolo della buona novella, l'angelo consolatore, il benemerito che venne a «sanare le teste riscaldate, a tranquillare gli animi, a dileguare il meraviglioso», pubblicando che «la storiella degl'imponenti fenomeni osservati nella Brunasso, può stare degnamente tra quelle delle rispettabili nostre nonne di buona memoria.» Dispiace solo, che l'esimio autore dell'accennato articolo, degnato non siasi di onorarlo del proprio nome, onde attribuirgli il meritato ossequio: ha però meglio fatto ad occultarlo; perché il mettere gratuitamente in derisione fatti notorii, che, ripetiamo, da numerosi testimonii possono essere comprovati, è atto imprudente a segno da provocargli per lo meno il titolo di sfacciato e mentitore: e pare, d'altronde, che scritti di tal fatta insultanti, anonimi, non dovrebbero dai pubblicisti essere accolti!

Comeglians, 20 aprile 1859

Antonio dott. Magrini
Luigi dott. Compassi.


N. 88

All’I.R. Commissariato Distrettuale di Rigolato

A scarico dei propri attributi la scrivente si fa dovere di notificare a codesta R. Carica, che Caterina figlia di Giovanni Brunasso di Sigiletto da più giorni è affetta da una malattia di nuovo genere.

Questo Chirurgo Condotto si è già pronunciato di non trovarsi in grado di riscattarla, ad onta dei tanti tentativi da lui usati.

Per levare fra questa popolazione alcune superstizioni, la sottoscritta di rivolge a codesto R. Ufficio, affinché voglia invitare il dott. sig. Magrini di Luint a praticare una visita alla detta infermiccia con tutta sollecitudine, trattenendosi ivi alquanto, onde verificare se, o meno, la malattia sia naturale, prescrivendo nel caso il metodo di cura, o qualche altro che troverà più espediente.

Trattandosi che la famiglia è miserabile, le competenze del Professionista star dovranno a carico del Comune.

Forni Avoltri il 14 Febbrajo 1859.

Li Deputati
f. Giuseppe Romanin
f. Antonio Samassa


N. 465 VII. 2/1

Decreto

Al Medico Magrini dott. Antonio, affinché voglia, corrispondere alla entroscritta ricerca, facendo conoscere le risultanze col reputato suo parere e ritorno della presente.

Comeglians 15 Febbrajo 1859.

Il R. Commissario Distrettuale
f. Conti


I. R. Commissariato Distrettuale di Rigolato in Comeglians

Dietro rapporto della Rappresentanza Comunale di Forni Avoltri 14 and. n. 88 e relativo invito per attergato di Codesto I. R. Commissariato sub. N. 465 VII 2/1 io sottoscritto Medico Fisico mi recai nella Frazione di Sigiletto per riscontare lo stato fisico e morale della Caterina di Giovanni Brunasso col concorso delli sig. Deputati Comunali, Rev. Cappellani del luogo, e di qualche altro ottimato de’ dintorni.

La si trovò nella cucina di sua abitazione, stesa su d’un pagliariccio eretto sopra ruvide tavole, elevato dal pavimento 30 centimetri circa, in istato di letargo, ed al mio affacciarsi si scosse, si dimenò e proruppe in pianto.

Si riscontrò la giovine nell’ età descritta di 24 anni circa, di buona costruzione fisica, di temperamento sanguigno, linfatico, pingue piuttosto, e di bell'aspetto. Fatte ricerche ed interpellata sul suo stato, nulla rispose, e solo col pianto. — Sforzata quasi a gettar alla visuale la lingua, in pria si rifiutava; ma insistendo con qualche rigore la rese ostensibile, potendosi così riscontrare il sistema gastro-enterico abbastanza soddisfacente. — Le mammelle assai voluminose, non molto turgide. Il ventre discretamente trattabile. — Penetrate le proprie indagini nella vagina, la si trovò dilatata, calda, piena di mucosità e fluori bianchi. Respirazione libera, polso alquanto duro; concitato, però regolare nella sua diastole. — Sotto il pianto il globus istericus si manifestava con molta forza, e con sensazione disgustosa per chi stava dappresso.

Dopo ciò, in una stanza quasi attigua alla cucina presso a poco nel piano stesso, di forma quadrilatera e dell’altezza di due metri e 30 centimetri circa, col soffitto e pavimento di legno, con pareti a calce, con due piccole finestre difese da vetriate comuni, contenente una lettiera di forma ordinaria, una panca ed un tavolino, venne fatta trasportare e collocata sopra di altra rozza cocchietta d’abete, isolata cioè, staccata dalle pareti, e tolta da qualsiasi comunicazione, tranne quella del suolo su cui poggiavano i quattro piedi, alti di circa mezzo metro, con pagliariccio, ed involta in lenzuola di lino greggio e coperte relative. Durante questo passaggio, dessa piangeva di continuo; cadde poscia in letargo, e passato un quarto d’ora riprese il pianto, che indicava grave sofferenza. — Avvicinatomi, verificai coll’occhio e col tatto gemere dalla fronte, e più che mai fra le sopracciglia, del siero-sanguinolento a guisa di piccola fontanella, pronunciandosi il gettito verso la regione zigomatica sinistra, e sempre col pianto, con dimenamenti di sofferenze, aprendo e tosto chiudendo le palpebre e senza articolar parole intellegibili. In questo momento ripeteva l’osservazione del polso, il quale si manteneva presso a poco nel grado di prima.

Tornata di nuovo nel primiero letargo, feci ricerca a’ suoi affini e famigliari, perché esponessero candidamente la vita passata dall’infanzia alla pubertà, le sue tendenze ecc. l’epoca dell’insorgenza di questi e di altri fenomeni ed in qual modo e con qual andamento emersero, nonché tutte quelle circostanze che potessero dare una norma per stabilire una esatta giusta e ragionata diagnosi.

