PAOLO ALBERI AUBER
ingegnere gnomonista a Trieste

 

L'orologio del timpano dell'Edifizio di Borsa a Trieste, ora Camera di Commercio

 

Scarica
Scarica questo file (AlberiAuber2002.pdf)L'orologio del timpano dell'Edifizio di Borsa a Trieste[© 2002 Paolo Alberi Auber]171 Downloads

 

Piazza della Borsa

 

Il prof. Silvio Rutteri, noto storico dell'arte e archeologo, cui la nostra città tanto deve in termini di scavi, realtà museali, attività scientifica e divulgativa, nel suo libro Trieste. Storia ed arte tra vie e piazze, da S. Giusto ai borghi nuovi, LINT, Trieste 1981, asserisce che l'orologio del timpano dell'Edifizio di Borsa1, anche noto come "Borsa Vecchia" (arch. A. Mollari 1802-1806) provenga dalla «... notoria bottega triestina di Antonio Sebastianutti...».

Quanto asserisce il prof. Rutteri non corrisponde quasi per nulla alla realtà.

Antonio Sebastianutti era un bravissimo orologiaio, il primo, forse, a Trieste, in grado di costruire orologi marini che mantenevano il passo per mesi durante la navigazione permettendo così ai naviganti che ne avrebbero potuto disporre di determinare la longitudine in modo molto semplice e preciso durante la navigazione. Grazie a lui armatori e commercianti, il ceto mercantile, i cui membri più eminenti facevano parte della Deputazione di Borsa, ma anche i soci delle Compagnie di Assicurazione già presenti a Trieste, potevano dormire sonni più tranquilli essendo i capitani in navigazione in possesso di un punto nave più accurato. Nonostante i suoi meriti, non gli si possono attribuire delle conoscenze e capacità che non possedeva: per produrre orologi da torre ci volevano delle competenze specifiche e attrezzature adeguate.

 

L'orologio del timpano dell'<em>Edifizio di Borsa</em>

 

Per questo nella nostra regione esisteva all'epoca una ditta veramente speciale, la ditta Solari.

A seguito di accurata ricerca i verbali delle assemblee dei commercianti, (le "radunanze" della Deputazione di Borsa) restituiscono l'evidenza del contratto per l'orologio, sistemato nel timpano dell'Edifizio di Borsa nel 1816, ben 10 anni dopo la data di ultimazione dell'edificio.

Fu infatti Giacomo Solari, che era orologiaio a Pesariis2, di terza e forse quarta generazione, a costruire l'orologio del timpano sull'Edifizio di Borsa.

  • Il 23 luglio 1816 Giacomo Solari presenta ''l'orologio a due campane" per l'Edifizio di Borsa" e ne fa offerta per 550 Fiorini escluse le opere da muratore... la cancelleria della Deputazione prende nota e dispone per la raccolta di informazioni;
  • il 30 di luglio Giacomo Solari presenta gli schiarimenti richiesti e precisa in 650 Fiorini il prezzo, compresa la posa in opera... la cancelleria della "radunanza" prende nota e dispone per l'interpello del parere del pubblico "orologgiaio (sic!)" Locatelli;
  • il 2 di agosto viene riferito il parere, favorevole, del pubblico orologiaio Locatelli ed anche, così sembra, effettuato il pagamento dopo qualche giorno. Stabilito il prezzo di 650 Fiorini viene conferito l'incarico a Giacomo Solari trattandosi di un oggetto di comodo ed utilità pubblica. Fu conchiuso il contratto il 7 corr. Vedi n. 80 del libro cassa garante Lorenzo Rusconi.

Il 23 di luglio era un martedì, il 30 di luglio anche, il 2 di agosto del 1816 era il venerdì successivo, il 7 era mercoledì; nello spazio di due settimane venne percorso tutto l'iter burocratico. Una procedura veramente... fulminea, mi sia consentita questa osservazione, anche se la burocrazia era meno farraginosa di oggi!

 

Scorcio  dell'<em>Edifizio di Borsa</em>

 

Pietro Nobile, al momento della installazione dell'orologio, ebbe modo di suggerire che ai fianchi dell'orologio andavano sistemate due figure alate, due "vittorie"; la misura del tempo era, giustamente, considerata un paradigma della vittoria sui misteri del cosmo e sull'oscurità dell'ignoranza.

L'orologio suscitò delle critiche da parte di alcuni, ... si lamentò infatti un viaggiatore del modernismo sfrenato di quest'oggetto che oggi consideriamo più come un cimelio da conservare che come un vero e proprio strumento di misura del tempo; un altro viaggiatore si lamentò anche della scarsa risonanza del suono delle campane, questione che, invece, doveva avere il suo fondamento anche se, come vedremo, venne risolta anche se appena cinque anni dopo.

 

La campana dell'orologio dell'<em>Edifizio di Borsa</em>

 

Occorre però subito dopo precisare che, al giorno d'oggi, questo orologio fornisce un servizio inappuntabile e prezioso alla cittadinanza, grazie all'attenzione a lui dedicata dalla Camera di Commercio, mentre altri orologi in città non sono così precisi per non parlare di quelli che sono disperatamente... fermi3 o addirittura privi di elementi costruttivi.

