Enrico Agostinis

 

LE ANIME E LE PIETRE

Storie e vite di case e casate, di uomini e famiglie. Piccolo grande zibaldone della villa di Culina in Cargna

 


INTRODUZIONE

I libri di storia – tutti indistintamente, dai testi scolastici alle monografie, alle biografie – quanto a dettagli seguono quasi sempre un percorso assai travagliato, scomodamente costretti fra Scilla e Cariddi, fra carenza e sovrabbondanza, incompletezza da un lato e dispersività in dettagli non necessari, quando non ridondanti, dall’altro.

D'altra parte lo stesso LeRoy Ladurie nella sua ponderosa “Storia di un paese: Montaillou1 − storia che, sebbene parente assai lontana, ha contribuito non poco a ispirare questo stesso lavoro − non sfugge né potrebbe sfuggire al dilemma. Lo storico francese sceglie una rotta assai prossima agli scogli di Cariddi, attraverso la minuziosa e dettagliata descrizione delle vicende particolari di personaggi non diremo ininfluenti, giacché nella vita di un paese di poche anime anche il singolo è sempre parte rilevante, ma spesso marginali; con il risultato di fare talvolta smarrire al lettore il canonico filo logico, riducendo in ultima analisi il quadro d'insieme del “paese”, già oggetto dichiarato dello studio, a una sommatoria non sempre organica e integrata di quadretti ad personam.

Quanto a travagli e a sinuosità di percorso questo lavoro non fa dunque eccezione, né d'altronde potrebbe farla. Excusatio non petita? Forse. Ma ancor prima che un mettere le mani avanti a parare futuri appunti e biasimi, questo vuole essere un richiamo rivolto anzitutto a noi stessi, alla nostra attenzione e vigilanza, ben consapevoli peraltro che fra rupe e scogli bisogna comunque passare.

Per rimanere nell’ambito marinaresco, va detto che la rotta è stata tutt'altro che agevole: gli ultimi anni in particolare, fra lunghe interruzioni e brevi riprese, spesi a limare, ritoccare, puntualizzare (il tutto per un progresso dell'insieme del lavoro assai modesto) ci hanno condotto sulla soglia della disaffezione e quindi della rinuncia. E ci siamo detti: basta così2!

E dunque, al contrario del già citato LeRoy Ladurie (si parva licet, naturalmente), ci siamo risoluti a navigare più prossimi alla rupe che non agli scogli: fuori di metafora, abbiamo dunque preferito correre il rischio della parzialità, e in qualche caso dell'incompletezza, per privilegiare la leggerezza e la percorribilità di un cammino di per sè già abbastanza accidentato, fra riferimenti storici, meandri topografici e trappole statistiche. Con qualche ambizione, qualche rimpianto, e qualche (giustificata?) speranza, rimandiamo ad altri futuri appuntamenti la trattazione più approfondita di argomenti qui solo accennati.

Questo richiamo a futuri tempi migliori (e migliori analisti, e scrittori) è un tema ricorrente di questo lavoro, a partire dalla stessa "Avvertenza" che precede queste stesse pagine fino alla sua conclusione.

Non si tratta tuttavia di un atteggiamento rinunciatario. Al contrario, fra le numerose buone intenzioni di cui era – e, in buona sostanza, è ancora – lastricata questa iniziativa c'è sicuramente anche la funzione di impulso e di stimolo a iniziative analoghe (non necessariamente della stessa natura "zibaldonesca"…). Iniziative e progetti comunque intesi al recupero di elementi – storici, toponomastici, linguistici od ogni altro ben di dio – altrimenti destinati nel migliore dei casi all'oblio, nel peggiore alla scomparsa. Non tanto conservazione quanto, e soprattutto, riscoperta.

In questo senso ci pare di poter dire che i richiami a tempi futuri e rinvii e ad altre opportunità che il lettore frequentemente incontrerà lungo il percorso sono tutt'altro che un segnale di rinuncia, ma piuttosto un messaggio di augurio e di speranza di ulteriori sviluppi e affinamenti – perché no? – anche di questo zibaldone.

Le anime e le pietre, dunque.

Se mai ve ne fosse bisogno, dirò che le anime sono naturalmente le persone tutte, gli uomini e le donne come i vecchi e i bambini, secondo una forma ampiamente in uso agli inizi della nostra storia anagrafica, e poi per qualche secolo ancora. Forma ufficiale, al punto che gli stessi censimenti erano universalmente definiti conta delle anime o raccolta delle anime (Le anime morte di Gogol ne sono forse l’esempio più conosciuto), ed espressione comune che ancora sopravvive, ormai spoglia della sua ufficialità, nel vocabolario moderno.