Esposero

Che dalla sua infanzia alla pubertà condusse una vita florida, con umore piuttosto ilare, accudendo alle sue mansioni villiche con buona volontà, rispettosa, docile, religiosa. Asseriscono, che lo sviluppo suo menstruale ebbe origine solo che dai 20 ai 21 anno,e che i menstrui crebbero senz’ordine, poca quantità, durata di uno a due giorni, generosa copia di fluori bianchi; ed accompagnate tali menstruazioni con dolori alle regioni epigastriche ed al dorso, con abbattimento generale della persona, ardori eccessivi all’ epigastrico stesso, ed alla spina dorsale. L’animo suo affievolito ed oppresso in confronto della primaria epoca, cioè dall’infanzia alla pubertà. E per asserzione pure del Rev. Mansionario di Frassenetto, don Pietro Longo, dessa un anno fa circa, nel mentre trovavasi con altre compagne al lavoro, e sforzata a sostenere ilari discorsi di soppiatto riferiva al Rev. stesso che le sue sofferenze erano gravi, che nessuno poteva immaginarsi, né ch’essa poteva dare una giusta idea, che non avrebbe augurato a qualsiasi tali incomodi, e che si sforzava con tutta possa di secondare l’umore delle sue compagne nella sola idea di palliarli. Così percorse questo periodo di vita, cioè dalla pubertà sino al luglio prossimo passato, ed a quest’epoca e quando avrebbero dovuto concorrere li suoi menstrui, cadde nella casa di suo fratello Pietro Brunasso ammogliato fuori di famiglia, in istato di lipotimia. Riavutasi, raccomandava ai suoi di assisterla in quello che avessero potuto. Verso la metà sempre del luglio si recò in Tirolo nella borgata Vincola sopra Lugan e si trattenne circa 15 giorni all’oggetto di farsi curare da qualche empirico del luogo. - Si vuole abbia abusato in questo frattempo di liquori alcoolici, e specialmente d’acquavite. Indi si rese ai proprii focolari. Da quest’epoca fino all’ottobre decorso, benché irregolari più che ad ogni altra epoca, pure emergeva sempre qualche fenomeno menstruale, accompagnato però più che mai da svogliatezza di corpo, da oppressione di spirito, invasione alle meningi, d’ardore all'epigastrico ed alla spina dorsale sempre più vivo, ridotta in fine a nessun grado di azione corporea, e meno mentale. Si cibava di tutto ciò che veniva offerto da’ suoi, senza però dimostrare bisogni e volontà diverse, ed i cibi stessi venivano dati a mani degli altri, essendo resa inetta a cibarsi da sola. Dopo dell’ottobre, più non si riscontravano traccie di menstruazioni, e siccome le su sofferenze crescevano, così fecero intervenire il loro chirurgo condotto, il quale instituì due salassi, esibendo purgativi, aperitivi, senza altro.

Il curante, dopo tutte quelle pratiche da esso fatte per minorare le sue sofferenze, e trovati inutili ed inefficaci li rimedii e cure prescritte, trovò di ripetere qualche consulto.

In appresso manifestarono li suoi famigliari ed affini, nonché persone ottimate e rispettabili del Comune, che nella metà circa del Gennajo p. p. e precisamente al 17 cominciò a gemere dalla fronte e località circumambienti del siero sanguinolento, pressoché consimile al verificato da me poco fa; che ciò continuò e continua sempre a tempo ed ore non bene determinate, emergendo però più manifestamente dalle due, o tre pomeridiane sino alla mezzanotte; che a momenti pure diversi, e non con periodi determinati, si sentono dei graffiamenti alla sponda della lettiera, quasi sempre alla destra della paziente, che a questi graffiamenti sopraggiungo de’ colpi ripetuti con qualche regolarità e crescenti di forza al dorso della cocchietta, come se un martello la percotesse con piuttosto generoso grado di forza; che durano li colpi in numero di tre, quattro, ed anche dodici, fino che la paziente si sveglia, si dimena e piange; che qualche volta subito dopo i colpi geme sangue che tosto di coagula, e poscia torna nel primiero letargo.

Tali graffiamenti, colpi ed altri fenomeni emergono tanto nella stanza superiore, ov’era nel principio de’ fenomeni riposta, e che facevansi maggiormente sentire, come pure nella cucina, avvertendo però, che in quest’ultimo locale, essendo molte volte riposta col pagliariccio sul nudo pavimento di pietra a guisa di ciottolato, non si percepiscono così sonori.

Asseriscono che rimanendo qualche persona alla sua destra appoggiata anche solo nel letto e senza contatti né colla paziente né colla lettiera, non emergono li fenomeni di graffiamenti e colpi — Senza indicare le visioni, susurri ecc. che dicono in uno a’ fenomeni che circondano la paziente aver veduto ed udito, avvertono che dessa ne’ primordii degli ultimi sintomi or ora descritti, si erigeva dal letto con ambascia, dichiarando vedere fantasmi, allucinazioni svariate ecc. Questo è presso a poco ciò che il sottoscritto poté ritrarre dalli suoi famigliari, affini ad altre persone che asserivano aver verificato il fatto esposto.

Poscia per due ore circa cioè dalle 6 alle 8 pomeridiane della sera del 17 andante febbrajo, mi trattenni avanti ad essa ed alla destra e quasi sempre a contatto colla sua mano. In questo frattempo non si riscontrava che qualche inquietudine, bisogno di bevande sotto la presa delle quali la faringe costringevasi con manifesto ingombro della deglutizione; sussulti tetanici, il ventre dal primo assaggio, ossia da circa due ore, reso alquanto timpanitico, e tuttociò interrotto da pianto, inquietudine, aprimento e chiusura delle palpebre; del resto respirazione soddisfacente, il polso nel grado stesso ultimamente descritto, l’aspetto sempre soddisfacente. Avvertasi, che si esaminò minutamente e stanza e lettiera, e tutto ciò che potea aver con essa relazione, onde tranquillizarsi che qualche prestigio non eludesse il medico osservatore.