Un particolare vorrei sottolineare che, forse, desterà una certa sorpresa: nel catalogo pubblicitario della ditta Solari di circa un secolo fa (1906) ripubblicato recentemente dalla ditta, si rileva che il primo orologio da torre realizzato dalla ditta nel 1789, da Antonio Solari (il padre di Giacomo?), fu quello per la torre sulla piazza della città di Cherso. Ho avuto modo recentemente di recarmi nell'incantevole cittadina nell'omonima isola del Quarnero: quale non fu la mia sorpresa nel constatare che in occasione di un recente restauro al cerchio interno del quadrante era stato attribuito un intenso colore blu, tramite l'applicazione di tessere di mosaico. Se non entriamo nel merito del modo di dare il colore blu al quadrante, la cosa potrebbe, attenuando la mia sorpresa, avere un suo fondamento dato che in una stampa che riproduce la piazza della Borsa, a Trieste, circa a metà del secolo XIX, si riconosce lo stesso cerchio interno del quadrante di colore inequivocabilmente blu, un colore che poteva essere una specie di marchio di fabbrica da parte della ditta Solari. In occasione di possibili futuri restauri si potrebbe tener conto di questo curioso particolare, datosi anche che questa pennellata di colore, che ci proviene dal passato, risulta sicuramente gradevole.

Riguardo le lamentele della scarsa sonorità delle due campane, doveva trattarsi di un inconveniente veramente notevole, dato che allora non si faceva sentire nemmeno il frastuono del traffico... tant'è che un altro orologiaio venne incaricato di sostituirle: questa volta si trattò proprio di Antonio Sebastianutti. Infatti il 13 febbraio 1821, quasi 5 anni dopo l'installazione da parte di Giacomo Solari, Antonio Sebastianutti ricevette 70 Fiorini per la posa in opera delle "nuove campane dell'orologgio (sic!) di Borsa"; ciò avvenne contestualmente al pagamento del corrispettivo riguardante la linea Meridiana. Forse le due campane che risuonano ancor oggi sulla piazza sono le stesse a 181 anni di distanza. Le note musicali sono le seguenti: un "RE" la campana delle ore, quella più grande; un "SI" bemolle forse calante quella dei quarti d'ora.

Antonio Sebastianutti venne coinvolto anche in un altro lavoro di contorno, riguardante l'orologio, segno che veniva considerato un tecnologo tuttofare di fiducia. Due delle statue "colossali" a livello timpano (il "Danubio" e il "Nettuno" dello scultore Bosa), agli estremi della balaustra, vennero da lui sistemate nel 1820. Con le stesse apparecchiature, c'è da immaginarselo, vennero sistemate, sempre da parte del Sebastianutti, anche le statue delle "vittorie alate" dello stesso scultore, il cui tema era stato indicato da Pietro Nobile: una delle due "vittorie" sostiene il corpo dell'orologio, l'altra ne indica l'ora invitando il passante a riflettere su questa "presa di possesso" dell'uomo nei confronti del cosmo.

Concludo osservando che Antonio Sebastianutti era nato a Pers in comune di Majano (UD) vicino a S. Daniele del Friuli, una località non vicina a Pesariis ma neanche tanto lontana... tanto da poter immaginare che il mestiere di orologiaio l'avesse appreso proprio a Pesariis nella bottega dei Solari. Del resto il mestiere di orologiaio non si apprende a scuola ma solo da chi lo conosce ed è disposto a insegnarlo per cui, io penso, dato che altri orologiai così attrezzati nella nostra regione non ve n'erano la mia ipotesi può avere quasi valore di certezza.

Trieste, 2 settembre 2002

Dr. Ing. Paolo Alberi Auber

Appendice

 

Particolari dell'<em>Edifizio di Borsa</em>

 

Atto del 2 agosto 1816

 

Catalogo Solari 1906

 


  1. Chi scrive non è uno storico e nemmeno un architetto per avere l'ardire di assegnare un nome agli edifici della propria città... ciononostante non mi posso esimere dal far presente che nel periodo neo-classico, sicuramente dal periodo della costruzione fino agli anni 30 e oltre, per contraddistinguere l'attuale sede della Camera di Commercio si è sempre usato, senza eccezioni di sorta, l'espressione "EDIFIZIO DI BORSA"; troverei corretto se chi di dovere potesse raccogliere la mia segnalazione, verificarla e, se del caso, prendere la decisione più opportuna! Aggiungo solo che, a mio avviso, l'espressione "Borsa Vecchia" potrebbe derivare dalla ragione sociale del ristorante che circa un secolo fa svolse la sua attività proprio nel salone d'ingresso di questo importante e bellissimo edificio neo-classico. La circostanza, se verificata, aggiungerebbe un motivo in più al recupero della antica, e corretta, denominazione. Non è certo per l'attività di ristorazione che l'edificio fa parte della storia della nostra città! 

  2. Pesariis si trova in Carnia, in Comune di Prato Carnico, accessibile dalla strada che porta a Sappada da Villa Santina. Tuttora vi ha sede uno degli stabilimenti della ditta Solari, che da quei tempi, partendo appunto da Pesariis, ha fatto molta strada affermandosi, anche a livello internazionale, nel campo della misurazione del tempo in contesto pubblico e privato. Per i curiosi un piccolo ma invitante museo degli orologi permette di rivivere il percorso tecnologico della misura del tempo nei 2/3 secoli trascorsi da allora. La ditta Solari,a quanto mi risulta, ora fa parte del gruppo industriale Pirelli. 

  3. Un deprimente elenco, sicuramente incompleto, degli orologi da torre d'epoca dotati di un minimo impatto d'arredo urbano nella nostra città; non funzionanti: la Stazione Marittima (orologio sempre fermo), la Pescheria (tre orologi sempre fermi), la chiesa di S. Spiridione (due quadranti su 6 privi delle lancette indicatrici, gli altri 4, è giusto dirlo, funzionano egregiamente), piazza Goldoni (sempre fermo), il Municipio (un errore sempre superiore a 5 minuti, a volte di 10 e più), il campanile della chiesa della B. Vergine del Soccorso piazza Hortis (1 quadrante su 3 senza lancette indicatrici), la torre del Mercato Coperto via Carducci sempre desolatamente fermo.