Altrettanto naturalmente, le pietre sono le case, quelle che nella conta delle anime erano a loro volta chiamate focolari. Le case di Collina d’un tempo (non antiche, per carità: tutt’al più vecchie…), con i tetti spioventi e con la pietra a vista o appena nascosta sotto un esile strato di calce, oggi scomparse o del tutto irriconoscibili: molte delle quali – chissà, forse modesta ambizione, forse sogno fatto realtà – letteralmente costruite con le proprie mani, giorno dopo giorno, spesso nel corso di anni e anni.

Forse per questo mi piace pensare che anche queste pietre abbiano un’anima, ma non la figura retorica e quasi fiscale di pocanzi. Un’anima più vera o, se mi si passa l’apparente contraddizione, più materiale. L’anima di chi le ha sognate e costruite, di chi le ha abitate, di chi le ha vissute: famiglie, generazioni, casate.

E il cerchio si chiude sul titolo, con le pietre e le anime, case, uomini, casate e famiglie che si fondono e si confondono in questa… cosa (ritratto, antologia, descrizione, raffigurazione…?) della villa di Culina in Cargna cui non ho saputo trovare e dare nome migliore di zibaldone.

Nel suo insieme, il lavoro è suddiviso in tre parti distinte, sebbene fra loro interconnesse.

La prima, essenzialmente descrittiva, ha lo scopo di introdurre il lettore nell’universo di Collina nei suoi diversi aspetti: la valle e l’ambiente fisico, la storia, la cultura, il costume. Non per questo è parte riservata o indirizzata ai soli furešcj: tutt’altro. Come sempre, negli obiettivi (ma non chiedetemi dei risultati: non rispondo…) i primi destinatari sono anzi gli stessi protagonisti, più o meno diretti e più o meno volontari, di questa storia: i Collinotti, i villici, per dirla con un’espressione ormai desueta ma che a me sembra, a un tempo, degna e completa come nessun’altra.

Parte descrittiva dunque, attraverso la quale immagino il lettore-viaggiatore portato già nel centro della villa, intento a guardarsi intorno, a osservare le case, le montagne, la gente, spinto a porsi domande e a cercare risposte: chi, quando, perché?

La seconda parte, più analitica e di dettaglio, è destinata al lettore-viaggiatore più curioso, forse insoddisfatto delle domande e risposte dei primi capitoli, forse in attesa di nuove e più precise notizie e informazioni (come, e quanto?). Cercherò di non deluderne le aspettative, magari tentando di ridurre al silenzio i lettori eccessivamente curiosi sotto una valanga di dati e cifre…

La terza parte… non c’è! O, meglio, non c'è più: è invece collocata in un capace CD-ROM in grado di ospitare le oltre 500 pagine che la compongono.

Al di là della collocazione fisicamente separata di questa parte del lavoro, e nonostante le considerazioni un po’ enfatiche della stesura originale3, si tratta pur sempre di una parte integrante e tutt'altro che accessoria.

In questa terza parte è infatti raccolto e ordinato, sotto forma di schede, il frutto della ricostruzione anagrafica integrale di tutti i nuclei familiari di Collina, a partire dal 1600. Più precisamente, è stata ricostruita l’intera storia ed evoluzione demo-anagrafica delle 30 famiglie anagraficamente più rappresentative, attraverso la definizione, nella loro interezza e completezza, di tutti i nuclei familiari di ciascuna, generazione dopo generazione, attraverso i secoli.

Per ciascun nucleo familiare è stata quindi redatta una scheda che comprende tutti i dati anagrafici (ovviamente quelli disponibili e pubblicabili: nomi e date di nascita, matrimonio, morte, eventuali note) di tutti i componenti il nucleo familiare stesso. Ognuna delle 30 famiglie risulta pertanto descritta e rappresentata, nella sua intera evoluzione anagrafica a Collina, con il massimo grado di dettaglio.

Tuttavia, più di ogni descrizione credo sia efficace e rappresentativa la scheda riportata in appendice, fedele riproduzione di quelle che si ritroveranno nel CD-ROM.

Un gran lavoro, se non per qualità certamente per quantità (ma lasciamo il giudizio a chi oserà avventurarsi negli… intrighi familiari del CD-ROM): i nuclei familiari ricostruiti sono oltre un arco di 400 anni, quelli riportati nel CD-ROM sono circa 5404. Anche da questo è derivata la necessità di ricorrere al supporto informatico: la stampa di oltre 500 pagine costituiva oggettivamente un problema, sia logistico che finanziario (i costi di stampa non erano comunque alla portata dei nostri mezzi). Avendone ben chiare implicazioni e conseguenze, e sebbene priva di percorribili alternative, la decisione è stata tutt’altro che indolore.

Cercando di… minimizzare il danno, ecco dunque sul CD-ROM le centinaia di schede, in un formato facilmente leggibile (.pdf) e stampabile con l’ausilio di un PC e di una workstation mediamente dotata.