Allontanatomi dal posto primiero, mi portai alla sinistra, e dopo un quarto d’ora di letargo, tre colpi impressi precisamente al dorso posteriore della lettiera, e nel modo dai famigliari indicato, ruppero il silenzio della stanza, destandosi immediatamente l’infelice all’ultimo colpo fra pianti atroci e smanie che si manifestavano segnatamente per dolorosa tensione all’epigastrico e stiramenti dorsali, con inceppati movimenti degli arti, essendole concesso il trasporto soltanto delle mani alla parte sofferente dorsale ed epigastrica. Dopo di questa scena, resasi di nuovo in letargo, attesi nelle primiere condizioni la ricomparsa di questi, o l’evenienza di qualche altro fenomeno. Diffatti, dopo dodici minuti circa un graffiamento alla parte laterale destra della lettiera, e precisamente verso l’estremità inferiore, si fece sentire due, tre volte a brevi intervalli, e sempre accompagnati (cessata però la materiale sensazione) da irrequietudine della paziente. Poco dopo, quattro colpi succeduti ad intervalli di appena un minuto secondo e crescenti sempre di forza alla parte dorsale della lettiera stessa, misero in attenzione maggiore il medico e li attinenti, ed approssimatomi, riscontrai di nuovo effusione sieroso-sanguinolenta dalla fronte ed orbite in maggior quantità e qualità della prima osservata. Inoltre la sensazione incomoda alla faringe sempre si manifestava.

Le contrazioni e flessioni della spina dorsale nel senso così detto opistonos, sempre più marcate. Il polso si abbassava alquanto, il ventre non cedeva dalla sua timpanitide da qualche ora riscontrata, ed un sudore più sensibile si presentava all’epidermide. Resa di nuovo tranquilla, per quanto lo comportava la eccezionale sua condizione, si manifestarono di nuovo graffiamenti, e poco dopo cinque colpi a guisa dei primi descritti e sempre al dorso posteriore della lettiera. Di nuovo la paziente manifestava la contrazione ne’ muscoli estensori della spina dorsale e della testa, pianti, e tutti gli altri fenomeni più volte descritti, meno il sudore sieroso-sanguinolento.

Nel domani, ore 9 ant., ripetei la visita ed indagini. Tranne il sudore sanguigno, il graffiamento, li colpi, la rinvenni nel solito letargo, coll’aspetto medesimo, col globus istericus descritto, colla respirazione soddisfacente. Il polso presentava qualche intermittenza, ciò che non riscontravasi la sera precedente, con sussulti tetanici, e proclive sempre al pianto, e manifeste sofferenze all’epigastrico e dorso.

Ciò è quanto mi venne offerto da’ dati anamnestici, e dalla propria oculare osservazione mediante li praticati rilievi.

Prima però di esternare il mio parere, come lo vorrebbe l’Attergato Commissariale, poiché trottasi di un fatto assolutamente eccezionale, nuovo, importantissimo, esternai alla locale Deputazione il desiderio di unirmi con altro personale sanitario per viemeglio consultare il fatto nella sua natura, e passare ad una spiegazione che potesse, sulla base de’ principii scientifici, tornare di soddisfazione.

La rappresentanza locale accettò la mia opinione, e d’accordo col mio voto, m’interessarono perché ripetessi le osservazioni col dott. Luigi Compassi di Tolmezzo, e frattanto non trovo di prendere misura alcuna sul trasporto della paziente dal luogo ove attualmente si trova per passarla al Civico Ospitale, di Udine, stante la distanza sensibile, le strade assai disastrose, e la stagione invernale; condizioni queste che tanto singolarmente che complessivamente potrebbero compromettere la vita dell’ammalata od almeno aggravarla di molto.

Luint, 19 febbrajo 1859.

f. Antonio dott. Magrini


I. R. Commissariato Distrettuale di Rigolato in Comeglians

In base al Rapporto del Medico Antonio dott. Magrini 19 andante, riferibile alla paziente Caterina di Giovanni Brunasso di Sigiletto frazione del Comune di Rigolato, ed in base al verbale ordine di quella locale Rappresentanza, venne dal prefato Medico invitato il dott. Luigi Compassi di Tolmezzo, il quale appena ricevuto invito si recò di concerto sul luogo Sigiletto, per passare ai desiderati esperimenti.

Diffatti la sera del 22 corr. si recarono verso le ore 7 pom. al luogo Sigiletto nell’abitazione della Brunasso.

Trovatala nella stanza e sopra il letto, come indicato da speciale rapporto 19 and. e nelle medesime condizioni, offerse li stessi fenomeni e con quella regolarità di tempo e di grado dettagliati nel rapporto stesso.

Ritiratisi in seguito, e consultato il fatto, d’accordo, trattandosi, che li fenomeni, che si riscontravano, emergevano affatto nuovi, importanti tanto per la scienza, che pel morale della società, si riservano di esporre il loro parere su quanto può concernere il fatto, cioè a dire sulle cause, sulla natura, e sulle leggi, che presiedettero al suo sviluppo, e ciò in seguito a relativi studii ed opportuni esperimenti.

Forni-Avoltri, 23 febbrajo 1859.

f. Antonio dott. Magrini.
f. Luigi dott. Compassi.


N. 24.

Alla lodevole Deputazione Comunale di Forni Avoltri.

Si forma dovere lo scrivente nel prevenire cotesta lodevole Rappresentanza, che vennero consegnati all’i. r. Commissariato di Comeglians esattamente istoriati, li due rapporti, che vertono le due praticate ispezioni medico-fisiche all’infelice Caterina di Giovanni Brunasso di Sigiletto, cioè la prima dal solo sottoscritto, la seconda col concorso del dott. Luigi Compassi di Tolmezzo, come da verbale ordine delli sig. deputati, che aderivano così al suo opinato, pure verbale.

In pari tempo, viene interessata la spettabile Rappresentanza stessa a tener occhio vigile su’ fenomeni nuovi, che potessero emergere, pregando tener in giornata su ogni conto, ed a partecipare ogni e qualunque evenienza, od al r. Commissariato od al personale sanitario scrivente.

Luint, 26 febbrajo 1958.

f. Antonio dott. Magrini


I. R. Commissariato Distr. di Rigolato in Comeglians.

Li sottofirmati medici si fanno dovere di dar parte a codesta r. Superiorità, che in seguito al secondo sopraluogo fatto dopo sette giorni dal primo alla paziente Caterina di Giovanni Brunasso in Sigiletto frazione del Comune di Forni Avoltri, ebbero a riscontrare gli stessi fenomeni descritti ne’ rapporti precedenti.

Osservarono però sofferenze maggiori nella paziente, più spessi gli accessi, ed il pianto di durata assai più lunga.

Si credono in pari tempo significare, che li famigliari offersero altri fenomeni ad essi emersi, quali sono la sensazione che provarono due individui nel maneggiarla sul letto, di un ago infitto nelle dita, che premevano la regione della nuca e la dorsale e che per tal evenienza ispezionarono tutte quelle regioni con molto scrupolo, ritenendo rinvenire precisamente qualche corpo pungente. Tale sensazione, asseriscono essere stata momentanea ed improvvisa, senza conseguenze.

Inoltre quando gli accessi non venivan preceduti da’ graffiamenti o colpi, asseriscono non solo li famigliari, ma qualche estraneo, che recavasi sul luogo co’ sottoscritti per osservare questo strano fatto, che le coperte si elevavano come a scosse in corrispondenza dell’epigastrico, tenendo in tal modo luogo de’ battiti e graffiamenti suddetti.

Questo in quanto concerne la parte fenomenologica dello stato della paziente, ed in quanto al parere, trovano di continuare ancora le loro osservazioni, pria di esporlo sulla natura del fatto stesso.

Forni Avoltri, 2 marzo 1859

f. Antonio dott. Magrini.
f. Luigi dott. Compassi.


All’i. r. Commiss. Distr. di Rigolato in Comeglians.

Quest’oggi venne ripetuta dal sottoscritto la vista alla paziente Caterina di Giovanni Brunasso di Sigiletto, frazione del Comune di Forni Avoltri.

Essendo l’ora mattutina, non emersero li fenomeni descritti ne’ precedenti rapporti, di graffiamenti, colpi, sudor sanguigno, che però per asserzione de’ famigliari ed affini vanno diminuendo in frequenza ed intensità. Del resto, solito letargo con qualche accesso di sofferenza alle regioni epigastriche e spinali, solita difficile deglutizione e normale la respirazione, il circolo, il sistema gastro-enterico.

Per essere le funzioni alvine da tre a quattro giorni inofficiose, si prescrisse qualche purgativo oleoso e clisteri. Inoltre s’insistette pell’applicazione delle sanguisughe alle pudende, fin da’ primordii prescritta, e di concerto pure col dott. Compassi; ma che per incuria de’ suoi parenti non venivano applicate.

Indi dispose, di concerto coi famigliari stessi, onde sia trasporta in altra abitazione, per rilevare se li predetti fenomeni continuassero a manifestarsi nelle ore vespertine, onde prendere quelle opportune misure che la loro continuazione o meno richiederebbero.

Con altro rapporto si propone, in concorso col dott. Luigi Compassi di Tolmezzo, di rassegnare il relativo parere sulle cause e natura del morbo, nonché sul modo di effettuarsi gli indicati fenomeni e sulle opportune misure da prendersi.

Luint, 8 marzo 1859

f. Antonio dott. Magrini.


I. R. DELEGAZIONE PROVINCIALE DEL FRIULI

N. 5303-1272 II IX Udine, 12 marzo 1859

All’i. r. Commissariato Distrettuale di Rigolato.

La relazione del medico sig. dott. Magrini accompagnata al Commissariale rapporto 3 corr. N. 559, lascia desiderio di osservazioni più approfondite per giungere a quell’incognita, che resta sull’indole della malattia, ed ove tali osservazioni non siensi già effettuate nel frattempo trascorso dal 19 febbraio, data portata dalla succitata relazione, ad oggi, oppure non possansi eseguirsi sul luogo , l’i.r. Commissario di concerto colla Deputazione e col sunnominato sig. dott. Magrini, vedrà se la nominata Brunasso possa, cogli opportuni riguardi, trasportarsi all’ospedale di Tolmezzo od anche in quello di Udine, notandosi che appunto in Tolmezzo, stando per recarsi l’i.r. medico provinciale colla commissione di leva potrebbe in quest’occasione vederla in Tolmezzo stesso, ed esternarne quel parere, che s’invoca col succitato rapporto.

Non dubitasi poi, che l’i. r. Commissario, la Deputazione Comunale, il M. R. Parroco, o Cappellano, ed il medico visitatore non sappiano far sì, che sia tolto quello stupore, e spavento, cui accennasi nel surripetuto rapporto.

Si sta in attenzione di pronte informazioni sull’esito delle fatte ulteriori osservazioni, sempre col dettaglio delle emesse Commissariali disposizioni.