Termina qui una rappresentazione dell’insieme del lavoro forse un po' schematica, ma che nondimeno ne descrive con sufficiente chiarezza impostazione e obiettivi. Non si attenda tuttavia il lettore una struttura e un’organizzazione da manuale: non sarà così. Dal caos, il caos. Il lettore (che a questo punto si deve supporre interessato) si armi di buona volontà e si prepari pertanto… al peggio. Se poi, agli occhi di chi legge, le cose dovessero risultare meno tragiche del previsto, tanto di guadagnato.

Per concludere questo lungo preambolo, aggiungo qualche cenno sui principi e sui metodi che hanno informato la costruzione del nostro “libro ipotetico”.

Gli elementi della nostra ricostruzione storica, sia della villa che delle singole famiglie, vanno dal reale (ciò che realmente, documentalmente è accaduto), al probabile (ciò che fra diverse alternative fattualmente possibili, e sulla base di elementi e considerazioni storiche, statistiche e quant'altro a supporto, è probabile sia accaduto), al possibile (ciò che in base alle condizioni al contorno, a elementi, analisi e percorsi logici può essere accaduto).

Nella trattazione, i diversi elementi che concorrono alla formazione del quadro d’insieme sono opportunamente evidenziati e specificati: in particolare, gli elementi di incertezza o di indeterminazione sono sempre e comunque messi in risalto, e quindi accompagnati dagli argomenti e dai processi logici che hanno portato al superamento dell'impasse conoscitiva. In assenza totale di elementi di supporto o di criteri di indirizzo, si è scelto di non operare forzature interpretative che avrebbero potuto portare a risultati fuorvianti e sostanzialmente arbitrari: disseminati lungo il percorso, restano pertanto residui (e numerosi) punti interrogativi, angoli oscuri che comunque non inficiano, a nostro giudizio, la chiarezza del quadro d'insieme e, in ultima analisi, la globale significatività del lavoro.

Resta inteso dunque che il quadro d’insieme che vi viene proposto (ché tale in ultima analisi è, al di là di dati e cifre, questa nostra fatica: una proposta) non ha la pretesa di essere esaustivo o, più ancora, “vero”. Verosimile, sì.

Davvero, non ci sembra poca cosa.


  1. E. LeRoy Ladurie, Storia di un paese: Montaillou, un villaggio occitanico durante l’inquisizione, Rizzoli 1977. 

  2. Queste righe sono state scritte nel 1997, prima dell’Avvertenza che riprende e ribadisce alcuni dei concetti espressi in questa stessa prefazione, ivi compresa qualche letterale ripetizione. 

  3. A proposito di questa terza parte, nel testo originale, scritto prima delle convulse vicende editoriali che hanno caratterizzato la fine di questo lavoro, mi ero un po’ fatto prendere la mano, indulgendo ad una descrizione letteralmente accorata, e con qualche risvolto involontariamente umoristico se letta con il senno di poi. Ecco il testo: La terza parte (…) potrebbe essere considerata una semplice e voluminosa appendice o allegato, cosa che certamente non è, o non solo. È invece la vera anima di tutto il lavoro. Di più: è l’anima di Collina, di tutta la villa, dal 1600 ad oggi. Famiglia per famiglia, nucleo per nucleo, persona per persona, data per data, una immensa foresta di alberi genealogici descritti dalle radici (quelle note, almeno) alle foglie più piccole. Se mi è consentito un atto di presunzione (ma piccolo piccolo), questa parte riscatta, per quantità e qualità, le carenze del resto del lavoro. In coda, aggiungo il solito consiglio non richiesto: se in emergenza dovete accendere lo spolert, cominciate dal resto, e tenete questa parte del libro per ultima…
    Il corso degli eventi non lascia alternativa al lettore, vista la scarsa affinità e compatibilità dei CD-ROM con lo spolert… 

  4. Sebbene l’insieme sia composto di dati puramente anagrafici, pubblici e “non sensibili” ai sensi della legge 31.12.1996, n. 675 (quella sulla privacy, per intenderci) dell’esistenza della banca dati è stata comunque inviata informazione al garante. Per ragioni di comprensibile opportunità, ho tuttavia ritenuto conveniente fissare il limite temporale più recente per la pubblicazione organizzata dei dati (le schede dei nuclei familiari) approssimativamente al 1900. Decisione alquanto sofferta, e certamente non condivisa da molti potenziali lettori interessati anche alla ricostruzione integrale e aggiornata della propria genealogia. Ciò nondimeno, ho ragione di ritenere che la ricomposizione delle ultime generazioni di ciascuna famiglia qui omesse (e comunque non più di una o due) sia alla portata di tutti coloro particolarmente interessati alla propria genealogia.