L’I.R. Delegato Provinciale
f. D’Altan


N. 754 VII

In copia al medico dott. Magrini per le sue proposte; sentita la Deputazione Comunale di Forni Avoltri, con avvertenza, che venne riferito che da più giorni la malattia della Brunasso non presenta più gli strani fenomeni di prima.

S’attende il riscontro con la maggiore possibile sollecitudine.

Comeglians, 17 marzo 1859

L’i. r. Commissario
f. Conti


I. R. Commissariato Distr. di Rigolato in Comeglians.

Domenica 20 and. marzo li sottofirmati medici colla Deputaz. Com. di Forni-Avoltri, ripeterono la visita alla paziente Caterina di Giovanni Brunasso in Sigiletto.

Li parossismi emersi nelle precedenti visite cessati affatto per quello che riguarda li fenomeni più volte esposti di graffiamenti, colpi e sudor sanguigno, rimanendo solo per asserzione della paziente, che cessò pure in parte dal suo letargo, qualche sofferenza di calore all’epigastrico e al dorso. Normalità del resto in tutte le altre funzioni vitali. Risponde discretamente alle ricerche, che si vanno facendo e fa conoscere vivo desiderio di allontanarsi almeno temporariamente dalla sua famiglia.

Si prescrissero però di nuovo le mignatte alle pudende. Dopo ciò, risultando da queste visite, essere la Brunasso discretamente rimessa dallo stato suo eccezionale sotto ogni punto di veduta, li sottofirmati, di concerto colla locale Deputazione, dichiararono essere dessa in grado di trasferirsi fuori di paese, in qualsiasi istituto, occorrendo, senza aggravare la sua condizione fisica, ed anzi poter esserle il viaggio di giovamento.

Col presente rapporto, ed in base pure a quello rassegnato in data 8 corr. li sottofirmati uniscono il loro parere sulle cause e natura della malattia nonché sul modo o leggi che presiedettero allo sviluppo de’ sorprendenti più volte indicati fenomeni, sperando esser così avvicinati possibilmente alla spiegazione di quell’incognita citata dal rispettato decreto delegatizio 12 and. N. 5303-1273 IX.

L’i. r. Superiorità, d’altronde di spera voglia capacitarsi, che, appunto per levare ogni pregiudizio, nonché stupore e spavento, procurarono studiare il fatto in tutta la sua estensione, durando alcun tempo prima di rassegnare il relativo parere, che recò agli stessi fastidii e razionali cure.

Luint, 23 marzo 1859

f. Antonio dott. Magrini.
f. Luigi dott. Compassi.


All’i. r. Commissariato Distrettuale di Rigolato in Comeglians.

I sorprendenti, e pei sotto firmati affatto nuovi fenomeni, che ebbersi ripetutamente a rilevare nello stato morboso di Caterina Brunasso di Giovanni, riescono veramente d'importanza tale, da meritare i più serii riflessi e gli esami più accurati, per tentare di scoprire la vera natura, ed assegnar loro, se non le certe, almeno le più' probabili cause, in quanto con le attuali cognizioni possono venire indicate dall’esperienza sussidiata dalle scientifiche investigazioni. Ed è a questo scopo, che nella storica relazione 19 febbrajo p. p. di tali fenomeni prodotta a questa r. Carica, venne riservato il giudizio sulle loro cause, nonché la loro fisica spiegazione, per aver campo sufficiente di stabilirlo col più possibile esatto criterio, mediante non solo nuovi esami esperienze e più maturi riflessi, ma eziandio col provocare in proposito una Consulta per parte di persone, la cui lunga esperienza e profondi studii su questo ramo di scienza potessero fornire lumi sufficienti a guidare ad un sano giudizio, siccome basato ai dettami d’una esperienza consumata ed istruita dalle indicazioni più opportune della scienza.

Quindi è, che mentre dai sottoscritti continuavasi nelle sperienze dei fenomeni e studii delle loro cause, sottoponevano il proprio opinato, ai, riflessi del Dr. Luigi Magrini prof. di fisica nell’i. r. Liceo di Porta Nuova in Milano, pregandolo d’invocare in proposito il parere delle più sapienti celebrità mediche di quella capitale, per quanto guarda la parte patologica, avendo la propria opinione in ciò che concerne la parte puramente fisica dei sorprendenti fenomeni.

Premessa pertanto una relazione storica in tutto conforme a quella rassegnata a codesta r. Carica, veniva dai sottoscritti assoggettato al criterio dei sunnominati signori scienziati il seguente

Opinato.

Esposta così la trista istoria del meraviglioso stato offertoci dalla Caterina Brunasso, ci resta ora a stabilire le cause che valsero ad originarlo in tutta la sua estensione, la natura sua, ed il modo, ossia le leggi che presiedettero allo sviluppo dei sorprendenti sintomi pei quali si manifestava.

Esaminata la vita dell’infelice Brunasso, fino all’età ventenne, fu sempre favorita di lodevole stato fisico e morale, e fu in quell’epoca, che visitata per la prima volta dal flusso mensile, entrò in un’altra sfera vitale meno fortunata. Diffatti l’ilarità dell’animo suo si turbò, e se talvolta comparivale sul volto, era dalla stessa forzatamente mentita per lenire il di lei latente soffrire e nasconderlo ai vicini. Fu da quell'epoca, che cominciò a sentire dolori alla spina dorsale ed alla regione epigastrica, accompagnati da vivi ardori, e che sempre aumentandosi d'intensità ripetevansi ad ogni menstruale comparsa, che irregolare sempre tanto nella epoche che nella quantità e qualità, seppe mantenersi sino al cessato ottobre por mai più comparire.

Così l’infelice Brunasso, in quella organica funzione che torna salutare pel femmineo sesso, rinveniva invece il fonte dei suoi mali.

Noi quindi abbiamo sott’occhi una giovane che visse sempre di una vita sana, e non soffrì che alla comparsa de’ menstrui mantenutisi costantemente anormali. Questa alterata effettuazione deve avere una sede, e questa sede non può scorgersi che nel sistema uterino, e dovendosi concedere al sistema medesimo la dovutagli vitale importanza nei suoi rapporti con tutto l’organismo della donna, che a dir del Borsieri: mulier est id quod uterum est, non sorgono strane le leggi fisico-dinamiche che guidano a spiegare lo sviluppo e le manifestazioni dei sorprendenti rilevati fenomeni.

Ed in vero, ammorbato l’utero, è capace di chiamare in morbose simpatie o tutto l’organismo vitale, od in specialità uno o più organi, ed in modo che rispondendo alla chiamata od il tutto o la parte, ne debbano emergere dei quadri fenomenologici atti a mentire molte e variate malattie, od anche ad esporre sintomi tali da costituire entità morbose affatto nuove, sorprendenti, e pur troppo misteriose alla scienza.

Noi nel caso nostro possediamo due fenomeni affatto straordinarii, il gemito, cioè del sangue dal volto, e i colpi violenti al dorso della lettiera, nonché i sentiti graffiamenti alle sponde della stessa, il cui modo dì svilupparsi e le di cui epoche furono già descritte nell’istoriato.

Ora, senza rinunciare alle leggi delle metatesi, non ci sembra strano ammettere, che la stravagante cutanea emorragia derivar dovesse por effetto del concitato nervoso sistema, e quindi stabilirsi l’entità patologica di simil fatto od in una metastesi, essendosi soppresso il flusso mensile; od in una nervosa alterazione causata dallo stato patologico dell’utero.

I colpi al dorso della lettiera poi ed i graffiamenti, noi senza entrare nel campo delle questioni scientifiche in ciò che risguardi le correnti elettro-magnetiche tanto applicate all'organismo animale, che all’universa materia, daressimo appoggio alla spiegazione degli accennati sorprendenti fenomeni col vedere svilupparsi una corrente elettro-magnetica nel sistema nervoso chiamato ad una straordinaria reazione ed azione patologica dallo stato anormale dell’utero capace di tener avvinta in un letargico sopore la sofferente, fino a tanto che scaricandosi questa corrente contro la lettiera sotto l’espressione dei colpi e dei graffiamenti, avesse la paziente, liberata dalla forza oppressiva della corrente stessa, a sentirne le dolorose conseguenze d’un sì tremendo giuoco.

f. Antonio dott. Magrini.
f. Luigi dott. Compassi.

Dopo Consultato in proposito il prof. Cappelli, il cav. Dr. Ferrario, il protomedico cons. Giannelli, Dr. Verga, direttore dell’Ospitale Maggiore di Milano, il prelodato prof. Magrini risponde alla qui annessa

Consulta.

Nel caso offerto dalla Brunasso, la diagnosi fu trovata giusta per riguardo al sudore sanguigno; ma non ammissibile un’azione elettro-magnetica come causa dei graffiamenti e dei colpi alla lettiera.

Certo che il meccanismo delle nervee funzioni è ancora misterioso; certo che le nervee malattie più delle altre si sottraggono alle scientifiche investigazioni. Ma dacché si è riconosciuto che i nervei e muscolari tessuti hanno un’azione speciale vivificatrice sui vasi e sugli organi secretorii, in guisa da richiamarvi la concorrenza del sangue e produrre nella loro compagine un recondito lavoro di scomposizione e ricomposizione; dacché si conosce che uno sconcerto nel sistema uterino è atto a porre in istato anormale i centri ganglionico, spinale ed encefalico, determinando negli organi tale reazione da alterare le secrezioni e produrre crisi spurie, il siero sanguinolento, cioè il sudore sanguigno che sprizza dalla regione sopraorbitale e dalla faccia della Brunasso, devesi riguardare come un fenomeno bensì straordinario e mirabile, ma non nuovo. Ho consultato in proposito il prof. Cappelli, il cav. Dr. Ferrario, il protomedico cons. Giannelli, il Dr. Verga direttore di quest’Ospitale maggiore, e mi hanno assicurato che cotale specie di sudore fu qualche volta, in alcuni individui affetti da nervosi sconvolgimenti veduto uscire perfino dalle mani.

La scienza è peranco in dubbio, se le azioni nevro-muscolari debbano risguardarsi come effetti di recondite correnti elettriche proprie dei tessuti. In ogni modo nello stato attuale delle nostre cognizioni è lecito supporre, che esistano correnti elettro-fisiologiche, essenzialmente legate colla vita e colle funzioni animali, epperò distinte dalle correnti elettriche soggette alle leggi ordinarie dell’universa materia.

Ma io credo che codeste correnti elettro-fisiologiche, seppure esistono, non possono essere contrassegnate dagli strumenti fisici; e le esperienze, finora eseguite intorno a questo soggetto, sono, a parer mio, affatto illusorie. L’elettricità animale non può essere che l’effetto di azioni vitali; ella non può aversi che nell'esercizio della vita; prova ne sia che gli stessi strumenti applicati ai cadaveri, porgono lo stesse manifestazioni.

Ora, quando pure si voglia ammettere questa elettricità fisiologica, la questione versa sul punto, se le funzioni organiche sono effetto delle correnti, o queste correnti procedano da quelle funzioni; e la questione è ben lontana dall’essere definita.

Quanto all’azione elettro-magnetica, manca ogni criterio per riconoscerla nell'organismo animale. Anzi non si può dire che un fluido elettro-magnetico esista nemmeno nell'ordine puramente fisico; la denominazione di elettromagnetismo essendo consacrata solo ad esprimere quel ramo di scienza che tratta della relazione sussistente fra le azioni elettriche e le magnetiche per ciò che riguarda l’universa materia. Tutti gli apparecchi elettro-magnetici sono fondati sull’influsso reciproco dell’ordinaria elettricità e del magnetismo minerale, e servono, ora a sviluppare il magnetismo per l’azione delle correnti elettriche, ora a generare le correnti elettriche per l’azione del magnetismo, per cui un fluido elettro-magnetico sui generis sia-minerale, sia animale, è cosa fuori del seminato, è mera fantasticheria.

I graffiamenti e colpi che appajono trasmessi alla lettiera dell’ammalata (nel mentre non potrebbero spiegarsi con alcuna delle azioni conosciute dell’elettricità e del magnetismo) ricevono una plausibile interpretazione in via semplicemente meccanica, solo che si ammetta essere l’effusione del sudore sanguigno il risultato di una specialissima elaborazione o metamorfosi di umori e secrezioni provocate da sussulti nervosi che incominciano intorno il lato destro dell’epigastrio, e vanno a terminare e concentrarsi per moto riflesso alla spina dorsale o ai cervelletto. Se questi tremiti nervosi che si propagano, come è proprio di tutti i movimenti nei corpi circostanti; e se fra questi havvi qualcuno abbastanza elastico, come l’abete, potrà esso raccoglierli e renderli assai sensibili. Ne viene, che incominciando i tremiti all’epigastrio, ove sono meno intensi, si avrà dalla loro trasmissione l’apparenza di graffiamenti dati alla parte laterale più prossima al centro morboso di scuotimento. E questi tremiti, resi più gagliardi, rimettendosi e condensandosi nel centro spinale, potranno anche traslarsi al dorso della lettiera sotto forma di colpi, dovuti a una maggior concitazione del sistema. Giunto così al punto culminante, il parossismo cessa colla espulsione del sudore sanguigno, e l’ammalata si desta con forte spasimo. Quanto al metodo di cura, si suggerisce l’uso delle mignatte in vicinanza della vagina, le frequenti abluzioni più o meno frigide secondo la sensitività del soggetto; e al cessare dello stato acuto potranno riuscire giovevoli le acque di Recoaro.

Siccome poi, ad onta dell’oscurità in cui ci troviamo intorno l’esistenza di correnti elettro-vitali, io sono persuaso che esista una certa analogia fra l’azione dei nervi e l’influenza della elettricità comune: siccome è un fatto generale, che sotto la continuazione delle correnti voltiane il sangue accorre in maggior copia agli organi cui esse vengono applicate e ne fanno aumentare le secrezioni, promovendo nei detti organi le funzioni alle quali sono destinati; così crederei opportuno coadjuvare la suindicata cura coll’applicazione della corrente prodotta da una pila a corona di tazze, composta di 30 a 40 coppie. Non descrivo questa pila, perché notissima e facile da costruirsi in ogni luogo: dirò solo, che ciascuna laminetta, sia di rame, sia di zinco, potrà avere la superficie di due a tre quadrati, adoperando acqua leggermente acidulata con acido solforico, p. e. nella proporzione di un bicchiere d’acido con 40 a 50 bicchieri d’acqua.

Se non che il numero delle coppie e il grado di acidità del liquido, si deve regolare secondo la capacità dell’ammalata a sopportare l’azione della corrente, la quale si dirigerà sempre nel senso delle ramificazioni nervose. Per il che il polo positivo dovrà applicarsi alla spina dorsale o alla nuca, e il polo negativo all’imboccatura dell’utero; avvertendo che le listerelle di piombo in relazione coi due poli terminino con foglie di stagnola avvolte in pannilini bagnati con acqua salata. Questi pannilini colle foglie metalliche che racchiudono, costituiscono appunto i poli dell’apparato voltiano: sono essi perciò che si devono porre in contatto colle suaccennate parti del corpo. — Il primo giorno la corrente potrà tenersi in azione continua per soli 15 minuti, e in ciascuno dei giorni successivi prolungarsene la durala di 5 minuti; sicché il decimo giorno l’azione perduri un’ora intera. Conceduto poi un giorno di riposo, si ripeterà la cura elettrica collo stesso ordine, e per tante decine di giorni, quante il medico giudichi opportuno, in relazione ai fenomeni e agli effetti conseguiti.

f. Prof. Luigi Magrini.

Dal confronto dell'opinato dei sotto firmati colla sapiente Consulta in proposito dettata, agevolmente si rileva, che, nel mentre si coincide nel criterio della diagnosi patologica, anche in riguardo del sudore sanguigno, e si consente nell’ancora polla scienza misterioso campo delle funzioni del sistema nervoso, sue relazioni, ed influenze reciproche con corrente elettro-magnetiche, come pure nell’ipotesi dell’esistenza di quest’ultime; si dissente poi intieramente sulla spiegazione dei fenomeni esterni, non trovandosi dalla sullodata Consulta ammissibile un’azione elettro-magnetica, come causa dei graffiamenti e dei colpi alla lettiera, e venendovi sostituita una semplice spiegazione meccanica.

Senza punto venir meno all’assoluta e piena riverenza dovuta alle sapienti vedute della sullodata Consulta, per amore della verità, indotti dalla forte convinzione in loro generata dall’esame oculare personalmente ripetuto dei fatti, i sottofirmati si credono in debito di dichiarare di non potersi convincere della offerta spiegazione meccanica, quantunque trovino affatto ovvio e naturale sia stata proposta per parte di persone, che per quanto versatissime nella scienza e consumate nell’ esperienza, non era forse possibile si formassero un adeguato concetto dell’importanza dei fenomeni non constatati da personale sperienza, ma circostanziali soltanto da un’altrui relazione.

E pel fatto, i sussulti o tremiti nervosi ammessi nella paziente, per quanto sensibili si suppongano, potrebbero bensì, nel sommesso parere degli scriventi, riuscire alla trasmissione di un moto analogo, e quindi sussultorio o tutto al più ondulatorio nella lettiera, ma non già a cangiarne qualità, e per così dire, natura, sotto forma di graffiamenti e meno ancora di colpi bene distinti e marcatissimi, or più or meno sonori, a seconda del maggiore o minore parossismo dell'inferma, senz’ammettere una causa esterna ai tremiti o sussulti stessi, atta a cangiare direzione e forma al moto da quelli impresso; essendoché hassi per assioma in meccanica il principio, che, a causa dell’inerzia connaturale alla materia, essa non è atta a cangiare il proprio stato di quiete di moto, senza che questo cangiamento venga determinato da una forza esterna. Ne consegue senza questa forza esterna i colpi circostanti alla paziente, sono in sé incapaci di cangiare direzione e qualità del moto loro impresso, e che trasmesso loro in forma di tremito o di sussulto, tale verificarsi pure nella lettiera, nella quale pel fatto non iscorgesi il minimo moto di sorte, e soltanto se ne percepisce il suono, sotto le forme suddette. D'altronde la difficoltà di trasmettere il moto sussultorio in forma di colpi e graffiamenti viene nel nostro caso aumentata dalla non avvertita esistenza, almeno in modo sensibile dei tremiti e sussulti, che ne sarebbero la causa, e più ancora dalla mancanza assoluta di corpi elastici circostanti alla paziente, ed atti a trasmetter e così trasformare un tale inavvertito moto meccanico.

Né ciò è tutto. Le persone addette all’assistenza e servizio dell’inferma al contatto della stessa nei più gravi suoi parossismi, accusano di aver più volte sentito delle fitte or più or meno vive nelle mani, con sensazione istantanea simile a punture d’ago, in guisa che le stesse davansi in seguito a cercare nel letto l’esistenza di corpi appuntiti, cui ne attribuivano la causa, senza poterne scoprire la minima traccia. Ora, questo fatto, mancante nella relazione storica dei fenomeni, perché verificato soltanto posteriormente avrebbe certamente dato tema di riflessione agli illustri autori della Consulta, siccome sfuggente a qualunque spiegazione meccanica, come pure in verun modo meccanicamente spiegabile, la sospensione di tutti i sorprendenti fenomeni nell’ammalata, finché una persona vi assistesse spettatrice al lato destro della lettiera, fenomeni che avevano poi luogo costantemente, ove gli spettatori vi assistessero dal lato sinistro.

Così impertanto bene considerata, l’incompatibilità fisica dei fenomeni personalmente e ripetutamente verificati con una spiegazione meccanica dei medesimi, che certamente si ritiene sarebbe stata avvertita dagli illustri autori della prelodata Consulta, ove ne fossero stati, come i sottofirmati, testimoni personali, od almeno tutti dalla relazione avuta essere stati opportunamente avvertiti;

Considerato il mistero in cui ora pella scienza è involto il meccanismo delle nervee funzioni, i suoi rapporti e reciproche influenze coll’elettro-magnetismo animale, od altro analogo principio della natura;

Considerata ammessa dalla Consulta come lecita l’ipotesi di correnti elettro-fisiologiche essenzialmente legate alla vita e funzioni animali, quantunque distinte dalle correnti elettriche soggette alle leggi ordinarie dell’universa materia;

Considerato quale ipotesi, non destituita d’ogni probabilità, il parere esternato da parecchi fra i più illustri cultori delle fisiche discipline intorno all’esistenza d’un fluido speciale intimamente collegato colle funzioni vitali, e contrassegnato talora colla denominazione di fluido nerveo, talora di fluido vitale, spirito animale, magnetismo animale ecc., le cui leggi di sviluppo, sue relazioni e reciproche influenze coll’organismo vitale sono per anco sfuggite alle investigazioni della scienza;

Considerata la non impossibile identità di quel fluido, od altro principio naturale equivalente negli effetti col principio elettro-magnetico naturale, soltanto modificato nei suoi fenomeni esterni, finché collegato colle funzioni vitali, le quali col loro esercizio venissero ad impedirne la constatazione mediante gli apparecchi ordinarii fisici, che poscia si verifica sugli stessi organi, da cui si è sottratto di chimismo della vita, cioè sui cadaveri;

Considerato da ultimo, che le scienze naturali riconoscendo le prime mosse dello spiegato e residuo loro progresso dall’ammissione d’ipotesi sulle prime e parecchie tuttora non dimostrate scientificamente, l’ammissione attuale di un fluido od equivalente principio collegato essenzialmente all’organismo vitale, quantunque per anco ignoto, nelle sue leggi d’azione, può porgere agli studii d’intelletti più profondi e più fortunati indagatori dei secreti della natura per discoprirne un giorno la indarno oggi desiata scientifica spiegazione;

Tutto ciò considerato, i sottofirmati, senza insistere sulla spiegazione dei rilevati fenomeni mediante un’azione elettro-magnetica d’ordine puramente fisico e conforme allo leggi dell’universa materia, trovano però ragionevole attribuirli od all’identico principio modificato ne’ suoi esterni effetti dall’esercizio delle funzioni vitali, o ad altro analogo principio naturale distinto dall’elettro-magnetismo atto, o sotto la forma di fluido, o d'altra equivalente forza, a produrre i descritti fenomeni mediante incognite leggi naturali, che un giorno forse arricchiranno le conquiste dell’attività dello spirito umano.

Comeglians, 21 aprile 1859.

f. Antonio dott. Magrini.
f. Luigi dott. Compassi.


1

Giovanni Battista LUPIERI, Memorie storiche e biografiche, a cura di Bianca Agarinis Magrini, Forum, Udine, 2010, p. 115; lo stesso in Pagine Friulane, 1894, n. 7, p. 113.